Lacci & Sculacciate

Posts written by Saliceblu

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    A volte sento di avere tutte le certezze, a volte mi sembra di non averne bisogno e a volte come in questo istante mi sento completamente persa nel relativismo cosmico.
    Mi rendo conto di mandare messaggi confusi e contraddittori, di comportarmi in maniera incoerente. A volte mi chiedo se prenderle mi aiuti a diventare davvero una persona migliore e più centrata, che all'etá di 36 anni forse sarebbe anche ora. Mi comporto come una cinna e forse per questo sento il bisogno di qualcuno che si prenda cura di me. Mi sono sempre comportata da più adulta rispetto alla mia etá, a 6 anni mi chiamavano il grillo parlante per la saggezza che dispensavo a chi mi ruotava intorno, così a 15 quando aiutavo gente più grande di me a togliersi dai guai e via dicendo fino ai 30. Tutta una vita ad essere la persona responsabile e sicura paladina degli ultimi e degli oppressi che si prendeva cura di tutti e poi... poi basta. Qualcosa nell'ingranaggio si è rotto non ha più retto ed è iniziata la regressione....
    Le mie fantasie Spanking hanno salvato in una bolla la leggerezza di un'infanzia mai vissuta , la spensieratezza e la fiducia che solo i bambini sanno riporre in chi si prende cura di loro. Fin da piccina sono state la mia ancora di salvezza, il piacere puro e unico del pensiero di potersi lasciar andare nelle mani di qualcuno. Librarsi sul confine tra dolore e godimento dove tutte le pesantezze evaporano dal calore di una mano sul culo. Il culo sta dietro non lo vedi non ne hai controllo, non è un caso credo che mi regali tanta gioia. Io che non mi rilasso mai, che scruto sempre tutto con diffidenza e miscredenza che mi faccio fare qualcosa senza averne la piena visuale. È così dannatamente liberatorio.
    E ora che finalmente ho cominciato a far diventare le fantasie realtá, mi chiedo se me lo merito, se devo volere di più o se è anche troppo. Troppe voci si danno eco dentro di me è un condominio sovraffollato, una torre di babele di desiderio, senso di colpa, principi di realtá, curiositá, pigrizia, ecc...
    Alcune voci mi dicono che posso essere felice più di così, meglio di così, altre che mi devo ritenere giá molto fortunata, c'è chi non poggia neanche le labbra a questo calice colmo di nettare e io ne ho giá bevuti lunghi sorsi. Cosa posso chiedere all'altro se giá le mie domande sono senza risposta.
    Paura di perdersi, paura di rimanere lì da dove non ci si era mossi per paura di perdersi. In fondo mi sono giá buttata sono solo appesa con tre dita al ciglio del trampolino e sento le vertigini sento la forza di gravitá che mi attrae il sedere che pesa e spinge in basso verso gli abissi o verso il mare aperto del desiderio. Le dita che non vogliono mollare la presa, per quanto sia scivolosa la superficie su cui sono artigliate la testa ha ancora bisogno di sicurezza. Me la sono sudata questa sicurezza tanto e non sono sicura che il tuffo sia la scelta migliore. Forse inizierò a dondolare e farò uno sforzo per risalire, sì ce la metterò tutta e ritornerò a vivere con la mia bolla di fantasie. Non lo so intanto, nel dubbio rimango ancora un pò qui ciondolante, in questa linea di mezzo tra le mie vite parallele tra il verde del cielo e il blu del mare
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    Possibile che tu non dia mai retta! È l’ennesima volta che ti dico di vestirti meglio! Sei proprio una testona!” Ecco l’ennesimo rimbotto “etciiiiii” in effetti stavolta mi sono beccata un bel raffreddore...ieri sera sono uscita con le mie amiche e ho fatto un pò la sgargiula sono andata fuori mezza nuda e qui sul mare la sera tira una certa sibiola.
    “Uffa Stefano sei proprio pesante! Sará la polvere, sto leggendo un libro preso in biblioteca e ha più strati di polvere che pagine!” Dall’espressione non pare proprio se la sia bevuta, ma almeno non mi ribatte e se ne sta in silenzio dietro al suo giornale. Dopo dieci minuti abbassa il quotidiano e mi dice:”Ti ricordi che lunedí abbiamo la cena da Davide, è da tanto che rimandiamo e ci tengo a vederli visto che poi parte per Cuba e stará via per un pò, vedi tu e la tua polvere di non ammalarti”. Io rispondo sbuffando che quando vuole sa essere veramente pesante e mi rimmergo nella mia lettura. “Etciiiiii!”. Domenica c’è il mercatino dove si scambiano i vestiti usati e ho promesso alle mie amiche di andarci, ho messo su un culetto parecchio tondo e molta roba non mi calza più non vedo l’ora di smaltirla e trovare qualcosa di carino. La sera poi andiamo insieme alla sagra della birra. È domenica pomeriggio faccio un salto veloce a casa a cambiarmi lo switch è stato molto prolifico e sono tutta soddisfatta. Bacio al volo Stefano:” Ciao Amore! Ci vediamo sul tardi!” “Sí vagabonda” mi risponde, “ma prendi l’ombrello che sta venendo brutto e per stasera danno pioggia” Gli urlo di sí scendendo le scale, ma non ci penso proprio se c’è una cosa che sopporto è andare in giro con l’ombrello, è il solito nonno, massimo scenderanno due gocce. “Etciiii!”
    La serata è molto divertente le ragazze sono cariche. Inizia a piovere, più che due gocce qui è il diluvio universale! Mi aspetto di vedere arrivare Noe con la barca a prendermi ma evidentemente ha bevuto troppe birre pure lui e non si ricorda dove l’ha parcheggiata...c’è un fuggi fuggi generale. La mia macchina è un pò lontana e quando ci arrivo sembro un biscotto di quelli da discount inzuppato nel latte...Prego che Stefano stia dormendo altrimenti chi lo sente. Apro la porta che neanche Lupen sapeva essere più discreto e mi aggiro come un geco per casa al buio cercando di non zaccare. “Ahi!” porca paletta ho beccato in pieno col malleolo lo spigolo della madia. Impreco dentro, ho dato una botta di quelle con le stelline e tutti i satelliti annessi. Si accende la luce. “Si può sapere che diamine stai combinando?!” mi chiede Stefano stropicciandosi gli occhi assonnati. “Ehm niente…..E E Etcíííííí, torna pure a dormire…” Mi guarda incredulo, penso non abbia mai visto una creatura più inzuppata, al buio non mi ero accorta di aver lasciato un rigagnolo d’acqua al mio passaggio. Ho fatto un disastro… Tra le altre cose non riesco a smettere di sternutire. Mi guarda fisso negli occhi: “Fila a spogliarti e a farti una doccia calda. Io vado a letto che domattina mi devo svegliare presto per andare a lavoro. Domani sera se torno e hai la febbre facciamo poi i conti.” Io non trovo niente da ribattere se non un: “ Etcííí!!!!!!” che fra poco tira giù la casa.
    La mattina dopo mi fanno male tutte le ossa, quando mi sveglio Stefano è giá andato a lavoro, chiamo in ufficio per dire che non vado. Non trovo il termometro a casa, gli mando un messaggio chiedendo se lo può andare a prendere che mi sento un pò calda. “Tu le prendi.” mi risponde. Ohi mi sa che è parecchio incazzato… La sera sommersa dai fazzolettini da naso sento aprire la porta di casa, dopo una decina di minuti lo vedo affacciarsi in camera, mi guarda e mi dice: “Calati le braghe che ti provo la febbre.” Il muco deve avermi intasato le orecchie, mi sa che non ho capito bene, “Coda dici abore?” e mi ripete scandendo le parole la stessa identica frase. Lo vedo arrivare con un termometro enorme, “ma dove hai trobato quell’affare?!” gli chiedo con la voce vinta dal raffreddore. “Ho fatto tre farmacie ma l’ho trovato. Non sei ancora a culo nudo?! Allora non hai mica capito!” Si siede sul letto, mi afferra per un braccio e mi ritrovo nel giro di 2 minuti col sedere nudo sulle sue ginocchia. Mi dimeno col poco di forze che ho ma mi assesta due scopaccioni che mi liberano il naso per alcuni minuti… “Ohi” mugulo, ho capito che è meglio se sto fermina...Mi allarga la fessura del fondoschiena con una mano e con l’altra sento che mi spalma una bavetta sul buchetto stringo le chiappe ma mi arriva un terzo scapaccione colossale. Ok sto bona. Mi spinge col termometro sul forellino fino a quando cessa la resistenza e si insinua nel pertugio “Uhm” mormoro, mi tiene chiuse le chiappe con una delle sue manone. “Ora stai immobile cosí fino a quando non è pronto altrimenti facciamo da capo e io mi inalbero ulteriormente e non ti conviene”. Con la mano libera chiama Davide e gli dice che non può andare perché sto male e si deve prendere cura di me. Non so perchè ma quando pronuncia le parole “prendersi cura” mi sento un nodo in gola e deglutisco manco avessi un rospo incastrato nella laringe…
    Mi sfila il termometro, fastidio misto a piacere. Mi sento veramente piccina e in suo potere. “38 bene ce l’hai fatta a rovinarmi la serata eh. Per tua fortuna ho giá preso la Tachipirina. Ci penso io a rimetterti in pista a suon di supposte. E appena stai meglio preparati che ti gonfio il culo di botte.” Non l’ho mai visto cosí incacchiato. Sento che sfila qualcosa da un sacchetto ed estrae da una scatola la famigerata supposta, “Ma non potevi prendere le gocce o le compresse! Che cavolo!” “Tu non hai capito cinna disobbediente, che non sei altro, la tua punizione inizia ora! Mi blocca una coscia con la sua gamba possente e mi tira in su il bacino con l’altra. Mi allarga di nuovo il sedere e spinge la supposta nel mio buchetto che ormai fa solo un pò di resistenza, da bravo stronzo però per inserirla meglio ci infila pure tutto il suo ditone girandolo per bene. “Ahi! Pianino! Sei un bruto!” “Zitta e mosca!” Mi intima mollandomi un sonoro quarto tuzzo su entrambe le natiche. Per tre giorni la medicina è quella mattina e sera ormai mi tolgo le mutandine e mi posiziono senza più ribattere con il sederino ben sporgente anche perchè temo che la sua promessa di punirmi quando starò meglio non sia solo una vuota minaccia...
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    "Con tutto quello che ho fatto per te...con tutto quello che ho fatto per te...che ho fatto per te”
    Le tue parole mi rimbombano dalla testa allo stomaco
    Rimbalzano pesanti come una palla di piombo fredda dura
    Colpi alle pareti rieccheggiano nel vuoto di questa stanza che è il mio corpo
    La mia anima era in aspettativa ed ora che è tornata cerca di schivare i colpi, ma i riflessi sono troppo lenti
    Solo ora colgo il senso delle tue parole mentre affondavi i colpi nella mia carne e mi viene un “terrore da ubriaco”
    Avevi puntato alto la tua posta sul tavolo mentre io ti schernivo e appoggiavo sul tappeto verde giusto qualche fiche di poco valore
    Ma temo che dei due chi ha perso di più sono io
    So solo che ho avuto paura, le vertigini hanno avuto come sempre la meglio
    Ho estratto il revolver e ho sparato
    Un colpo, due, tre...e quando sembrava avessi esaurito le cartucce ho fatto a pezzi la mia paura
    Ho raccolto le schegge e ho caricato con quella e non ho smesso di colpire finchè non ti ho ucciso
    E ora che non ci sei più mi manca il respiro
    Sono arrabbiata con te perché non sei riuscito a disarmarmi, il tuo Amore non ce l'ha fatta e una parte di me ci contava tanto
    Mi odio perché ti ho ferito a morte proprio quando mi avevi esposto il fianco vulnerabile e uccidendo te ho ucciso anche me stessa
    Voglio una cazzo di safeword
    Una safeword per il cuore
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    "Sei pronta piccola? Oggi iniziamo il tuo training..." Mi mandi un vocale mentre ti sto per venire a prendere in stazione, mi sale un brivido freddo lungo la schiena e una vampata di calore tra le gambe,brividi e sudore....non ne avevamo più parlato e pensavo te ne fossi dimenticato o almeno una parte di me, quella fifona, lo sperava...."No" ti rispondo, ma è uno di quei no che tu non ascolti, in questi casi
    ti fai guidare dal linguaggio del mio corpo, lui sa essere molto più sincero...
    Arriviamo in hotel, io sono sempre più agitata ad ogni passo mi sale la stizza...mare forza nove..zazà...
    Dopo essere andato in bagno sfoderi uno dei tuoi sorrisi dolci per rassicurarmi, "No vecchio, penso dentro di me.. non mi rassicuri affatto..." mi chiedi di tirare fuori dalla borsa tutti gli strumenti.
    Mentre io te li metto in ordine sulla mensola tu tiri fuori una scatola da una sportina...ingoio la saliva....ti sbircio di sottecchi...li vedo...sono tre di misura crescente...Panico!
    Vado in bagno indecisa se uscirne mai più...ad un certo punto apro la porta e tu mi guardi seduto sul divano e mi fai un cenno di
    raggiungerti...mi metto sulle tue ginocchia, mi alzi la gonnellina e la fermi sotto l'elastico della vita e mi metti le mutandine in mezzo ai glutei, inizi piano per crescere di intensità, sai che la mano per me è come una coccola e tu vuoi proprio scaldarmi e rilassarmi, lo senti che sono tesa come un animaletto braccato...
    Mi abbassi le mutandine e continui con calma a sculacciarmi meticolosamente. Poi inizi a darmele con la spazzola piccola, mi fai mettere a cavalcioni su una tua coscia,
    dopo diversi colpi inizio a sentirla, quella spazzola è piccina, ma infingarda...mi concentro sui colpi, li alterni con il piccolo paddle e per un attimo mi dimentico cosa mi vuoi fare...
    Mi fai mettere a pecorina sul divano e me le dai con il racchettone forato, mi fai contare i colpi, il culetto inizia a scaldarsi.
    Dopo avermi fatta scendere mi metti un po' di cremina sul sedere e mi ordini di andare in castigo per cinque minuti e sento che armeggi nella borsa e appoggi qualcosa sul letto...mi si contrae il buchetto...
    Dopo una pausa che mi sembra eterna mi chiami a te: "Forza stellina sdraiati a pancia bassa che iniziamo" e mi metti due cuscini sotto, il culetto che sporge. Mi allarghi le cosce: "Tienile aperte fermina eh" Mi
    allarghi le chiappette e sento che mi metti qualcosa di freddo sul buchino, ne prendi ancora e ci ripassi. "Ora ti infilo il dito per vedere come siamo messi, poi iniziamo il training con i plug per allargarlo pian pianino, partirò da quello piccolo, con questo non sentirai quasi nulla perchè è proprio di dimensioni ridotte", inizi a spingere il dito all'ingresso e io d'istinto stringo i muscoli, mi tiri uno scopaccione: "Rilassati che entra meglio su!", inizio a mugolare come un micino. Me lo spingi tutto dentro, poi lo fai scorrere un po' " Eh sì è proprio strettino abbiamo un bel lavoro da fare qui". Mi metti un altro po' di lubrificante e inizi a spingere il plug dentro,
    paradossalmente entra meglio che il tuo dito anche se il primo tratto è sempre il più fastidioso. Me lo incastri per benino dentro poi mi tiri qualche sculaccione: "Vedi tante storie per nulla" ora alzati e mettiti piegata a 90 con le mani sulla seggiola, mi fa strano muovermi con il plug dentro anche se è piccolo mi muovo guardinga. Inizi a darmi dei colpi di cane, ma al ventesimo il plug esce: "Ehi direi che sei pronta per il secondo!" e mi accarezzi la testa. Io ti guardo implorante e ridi: "ok ok riposiamo un po' il buchetto, vieni mi fai mettere a carriola e me ne dai di mano e di paddle. Il culetto inizia a gonfiarsi.
    Ti chiedo di potermi fumare una sigaretta, tu prima mi metti un po' di ghiaccio e mi massaggi la cremina, così duro più a lungo...
    Dopo aver fumato mi fai fare sei minuti di riposino sdraiata sul letto, mentre tu vegli su di me.
    "Forza dormigliona su il culino, voglio che lo sporgi per bene" brontolo un po' e mi metto a ranocchia, mi sento troppo esposta e tu mi spingi ancora più giù la schiena delicatamente mi metti il gel, questa volta abbondi parecchio e quando mi infili il dito è leggermente più sostenibile. Poi prendi il plug medio e inizi a fare pressione, all'inizio sembra proprio che non voglia entrare tu mi massaggi sopra con un dito nella parte dove si diramano le due natiche e continui a esercitare una pressione costante, il buchetto inizia a dischiudersi e il plug ad entrare, ha la punta più larga e inizio a mugulare più forte mi stringi una mano alla tua: "Corraggio piccolina, piano piano entra tutto, respira" mi accarezzi la schiena e continui a spingere io provo ad alzare la schiena,tu con gentilezza ma deciso mi rimetti giù e ti infili tra le mie gambe per non farmele chiudere.
    Mi lamento, ma ormai lo hai infilato tutto, lo sento per bene dentro e in più inizi a sculacciarmi, prima con la mano e poi con la spazzola, sento che il buchetto si contrae ad ogni colpo, mi fai di nuovo mettere
    a 90 in punta di piedi, mi muovo come un'ubriaca, mi dai altri 25 colpi di cane, ogni tanto becchi la base del plug che sento spingere ancora più dentro.
    "Basta, basta piagnucolo" i colpi amplificano la sensazione di
    intrusione del plug. "Va bene sei stata brava, vieni" mi prendi in
    braccio accucciata e mi sfili il plug lentamente, sembra non voglia uscire perchè ho tutto contratto, piagnucolo, "Schhhh" mi dici "rilassati su" mi accarezzi il culetto e continui a tirare piano piano.
    Puck! "Uhiii" ti stringo forte da stritolarti. dopo essermi acquietata tra le tue braccia mi prendi il muso con la mano, "Come va?" "Non li voglio più per oggi, non me li mettere più ti prego", ti chiedo con gli occhietti vinti "Va bene pulcino, adesso ti riposi un pochino, ti prendi ancora un po'di colpi e
    poi alla fine ti controllo solo col dito per sentire quanto sei dilatata ok?" "Va bene" ti rispondo arresa....e tu mi dai un bacio caldo e avvolgente
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    Questo è il primo racconto che pubblicai su un vecchio forum, lo ricondivido con voi.



    È tratto da un episodio vero che però non si è concluso così....

    Trasloco che incubo, sono qui con davanti il pavimento della casa apparecchiato a nozze, si sposano saltimbanco e rigattieri....
    Cerco di concentrarmi il calzino dove lo metto...ah ecco sì, no però prima c'è da mettere via quel libro, dov'era lo scatolone con i libri...e questo sacchetto che roba c'è? È pattume o da tenere...
    Insomma se già nell'ordinario l'organizzazione per me è una bionda chimera, nel bel mezzo di un cambio casa non ne parliamo.
    Dopotutto nella scala delle cause di traumi lo mettono al secondo posto dopo il lutto.
    Suonano alla porta, chi potrà essere, di sicuro non qualcuno a darmi una mano...
    "Sì chi è?" Chiedo io un pò scocciata e in parte grata di avere un valido motivo di distrazione. "Sono il parroco per la benedizione" fa la voce da dietro la porta.
    È il secondo questa settimana ero stata intercettata già nella casa nuova.
    Lo faccio entrare è un prete giovane e dinoccolato. Lo avevo già visto correre rosario in mano per i campi intorno il paese.

    Ho sempre fatto fantasie sui preti, da quando da bambina mi ero confessata per aver scoperto il piacere con l'acqua. Il vecchio prete mi continuava a dare penitenze su penitenze, fino a quando un giorno capendo che non c'era verso di farmi smettere, si era arreso, e mi disse che dopotutto anche lui provava piacere a sentire l'acqua tiepida sul corpo e che forse non stavo proprio peccando. Di solito però, si faceva raccontare i particolari della mia scoperta e io sapendo di dire qualcosa di proibito, provavo uno strano piacere nel confessare le mie malefatte.

    Tornando al giovane curato aperta la porta mi si è precipitato in casa con tutto l'entusiasmo di chi porta con sè la verità, "buongiorno signorina, non mi sembra che ci siamo mai visti, sono venuto come le dicevo a benedire la casa. Non frequenta la nostra parrocchia o sbaglio? Dove va di solito?"
    "Guardi" gli rispondo io"è da anni ormai che ho perso la fede, comunque sto per andarmene, se vuole benedire la casa per i nuovi inquilini faccia pure"
    Lui senza indugiare inizia a recitare le preghiere di rito. Io mentre sciorina la litania inizio ad avere pensieri monelli e divento tutta rossa in viso, sento le vampate che salgono sulle gote come fiammelle di camino autunnale. Mi viene da ridere per l'imbarazzo. Il parroco se ne accorge
    Vedo che gli occhi prima rivolti al cielo iniziano a scrutarmi e finito il cerimoniale mi inizia a fare diverse domande. Mi chiede se vivevo lì sola, dov'è la mia famiglia, che lavoro faccio e in tutto questo non smette di scrutarmi. Tra una domanda e l'altra mi chiede se per me è un problema se accosta l'uscio che era rimasto aperto. Ripete la cosa altre due volte fino a chiudere la porta. Io ogni volta non ho il coraggio di far uscire un fiato perchè l'imbarazzo incomincia a montare sempre di più e faccio solo cenno con la testa.
    Si avvicina ad ogni frase e io tengo gli occhi bassi. Ad un certo punto mi dice che c'è davvero tanta confusione per terra e che non ha mai visto un trasloco così caotico. Si rammarica che io non vada più in chiesa " le ragazze carine come lei hanno bisogno di fede e rigore per non mettersi in brutte situazioni" io rispondo un pò insolente che non ho bisogno di lezioni da omelia, in un rigurgito di orgoglio.
    Lui a quel punto mi dice di non essere insolente e che sa come far ravvedere le giovani maleducate come me, glielo hanno insegnato in seminario.
    Io a quel punto lo provoco dicendo che non credo proprio che un pretacchiolo come lui possa proprio insegnarmi alcunchè.
    Non aspettava altro, mi prende per un orecchio e urla che ora mi darà una bella penitenza e che la fede me la fa tornare perchè di lì a breve avrei invocato il Signore che la smettesse.
    Io grido ma l'unica vicina che ho, ha la mamma anziana all'ospedale ed è con lei a farle compagnia.
    Lui prende la prima seggiola che trova butta per terra quello che c'era appoggiato sopra e si siede, mi molla l'orecchio e mi tira per un braccio facendomi sdraiare sulle sue gambe avvolte dalla tunica nera.
    Io mi dimeno, ho solo dei leggins sottili e una maglione di lana che nel piegarmi ha già lasciato in bella vista il mio sedere pasciuto e strafottente.
    Lui assesta il primo colpo io lascio un gemito ancora un pò incredulo. Gli occhi spalancati. Lui continua sicuro. Due colpi, tre quattro, cinque....va troppo veloce ora ho perso il conto.
    "E così vivi nel peccato e ti fai beffe di chi ha dei solidi valori eh! Bene ora ci penso io a te. Così impari a ridere mentre dico le preghiere, pensavi che non ti vedessi?!"
    Così dicendo mi sfila i leggins e la culotte. Io non riesco più nemmeno a lamentarmi l'imbarazzo, ma sopratutto l'eccitazione e il conseguente doppio imbarazzo per l'eccitazione m'impediscono di proferire verbo.
    Incomincia a suonarmele a piene mani sulle mie natiche nude e generose che vibrano ad ogni colpo. Inarco ogni volta la schiena come una frusta pronta allo schiocco.
    Dopo avermi conciata per le feste, mi fa alzare e nel muovermi prendo contro col pube alla sua mano che si bagna dei miei caldi umori.
    "Bene signorina sospettavo di avere a che fare con una scostumata, credo che una semplice sculacciata non basti a farti redimere. Mettiti in ginocchio davanti a me e metti gli avambracci sul pavimento. Ferma così non ti muovere o sarà molto peggio!"non oso muovere un pelo trattengo quasi il respiro. Sento che cerca qualcosa nel marasma generale. Con la coda dell'occhio vedo che si avvicina con la cintura che avevo messo sopra l'asse da stiro in attesa di collocazione.
    Esce dal mio campo visivo ma entra nel mio campo posteriore...
    Con una scudisciata senza alcun preavviso "ed ora" mi ordina "ad ogni colpo devi dire: chiedo perdono padre perchè ho peccato" io non rispondo e lui insiste "Ci siamo capiti!?" Io annuisco già dolorante. Parte il secondo colpo che colpisce entrambe le natiche. Evviva la democrazia. E io sussurro la frase di circostanza, lui severo mi riprende: "Più forte! Non ho sentito bene!" Io urlo la frase mentre il terzo colpo con foga e senza alcuna misericordia terrena o ultra si schianta sulla terga sinistra, poi destra poi ancora sinistra tre volte, viva la democrazia ed ancora destra. Ed io dal dolore misto eccitazione invece di guadagnarmi il paradiso, sono giunta al Nirvana. Ma ovviamente me ne guardo bene dal condividerlo.
    Finita la sua opera mi dice di rivestirmi. Lo accompagno ubriaca di emozioni alla porta. "Ti voglio vedere tutte le domeniche a messa mi intima, e se vedo che fai la furba continuiamo da dove siamo rimasti". Penso "Amen", ma me lo tengo per me.
1850 replies since 18/12/2019
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