Lacci & Sculacciate

Votes taken by Saliceblu

  1. .
    Questo è il primo racconto che pubblicai su un vecchio forum, lo ricondivido con voi.



    È tratto da un episodio vero che però non si è concluso così....

    Trasloco che incubo, sono qui con davanti il pavimento della casa apparecchiato a nozze, si sposano saltimbanco e rigattieri....
    Cerco di concentrarmi il calzino dove lo metto...ah ecco sì, no però prima c'è da mettere via quel libro, dov'era lo scatolone con i libri...e questo sacchetto che roba c'è? È pattume o da tenere...
    Insomma se già nell'ordinario l'organizzazione per me è una bionda chimera, nel bel mezzo di un cambio casa non ne parliamo.
    Dopotutto nella scala delle cause di traumi lo mettono al secondo posto dopo il lutto.
    Suonano alla porta, chi potrà essere, di sicuro non qualcuno a darmi una mano...
    "Sì chi è?" Chiedo io un pò scocciata e in parte grata di avere un valido motivo di distrazione. "Sono il parroco per la benedizione" fa la voce da dietro la porta.
    È il secondo questa settimana ero stata intercettata già nella casa nuova.
    Lo faccio entrare è un prete giovane e dinoccolato. Lo avevo già visto correre rosario in mano per i campi intorno il paese.

    Ho sempre fatto fantasie sui preti, da quando da bambina mi ero confessata per aver scoperto il piacere con l'acqua. Il vecchio prete mi continuava a dare penitenze su penitenze, fino a quando un giorno capendo che non c'era verso di farmi smettere, si era arreso, e mi disse che dopotutto anche lui provava piacere a sentire l'acqua tiepida sul corpo e che forse non stavo proprio peccando. Di solito però, si faceva raccontare i particolari della mia scoperta e io sapendo di dire qualcosa di proibito, provavo uno strano piacere nel confessare le mie malefatte.

    Tornando al giovane curato aperta la porta mi si è precipitato in casa con tutto l'entusiasmo di chi porta con sè la verità, "buongiorno signorina, non mi sembra che ci siamo mai visti, sono venuto come le dicevo a benedire la casa. Non frequenta la nostra parrocchia o sbaglio? Dove va di solito?"
    "Guardi" gli rispondo io"è da anni ormai che ho perso la fede, comunque sto per andarmene, se vuole benedire la casa per i nuovi inquilini faccia pure"
    Lui senza indugiare inizia a recitare le preghiere di rito. Io mentre sciorina la litania inizio ad avere pensieri monelli e divento tutta rossa in viso, sento le vampate che salgono sulle gote come fiammelle di camino autunnale. Mi viene da ridere per l'imbarazzo. Il parroco se ne accorge
    Vedo che gli occhi prima rivolti al cielo iniziano a scrutarmi e finito il cerimoniale mi inizia a fare diverse domande. Mi chiede se vivevo lì sola, dov'è la mia famiglia, che lavoro faccio e in tutto questo non smette di scrutarmi. Tra una domanda e l'altra mi chiede se per me è un problema se accosta l'uscio che era rimasto aperto. Ripete la cosa altre due volte fino a chiudere la porta. Io ogni volta non ho il coraggio di far uscire un fiato perchè l'imbarazzo incomincia a montare sempre di più e faccio solo cenno con la testa.
    Si avvicina ad ogni frase e io tengo gli occhi bassi. Ad un certo punto mi dice che c'è davvero tanta confusione per terra e che non ha mai visto un trasloco così caotico. Si rammarica che io non vada più in chiesa " le ragazze carine come lei hanno bisogno di fede e rigore per non mettersi in brutte situazioni" io rispondo un pò insolente che non ho bisogno di lezioni da omelia, in un rigurgito di orgoglio.
    Lui a quel punto mi dice di non essere insolente e che sa come far ravvedere le giovani maleducate come me, glielo hanno insegnato in seminario.
    Io a quel punto lo provoco dicendo che non credo proprio che un pretacchiolo come lui possa proprio insegnarmi alcunchè.
    Non aspettava altro, mi prende per un orecchio e urla che ora mi darà una bella penitenza e che la fede me la fa tornare perchè di lì a breve avrei invocato il Signore che la smettesse.
    Io grido ma l'unica vicina che ho, ha la mamma anziana all'ospedale ed è con lei a farle compagnia.
    Lui prende la prima seggiola che trova butta per terra quello che c'era appoggiato sopra e si siede, mi molla l'orecchio e mi tira per un braccio facendomi sdraiare sulle sue gambe avvolte dalla tunica nera.
    Io mi dimeno, ho solo dei leggins sottili e una maglione di lana che nel piegarmi ha già lasciato in bella vista il mio sedere pasciuto e strafottente.
    Lui assesta il primo colpo io lascio un gemito ancora un pò incredulo. Gli occhi spalancati. Lui continua sicuro. Due colpi, tre quattro, cinque....va troppo veloce ora ho perso il conto.
    "E così vivi nel peccato e ti fai beffe di chi ha dei solidi valori eh! Bene ora ci penso io a te. Così impari a ridere mentre dico le preghiere, pensavi che non ti vedessi?!"
    Così dicendo mi sfila i leggins e la culotte. Io non riesco più nemmeno a lamentarmi l'imbarazzo, ma sopratutto l'eccitazione e il conseguente doppio imbarazzo per l'eccitazione m'impediscono di proferire verbo.
    Incomincia a suonarmele a piene mani sulle mie natiche nude e generose che vibrano ad ogni colpo. Inarco ogni volta la schiena come una frusta pronta allo schiocco.
    Dopo avermi conciata per le feste, mi fa alzare e nel muovermi prendo contro col pube alla sua mano che si bagna dei miei caldi umori.
    "Bene signorina sospettavo di avere a che fare con una scostumata, credo che una semplice sculacciata non basti a farti redimere. Mettiti in ginocchio davanti a me e metti gli avambracci sul pavimento. Ferma così non ti muovere o sarà molto peggio!"non oso muovere un pelo trattengo quasi il respiro. Sento che cerca qualcosa nel marasma generale. Con la coda dell'occhio vedo che si avvicina con la cintura che avevo messo sopra l'asse da stiro in attesa di collocazione.
    Esce dal mio campo visivo ma entra nel mio campo posteriore...
    Con una scudisciata senza alcun preavviso "ed ora" mi ordina "ad ogni colpo devi dire: chiedo perdono padre perchè ho peccato" io non rispondo e lui insiste "Ci siamo capiti!?" Io annuisco già dolorante. Parte il secondo colpo che colpisce entrambe le natiche. Evviva la democrazia. E io sussurro la frase di circostanza, lui severo mi riprende: "Più forte! Non ho sentito bene!" Io urlo la frase mentre il terzo colpo con foga e senza alcuna misericordia terrena o ultra si schianta sulla terga sinistra, poi destra poi ancora sinistra tre volte, viva la democrazia ed ancora destra. Ed io dal dolore misto eccitazione invece di guadagnarmi il paradiso, sono giunta al Nirvana. Ma ovviamente me ne guardo bene dal condividerlo.
    Finita la sua opera mi dice di rivestirmi. Lo accompagno ubriaca di emozioni alla porta. "Ti voglio vedere tutte le domeniche a messa mi intima, e se vedo che fai la furba continuiamo da dove siamo rimasti". Penso "Amen", ma me lo tengo per me.
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