Diario di bordo

L’Olandese Volante

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  1. Dolly c.r.
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    Spankee

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    Quinto capitolo

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: il mio ritorno all'isola è stato più che tranquillo, anche troppo visto che da quando sono tornata non faccio che passare le mie giornate a gironzolare per l'isola o a prendere il sole sul veliero.
    Il problema è che oltre alla noia si è aggiunto il fatto che, da quando siamo tornati, Jack, il caro Capitano, con il quale ho passato degli splendidi giorni di navigazione sul veliero durante il ritorno all'isola, e con il quale già pregustavo di passare insieme il resto della mia vita qui sull'isola, è improvvisamente sparito letteralmente dalla circolazione.
    Questo mi fa sentire come se fossi stata sedotta e abbandonata, come se data la situazione, si fosse approfittato di me, della mia vulnerabilità, e questo mi sta facendo soffrire molto.
    Dopo Mister Verymaster anche lui mi ha lasciata sola, abbandonata, ed io languisco così nella mia triste solitudine, senza amore.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: sull'isola c'è un nuovo arrivato, il suo nome è Don Oleandro, un maturo nobile che dalla splendida Sicilia, dopo tanto viaggiare, è approdato a Spankyisland. Abbiamo fatto amicizia, ed ho notato che è una persona molto gradevole, un vero signore d'altri tempi.
    Fra una chiacchiera e l'altra, nonostante una certa differenza di età, in breve tempo siamo diventati buoni amici, con lui mi piace dialogare e giocare e da brava monella quale sono io oggi, data del suo compleanno, ho deciso di fargli una sorpresa.
    Mi sono alzata presto, ho preparato una bella torta di compleanno con tanta panna sopra, quindi mi sono recata alla sua residenza, una graziosa villetta in stile liberty poco fuori dal paese; arrivata al cancello ho suonato la campanella e con un clic il cancello si è aperto, quindi ho percorso il viale che porta alla villa, circondato da uno splendido giardino da cui si vede tutta la baia, pieno di alberi di arance che in questo periodo, data la stagione, erano carichi di frutti.
    Davanti al portone aperto mi stava aspettando Don Oleandro che mi ha accolto con un sorriso dicendo:< Buongiorno Dolly, che bella sorpresa, a che debbo la tua visita?>
    Io ricambiando il sorriso ho esordito: <buongiorno Don Oleandro, sapendo che oggi è il suo compleanno ho voluto farle un regalo>.
    Don Oleandro, mi ha invitato con un gesto della mano ad entrare dicendo:< Ti ringrazio piccola, un regalo? È veramente gentile da parte tua, ed anche inaspettato, entra che ci prendiamo un caffè>.
    Ed io sorridendo: <la ringrazio Don Oleandro, ma oggi avrei un po' da fare, facciamo un'altra volta magari, le ho portato questo regalo, ma è una sorpresa, sia gentile, chiuda gli occhi sennò che sorpresa è?>
    Lui ha sorriso, è stato al gioco ed ha chiuso gli occhi:<va bene piccola li chiudo, contenta?>
    Non appena ha chiuso gli occhi ho aperto la scatola che conteneva la torta l’ho tirata fuori e gliel'ho spiaccicata sul viso per poi scappare via, ah ah ah ah!
    Don Oleandro ha aperto gli occhi, ha fatto una faccia ah ah ah ah, mi sono fermata al cancello solo il tempo per gridargli <buon COMPLEANNO DON OLEANDRO!> ah ah ah, quindi, ancora ridendo, sono tornata al veliero ah ah ah.
    Mentre tornavo veloce verso l'Olandese Volante, ancora ridendo per quello che avevo fatto a Don Oleandro, e ripensavo alla faccia che doveva aver fatto dopo che gli avevo spiaccicato la torta in faccia, e che sicuramente gli era finita anche sul vestito ah ah ah ah, poverino, mi sa che non se l'aspettava.
    Ma dopo un po', arrivata al veliero ho sentito una certa inquietudine invadermi, come una sensazione di quiete prima della tempesta, sensazione che mentre mi accingevo a scrivere sul diario di bordo quanto era accaduto e ripensando alla sua faccia mi è passata.
    Diario di bordo dell'Olandese Volante.
    Tutto mi sarei aspettata mentre scrivevo il diario di bordo, seduta alla scrivania dell'alloggio del Capitano, tranne che mentre scrivevo tranne di vedere apparire all'improvviso dalla porta che alle mie spalle, Don Oleandro.
    Mi sono alzata dalla sedia incredula, dopo quanto gli avevo fatto, pensavo che mi avrebbe “convocata” alla villa, e invece era lì, dritto ed austero, in piedi sulla porta, con una espressione del viso severa che tradiva la collera che covava dentro.
    Cercando di mascherare la sorpresa e la preoccupazione che ho provato nel vederlo gli ho chiesto quasi sussurrando: <buongiorno Don Oleandro, lei qui?>
    Mentre provavo anche a fare una battuta sugli auguri, nel tentativo di attenuare la punizione che sicuramente stava per infliggermi, cercando di sdrammatizzare ho aggiunto: <non si sarà arrabbiato troppo spero, era uno scherzo innocente?>
    Ma la sua espressione severa mi dimostrava però che lui non aveva proprio voglia di scherzare, infatti ha cominciato subito a sgridarmi per la mia mancanza di rispetto e per l’impudenza del mio comportamento.
    Mi ha apostrofata severamente puntandomi il dito: <il tuo gesto è stato inqualificabile Dolly, mai e poi mai avrei pensato che la tua mancanza di rispetto, la tua impudenza, il tuo infischiartene della mia persona ti avrebbe portata a tanto! Senza contare inoltre che mi hai rovinato un abito di ottima fattura!>
    Dal tono della sua voce era chiaro che era ben deciso a farmi capire meglio il senso delle sue parole: < Credo che per te è giunta l'ora di imparare a comportarti come si deve e che cosa è la disciplina!>
    Detto ciò Don Oleandro ha spostato verso il centro della stanza la sedia dove ero seduta poc'anzi e prima che me ne potessi rendere conto mi ha afferrata per un braccio e, non curante delle mie proteste, dopo essersi seduto mi ha costretta a stendermi sulle sue ginocchia, passandomi un braccio attorno alla vita per sistemarmi meglio.
    Il mio sedere, coperto dai pantaloni era bene in posizione e prima che potessi realizzare quanto stava succedendo la mano di Don Oleandro ha cominciato a far cadere sul mio fondoschiena una serrata serie di sculaccioni che si sono susseguiti a ritmo crescente.
    Frastornata ho cercato di protestare: <nooo Don Oleandro, nooo, non può farlo, mi lasci!>
    Ma nonostante le mie proteste non ho fatto nulla per evitare gli sculaccioni, forse perché inconsapevolmente sapevo di meritare la punizione.
    Dopo una decina di minuti di sculacciate mi ha fatto rimettere in piedi e mentre ero ancora stordita dalla successione degli eventi mi ha slacciato i pantaloni e me li ha tirati giù alle caviglie, seguiti dalle culotte; avrà certo notato l’imbarazzo sul mio viso intanto che la mia mano cercava di coprire la parte più intima, quindi, ancora una volta mi ha tirata sulle sue gambe, impacciata dal groviglio di indumenti alle caviglie.
    Ora che il mio sedere era indifeso e già arrossato ed ha ripreso a somministrare la punizione, i miei strepiti si sono fatti sentire più forti; sicuramente Don Oleandro pensava che non fosse il momento di essere teneri!
    Infatti ha continuato imperterrito a colpire con severità le mie natiche, mentre il colore del mio fondoschiena rapidamente cambiava verso il rosso, e certo lo sentiva caldissimo sotto le mani nei brevi momenti di pausa che mi concedeva.
    Continuavo a piangere, chiedendogli di smettere, ma intanto che proseguiva la punizione ho notato che si guardava intorno, poi ad un tratto ha smesso di sculacciarmi, attratto da uno strumento che qualche tempo prima gli avevo chiesto di costruire per la mia collezione di giocattoli e che si trovava sulla scrivania.
    A quanto pare ha pensato che non ci fosse momento e modo migliore per controllare se funzionasse bene!
    Mi ha fatto alzare e piegare sulla scrivania, così, mentre rimanevo nella posizione in cui mi aveva messa, piangente e rassegnata, ha impugnato lo strumento di corda che lui stesso aveva costruito e mi ha detto con tono severo stando alle mie spalle:<adesso Dolly sentirai veramente male, ma credo che te lo meriti, servirà a farti imparare la lezione.
    Riceverai sei colpi che conterai dicendo ogni volta, Grazie Don Oleandro ho imparato la lezione>.
    Nonostante io lo supplicassi ed implorassi fra le lacrime che non era necessario, che mi ero già pentita di quello che avevo fatto, lui ha commentato:< Lo so che forse sei pentita bambina, ma quello che ho deciso va fatto>.
    Così dicendo ha cominciato a colpirmi ed io, scossa dai singhiozzi, rassegnata e pentita ho cominciavo a contare:
    <ahhi, uno ... grazie Don Oleandro, ho imparato la lezione>
    <ahhha, due ... grazie Don Oleandro ho imparato la lezione>
    <ahiii, tre grazie Don Oleandro, ho imparato la lezione >
    <ahaa, quattro grazie Don Oleandro ho imparato la lezione>
    <ahha, cinque, grazie Don Oleandro ho imparato la lezione>
    <ahhhi, sei, grazie Don Oleandro ho imparato la lezione >
    Forse gli avrò fatto tenerezza nel vedermi contorcere e lamentarmi sotto i colpi del giocattolo, o magari nel vedere i segni rossi che mi stavano segnando la pelle perché, come era cominciata la punizione improvvisamente è finita.
    Ancora scossa dal pianto Don Oleandro mi ha aiutata a rimettermi in piedi mentre io, con gli occhi bassi, ero consapevole che la Dolly allegra e scanzonata aveva lasciato il posto ad una più giudiziosa e pentita.
    Poi premurosamente mi ha chiesto se avevo una crema lenitiva, fra le lacrime ho risposto che la tenevo nei miei alloggi, quindi, insieme siamo saliti di sopra, nella mia cabina, dove ho preso la crema all'arnica dal cassetto del comodino e gliel'ho consegnata.
    Mentre con cautela mi tiravo giù i pantaloni e mi sdraiavo a pancia in giù sul letto, Don Oleandro si è seduto accanto a me ed ha cominciato a spalmarmi delicatamente la crema sulle natiche doloranti, consolandomi anche con le parole, intanto che i miei singhiozzi piano piano si calmavano.
    Quando ha finito mi ha accarezzata la testa, ancora affondata sul cuscino, poi, con la mano ha cercato il mio viso, mi ha dato un bacio sulla fronte e dopo avermi salutato, lentamente è andato via.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: oggi il tempo è inclemente, il cielo grigio e nuvoloso ed annuncia tempesta. Quando è così il mio umore ne risente parecchio, divento facile preda di quella malinconia che mi fa male al cuore ed all'anima e mi rendo conto di quanto mi manchi Jack, ripenso ai momenti passati insieme a parlare, scherzare e giocare, momenti che mi aiutavano a scacciare questa odiosa malinconia, sgradita compagna di vita.
    Da quando siamo tornati all'isola non si è più fatto vedere, e non ne capisco il motivo, eppure era stato così bello il viaggio di ritorno da Tortuga, era stato così eccitante passare quel tempo noi due da soli, creando quella intimità che aveva unito il mio corpo di donna con il suo di uomo di trentasei anni, giovane, forte, bello come un principe con la sua scintillante armatura, dritto sul suo cavallo bianco, come nelle favole.
    Era stato bellissimo immergersi in un mare di passione e di desiderio.
    Quindi con il passare dei giorni senza il mio Capitano, senza qualcuno che mi facesse compagnia è sopraggiunta la noia, fortunatamente ci ha pensato la vicenda del compleanno di Don Oleandro a spezzare la monotonia e la noia dei giorni seguenti al mio ritorno nell'isola, altrimenti me ne sarei riandata.
    Don Oleandro, il caro Don Oleandro, che nonostante fra di noi ci sia una certa differenza di età, si è dimostrato un amico sincero, la sua pacatezza, la sua maturità e la sua autorevolezza sono una gioia per me; le serate passate in sua compagnia sul veliero, a chiacchierare sorseggiando rum, o nella sua villa gustando una buona bottiglia di vino invecchiato al chiarore del grande camino che tiene nel salone, allietano la mia quotidianità facendomi pesare di meno la malinconia per l'improvviso allontanamento di Jack.
    Certo, con lo scherzo della torta forse ho esagerato e lui ha fatto più che bene a punirmi, una punizione certo meritata e forse inconsciamente anche cercata ... Forse perché mi da immensamente piacere essere coricata sulle ginocchia di un uomo, così come quel bruciore, quel rossore, e poi mi piace anche guadarmi allo specchio ed ammirare quei segni che per me sono un segno d'amore che porto con orgoglio, perché tutto questo mi fa sentire viva.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: sull'isola è arrivato l'inverno, c'è il sole ma un vento gelido sferza tutto quello che incontra, ed io odio l'inverno, mi costringe a starmene rinchiusa sul veliero, sola, ad eccezione di quando scendo per fare la spesa , in giornate come questa la solitudine e la noia mi travolgono, non avendo nessuno che si prenda cura di me mi sento come persa, sola ed abbandonata come una foglia che si lascia trasportare dal vento.
    Mi sento senza certezze, insicura, invece non vorrei altro che avere accanto qualcuno che con la sua forte personalità, con la sua autorevolezza, mi volesse bene e si prendesse cura di me. Sento di avere tanto affetto, tanta devozione da donare a chi desiderasse e soprattutto dimostrasse di meritare quest'affetto e questa devozione.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: oggi è San Valentino, la festa degli innamorati e quando già pensavo che nessuno che mi avrebbe fatto gli auguri e pensato a me sola sul veliero, è arrivato uno splendido omaggio floreale da parte di Don Oleandro, con un biglietto.
    Inutile dire che l’omaggio è stato molto gradito, io amo moltissimo ricevere fiori, quindi dopo aver messo le splendide rose in un vaso gli ho scritto e gli ho inviato un biglietto di ringraziamento con un invito a cenare con me, qui sul veliero dove già pregusto una bellissima serata.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: oggi il sole splende su Spankyisland, l'aria è tiepida, segno che la primavera si avvicina e mentre sto seduta a scrivere questo diario, beh seduta per modo di dire, avendo qualche difficoltà a stare seduta a causa della punizione, per altro meritata, ricevuta da Don Oleandro l'altra sera, proprio mentre stavamo finendo di cenare sull'Olandese Volante.
    E pensare che la giornata era cominciata splendidamente, dopo che lui mi aveva fatto recapitare uno splendido mazzo di rose, al quale avevo risposto con un invito a cena sul veliero, mi ero data tanto da fare per far sì che la cena fosse perfetta, avevo comprato i frutti di mare più freschi proprio per preparargli alcune mie specialità da farlo rimanere a bocca aperta per la mia qualità culinaria, e invece ...!
    Il sole era tramontato da poco quando ho visto sopraggiungere Don Oleandro, elegante nel suo completo di fustagno con i calzoni alla zuava e gli stivali, l’ho accolto gentilmente e sorridente alla passerella: <buonasera Don Oleandro>.
    Lui ha ricambiato il mio saluto:< Buonasera Dolly, ho portato e una delle bottiglie di vino della riserva che custodisco nella mia cantina, spero sia di tuo gradimento>.
    Io, imbarazzata dalla sua gentilezza, gli ho subito detto che non avrebbe dovuto disturbarsi. Ma un gentiluomo di vecchio stampo non può evitare certe cose.
    Dopo averlo ancora ringraziato per le rose l’ho fatto accomodare ed invitato a sedersi vicino al tavolino preparato per l'occasione sul ponte, allontanandomi poi per mettere in fresco il vino e servire l’aperitivo>.
    Dopo qualche piacevole chiacchiera, durante la quale l’avevo trovato decisamente affascinante, osservavo ogni suo tratto, i capelli un brizzolati, gli occhi scuri e sguardo penetrante, i baffi che incorniciavano il suo sorriso, la voce calda, il suo proporsi; insomma ogni cosa di lui, in quel momento mi deliziava.
    Quindi fra una chiacchiera e l'altra, si è fatta ora di cena, e ci siamo trasferiti nella sala da pranzo, dove l’ho invitato ad accomodarsi al tavolo ben apparecchiato, mentre io mi sono eclissata in cucina per gli ultimi ritocchi alla cena.
    Il vino intanto si era freddato abbastanza e l'ho portato in tavola, e mentre Don Oleandro la stappava sono tornata in cucina per servire l'antipasto, un vassoio colmo di favolose cozze su metà guscio con sopra una salsetta all'arrabbiata, il cui profumo si spandeva per tutta la sala.
    Lui ha gradito molto il piatto facendomi tanti complimenti mentre mangiavamo, io ero preoccupata che fossero troppo piccanti e gli ho detto:<spero di non averci messo troppo peperoncino Don Oleandro>.
    Ma lui mi ha rassicurata dicendo che da buon siciliano era amante dei frutti di mare che apprezzava molto e che erano perfette, aggiungendo anche che non ne aveva mai mangiate preparate in quel modo squisito.
    Sono arrossita ringraziando per il complimenti.
    Dopo aver portato via il vassoio vuoto ed i piatti sono tornata nuovamente in cucina per servire il piatto forte della serata, fettuccine fresche fatte da me con i frutti di mare sgusciati, un piatto semplice ma al tempo stesso gustoso da preparare velocemente dato che la pasta fresca si cuoce presto, d’altra parte non volevo lasciare Don oleandro troppo tempo da solo.
    Inutile dire che, rientrando in sala, alla vista del tegame fumante colmo delle superbe fettuccine, sulla bocca di Don Oleandro si è allargato un sorriso che valeva più di mille parole, pieno di ammirazione ha esclamato:< Se saranno buone al palato come sono stupende all'occhio … !>.
    Al che ho risposto:<deve solo assaggiarle Don Oleandro, poi mi dirà>, quindi ho servito la pietanza mentre lui versava il vino nei bicchieri.
    Con mia grande soddisfazione, l'espressione del suo viso, i versi buffi che faceva con la bocca, ma soprattutto il piatto lasciato vuoto, hanno testimoniato il suo gradimento.
    Poi, versando ancora del vino nei bicchieri, mi ha fatto ancora i complimenti per come sapevo veramente prendere un uomo per la gola.
    Dopo avere ancora brindato, ed avere sparecchiato la tavola, tornando ancora dalla cucina con il dessert, con mia grande sorpresa ho visto Don Oleandro, in piedi con in mano una delle arance che tenevo in un cesto su un mobiletto non lontano dal tavolo.
    Già, le arance … quelle arance!
    Il giorno che ero andata alla villa di Don Oleandro, quello della torta in faccia, le avevo notate sugli alberi, belle e polpose, e non avevo saputo resistere alla tentazione, infatti qualche giorno dopo, di mattina presto, prima che Don Oleandro si svegliasse, avevo scavalcato il muretto di cinta e colto alcune di quelle belle arance e riempito un cesto ero ritornata al veliero con il mio bottino.
    In quel momento ho visto Don Oleandro fulminarmi con lo sguardo, ed udito il tono della sua voce esprimere tutto il suo disappunto:
    < Dolly, sono stupito di vedere delle arance dato che sono il solo a possedere degli alberi sull’isola, poi sono di certo le “mie” arance!
    Si tratta di sanguinelle, una speciale varietà che proviene direttamente dai miei aranceti in Sicilia, che con grande difficoltà ho fatto giungere fin qui, piante ancora giovani che producono dei gran bei frutti ma ancora in piccola quantità; ad occhio e croce per riempire il cesto ne hai raccolte parecchie, insomma hai depredato senza riguardo i miei piccoli alberi che tratto con mille cure!
    Ebbene Dolly, hai qualcosa da dire?>
    Vedendo scoperta la mia malefatta il mio viso è passato in pochi secondi dalla sorpresa, al rossore ed infine alla preoccupazione, avrei voluto dire qualcosa a mia discolpa ma non mi uscivano le parole, e mentre abbassavo lo sguardo, mortificata e dispiaciuta, mi sentivo in colpa specialmente dopo il suo bel gesto di affetto nei miei confronti.
    Lui ha continuato dicendo che di certo mi ero scordata della ruberia o magari pensavo che lui non le avrebbe viste, ma che questa volta avevo superato il segno e tradito la sua fiducia, essendo arrivata al punto di rubare in casa di una persona amica!>
    Mi ha detto tutto questo con tono oltremodo alterato mentre io cercavo in qualche modo di rabbonirlo.
    Io balbettavo: <le chiedo scusa Don Oleandro, mi dispiace>.
    Con un sorrisetto che non lasciava presagire nulla di buono mi ha apostrofato:
    < Se ti dispiace adesso vedrai quanto ti dispiacerà quando avrò finito con te! Se me le avessi chieste non te le avrei rifiutate, lo sai, ma il fatto che tu le abbia deliberatamente rubate è una gravissima offesa alla nostra amicizia, all'affetto ed alla stima che provo per te!>.
    Quindi, dopo aver rimesso l'arancia nel cesto ed avermi tolto dalle mani il vassoio col dessert, ha spostato la sedia dove era seduto e l'ha messa al centro della stanza, a quel punto, intuendo le sue intenzioni, con gli occhi bassi, sono riuscita solo a balbettare delle timide scuse, mentre le lacrime mi sono cominciate a scendere.
    Don Oleandro non ha perso tempo, mi ha trascinato fino alla sedia, si è seduto e dopo avermi tirato giù pantaloni e culotte, a sedere scoperto, mi ha coricata sulle sue ginocchia ed a cominciato a suonarmele di santa ragione.
    Dicendomi bruscamente che era arrabbiato sul serio, e mentre un granula di forti sculaccioni cominciava a cadere sul mio povero fondoschiena, mi ha rinfacciato che non si trattava solo di uno scherzo di cattivo gusto, ma di un ladrocinio perpetrato ai danni di un amico, e che non me la sarei cavata facilmente.
    Dopo un certo tempo, che a me è parso infinito, tanto era il bruciore che sentivo, e già singhiozzavo silenziosamente pentita, il mio fondoschiena doveva apparire bene arrossato agli occhi di Don Oleandro che mi ha fatto rimettere in piedi e mi ha ordinato di spogliarmi completante.
    Cosa che con grande imbarazzo ho fatto senza ribattere, intanto che mi spogliavo Don Oleandro ha recuperato il suo frustino di equitazione che porta sempre con se e con tono duro mi ha detto: < Questa volta sarai punita molto severamente bambina! Devi imparare a vivere civilmente>.
    Quindi è uscito sul ponte, giusto il tempo per recuperare una lunga fune che ha usato, pur con qualche debole protesta da parte mia, per legarmi con le braccia in alto, in mezzo alla stanza, dopo aver passato la corda a cavallo della trave di legno del soffitto e costringendomi così a stirarmi verso l’alto, tanto che le punte dei miei piedi toccavano a malapena il pavimento.
    Mentre le lacrime continuavano a scendere lungo il mio viso, nuda, legata, rassegnata ed esposta al suo frustino non ho fatto nulla per evitare la dura punizione che stavo per subire.
    Senza dire una parola, con il suo frustino ha incominciato a precorrere tutta la pelle, cominciando dalla schiena scendendo giù fino alle natiche per poi passere davanti, a sfiorandomi il seno.
    Ho sentito il mio respiro, ed anche il suo, accelerare mentre i suoi occhi scrutavano ogni centimetro della mia pelle e della mia anima, poi mentre con il frustino cominciava a picchiettarmi i capezzoli provocando gridolini, quasi sussurrando mi ha detto: <sei bella, Dolly, troppo bella >.
    Quindi si è posizionato nuovamente dietro di me ed i brucianti colpi del frustino hanno incominciato a susseguirsi, intercalati dai miei singhiozzi che crescevano di intensità via via che le righe rosse cominciavano a disegnarsi le mie natiche.
    Oramai scossa dal pianto ho supplicato nuovamente Don Oleandro di smettere, promettendogli che non avrei fatto mai più nulla di male, che sarei stata buona.
    Lui fermandosi, dopo avermi tirato su il mento mi ha guardata negli occhi ed a voce bassa ha detto: < Di questo sono più che sicuro bambina, spero che questa volta tu abbia imparato la lezione>.
    Ho sentito la mia voce rispondergli: <sì signore!>
    Poi mi ha sciolto dalla corda sorreggendomi, poi ha ricoperto la mia nudità con la giacca che si era levata, e poi conducendomi nei miei alloggi; qui mi ha fatta sdraiare a pancia in giù sul letto, ha preso il vasetto di crema all'arnica che ormai tengo sul comodino ed ha cominciato a spalmarla, delicatamente, dove erano i brucianti segni del frustino.
    Poi, quasi a consolarmi ha detto:< Ci sono andato pesante bambina, ma ne avevi proprio bisogno>.
    Mentre i miei singhiozzi piano piano si placavano ho sussurrato: <si signore>.
    Dopo avermi messo la crema mi ha coperto con il lenzuolo, mi ha accarezzato i capelli, si è alzato e mentre stava per andarsene si è soffermato a guardarmi, il suo sguardo era dolce, così come il tono della sua voce mentre diceva:< Dolly ... Dolly, cosa devo fare io con te?>
    Quindi ha chiuso la porta dietro di se mentre io, ormai tranquillizzata, piombavo in un sonno ristoratore.
    La mattina dopo, seppur con fatica a causa del dolore al fondoschiena per le frustate ricevute, mi sono recata alla villa di Don Oleandro, con il cesto di arance, ho suonato la campanella, il cancello si è aperto, e una volta percorso il viale, al portone, ho trovato Don Oleandro ad aspettarmi, che mi ha salutato dicendo: < Dolly, che sorpresa, non ti aspettavo>.
    Con gli occhi bassi gli ho sussurrato: < Buongiorno Don Oleandro, le ho riportato le sue arance>.
    Un sorriso compiaciuto ha illuminato il suo viso che, invitandomi ad entrare, mi ha detto:
    <lo vedo, accomodati cara>.
    Sicuramente non si aspettava di vedermi così presto e tanto di buonora con il cesto delle sue arance tra le braccia.
    Visibilmente dispiaciuta, con gli occhi bassi ho accettato l'invito di Don Oleandro ad entrare, invito che aveva accompagnato con un sorriso incoraggiante e immeritato, dato che ero lì per riparare al malfatto.
    L’ho ringraziato quasi sussurrando, mentre varcavo la soglia della villa.
    Lui si comportava come se la sera prima non fosse successo nulla, quindi dopo aver chiuso la porta, mi ha messo un braccio sulla spalla ed ho sentito la sua voce tranquilla dire:
    < La tua dura punizione l’hai avuta, io ho sbollito la mia ira, e se sei qui deduco che è perché vuoi porre rimedio a quanto accaduto! Questo ti fa onore piccola mia, perché vuol dire che sai di aver sbagliato a fare quello che hai fatto, hai capito il motivo della mia ira e che ho fatto bene a punirti>.
    Mentre mi conduceva nel salone ho potuto vedere com'era dentro la villa, dove non ero mai stata prima di quel momento, veramente meravigliata nel vederla in tutta la sua bellezza, gli arredi, gli stucchi la rendevano veramente una bellissima casa.
    Non appena siamo entrati nel salone non ho potuto fare a meno di notare anche un bellissimo camino antico, in marmo, affiancato da due colonne; proprio di fronte, ad una certa distanza, era uno stupendo divano in pelle con ai lati da due grandi poltrone, di fronte alle quali vi era un tavolino antico basso.
    Dunque mi ha invitato ad accomodarmi sul divano, poi, avvicinandosi al camino dove pendeva un cordone dorato, lo ha tirato un paio di volte.
    Poco dopo un domestico è entrato e facendo un inchino ha detto:< Il signore ha suonato?>
    Con voce cortese Don Oleandro gli ha chiesto di portare del caffe e dei cannoli per entrambi. Il domestico ha annuito e uscendo ha chiuso la porta dietro di se.
    Don Oleandro vendendomi ancora in piedi e con la cesta in mano, sorridendo, mentre si accomodava sul divano, ha cercato di mettermi a mio agio dicendo:< Dolly, posa quella cesta sul tavolo e accomodati, siediti qui, vicino a me>.
    Ero rincuorata dall’atmosfera tranquilla che accompagnava quei semplici convenevoli, ma il sedere mi faceva troppo male per sedermi e nonostante un lieve sorriso di circostanza mi fosse apparso sul viso che s'era fatto di mille colori, gli ho detto con un filo di voce:<mi siederei volentieri, se non fosse che ...!>
    Se non fosse che non puoi sederti, mi venne in aiuto lui, aggiungendo:< L'ho notato dal tuo modo di camminare, ho avuto la mano pesante ieri sera quindi le conseguenze sul tuo fondoschiena non possono ancora essere scomparse, e penso che qualche fastidio te lo procureranno ancora per un pochino>.
    Sempre più imbarazzata ho sussurrato:< Chiamarlo fastidio è riduttivo Don Oleandro>
    Lui, dopo avermi preso la mano facendomi avvicinare a lui e guardandomi dritto in viso, mi ha chiesto sorridendo: <la punizione di ieri sera si fa ancora sentire tanto?>
    Sempre più rossa in viso, rassegnata a dover affrontare l'argomento e abbassando lo sguardo e gli ho confessato che avevo dovuto dormire a pancia in giù, e che il bruciore era ancora intenso.
    Povera piccola, ha commentato:< Così mi fai sentire in colpa per l'eccessiva forza usata con il frustino, che so bene che fa molto male, ma vedrò di rimediare subito>.
    Si è alzato dal divano, è andato verso un mobiletto che era nel salone, ne ha aperto un'anta ed ha preso un contenitore, quindi, tornato verso il divano e si è seduto dicendo:
    <vieni piccola, stenditi sulle mie ginocchia perché possa medicarti di nuovo ed alleviarle il bruciore>.
    Dopo qualche attimo di esitazione e dopo essermi scoperta rapidamente il sedere mi sono distesa sulle ginocchia di Don Oleandro, imbarazzatissima, nella medesima posizione nella quale la sera prima ero stata punita.
    Mentre mi osservava mi ha commentato piano:
    < Lo credo bene che il tuo bel fondoschiena ti bruci ancora, povera piccola, in effetti le righe lasciate dal frustino si sono schiarite e cambiate di colore, ma sono ancora molto evidenti>.
    Quindi con delicatezza ha ripercorso i segni lasciati dal frustino ricoprendoli con la crema e massaggiando la pelle sensibile per farla assorbire, quella cura, quella tenerezza mi hanno fatto rilassare, ho chiuso gli occhi e istintivamente il mio corpo si è inarcato, proteso, quasi ad offrire le mie rotondità alle sue cure, come se trovarmi di traverso sopra le sue ginocchia mi facesse sentire a mio agio, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
    Proprio in quel momento è entrato il domestico di prima portando un vassoio con i caffè ed i cannoli.
    Tossicchiando ha palesato la sua presenza, Don Oleandro per nulla preoccupato che il suo domestico mi vedesse con il fondoschiena nudo, all'aria, sulle sue ginocchia gli ha detto:
    < Grazie Rosario, poggia pure qui sul tavolino>.
    Al contrario di me che invece sono sprofondata ancora di più nell’imbarazzo, per essere stata vista in quel modo.
    Comunque, obbedendo all'ordine il domestico, imperturbabile, ha posato il vassoio sul tavolino di fronte al divano e si è congedato, mentre Don Oleandro, come se niente fosse ha continuato a mettermi la crema.
    Quando ha finito quasi con riluttanza mi sono rimessa in piedi e mi sono rivestita, ringraziandolo per l’aiuto.
    Poi si è allontanato un momento a lavarsi le mani prima di tornare a fare colazione insieme con il caffè ed i cannoli; nonostante avesse messo un morbido cuscino per agevolarmi, non riuscivo a stare ferma, mentre Don Oleandro ridendosela sotto i baffi versava il caffè.
    In breve si è avviata una piacevole conversazione, sulle quotidiane vicende dell’Isola ed altri temi per nulla impegnativi, tant'è che ad un certo punto Don Oleandro si è spinto a farmi i complimenti per le mie buone qualità in cucina.
    Dopo aver passato almeno due ore insieme a chiacchierare amabilmente, mentre stavo per congedarmi da lui, mi ha fermata e chiedendomi: <non dimentichi qualcosa Dolly?>.
    Un po' sorpresa l’ho guardato interdetta, non mi pareva di aver dimenticato nulla.
    Lui mi ha indicato il cesto delle arance sul tavolo:<e quelle? Prendile piccola, sono tue>.
    Ancor più sorpresa dal gesto generoso di Don Oleandro ho obiettato che erano sue … che era troppo buono e che non le meritavo.
    Ma lui ha insistito dicendo:< Considerale un omaggio alla tua bellezza, alle tue qualità culinarie, al tuo essere così come sei, una monella a cui voglio molto bene>.
    Quindi mi ha messo tra le braccia il cesto con le arance e mi ha dato un bacio sulla fronte.
    Mentre percorrevo la strada che mi portava al veliero, portandomi dietro il cesto di arance regalatomi ero decisamente sollevata e ripensavo a quanto era accaduto alla villa di Don Oleandro, alle sue parole nel salutarmi; mi vuole bene ... Don Oleandro mi vuole bene non potevo crederci e sentivo il cuore pieno di letizia e di gioia al pensiero di aver trovato finalmente qualcuno che si prendesse cura di me; un master degno di questo nome a cui saprò essere devota e affezionata, un amico vero e sincero, una guida.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: a Spankyisland la primavera tarda ad arrivare, gli ultimi strascichi dell'inverno si fanno ancora sentire e sferzate di vento freddo proveniente dal nord e il mare in burrasca sono divenuti la quotidianità, tanto che da parecchi giorni i pescherecci dell'isola non salpano e in giro si vede poca gente, questo tempo indecente non fa altro che acuire la tristezza, la noia e la malinconia.
    Per fortuna ieri sera, forse intuendo il mio stato d'animo, Don Oleandro e venuto inaspettatamente a farmi visita sul veliero, portando con se una buona bottiglia di vino bianco e un vassoietto di fruttini di marzapane di cui sono golosissima, e così, felicissima della sua visita l'ho invitato a cena.
    Scarseggiando il pesce ho rimediato con uno dei miei piatti migliori, il risotto all'ortolana che sposandosi benissimo con il vino portato da Don Oleandro è stato molto gradito.
    Dopo cena, grazie soprattutto al tepore prodotto dalla stufa e da un buon bicchiere di cognac, seduti sul divanetto che tengo nella saletta da pranzo stavamo passando la serata in tranquillità.
    Dopo un po' Don Oleandro guardandomi con apprensione mi ha detto: < La cena era ottima Dolly, come al solito, complimenti però forse mi sbaglio, ma si direbbe che c'è qualcosa che non va, vuoi parlarmene?>
    Io, dopo essermi alzata in piedi ed essere andata ad aggiungere un altro po' di legna alla stufa gli ho risposto senza guardarlo: < Altroché se c'è qualcosa che non va Don Oleandro, questo cavolo d'inverno non se ne vuole andare, mi mette tristezza e malinconia e quando mi vengono tristezza e malinconia vuol dire che mi annoio>.
    Lui mi ha suggerito che si trattava solo di qualche giorno.
    Ma io ho continuato:< Oltre tutto non ho nessuno con cui giocare sul veliero, battendo con forza i piedi sul pavimento mentre il tono della mia voce si faceva involontariamente più acuto, quindi passo le mie giornate qui sul veliero ad annoiarmi!>
    A quel punto Don Oleandro mi ha ripreso:< Non pestare i piedi Dolly, lo sai bambina come finisce quando pesti i piedi> .
    Per tutta risposta gli ho borbottato un:<uffa ... !>
    Cosa che non è piaciuta affatto a Don Oleandro che mi ha ripreso ancora: <guarda che stai esagerando, finisce che ti devo fare calmare >, mentre batteva leggermente la sua mano destra sulla coscia.
    Poi ha aggiunto:< Sai bene come, ho molta pazienza, ma se proprio me le tiri>.
    Ma ormai non mi fermavo più e ho continuato a lamentarmi sempre più piccata.
    A quel punto Don Oleandro con un tono che non ammetteva repliche mi ha ordinato
    < Vieni subito qui, vediamo se ti annoierai ancora!>
    Sorpresa dalla piega inaspettata che aveva preso la serata sono rimasta in piedi, vicino alla stufa e imbarazzata ho abbassato lo sguardo.
    Quando lui ha ripetuto l’invito, mi sono però avvicinata al divanetto.
    Lo sai cosa sto per fare? Mi ha domandato Don Oleandro con un tono di rimprovero.
    Io ho annuito tenendo sempre lo sguardo basso.
    Allora preparati ha aggiunto laconicamente, indicando col dito i miei pantaloni che ho provveduto a togliere senza protestare, posandoli su una sedia vicino al divanetto.
    Poi con voce severa mi ha ordinato di stendermi, cosa che ho fatto senza fiatare.
    Poi, passando la sua mano sul mio sedere ancora coperto dalle culotte ha aggiunto:< È un bel po' che non ti scaldo il fondoschiena a dovere bambina, oggi recuperiamo il tempo perduto>.
    Mentre attendevo che la sua mano cominciasse a scaldarmi il fondoschiena ho sussurrato:<le chiedo scusa per prima>.
    È inutile adesso chiedere scusa ed ha aggiunto: <stai morbida , le prenderai per bene e adesso giù le mutandine!>
    Io ero molto imbarazzata e l’ho implorato inutilmente di lasciarmele.
    Lui non mi ha ascoltata nemmeno, anzi con tono di rimprovero, mentre la sua mano mi tirava inesorabilmente giù le culotte fino a metà coscia, ha continuato:< Pensi forse che tu possa decidere come essere sculacciata? Questa pretesa ti costerà altre 20 sculacciate in più!>
    Sono rimasta in silenzio, arrendendomi all'inevitabile.
    Detto ciò ha incominciato a sculacciarmi, lentamente, cadenzando le sculacciate a destra ed a sinistra, inizialmente ho risposto solo con dei mugolii, almeno finché il ritmo e la forza con cui mi stava sculacciando sono progressivamente aumentati ed allora i miei ahiii e ahiaaa hanno cominciato a fare da controcanto ad ogni sculaccione, per un tempo che a me è parso infinito, mentre il mio fondoschiena doveva già essere bello rosso.
    Ma non era ancora finita ho sentito Don Oleandro dire: <beh Dolly, queste le sentirai proprio bene, conta le prossime 10 e ringrazia ad ogni sculacciata>.
    Le lacrime già mi stavano scendendo sulle guance, mentre rispondevo di si.
    SPANK:< uno, grazie Don Oleandro>; SPANK:< Due, grazie Don Oleandro>, SPANK :< tre, grazie Don Oleandro>, SPANK:< Quattro, grazie Don Oleandro>, SPANK:< Cinque, grazie Don Oleandro> … Qui fermandosi un attimo mi ha chiesto: <lo senti bruciare il sedere?> Gli ho risposto fra le lacrime che bruciava eccome. SPANK:< Sei, grazie Don Oleandro>, SPANK:< Sette, grazie Don Oleandro>, SPANK:< Otto, .grazie Don Oleandro>.
    Mentre procedeva con la punizione lo sentivo commentare il bel calorino che sentiva sotto la mano.
    SPANK:< Nove, grazie Don Oleandro>, SPANK:< Dieci, grazie Don Oleandro>.
    Tenendo la mano su mio fondoschiena bollente mia ha detto con tono severo:< Ora è ben caldo, hai capito la lezione bambina?>
    Piangendo per il bruciore intenso che sentivo alle natiche gli ho risposto di si.
    Ma lui ha continuato:< Ma io penso che sia meglio esserne sicuri, quindi vai a prendere la tua spazzola quadrata, e lascia le mutandine dove stanno!>
    <no, la spazzola no, la prego, mi brucia troppo>, ho supplicato fra i singhiozzi.
    Lui ancora più arrabbiato per le mie resistenze, mi ha intimato:< Se ti sento protestare di nuovo raddoppio la dose!>
    Non mi è rimasto che alzarmi dalle sue ginocchia e camminando con difficoltà ed in modo un po ridicolo, sono andata a prendere nei miei alloggi la spazzola, poi, tornata nella saletta, dopo avergli consegnato la spazzola, ad un suo cenno mi sono nuovamente stesa sulle sue ginocchia.
    <bene bambina, ora prenderai 10 colpi nella parte più bassa del sedere, pronta?>
    Io oramai vinta ho annuito.
    SPANK ahiaa, SPANK ahiii, SPANK ahiaaa, SPANK ahiiii, SPANK ahiiiiaaa, SPANK ahaaiiaa.
    <basta la prego Don Oleandro, brucia>, ho sussurrato fra i singhiozzi.
    <deve bruciare, non pensi?> Ha risposto lui rincarando la dose SPANK ahaaa, sì, Spannk ahiiaa
    <don Oleandro, basta la supplico.>
    SPANK, ahiaaa SPANK ahiiia
    <quando basta lo decido io! Siccome ancora non lo hai ben capito come funziona avrai altri due colpi.> SPANK, ahiiii, SPANK ahiaaa.
    Finalmente ha smesso, ed ho sentito la sua voce dire:< Allora Dolly, sarai ancora così insofferente per nulla?>
    <no Don Oleandro>, gli ho risposto fra i singhiozzi.
    Dopo aver posato la spazzola ha cominciato ad accarezzarmi le natiche, dicendo che dovevo capire che tutto questo era necessario, mentre dal canto mio ho promesso di essere buona e di non fare più capricci.
    Poi mi ha fatta rialzare ed ordinato di restare con la faccia al muro, nell’angolo, per meditare, lasciando giù le mutandine!
    Senza fiatare ho ubbidito mettendomi nell’angolo della saletta che mi aveva indicato, dove sono rimasta ad aspettare intanto che andava a fumare, poi mentre usciva sul ponte ha aggiunto:< Senza toccare il sedere e tenendo le mani sulla testa>.
    Al punto in cui ero ho detto solo … sì Don Oleandro.
    Mi ha lasciata lì ferma per una decina di minuti, quindi, dopo che è rientrato, e riseduto sul divanetto, mi ha invitata ad avvicinarmi a lui con un tono più dolce, ben diverso da quello duro e severo usato durante la punizione.
    Senza farmelo ripetere due volte sono tornata verso il divanetto e su sua indicazione mi sono distesa di nuovo sulle sue ginocchia e quando mi ha chiesto se mi facesse tanto male, ho sussurrato: < Sì Don Oleandro, brucia>.
    Ci sono macchie molto rosse, si vede che la spazzola ha fatto bene il suo lavoro, ma tu te la sei meritate, ha commentato, mentre continuava ad accarezzarmi il fondoschiena.
    Ancora una volta ho annuito sommessamente.
    Poi delicatamente, ha cominciato a mettermi con il suo solito tocco gentile e delicato la crema rinfrescante, che aveva preso mentre stavo con la faccia al muro, e con voce bassa e tranquilla ha continuato:< Ecco, questa ti aiuterà, lo sai che è per il tuo bene che devo punirti?>
    Sì, lo so, gli ho risposto oramai anche io tranquilla.
    Come sempre la sua mano, dopo la punizione, mentre mi mette la crema all'arnica, ha il potere taumaturgico non solo di alleviare il bruciore ma mi rilassa tanto da farmi sussurrare:< Grazie, Don Oleandro>.
    Quasi mi sono persa in quel gesto d'affetto che a me piace tanto, e mentre continuava ad accarezzarmi il fondoschiena e le cosce ho provato un immenso piacere.
    Poi mi ha fatta girare, mi ha accarezzato il viso, mi ha abbracciato ed il mio sguardo si è perso nel suo, con un fil di voce per l'emozione di trovarmi fra le sue braccia gli ho detto:< Le voglio bene Don Oleandro>
    < Anch'io ti voglio bene Dolly >, mi ha risposto lui quasi sussurrando, mentre il suo respiro si faceva affannoso, quindi mi ha aiutata ad alzarmi, mi ha baciata sulla fronte ed è andato via.

    Edited by Dolly c.r. - 28/2/2022, 15:27
     
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7 replies since 5/10/2020, 10:23   918 views
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