Diario di bordo

L’Olandese Volante

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  1. Dolly c.r.
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    Spankee

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    Quarto capitolo

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: dopo cinque giorni di navigazione che mi sono serviti a sbollire la rabbia che mi ha fatto andare via da Spankyisland, navigando in solitario, sono in vista dell'isola di Tortuga.
    Con il passare dei giorni la rabbia ha ceduto il posto alla tristezza ed al dispiacere di aver lasciato l'isola che ormai considero casa mia e le tante persone che mi vogliono bene, ma soprattutto ho riflettuto sulla dura punizione inflittami dal mio Capitano, una punizione così severa che sicuramente ricorderò per parecchio tempo, neppure Mister V. che io mi ricordi è mai stato così severo con me come il caro Jack.
    Me la ricorda il dolore e la difficoltà che provo a stare seduta e le quattro striature che ancora, dopo giorni, segnano la mia pelle; una punizione lunga, infinitamente lunga e severa, infinitamente severa e dolorosa, infinitamente dolorosa, ma meritatissima.
    Sì, Jack è stato duro, non mi ha risparmiato nulla, neppure l'umiliazione di trovarmi nuda davanti a lui, provare la vergogna di sentire il suo sguardo attardarsi sulla mia nudità, chissà cosa avrà pensato, cosa avrà provato nel vedermi così per la prima volta.
    Ma quello che ha fatto l'ha fatto per il mio bene, un bene che mi ha dimostrato per tutta la durata della punizione, a cominciare dalla dolcezza con cui mi ha coricata sulle sue ginocchia, con la severità con cui ha cominciato a sculacciarmi prima con la mano e poi con la spazzola, ma ogni volta che quella mano colpiva il mio fondoschiena era un gesto di profondo affetto, d'amore.
    Non potrebbe essere altrimenti perché quello che ha fatto è la prova del bene che prova per me, è la prova che ci tiene a me, mi corregge e mi punisce proprio perché ci tiene a me. Nelle sue punizioni non manca mai la dolcezza nei miei confronti con la quale mi ha dimostrato tutto l'affetto che prova per me.
    Anche quando ha marchiato la mia pelle con la coda di drago, ed ho avvertito la pelle bruciare sotto i pochi infuocati colpi della frusta .
    Riguardo a questo devo dargli merito di essere stato magnanimo nell'ultima parte della punizione, visto che dopo si è subito affrettato a slegarmi ed a coprirmi con una coperta e fra le sue braccia, esausta e dolorante, ho potuto sentire tutto il calore, tutto l'affetto che prova per me.
    Soprattutto poi quando si è disteso su di me e mi ha amato come nessun altro prima di lui, godendo del mio corpo e facendomi sua con la sua virilità, lo stesso affetto che anch'io provo per lui, caro, dolce mio Capitano.
    Mentre sto scrivendo mi chiedo cosa avrà pensato non vedendo più l'Olandese Volante, non vedendo più me.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: finalmente sono giunta a Tortuga. In vista dell'isola le vele hanno preso vento e velocemente il veliero si è avvicinato sempre di più alla costa, poi lentamente è entrato nel porto e dopo che le ancore sono scese rumorosamente si è accostato alla banchina.
    Essendo la prima volta che faccio scalo qui a Tortuga e conoscendo la sua fama di covo di pendagli da forca e masnadieri di ogni genere, scendendo dalla passerella ho provato un po' di timore e di disagio ma è stata una cosa temporanea, il chiasso, la giovialità della gente che incontravo mi hanno fugato ogni mio dubbio, anche se sulle loro facce vedevo una strana espressione e il loro bisbigliare vedendomi scendere dall'Olandese Volante.
    La cosa non mi ha sorpreso visto che anche il mio veliero gode di una certa fama nella filibusta.
    Dopo aver percorso un lungo tratto ho intravisto in lontananza una taverna, non appena ho fatto il mio ingresso il chiassoso vociare che sentivo all'esterno improvvisamente si è interrotto, il rumore dei miei stivali sul pavimento di legno rimbombava nella sala ed ho sentito gli sguardi di tutti i presenti su di me, mi sono avvicinata al banco dove l'oste, un vecchio corsaro senza un occhio, nel vedermi ha cominciato a tossicchiare imbarazzato, come se volesse dire qualcosa, ma tacque.
    Quindi, indicandogli un tavolaccio attaccato ad una delle pareti ho ordinato da bene:< Portami una pinta di rum a quel tavolo, oste, e di quello buono, non di quella robaccia brucia budella che sevi a questi manigoldi !>
    Mentre lo dicevo, posavo sul banco, davanti al suo sguardo esterrefatto ed a quello dei presenti un doblone d'oro.
    L'oste, un uomo sulla sessantina, grassoccio, senza fiatare ha preso la moneta, ma mentre stavo per sedermi ho sentito una mano poggiarsi sulla mia spalla, mi sono girata, ed era un brutto ceffo alto, con l'aria di chi cerca guai che, guardandomi con disprezzo, mi ha detto:<questo non è un posto per signorine madamigella>.
    Con lo sguardo sprezzante di chi non ha niente da temere l'ho squadrato dall'alto in basso, incenerendolo con gli occhi, ho spostato la mantella nera che ricopriva la mia mano, mostrandogli che impugnavo l’elsa della spada che porto sempre con me quando sbarco su un’isola che non conosco.
    Si tratta della spada di Barbanera, vinta parecchio tempo fa ai dadi ad un discendente di Barbossa.
    A quella vista il lestofante ha tolto immediatamente la sua manaccia lurida dalla mia spalla e con il terrore negli occhi si è allontanato da me di un paio di metri, per poi inginocchiarsi tremante di paura quasi avesse visto chissà cosa e con voce resa incerta per la paura ha bofonchiato: <siete voi, Dolly la Corsara, il Capitano dell'Olandese Volante, vi chiedo perdono Capitano, abbiate pietà>.
    Impietosamente gli ho dato una pedata che lo ha fatto stramazzare a terra: <ringrazia il tuo Dio se ti risparmio la vita lurido pendaglio da forca che non sei altro, la prossima volta accertati di chi hai davanti quando vai in cerca di guai!>
    Detto ciò mi sono seduta, nel silenzio assordante dei presenti, mentre l'oste poggiava sul tavolo la pinta di rum che avevo ordinato.
    Mentre bevevo un sorriso ha sfiorato le mie labbra al pensiero di cosa avrebbe detto Jack nel vedermi seduta al tavolo a bere rum dopo l'ubriacatura presa sull'Olandese Volante durante la quale, sotto i fumi dell'alcol stavo per ucciderlo.
    Stavo sorseggiando il mio rum in santa pace, persa nei miei pensieri, quando una mano mi ha tirato giù il cappuccio della mantella ed una voce maschile alle mie spalle, una voce che conoscevo benissimo, ha detto: <bene bene, cosa abbiamo qui? Si direbbe rum>.
    In quel momento non solo mi stava per andare di traverso il rum che stavo bevendo ma quasi mi stava per cadere il boccale dalle mani nel sentire quella voce, mi sono voltata e non potevo credere ai miei occhi, era Jack, che, scrutandomi severamente con un tono inquisitorio ha continuato: <dolly, mi spieghi cosa diavolo ci fai qui? E soprattutto con una pinta di rum in mano? La lezione dell’altra volta non ti è bastata?>
    Oddio, ho pensato fra me e me, guardandolo incredula, doveva essere partito dall'isola subito dopo di me per avermi raggiunta qui così in fretta, poi infastidita l’ho apostrofato:<capitano, cosa ci fai tu qui? Se sei venuto a farmi la predica o peggio ancora a cercare di riportarmi a casa, scordatelo!>
    Sottolineando per sfida il mio fastidio con una buona sorsata di rum, ma dentro di me ero felice di vederlo, ed ho continuato:< Io sto bene qua, scordati che possa rimettere piede sull’isola>.
    <ragazzina sei ad un passo dal finire in un abisso di guai!> Mi ha detto lui con tono secco e severo, intanto che mi levava il boccale dalle mani e lo posava sul bancone:< Forza alzati ragazzina che torniamo insieme sull’Olandese, poi ti scorterò fino all’isola!>
    Non potevo crederci che Jack in quel momento stesse facendo il padrone con me, e siccome non volevo di certo dargliela vinta, la mia risata di scherno lo ha investito mentre, dopo essermi alzata dal tavolo mi ero ripresa il boccale che aveva posato sul bancone, poi con tono adirato ho ripreso: < Chi sei tu per dirmi cosa fare o cosa non fare mio padre? Adesso te la dico io una cosa Capitano, sparisci e lasciami bere>.
    Stavo giusto per portarmi il boccale alla bocca quando Jack me lo ha strappato nuovamente di mano facendolo cadere e rovesciando il rum per terra, quindi mi ha agguantata e caricata in spalla mentre gli urlavo:< Jack! METTIMI GIU'!PENDAGLIO DA FORCA, CAROGNA, FIGLIO DI UN CANE, METTIMI GIU, NON VOGLIO TORNARE ALL'ISOLA, NON VOGLIO!>
    Come risposta ai miei insulti lui mi ha affibbiato due vigorose sculacciate davanti a tutta la ciurmaglia presente nella taverna e per quanto potessi scalciare e gridare si è avviato tra le risa e gli applausi della marmaglia verso la porta mentre urlavo furibonda: <ahhh, FINIRAI TU IN UN ABISSO DI GUAI NON APPENA MI FARAI SCENDERE, TE NE FARO' PENTIRE!>
    Mentre si incamminava con me in spalla verso l’Olandese Volante l’ho sentito ripetere a cassa voce:<ora vedi di calmarti ragazzina, la strada per casa è lunga!>
    Poi, si è rivolto ad uno degli uomini che lo accompagnavano:< Signor Turner le affido il comando della Poseidon, fate rotta per Spankyisland, io starò con questa peste sull’Olandese e vi seguiremo>.
    L'uomo a cui si era rivolto Jack scuotendo la testa gli ha risposto:< Agli ordini Capitano, ma badate che quella donna vi darà filo da torcere>.
    Lo so, Turner, lo so gli ha riposto il Capitano mentre l'altro si incamminava verso la Poseidon.
    Una volta arrivati al veliero ed attraversata la passerella, all'improvviso, come per incanto le vele dell'Olandese Volante si sono gonfiate, le ancore hanno cominciato a salire tirate su da una forza invisibile e lentamente il veliero ha preso il largo.
    A quel punto ridacchiando Jack a commentato mettendomi giù:<a quanto pare ragazzina il tuo veliero vuole tornare a Spankyisland !>
    Sorpresa ed incredula nel vedere che il veliero, forse leggendo nel più profondo del mio cuore, avesse deciso di tornare all'isola mi ha fatta infuriare ancora di più, ed in un attacco di rabbia ho cominciato a sfogarmi su Jack prendendolo a pugni sul torace ed urlandogli:< CI MANCAVA SOLO IL VELIERO CHE DECIDESSE PER ME! NON VOGLIO TORNARE SULL'ISOLA, NON CI TORNO SUILL'ISOLA!>
    Lui mi ha afferrata per i polsi, e mentre io cercando di divincolarmi gli ho sibilato:
    < LASCIAMI! CHE VORRESTI FARE ADESSO? PICCHIARMI ANCORA? HO ANCORA I SEGNI DELLE FRUSTATE SE VUOI SAPERLO!>
    Ma Jack con tono dolce ha cercato di calmarmi, mentre continuavo:< NO CHE NON MI CALMO! NON VOGLIO TORNARE SULL'ISOLA!>
    Poi mi sono precipitata nei miei alloggi, sottocoperta, dove, dopo essermi buttata sul letto, cullata dal lieve ondeggiare dell'Olandese Volante che mi stava riportando a casa sono scoppiata in un pianto dirotto.
    Dopo un po', mentre piano piano il mio pianto si calmava, ed il grammofono suonava l'aria “Sempre libera” dalla Traviata di Verdi, dentro di me sentivo la strenua lotta, il solito duello fra le due parti della mia anima, tra il desiderio di libertà ed il desiderio di appartenere a qualcuno.
    Assorta com'ero nei miei pensieri e con il volume alto della musica non ho sentito neppure il bussare alla porta, solo dopo che la musica è finita ho sentito Jack sdraiarsi sul letto accanto a me, ho sentito le sue braccia stringermi forte, mi sono lasciata avvolgere da quelle braccia forti di uomo, mentre una parte di me avrebbe voluto sfuggire a quell'abbraccio e l'altra avrebbe voluto sciogliervisi.
    Mi sono girata, lui era accanto a me, continuava a stingermi a se, mentre io, con il mio viso appoggiato sul suo torace con le mie lacrime gli bagnavo la camicia, dallo scollo aperto intravedevo la folta peluria del suo petto, sentivo il suo profumo inebriante di uomo.
    Con una mano mi ha alzato il viso costringendomi a guardarlo negli occhi mentre con l'altra mi accarezzava i capelli sussurrandomi all'orecchio:< Piccola, quando capirai che tutto ciò che faccio lo faccio perché tengo a te? Mi hai fatto prendere uno spavento quando ho visto l'Olandese Volante prendere il largo, per un attimo ho temuto che non avrei più rivisto la monella che adoro con tutto il cuore, di cui adoro tutto, il cuore, i pensieri ... e il fondoschiena>.
    Così dicendo le sue mani si sono poggiate sulle mie natiche: <mi hai fatto male, sai bambina, che dovrò punirti per questo>.
    Io l'ho guardato un po’ dispiaciuta ma anche sorpresa, dispiaciuta d'avergli causato un dolore e sorpresa perché volesse nuovamente punirmi dopo la severa punizione che mi ha inflitto la sera prima che lasciassi Spankyisland, e della quale porto ancora sulla pelle i segni della famigerata coda di drago.
    L'ho implorato con lo sguardo facendomi piccola piccola fra le sue forti braccia: <no Capitano, ti prego>.
    Ma inutilmente, tanto che continuò: <sì invece, ma non sarò troppo severo nel punirti perché sarà un segno tangibile del bene che ti voglio, tu dici che vuoi essere libera, che non vuoi appartenere a nessuno, ma tu non sei libera piccola Dolly, tu appartieni a me, tu appartieni a tutti coloro che ti vogliono bene e tu appartieni a Spankyisland>.
    Detto ciò mi ha presa dolcemente per mano e mi ha fatto alzare dal letto, quindi, altrettanto dolcemente vi si è seduto mentre io rimanevo in piedi di fronte a lui. Lentamente le sue mani esperte mi hanno sbottonato la camicia per poi togliermela, quindi corsero lievi sui miei seni, ed il suo viso vi si immerse, respirando profondamente il mio profumo di donna, poi le sue mani sono scese e le ho sentite sfilare la cintura dai miei pantaloni, che, sbottonati, sono caduti a terra inermi, allorché mi è bastato poco per sfilarli dai piedi e rimanere nuda di fronte a lui.
    A quel punto le sue mani hanno afferrato con forza le natiche, mentre la sua bocca avida mi stuzzicava e tormentava entrambi i capezzoli sussurrando con voce roca di passione:< Dolly, Dolly che farei senza di te>.
    Poi si è alzato ed ha posizionato due cuscini da un lato del letto:<sdraiati piccola Dolly, sei stata cattiva, molto cattiva privandomi con la tua avventatezza, del piacere di consolare il tuo dolore per la punizione che ti avevo dato ed anche di quello di dare sollievo alle tue natiche ferite, i cui segni, hai ragione, si vedono ancora>.
    Sapendo che aveva ragione senza protestare, senza dire una parola, con lo sguardo basso mi sono coricata sui cuscini in modo che le mie natiche fossero ben rialzate rispetto al resto del corpo.
    Non appena mi sono messa nella posizione desiderata, ha cominciato a colpirmi con la mia stessa cintura, i colpi si susseguivano lenti e brucianti, segnando la pelle con lunghe strisce coloro porpora; ad ogni colpo l'angoscia, la disperazione e l'odio che provavo per Spankyisland piano piano svanivano, lasciando il posto ad una leggerezza del cuore che mi stava riempiendo di gioia e di gratitudine.
    Lacrime di gioia cominciarono a bagnare il lenzuolo.
    Dopo una serie di colpi che a me parve infinita, Jack ha poggiato la cinta sul comodino e si è seduto accanto a me, quindi con la mano ha cominciato ad accarezzarmi i capelli consolando il mio pianto, poi è andato a prendere la crema all'arnica, ne ha presa un poco con le dita e come è solito fare, dopo avermi punita con delicatezza ha cominciato a distribuirla su tutta la pelle del fondoschiena ed a massaggiare delicatamente entrambi i globi infuocati.
    Sarà stato per la delicatezza della sua mano, sarà stato per il fresco sollievo che mi stava dando la crema all'arnica, fatto sta che languidamente il mio corpo nudo, sotto la sua mano, ha cominciato ad inarcarsi ed a tendersi, in una danza che mi ammaliava e mi stordiva.
    Jack si è alzato, con la coda dell'occhio l'ho visto spogliarsi, l'ho visto nella sua nudità, ha levato i cuscini da sotto il mio ventre e si è coricato vicino a me, mi ha fatta fa voltare verso di lui e si sdraiato su di me; la sua bocca si è posata sulla mia unendole in un bacio appassionato, poi le sue labbra sono scese sensuali sui miei capezzoli, riprendendo a stuzzicarli ed a tormentarli, poi sempre più giù, a lambire il ventre, l'ombelico ed infine il fiore segreto.
    Le sue mani delicatamente hanno allargano i petali che nascondono il bocciolo, e la sua bocca, la sua lingua hanno cominciato a stuzzicarlo.
    Anche se il tessuto del lenzuolo amplifica il bruciore che sentivo alle natiche era altrettanto amplificato il piacere che mi procurano quella bocca e quella lingua.
    In breve tempo un'esplosione di piacere e di dolore mi ha fatto quasi urlare quando ho raggiunto l'orgasmo.
    Neanche il tempo di riprendermi dall'ondata di piacere che ha travolto ogni centimetro del mio corpo che ho sentito la virilità di Jack entrare prepotentemente dentro di me, quindi i nostri corpi, uniti in una danza antica quanto il mondo, hanno cominciato ad ondeggiare all'unisono, in un oceano invisibile di passione e di piacere, prede al fine di un'estasi totale che ci ha lasciati esausti ma felici.
    Il mattino dopo il sole era appena sorto quando mi sono svegliata, i suoi raggi filtravano dalle persiane chiuse delle finestre, accanto a me il Capitano dormiva come un angelo. Il riposo del guerriero.
    Mi sono alzata, sono andata allo specchio, le mie natiche portavano ancora i segni delle cinghiate ma non mi facevano troppo male, ognuno di quei segni era una prova dell'amore che Jack provava per me e questo mi faceva sentire fiera ed orgogliosa di portarli, e mi sentivo innamorata.
    Senza far rumore ho indossato la mia vestaglia kimono e sono scesa di sotto in cucina a preparare il caffè che una volta fatto ho versato in due tazzine di porcellana cinese e portato il vassoio con le tazzine sul ponte, sistemando vicino al tavolo due sedie, prese dal salottino, forse sarà stato l'intenso aroma del caffè che si era sparso per tutta la nave, fatto sta che voltandomi ho visto Jack, in piedi, con addosso solo i pantaloni.
    Il suo sguardo mi sfiorava languidamente, e ponendosi alle mie spalle, in silenzio, insieme a me ha scrutato l'orizzonte che il sole da poco sorto colorava con la sua luce dorata.
    Buongiorno piccola, ti amo, mi ha poi sussurrato all’orecchio, per poi baciarmi sul collo.
    Con gli occhi chiusi, beandomi di quel bacio gli ho risposto: <anch'io>.
    Ci siamo seduti a prendere il caffè, e quando siamo alzati Jack mi ha abbracciata ed insieme abbiamo scrutato ancora l'orizzonte, mentre mi perdevo nel suo calore mi ha sussurrato:< Dolly, ancora pochi giorni di navigazione e saremo a casa, come ti senti? Il tuo culetto come sta?> Intanto, sorridendo mi dava un’affettuosa pacca sul sedere augurandosi che la crema all’arnica avesse fatto effetto.
    Gli ho sorriso, e staccandomi dal suo abbraccio sono scesa sotto coperta a prendere dalla cabina del Capitano il diario di bordo, poi mi sono seduta alla scrivania per scrivere, mentre Jack faceva il giro della nave per controllare che tutto fosse a posto.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante:ieri stavo scrivendo sul diario di bordo, come al solito seduta alla scrivania nella cabina del Capitano quando Jack mi ha abbracciata da dietro chiedendomi:< Cosa stai facendo piccola?>
    Gli spiegato che stavo scrivendo il diario di bordo; a quel punto ha cercato di sbirciare quello che scrivevo, io però non gliene ho dato il tempo, ed ho chiuso il diario prima che lui potesse leggere il contenuto.
    Con un tono da finto burbero, ha brontolato ... non è carino da parte tua!
    Ed ecco ritornare quel lato della mia anima ribelle ad ogni forma di controllo, infatti gli ho risposto sgarbatamente:< Ed invece sì Jack, è un diario, è personale quello che vi scrivo di certo non lo farei leggere a te o a chiunque altro!>
    Lo dicevo mentre lo rimettevo a posto nel cassetto della mia scrivania, che poi ho chiuso con la chiave che porto appesa al collo, e intanto pensavo che quel lato della mia anima, che anela la libertà, è sempre fuori controllo e mi ha spinto ancora a gridargli in faccia:< Comunque nessuno ti ha imposto di venirmi a prendere, se volevo restare sull'isola non sarei di certo partita! E poi basta con questa mania del controllo!>
    Improvvisamente ho sentito la sua mano afferrarmi per una spalla, costringendomi a girarmi:< Lo sai che non mi piace quando usi questo tono con me! Cosa devo pensare? Che non sono bastate le cinghiate dell'altra sera per farti capire quanto sei importante per me? Per farti capire quanto ci tenga io a te? Dovresti essermi grata per l'affetto, la cura ed il bene che ti ho dimostrato fino adesso, arrivando al punto di seguirti fino a Tortuga subito dopo la tua partenza da Spankyisland. Ma a quanto pare non lo hai ancora capito, ma a questo si rimedia subito!>
    Detto ciò ha preso la sedia del Comandante, l’ha posta al centro della cabina, ci si è seduto ed a forza mi ha coricata sulle sue ginocchia, quindi nonostante le mie proteste mi ha bloccato il braccio destro dietro la schiena, mi ha alzato da dietro la vestaglia scoprendo il mio fondoschiena che ancora portava gli evidenti i segni delle cinghiate, quindi con vigore ha cominciato a sculacciarmi.
    Già in lacrime l'ho implorato di smettere, sentendo tornare nuovamente il bruciore delle cinghiate della sera prima.
    Ma Jack, sordo alle mie suppliche, mentre la sua manona mi colpiva commentava : < Eh no piccola spank, spank ... chissà ... spank ... se così... spank ... ti ci entra ... spank ... in quella tua testolina ... spank ... che il tuo desiderio di libertà ... spank ... è una pura illusione ... spank ... il tuo posto è Spankyisland ... spank ... accanto a me spank >.
    E' stata una sculacciata lunga, severa e bruciante, che è terminata solo quando Jack ha visto il mio corpo scosso dai singhiozzi, e solo allora la sua mano, prima severa, ha incominciato ad accarezzare le mie natiche bollenti.
    Basta piangere piccola, è finita, vieni, siediti qui mi diceva dolcemente, tirandomi su e facendomi sedere con difficoltà sulle sue ginocchia.
    Mentre singhiozzando gli sussurravo di avere il fondoschiena in fiamme, mi sono rifugiata nel suo abbraccio consolatorio e ascoltando le parole dolci che mi diceva.
    Con viso rigato dalle lacrime poggiato sulla sua spalla gli ho sussurrato:< Sì Capitano, torniamo a casa>.
    Cullandomi dolcemente Jack ha aspettato che mi calmassi quindi è andato nei miei alloggi a prendere la crema all'arnica, poi mi ha nuovamente coricato sulle sue ginocchia, alzato la vestaglia ma stavolta non per punirmi ma piuttosto per dare sollievo alle mie natiche infiammate; il tocco delicato della sua mano era dolce, amorevole e mentre piangevo sommessamente, dopo essersi preso cura del mio fondoschiena mi ha aiutata ad alzarmi e asciugandomi le lacrime mi ha detto:< Adesso non piangere più piccola, lo sai che lo faccio per il tuo bene, perché ti voglio bene>.
    Io ho annuito in silenzio, mentre mi abbracciava ancora.
    Poi ha continuato:< Ora vai a darti una bella rinfrescata intanto che preparo la colazione, anch'io sono bravo in cucina>.
    Quindi, amorevolmente mi ha accompagnata nei mie alloggi dove ho potuto darmi una rinfrescata sia al viso che al fondoschiena, poi mi sono vestita con non poca difficoltà perché il tessuto dei pantaloni, strusciando sulla pelle infiammata mi causava non poco dolore, tant'è che mi è scappato un grido, che, udito da Jack, lo ha fatto accorrere nei miei alloggi per vedere cosa stava succedendo.
    Ma sorridendo l’ho tranquillizzato dicendogli che indossare i pantaloni dopo una sculacciata non è piacevole.
    Povera la mia piccola che è stata sculacciata mi ha detto abbracciandomi: <ha ah ah ah potevi chiamarmi, ti avrei aiutato, ti fa tanto male il culetto piccola?>
    Gli ho risposto fingendo di essere arrabbiata:<tu che dici? È rosso e bollente, non so se ce la farò a stare seduta, cattivone che non sei altro>.
    Lui sorridendo mi ha rassicurato:< Prima del nostro arrivo a Spankyisland ti sarà passato, fino ad allora vorrà dire che sulla tua sedia metteremo un cuscino in più per farti stare comoda piccola, adesso vieni che la colazione è pronta>.
    Detto ciò con Jack siamo andati nella cabina che funge da salotto dove aveva apparecchiato per due, il profumo del caffè appena fatto e delle uova strapazzate mi hanno stimolato l'appetito e mentre mangiavamo abbiamo chiacchierato e riso insieme, quindi la giornata è passata fra scherzi, giochi e lavori nella più completa serenità.
    La sera, dopo aver cenato in compagnia di una buona bottiglia di Porto siamo saliti sul ponte a vedere le stelle, non so per quanto siamo stati lì, io e Jack, abbracciati, a guardarle, illuminati soltanto dalla luce argentea della luna, quindi, sempre abbracciati siamo scesi sottocoperta e siamo andati a dormire.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: questi giorni di navigazione passati insieme a Jack sono sembrati volare, sembra ieri che siamo partiti da Tortuga che mi pare assurdo che stiamo quasi già in vista di Spankyisland, giorni di navigazione passati a ridere, giocare pescare e fare all'amore, passati come se il mondo intero fosse tutto in questo veliero, solo noi due, il mare, il cielo e la nostra felicità, nient'altro .
    Adesso ho nella mente un turbinio di pensieri che volano all'isola, a casa … come la chiama Jack, al fatto che sia venuto a prendermi a Tortuga, al fatto di essermi ritrovata nuovamente nuda davanti a lui, al fatto di avermi fatto provare la stessa vergogna provata prima che mi frustasse, al fatto che mi abbia punito per essere andata via, al fatto che il mio fondoschiena porti ancora anche se leggeri, i segni della sua severità, al fatto che mi dia ancora un po' fastidio sedermi nonostante lui si sia preso cura di me dopo la punizione, e questo lo rende ancor di più caro al mio cuore.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: quando stamattina mi sono alzata Jack dormiva ancora, mi sono vestita dopodiché mi sono recata sul ponte ed ho visto in lontananza, Spankyisland, in tutta la sua bellezza, quasi che stesse con le braccia aperte in attesa del mio ritorno, ho svegliato Jack che si è vestito.
    Nel mentre l'Olandese Volante, preceduto dalla Poseidon faceva il suo ingresso nel porto, lentamente si accostava alla banchina, magicamente le vele si raccoglievano, le ancore scendevano e mentre il braccio di Jack mi cingeva le spalle ho pensato, sono tornata Spankyisland, sono tornata a casa!

    Edited by Dolly c.r. - 28/2/2022, 15:27
     
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7 replies since 5/10/2020, 10:23   919 views
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