Diario di bordo

L’Olandese Volante

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    Spankee

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    Prologo

    Era notte fonda, la luna quasi piena, e la fitta nebbia che avvolgeva il porto, era appena squarciata dalla luce lunare, diffondendo una luce sinistra che sembrava presaga di qualcosa di inaspettato.
    L'Olandese Volante, lentamente attraccò alla banchina e lei, la corsara che per lunghi anni aveva solcato le acque impetuose degli oceani scese a terra, accolta da quel silenzio ovattato e da un gatto del porto che furono gli unici, muti testimoni del suo arrivo.
    Era tornata.

    Edited by Dolly c.r. - 12/3/2021, 18:26
     
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    Spankee

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    Primo capitolo

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: dopo essere andata via, tanti anni fa da Cage City, e dopo aver vagabondato per anni nei vasti e tumultuosi oceani sono approdata qui, a Spankyisland, un'isola talmente lontana delle normali rotte da non essere nemmeno segnata nelle carte nautiche e geografiche, spero di trovarmi bene visto che qui ci vive una mia cara amica, conosciuta a Cage City dove avevo una casa. Qui preferisco vivere sul veliero, L'Olandese Volante, un tre alberi che, come l'omonima nave fantasma di Richard Wagner, si governa da sola, non ha bisogno né di capitani, né di marinai, nocchieri o di mozzi per essere governata, ci sono solo io ed ho deciso di rimanere su questa amena isola finché mi farà piacere, d’altronde sono uno spirito libero.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: se il buon giorno, come si dice, si vede dal mattino, ho già capito che l'isola pullula di spanker da operetta, proprio ieri mentre stavo dando una sistemata ed una pulita al ponte armata di straccio, secchi e spazzolone sento una voce provenire dalla banchina che mi saluta e mi da il benvenuto. Mi giro, e chi ti vedo? Un damerino, belloccio, che dal modo in cui si proponeva pareva un cicisbeo, ma cortesemente rispondo: <buongiorno a lei>, non avendo nessuna intenzione di avere problemi di convivenza appena arrivata all'isola, cerco di essere socievole e perciò domando incuriosita, non conoscendolo: <grazie, signor?>
    Sfoderando un sorriso sornione, accompagnando le parole con un leggero inchino aggiunge: <permetta che mi presenti signorina Dolly sono Mister Pallins, è un piacere conoscerla di persona, la sua fama l'ha preceduta>.
    Ovviamente ho ricambiato i convenevoli sorridendo ed ho invitato Mister Pallins salire a bordo per prendere un caffè, facendogli cenno di salire a bordo; lui non se lo è fatto ripetere due volte e con passo baldanzoso ha percorso la passerella ed è salito a bordo.
    Una volta su l’ho invitato ad accomodarsi nel salottino che uso come sala da pranzo e per ricevere gli ospiti; dopo che si fu seduto, sfoggiando uno dei miei migliori sorrisi di circostanza l’ho pregato di perdonare la mia assenza giusto il tempo di preparare il caffè, conscia del fatto che il mio è uno dei migliori caffè del mondo.
    Mister Pallins ha sorriso e mentre si accomodava, molto garbatamente mi ha invitato a non preoccuparmi; la sua attesa non è stata lunga, poco dopo sono tornata nel salottino con il vassoio su cui poggiavano le tazzine colme di caffè fumante e qualche pasticcino per accompagnarlo, quindi mi sono seduta anch'io.
    Per intraprendere la conversazione gli ho chiesto :< Allora, Mister Pallins, a che debbo il piacere della sua visita? Glielo chiedo soprattutto per curiosità, mi fa piacere che appena arrivata qualcuno sia venuto a farmi visita>.
    Lui, dopo aver sorseggiato un po' di caffè e mangiato un pasticcino, sorridendo ha risposto alla mia domanda in modo enigmatico:<beh, signorina Dolly, diciamo che la mia visita ha una ragione, diciamo preventiva>.
    A quelle parole il caffè che stavo bevendo mi è quasi andato di traverso e incuriositagli ho chiesto subito spiegazioni per quelle parole.
    Pallins allora ha continuato: <nel senso, signorina Dolly, che siccome la nomea del suo carattere, diciamo impertinente e ribelle, l'ha preceduta anche in questo sperduto angolo di oceano, ed essendo uno dei più conosciuti spanker dell'isola, mi sono sentito obbligato a farle visita per redarguirla adeguatamente come misura preventiva, nel caso con la sua indole monella volesse sovvertire la tranquillità di quest’isola>.
    Come è facile comprendere il tono della conversazione con Mister Pallins cominciava a non piacermi, ma ho fatto finta di nulla e con tono garbato gli ho domandato:<e in che modo, Mister Pallins, intenderebbe redarguirmi adeguatamente se non sono indiscreta?>
    Lui si è fatto una risata mentre posava la tazzina sul vassoio: <oh bella signorina Dolly, con una cocente sculacciata e con come sennò? Mi offro volontario per il suo popó di popó. Subito ... sul ponte! … Punizione all’aperto!>
    Detto ciò si è alzato ed ha cercato di afferrarmi per un braccio, sfortunatamente per lui io sono stata abbastanza veloce da sfuggirgli ed immediatamente sono andata in cucina a prendere il mattarello, quindi tornata nel salottino l'ho apostrofato con durezza e senza lasciarmi per nulla intimidire li ho urlato :<questo è da vedersi spanker da operetta! Col cavolo che ci vengo sul ponte! Quelli come lei, Mister Pallins, me li mangio a colazione con cappuccino!>
    Dopodiché, cogliendolo del tutto di sorpresa, ho alzato il mattarello e gli ho sferrato un colpo sulla testa che lo ha fatto stramazzare al suolo, quindi, dopo aver raggiunto il giradischi, ho messo su “La cavalcata delle Valchirie” a tutto volume.

    Poi ho afferrato Mister Pallins, ancora privo di conoscenza, e l'ho trascinato di fuori, sul ponte, l'ho appoggiato alla balaustra e con uno spintone l'ho buttato giù, nell'acqua sottostante.
    Urlandogli dietro: <ah ah ah ah ah, sono sicura che un bel bagno le rinfrescherà le idee >.
    Mister Pallins, dopo il tuffo è riemerso spruzzando acqua dalla bocca e imprecando ed inveendo contro di me: <monellacia! PESTIFERA!>
    Poi mentre, affannosamente, grazie all’aiuto di alcuni marinai che stavano lì, riusciva a risalire sulla banchina ha cominciato a gridare: <ma NON FINISCE QUI' SAI! … TORNERO' A TROVARTI E TI ASSICURO CHE DOPO NON POTRAI SEDERTI PER UNA SETTIMANA PESTE CHE NON SEI ALTRO!>
    Lo sentivo, sempre più piano, continuare ad inveire contro di me intanto che andava via, zuppo com'era, mentre io, affacciata alla balaustra gli facevo marameo e la linguaccia.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: cavolo, non so se mettermi a ridere o altro, che bella figura di spanker ha fatto Mister Pallins, finito in acqua come un pesce lesso ah ah ah ah ah, a pensarci bene non è che ci sia molto da ridere, chissà, forse è colpa della mia troppa esuberanza della mia troppa “monellaggine” , mi piace chiamarla così, boh, non posso farci niente, monella ci si nasce!
    Si, monella lo si è sempre, come lo sono io, una monellaccia impenitente di vent'anni che anche quando stava a Cage City era la disperazione di master e spanker, eh eh eh eh eh, bei tempi quelli !
    Adesso che sono arrivata, dopo un lungo peregrinare, a Spankyisland sperando di trovare un Tutore capace di domarmi, ma, a quanto mi è parso di capire, nel poco tempo che mi trovo qui, non ci sono più i Tutori, i master e gli spanker di una volta.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: la giornata è passata tranquilla, mentre scrivo sorseggiando un bicchiere di rum invecchiato, dalle finestre aperte del mio alloggio, nel castello di poppa, arriva una brezza leggera, che mi porta l'odore del mare; riesco a vedere anche la luna, che stasera è straordinariamente candida, come la mia di luna personale, che da troppo, troppo tempo non è oggetto di calde cure da parte della forte mano di un Uomo.
    Questo mi riempie il cuore di tristezza, forse è colpa del rum, forse è colpa della luna o forse è colpa di questo odore di mare che mi stordisce, ma quale spirito libero, chi voglio ingannare, non c'è felicità nell'essere liberi, si deve appartenere a qualcuno perché questa è l'unica maniera di poter essere felici.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: che giornata oggi, sull'isola ho visto a distanza Mister Verymaster, un "vecchio" (eh eh eh eh eh) e caro amico di quando vivevo a Cage City.
    Erano anni che non ci vedevamo, fin da quando ero andata via da quella città, quanti ricordi ho di quel periodo legati a Mister Verymanster, che a quel tempo fu il mio mentore ed il mio più caro amico di allora.
    Il ricordo dei bei tempi passati insieme a Mister Verymaster, per cui provo devozione e rispetto, però, non mi ha impedito, stamattina di combinarne una delle mie, mentre si trovava fuori dalla sua casa, io, dopo essere salita sul tetto gli ho rovesciato addosso un secchio (secchio compreso) d'acqua ah ah ah ah ah; spero solo di non averla fatta troppo grossa stavolta.
    E chi se la dimentica la sua severità quando stavamo a Cage City? Ancora me le ricordo le vergate che mi diede quando gli sradicai i salici appena piantati e lo innaffiai con la pompa da giardino.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: dormito poco e male, al pensiero di quello che ho fatto ieri a Mister Verymaster avendo saputo della sua presenza sull'isola, invece di andare a trovarlo, felice di rivederlo e felice di perdermi nei suoi bellissimi occhi azzurri, felice di sciogliermi fra le sue braccia, baciarlo ... COSA HO FATTO IO? GLI HO TIRATO UNA SECCHIATA D'ACQUA! CRETINA, CRETINA, CRETINA! ACCIDENTI A ME E ALLA MIA MONELLAGGINE!
    Ieri, se non l'avessi fatto sicuramente avremmo passato la serata sul mio veliero ricordando i bei tempi passati in compagnia di una buona bottiglia di rum, magari dopo mi sarei coricata sulle sue ginocchia per una sensuale sculacciata e poi, magari, avremmo fatto l'amore, e invece niente di tutto questo!
    Ora sto qui col magone, coi lacrimoni che cominciano a bagnare i fogli perché sicuramente sarà furioso con me, e non solo per la secchiata d'acqua di ieri ma anche perché, quando eravamo a Cage City, lo lasciai per un altro master, sono sicura che non me l'ha mai perdonata ed ora anche questo.
    Avrei dovuto dimostrargli la mia felicità nel rivederlo dopo tanti anni, e dirgli che nonostante tutto quello che è successo, nonostante siano passati tanti anni dall'ultima volta che ci siamo visti, non ho mai smesso di volergli bene perché Lui è stato, ed è ancora tutto per me, il mio Tutore, il mentore, la mia guida, il mio amico più caro. E invece l'ho reso ridicolo davanti a tutti, spero tanto che un doccia calda e un caffè possano darmi un po' di ristoro.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: il sole era già alto stamattina, quando mi sono svegliata, ho dormito o quasi a pancia in sotto, sulle lenzuola, per non irritate di più le mie povere natiche ancora molto doloranti per le vergate ricevute ieri da Mister Verymaster.
    Stavo nei miei alloggi, sottocoperta, mi stavo asciugando dopo essermi fatta il bagno quando dal molo ho sentito provenire il rumore di applausi e di incitamenti tipo bravoooo, fai bene, dalle quello che si merita a quella monellaccia.
    Incuriosita mi sono messa addosso l'accappatoio, non ho fatto in tempo a mettere piede fuori dalla porta che ho sentito dei passi molto decisi sulla passerella, salita la scaletta che porta sul ponte non riuscivo a credere ai miei occhi, Mister Verymaster, con i suoi splendidi occhi azzurri che sembrava volessero incenerirmi con quello sguardo severo che conosco bene, si avvicinava a grandi passi.
    All'improvviso un'ansia e un'angoscia tremendi si sono impadronite di me, non sentivo più reggermi le gambe, tant'è che mi sono accasciata sul pavimento, mentre Mister Verymaster continuava ad avanzare, e dopo avere percorsa la passerella, ha attraversato il ponte con passo deciso.
    Appena mi è stato vicino ha alzato il braccio come se volesse colpirmi, io ho chiuso gli occhi e istintivamente ho cercato di ripararmi il volto con le braccia, ma non è successo niente, ho riaperto gli occhi e Mister Verymaster era lì, il suo viso a pochi centimetri dal mio, potevo sentire il suo profumo di Uomo.
    Stordita da quel profumo, perdendomi i quegli occhi azzurri ho abbassato le braccia, lui mi ha afferrata e mi ha tirata su dal pavimento e sussurrando nell’orecchia, con voce glaciale, mi ha detto: <non hai più scampo, stavolta le paghi tutte>.
    E' vero, pensavo in quel momento fra me e me, non ho scampo, e intanto sentivo sul molo la folla urlare, a quel punto mi sono arresa a quello che era l'inevitabile e con un filo di voce sono riuscita solo a sussurrare:<sono pronta Signore !>
    Mister Verymaster mi ha trascinata con fermezza al centro ponte e con un gesto plateale mi ha tolto di dosso l'accappatoio, facendomi rimanere nuda, offerta allo sguardo della folla; io cercavo di coprirmi l'intimità come potevo mentre un'infinita vergogna mi assaliva.
    Poi, con voce dura ed alta perché la folla sul molo sentisse, Mister Verymaster disse: < Adesso credo sia il momento di passare a qualcosa di più educativo, venti colpi di verga, lenti ma a tutto braccio e magari scanditi dalla folla. Userò una verga non troppo grossa per non ferire le tue prosperose chiappe ribelli, ma penso che sia meglio legare le tu mani in alto, sopra la testa, al grosso anello di ferro che vedo inchiodato all'albero maestro, la punizione che sto per infliggerti saprà farti riflettere sulle tue mancanze e credo sarà un bel deterrente per evitare che si ripetano >.
    Una volta che ha finito di parlare, ed anche legato le mie mani all’anello di ferro, mi sono ritrovata col viso rivolto verso il palo, ed essendo girata di spalle, non vedevo, ma sentivo la folla che incitava e poi ho sentito anche un sibilo sinistro vibrare dell'aria, e subito dopo il primo colpo arrivare.
    La folla ha incominciato a contare UNO, … DUE, … TRE, ... QUATTRO, ... CINQUE, ... SEI, ... SETTE, ... OTTO, ... NOVE, ... DIECI, ... UNDICI, ... DODICI, ... TREDICI, ... QUATTRORDICI, ... QUINDICI, ... SEDICI, ... DICIASSETTE, ...DICIOTTO, ... DICIANNOVE, ... VENTI.
    Ad ogni colpo, ad ogni vergata, la pelle mi bruciava sempre di più, gridavo ed imploravo ma né le grida, né le implorazioni fermavano la mano di Mister Verymaster, mentre il mio corpo era scosso dai singhiozzi: <questa punizione te la ricorderai a lungo!> Mi ammoniva Mister Verymaster, intanto che mi batteva, e quando ebbe finito si è avvicinato e sussurrando mi ha detto:<credo possa però bastare, hai perso tutta l'arroganza che ti appartiene e sembri addirittura indifesa>.
    La punizione era finita, ma quasi non me ne ero resa conto, ero talmente affranta e dolorante che non appena il Master mi ha slegata dal palo quasi gli sono caduta fra le braccia, lui, sostenendomi, mi ha ricoperta con l'accappatoio che mi ha restituito l'intimità persa, mentre lo faceva mi sono voltata e attraverso le lacrime che mi velavano gli occhi ho visto la folla, prima urlante, farsi piano piano silenziosa e diradarsi, lo spettacolo era finito.
    Mister Verymaster sostenendomi col suo braccio mi ha portata nei miei alloggi, ed ordinato di andare in bagno a darmi una rinfrescata, così una volta sola, ho fatto scivolare l'accappatoio, lo specchio rifletteva la mia immagine, mi soffermai a guardare vedendo una donna affranta, dolorante, pentita ed in lacrime.
    Mi sono anche girata per vedere il risultato della punizione, venti righe colore amaranto segnavano la pelle, mi bruciavano mi facevano male, poi, come mi aveva ordinato Mister Verymaster, mi sono data una rinfrescata il viso e sono uscita dal bagno indossando la mia vestaglia kimono.
    Mister Verymaster non era andato via, era ancora lì, aveva messo una sedia vicina al letto e non appena mi ha vista mi ha fatto cenno di spogliarmi e di sdraiarmi a pancia in giù sul letto, ho obbedito.
    Lui si è seduto sulla sedia ed ha aperto un barattolino contenente una specie di intruglio gelatinoso che mi ha detto essere un'antica ricetta marinaresca per far guarire più in fretta i segni delle frustate, ne ha preso un poco e delicatamente ha cominciato a distribuirla su tutte e venti righe amaranto che risaltano sul candore della mia pelle.
    Il tocco della sua mano era leggero, quasi impercettibile ed io avvertivo quale e tanta delicatezza stava usando per curarmi le vergate; intanto che lo faceva mi rimproverava dolcemente: <vedi monella che non sei altro, se fossi stata più rispettosa nei miei confronti e nei confronti degli altri spanker tutto questo non sarebbe accaduto, e stai pur sicura che ti punirò ancor più severamente se dovesse accadere di nuovo!>
    Mentre mi rimproverava mi tornava alla mente la punizione, l'essere stata umiliata, oltraggiata e ferita e questo mi ha portata a voltarmi e a lanciargli uno sguardo di fuoco, lui se ne è accorto ricambiando il mio sguardo con il suo severo dicendo: <rinfodera gli artigli gattina, se non vuoi che così come stai ti corichi sulle mie ginocchia per un'ulteriore lunga e cocente sculacciata!>
    Detto questo mi ha stampato due sonori sculaccioni, uno per ogni natica, il dolore che ho provato è stato così forte che quasi ho urlato, ho affondato il viso sul cuscino mentre caldi lacrimoni ricominciano a scendere, non appena ha terminato Mister Verymaster è andato in bagno a lavarsi le mani, quando è tornato mi ha trovata in ginocchio, lui mi si è messo davanti e quella mano che poc'anzi mi aveva umiliata, oltraggiata e ferita io l'ho baciata, quella stessa mano che ora mi accarezzava il viso ed i capelli.
    Mister Verymaster mi ha tirata su, mi ha stretto fra le sue braccia ed un lungo bacio ha suggellato le nostre labbra, un lungo bacio che mi ha acceso il fuoco della passione nelle vene, il mio sguardo si è perso nei suoi occhi azzurri.
    Lui se ne è accorto e con dolce violenza mi ha spinta verso la parete, mi ci ha fatto poggiare le mani, ed a quel punto ho sentito le sue mani di uomo afferrarmi i seni, cominciando a torturare con dolcezza i capezzoli ed in questo modo ha amplificato il fuoco che sentivo nel bassoventre, poi, in silenzio, si è fatto strada nella mia più segreta intimità.
    Nonostante i suoi movimenti contro di il mio martoriato fondoschiena mi causassero dolore, il lento boccheggiare del veliero ed il nostro ondeggiare amplificava la magia di quel momento fino a giungere ad un'estasi del piacere che ci ha travolto.
    Dopo avermi dato un ultimo bacio Mister Verymaster è andato via, chiudendosi la porta alle spalle e lasciandomi sola.
    Stamattina, mentre il sole illuminava di una luce dorata la cabina, dopo essermi svegliata mi sono girata, e accanto al cuscino ho trovato con mia grande sorpresa un biglietto ed una rosa rossa, qualcuno era entrato nella mia cabina mentre dormivo, aperto il biglietto ho letto in bella calligrafia, ”Sei mia” firmato V.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: fra i molti amici che avevo a Cage City qui, a Spankyisland, ho ritrovato anche Severus Piton, il caro Severus, dopo tanti anni è sempre lo stesso, quasi il tempo non fosse minimamente passato.
    Ci conoscemmo a Cage City dove lui, stanco delle tetre atmosfere di Hogwarts, aveva deciso di girare un po' il mondo e si era fermato a Cage City.
    Mi sembra ieri quando lo vidi per la prima volta, nella sua consueta palandrana nera che si aggirava per i negozietti della città, i suoi occhi scuri, il suo sguardo magnetico, la sua voce profonda fecero breccia nel mio cuore subito me ne innamorai.
    Tra di noi nacque così una bella amicizia sfociata, col tempo, in un bel rapporto che lo vide divenire il mio Tutore di cui non mancai di conoscere ed apprezzare la severità; ho ancora vivo nella memoria il ricordo di quando, durante una sua breve assenza da Cage City, della serie ”Quando il gatto non c'è i topi ballano”, combinai parecchie monellerie di cui Severus mi fece pagare salato il conto non appena tornò in città.
    Una volta venuto a conoscenza delle malefatte compiute in sua assenza, la stessa sera del suo ritorno, venne a trovarmi a casa; era tardi, ed avevo solo addosso la camicia da notte e mi apprestavo a spegnere le luci della casa prima di andare a dormire nella mia camera da letto situata al piano di sopra, quando ho sentito un violento bussare alla porta e una voce maschile a dir poco alterata urlare:<dolly! Apri subito questa porta!>.
    Era Lui, era tornato, e dal tono della sua voce più “severus” che mai, impallidii, certa che non appena avessi aperto quella porta non ci sarebbe stato scampo per me, mi avrebbe punita severamente, ed infatti, non appena lo feci lui entrò dentro casa come una furia sbraitando:
    <dolly! Non posso assentarmi neanche pochi giorni che tu mi combini dei casini tali da farmi fare una pessima figura davanti a tutti!>
    Quasi assalendomi e puntandomi il dito indice a pochi centimetri dal naso ha continuato:< Dopo quello che hai combinato che figura ci farò io? Diranno tutti che sono un pessimo Tutore visto che ti permetto di fare impunemente quello che ti pare e piace, ma non sarà così, credimi!>
    Investita da quel fiume di parole dal tono visibilmente alterato, con lo sguardo basso, tentai di scusarmi e di rabbonirlo:<severus, scusa, mi dispiace ma cerca di capire, tu non c'eri, e io mi annoiavo>.
    Nel sentire ciò la sua espressione si fece ancora più severa e con tono duro di disse: <ah, bene, la signorina si annoiava, te la faccio passare io la voglia di combinare casini! Fila subito in camera tua e portami giù la tua spazzola!>
    Mentre mi redarguiva mi ha anche dato un sonoro sculaccione, quindi, senza proferire parola sono salita in camera mia per andare a prendere la spazzola; al mio ritorno Severus si era posizionato accanto alla grande poltrona in pelle vicina al caminetto ordinandomi con un'espressione dura e severa sul viso che non ammetteva repliche:< Vieni qui!> Sapevo bene cosa stava per accadere ed obbedii senza fiatare.
    Non appena mi sono avvicinata alla poltrona mi ha afferrato per un braccio, costringendomi ad inginocchiarmi ed poggiare le mani sullo schienale.
    Poi con la mano sinistra mi ha spinto sulla schiena, costringendomi a chinare il busto ed a portare indietro il sedere, quindi mi alzato la camicia da notte arrotolandola sui fianchi, e dopo essersi posto al mio fianco, ha cominciato ad accarezzarmi le natiche così ben esposte, data la posizione, mentre io, consapevole di quanto sarebbe accaduto, tenevo la testa poggiata sulle mani, gli occhi chiusi, nell'attesa snervante, che cominciasse il meritato castigo.
    Non dovetti attendere molto, Severus alzò il braccio e la tremenda spazzola con i suoi SPANK SPANK SPANK SPANK SPANK cominciò a suonare e ad imprimere sulla pelle del mio fondoschiena i suoi brucianti baci ai quali rispondevo con una sequela di lamenti ed implorazioni:< Ahiii, ahaa, ahaaiii .... basta, ti prego, non lo farò più, basta brucia> e intanto muovevo le mie natiche a destra ed a sinistra mentre mi sculacciava con vigore e severità.
    Non so quanto durò la punizione, ma quando si fermò ero accasciata sulla spalliera della poltrona con il corpo scosso dai singhiozzi.
    A quel punto posò la spazzola sul tavolo, mi aiutò a scendere dalla poltrona e mi avvolse in un tenero abbraccio consolatorio:< Su, è finita bambina, basta piangere>.Io, con il viso nascosto sul suo torace, piangendo silenziosamente riuscii solo a sussurrare: <mi dispiace tanto … perdonami>.
    Lui mi sollevò il viso con la mano e guardandomi con infinita tenerezza mi disse con voce dolce: < Sei perdonata, adesso da brava bambina mettiti in quell'angolo, faccia al muro e con le braccia dietro la schiena a tenere sollevata la camicia da notte, giusto il tempo di gustarmi un bicchiere di cognac seduto in poltrona, deliziandomi della vista del tuo bel fondoschiena rosso e caldo. Poi andremo insieme in camera tua dove darò sollievo alle tue superbe natiche con la crema all'arnica>. Detto ciò mi condusse, verso l'angolo si versò il cognac si accomodò sulla poltrona.
    Il corner time durò quel tanto che è bastato a darmi quel profondo senso di pentimento, di pace e di perdono che provo sempre dopo ogni punizione.
    Dopo un po' sentii che si alzava, venne dietro di me, rimise a posto la camicia da notte e abbracciandomi, insieme siamo saliti in camera mia, mi fatta sdraiare sul letto, a pancia in giù e mentre tenevo la testa affondata sul cuscino ho sentito le sue mani alzare la camicia da notte, e poco dopo, il fresco ristoratore della crema all'arnica che la sua mano delicatamente distribuiva e spalmava su entrambi i miei emisferi roventi.
    Dopo che ebbe terminato mi risistemò la camicia da notte, si sedette accanto a me, mi fece alzare con il busto mi avvolse nel suo tenero abbraccio dandomi un appassionato bacio.
    Sussurrando ringraziai Severus, che rispose sorridendo mentre si accingeva ad andare via:< Di nulla bambina>e prima che uscisse esclamai:
    < Severus ti voglio bene ... buonanotte>.
    Egli sorrise dicendo che anche lui me ne voleva, mi augurò la buona notte mandandomi un bacio e se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: ieri Severus è venuto a trovarmi sul veliero, fortuna ha voluto che non mi abbia trovata a quanto pare è venuto a sapere di certe mie malefatte combinate qui a Spankyisland, mi ha lasciato un biglietto sulla scrivania della cabina del Comandante con su scritto " Lo sapevo benissimo che eri monella e pestifera, ma speravo che il tempo ti avesse resa più rispettosa, mi sbagliavo, a tempo debito dovrai rendermene conto allungata sulle mie ginocchia con le natiche nude alla mercé delle mie mani".
    Certo che è tutto un programma di quello che mi accadrà se riuscisse ad acciuffarmi, e conoscendo la sua severità, non sarebbe la prima, non si farà impietosire e mi farà scontare tutto, tremo solo al pensiero di doverlo incontrare, perché quando questo accadrà niente e nessuno mi potrà salvare dalle sue ire.

    Diario di bordo dell'Olandese Volane: Severus l'ho visto e l'ho anche “sentito”, è andato via da poco, sto scrivendo in piedi perché, per ovvi motivi, non mi riesce di stare seduta.
    Tutto è cominciato nel tardo pomeriggio quando ho pensato che magari, una bella cenetta a base di pesce l'avrebbe rabbonito un poco, quindi sono scesa dal veliero e sono andata a comprare tutto il necessario per preparare il suo piatto preferito, la zuppa di pesce.
    Purtroppo ho perduto troppo tempo nel preparare la cena, e nonostante l'odore invitante della zuppa si sentisse ovunque, quando Lui è arrivato non era ancora pronto.
    Quando è entrato in cucina mi ha vista ai fornelli, la tavola era già apparecchiata, il vaso dei fiori era sul tavolo insieme a del vino bianco della taverna del porto ed al candelabro a quattro bracci posto al centro tavola, ma la cena non era ancora pronta.
    Allora un po’ imbarazzata per il ritardo gli ho detto:<scusa Severus, la cena sarà pronta tra 20 minuti, ho avuto dei contrattempi, dai, scusami>. Lui, sorridendo non ha certo perso l’occasione ribattendo: < Sai che ti scuso sempre bambina, d’altronde, oltre che per cenare con te, sono venuto anche per punirti come meriti>. Detto ciò mi ha affibbiato un severo sculaccione sul sedere facendomi emettere un gridolino.
    Nel tentativo di evitare la punizione ho argomentato la scusa che stavo cucinando, ma non si è fatto distogliere dal suo proposito, e dopo essersi seduto sulla panca situata sotto l'oblò della cucina, mi ha ordinato, con quel tono serio che conosco fin troppo bene: <dai una bella rimescolata alla zuppa di pesce e poi vieni qui e togliti i pantaloni e le culotte, starai benissimo con la sola maglietta di sopra e il grembiulino da cuoca addosso!> Gli ho obbedito sbuffando, ma questo mio atteggiamento l'ho pagato in seguito.
    Mi sono avvicinata a lui che non appena mi ha avuto a tiro mi ha allungato sulle sue ginocchia così che le mie paffute natiche fossero esposte nude e pronte a ricevere quanto meritato.
    Cominciò subito con una breve ramanzina: < Ecco cosa succede alle monellacce impertinenti e irrispettose, ci vuole una bella sculacciata per rimetterle in riga!>
    Poi ha cominciato a sculacciarmi energicamente a lungo, e non ci è voluto molto perché cominciassi a dimenarmi ed a lamentarmi sotto la sua mano che continuava a scendere dolorosamente senza sosta sul mio fondoschiena che, sicuramente, doveva aver preso sempre più un bel colorito.
    Dopo venti minuti di sculacciate, finalmente è cessato il tormento e Lui, dopo avermi accarezzato e massaggiato le mie povere natiche già rosse e calde, mi ha fatto rialzare: <cattivo che sei> gli ho detto mentre mi massaggiavo il sedere e cercando i pantaloni e le culotte, ma mi ha subito fermata dicendo sarei rimasta così fino a fine serata, con la parte di sotto completamente nuda.
    Con tono supplichevole ho cercato di obiettare che mi sentivo a disagio, ma lui mi ha subito interrotto dicendo:
    < Pensa alla cena piuttosto, altrimenti ricomincio!> Gli ho risposto io con tono lamentoso mentre mi rimettevo con il fondoschiena già rovente ai fornelli: <uffa e meno male che la punizione era finita.>
    Poi, avvicinatosi ha preso una cucchiarella che era appesa sopra i fornelli, quella più grande, e mettendola vicino al suo posto a tavola, con un sorrisetto ha aggiunto: <dici? Avrai una bella sorpresa alla fine della cenetta>. Io l'ho guardato allarmata ma tanto sapevo che era inutile protestare, finalmente la cena fu pronta e l'ho servita.
    A questo punto gli ho chiesto, con aria supplichevole, di potere mangiare in piedi perché il fondoschiena mi bruciava troppo.
    Niente da fare, mi ordinato di sedere così come ero perché ha detto che era colpa mia se ho il fondoschiena bollente, così sbuffando e con molta difficoltà, non nascondendo l'evidente fastidio mi sono seduta.
    La zuppa di pesce, come piatto unico, è stata molto gradita, come Il vino della taverna del porto che si è dimostrato l’ideale per un piatto così succulento.
    Abbiamo mangiato raccontandoci gli ultimi avvenimenti, anche se mentre chiacchieravamo ogni tanto dovevo cambiare posizione sulla sedia e questo mi faceva sentire molto a disagio.
    Finita la cena ho preparato il caffè, l'avevo appena messo sul tavolo quando Severus si è alzato dalla tavola dicendo: < Ora passiamo alla seconda fase Dolly, seguimi sul ponte!> Mi ha intimato senza darmi il tempo di replicare ed ignorando la mia supplicante richiesta di rimettermi le culotte ed i pantaloni.
    Anzi, con tono severo ha aggiunto:
    < Nemmeno per sogno , sul ponte non ti serviranno!>
    Poi mi ha preso con una mano (nell’altra aveva la temibile cucchiarella), mi ha guidata sul ponte e piegata sulla balaustra del veliero, con la faccia verso l’acqua e natiche verso bordo.
    Inutilmente ho tentato di sottrarmi a quest'ulteriore punizione ma la sua mano forte mi teneva bloccata.
    Poi ma cominciato a battere alternativamente le mie povere natiche con energia, ma non prima di commentare sarcasticamente: < Un po’ di brezza di mare è quel che ci vuole per rinfrescare un sedere impertinente come il tuo!>
    Sentivo ad ogni cucchiarellata riacutizzarsi il bruciore, ancora vivo, dalla precedente sculacciata, mi agitavo, ormai in lacrime, cercando di sottrarmi supplicando, ma invano.
    Dopo diversi minuti, durante i quali ho sentito sulle natiche le fiamme dell'inferno i miei lamenti iniziali sono diventati strilli, che però non lo hanno indotto a compassione, che anzi, non ha mancato di riprendermi ancora: < Se urli così, ti sentiranno fino sulla banchina e nella taverna>. Ma i miei strilli risuonavano sempre più alti, tant'è che sulla banchina si erano radunati molti marinai che cercavano di capire cosa stesse succedendo, ma, conoscendomi, già immaginando che ancora una volta il sedere di quella monella di Dolly stava ricevendo una buona razione di sculacciate.
    Dopo 20 minuti esatti della cura con la cucchiarella, Severus mi ha fatta rialzare, avevo il sedere veramente in fiamme, mentre stavo ancora piangendo Lui mi ha condotta nella mia cabina, mi ha fatto allungare sul letto ed ha incominciato a massaggiarmi le natiche ed a spalmarvi con delicatezza la miracolosa crema all'arnica di cui ho buona scorta.
    Poi mi ha augurato la buonanotte dicendo sorridendo: < Stanotte dormirai a pancia sotto, ne sono sicuro, spero ti sia servito di lezione, ma ci credo poco>, poi mi ha dato sulla fronte il bacio della buonanotte .
    Io ho appena sussurrato, ancora in lacrime, un debole buonanotte Severus, seguito dal suo: < Buonanotte monellaccia!>
    Così dicendo se ne è andato via.

    Edited by Dolly c.r. - 28/2/2022, 15:14
     
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    Secondo capitolo

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: Mister Verymaster è partito, il mio adorato master è partito, dopo averlo accompagnato alla nave che l'avrebbe portato via da me, ci siamo scambiati un bacio appassionato poi lui ha percorso la scaletta, salutandomi e piano piano ho visto la nave allontanarsi e sparire all'orizzonte, lasciandomi in preda alla disperazione di una donna che vede il suo amato andare via; nulla, nulla consolerà questa mia disperazione.
    Tre mesi sono lunghi, troppo lunghi da passare in solitudine, chi si prenderà ora cura di me, mi domando, chi mi punirà per le mie mancanze, chi mi darà quel sostegno morale e fisico che per me è vita, non mi resta, come novella Butterfly, che attendere qui il suo ritorno.


    Diario di bordo dell'Olandese Volante: stasera avrò un ospite a cena, il Capitano Jack Morgan o meglio dire il famigerato pirata Jack Morgan, terrore della marina inglese e temuto da tutta la Filibusta, che è arrivato ieri qui a Spankyisland, attraccando al molo con il suo veliero, l'Ombrina è un due alberi molto maneggevole, tipo brigantino, che però non è bello come il mio … eh eh eh eh!
    Siamo amici di vecchia data, ci eravamo conosciuti quando iniziai il mio lungo girovagare, tanti anni fa, in un'amena isola dell'arcipelago di cui ora non ricordo nemmeno il nome e che fu la prima tappa del lungo viaggio che alla fine mi ha portata qui a Spankyisland.
    All'epoca, col tempo eravamo diventati più che amici, ci divertivamo e giocavamo spesso insieme finché non andai via e ci perdemmo di vista, e adesso ci saremmo ritrovati, dopo tanti anni, qui a Spankyisland. Sarà molto bello stasera, durante la cena, ricordare i bei tempi passati.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: sto per andare a dormire, ma non credo che dormirò con il nervoso che ho addosso, dopo aver faticato tanto per preparare la cena Jack non si è visto, sono furiosa e nell'attesa ho fatto avanti e indietro per la cabina come una belva in gabbia, giuro a me stessa che me la pagherà cara, molto cara.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: è un altro giorno qui a Spankyisland, stanotte ho dormito male per il nervoso.
    Dopo aver fatto la consueta toeletta ed essermi vestita sono andata in cucina a prepararmi un caffè che stavo per versare nella tazzina, ascoltando attraverso la finestra del salottino il leggero rumore del mare e il grido dei gabbiani, quando, all’improvviso, ho sentito dei passi pesanti sul ponte ed una voce maschile chiamarmi.
    Una voce che conosco bene:< Dolly, lo so che ci sei, vieni fuori piccola canaglia, sono anni che non ci vediamo, ho portato una fiasca di ottimo Rum di Nassau. Vogliamo brindare a questo incontro?>
    Intuendo chi era l'intruso ho mollato la caffettiera sul tavolo e mi sono precipitata sul ponte, come avevo capito era Jack, nonostante siano passati molti anni dall'ultima volta che ci eravamo visti non era cambiato affatto, ad eccezione della sua corporatura che si era fatta più massiccia e che si era fatto crescere la barba.
    Però aveva mantenuto quella la sua aria di superiorità che aveva anche quando ci eravamo conosciuti la prima volta.
    Ero proprio arrabbiata e quindi l’ho apostrofato stizzita: <alla buon'ora pendaglio da forca! Ti ho aspettato tutta la sera! Dopo tutta la fatica che ho fatto per prepararti una cena di benvenuto! Eppure mi conosci bene e lo sai che le offese non le accetto da nessuno!>
    Poi da dietro la schiena ho tirato fuori la mia pistola aggiungendo: <adesso alzi i tacchi e te ne torni sulla tua bagnarola … all'istante!>
    Mentre lo tenevo sotto tiro lui si è fatto una risata e con tono sarcastico mi ha detto: <sempre la solita arrogante, gli anni non ti hanno cambiata di una virgola piccola Dolly, o dovrei dire Capitan Dolly>.
    Sempre più stizzita gli ho risposto per le rime :<non fare lo spiritoso razza di furfante, ti ho detto di andartene!>.
    Lui, chinando il capo e toccandosi la barba scura intanto faceva qualche passo a destra e qualche altro a sinistra, sghignazzando, poi con tono fermo e deciso ha ribattuto: < Sai, me l’aspettavo una tua reazione del genere, ma se c’è una cosa che ho imparato in tanti anni è che non conta essere pronta a puntare una pistola contro un uomo, conta avere il coraggio di premere il grilletto>.
    In quell'istante mi sono resa conto che quel coraggio non l'avrei mai avuto e l'espressione del mio viso ha tradito il mio bluff.
    Purtroppo per te, questo coraggio non lo hai, confermò Jack fissandomi.
    Mentre lo diceva, ha fatto due passi verso di me, tanto che la canna della pistola era due spanne dal suo torace, era talmente vicino da sovrastarmi con la sua massiccia corporatura; mi fissava dall'alto della sua statura facendomi sentire piccola piccola, un attimo di smarrimento di cui Jack ha approfittato subito, scattando in avanti e colpendo con il dorso della sua mano la mia, e così disarmandomi.
    Neanche il tempo di rendermene conto che me lo sono ritrovato alle spalle, quindi dopo avermi bloccato un braccio dietro la schiena mi ha fatto sentire la fredda lama del suo pugnale poggiato alla mia gola, in quel momento, sentendo il freddo di quella lama ho provato veramente paura per la mia vita.
    Mentre mi tratteneva sotto la minaccia del coltello mi ha sibilato nell’orecchio con un tono che non prometteva nulla di buono: <mentre tu, piccola indisponente te ne stavi beata su questa magica nave, io mi sono fatto le ossa saccheggiando navi e depositi degli Inglesi, adesso Signorina, ti insegnerò io un po’ della buona educazione, che un vero capitano dovrebbe avere>.
    Così dicendo, con passo deciso, mi ha portata di forza di sotto, nella cabina del Comandante.
    A denti stretti, mentre mi trascinava sotto coperta, reagivo come potevo:< Che intenzioni hai Jack? Lasciami andare! Lasciami andare subito ho detto pendaglio da forca!>
    Nonostante fossi stata presa dal panico era mia intenzione vendere cara la pelle e dunque approfittando di un attimo di distrazione del borioso Capitano, che era inciampato su una tavola di legno del pavimento sconnessa, sono riuscita a liberarmi dalla minaccia del coltello ed a girarmi abbastanza da potergli affibbiare una pedata su uno stinco, al quale lui ha reagito imprecando.
    Tra me e me ho pensato, se riesco a liberare anche il braccio potrei arrivare al mattarello che tengo sul mobile, quindi ho cercato di mordere la mano che mi teneva prigioniera.
    Volevo liberarmi al più presto di quel manigoldo, i miei pensieri erano tutti per domani che è il mio compleanno e per questo avrò tante cose a cui pensare, la festa da preparare non avevo tempo ne voglia di averlo fra i piedi.
    Comunque riuscii ad afferrare il mattarello, e nonostante il gaglioffo tentasse di ripararsi col braccio, a colpirlo alla testa, liberando il braccio dalla sua morsa.
    Ne ho approfittato per correre sul ponte, mentre sentivo Jack imprecare, ma quando pensavo già di essere in salvo ho sentito piombarmelo ancora addosso.
    Ho gridato, più per la rabbia di essere stata nuovamente presa che per la paura, mi sono voltata a guardarlo e, con mio grande spavento l'ho visto furibondo, sembrava quasi che delle fiamme gli uscissero dagli occhi.
    Mentre rabbioso mi afferrava alzando i da terra urlando :<adesso ragazzina io e te facciamo i conti, davvero pensavi di farla franca a me?>
    <ahiii, MI FAI MALE JACK!> Gli ho urlato ricoprendolo di epiteti irripetibili intanto che con un pezzo di corda mi legava le mani dietro la schiena:< Che DIAVOLO STAI FACENDO! LASCIAMI ANDARE!>, gridavo, divincolandomi inutilmente.
    Con fare minaccioso mi ha trascinata nuovamente nella cabina del comandante, dove sul tavolo tengo libri di navigazione e le carte nautiche, e proprio su di esso mi costretto con forza a piegarmi, dicendo con tono severo:<adesso ragazzina, vediamo chi è il Capitano!>
    TU NO DI CERTO! PER ME SEI SOLO IL CAPITANO DI UNA BAGNAROLA!, ho continuato ad urlargli mentre inutilmente cercavo di divincolarmi, ma il marrano riusciva a tenermi giù con la sola forza della mano.
    Poi Jack con tono sarcastico di chi sa di avere il controllo ha aggiunto: <allora, cara la mia corsara, vediamo quanto sei diventata una dura in questi anni!>
    Intanto che parlava ho sentito qualcosa che armeggiava sui miei vestiti, non era la sua mano ma il suo coltello, con cui stava tagliando la larga cintura che tiene su i pantaloni, che subito dopo mi ha abbassati insieme alle culotte, con forza, lasciandomi con le natiche scoperte imbarazzata e piena di vergogna alla sua mercé.
    Quindi Jack ha piantato la lama del coltello nel tavolo, a pochi centimetri dal mio viso, poi mi ha sussurrato nell’orecchio: < Adesso ci divertiamo>, accompagnando la frase con quattro sculaccioni belli forti che mi hanno fatto sussultare e mugolare.
    <ahiaahh ! STUPIDO PESCE LESSO! COSA INTENDI FARE! GIURO CHE TI UCCIDO APPENA MI LIBERO!> Gli ho gridato per la rabbia e per il dolore.
    Lui mi ha zittita con altri quattro sculaccioni altrettanto forti, molto forti, tanto che già le lacrime hanno cominciano a scendermi lungo le guance; mentre, piano piano, mi rendevo conto che non avrei dovuto aggredirlo in quel modo, dopo tanti anni che non ci vedevamo, e quelle lacrime che stavano scendendo erano lacrime di pentimento:<scusa Jack, mi dispiace!> Gli ho detto con voce sommessa:
    <potevi pensarci prima di aggredirmi in quel modo cara mia, ora imparerai a salutare con più rispetto la prossima volta!> Mi ha detto Jack mentre continuava a sculacciarmi con vigore:<ahia...AHIII...OK..OK...CAPITANO...AHIAAA...SCUSAAAA...!> gridavo sotto la granula di sculaccioni che mi stava arroventando il fondoschiena, perché ormai, vinta nell'orgoglio, mi stavo arrendendo.
    Poi, dopo un bel po’, dopo avere cessato di sculacciarmi e poggiandosi dietro di me, tanto da farmi sentire la sua prepotente virilità, mi ha detto:< Ringrazia il mio buon cuore, dato che domani è la tua festa, non uso la “coda di drago” ma te la meriteresti tutta! E dopo una pausa ha aggiunto: <dolly, Dolly, hai sempre un fondoschiena stupendo che meriterebbe anche qualcos'altro>
    Quindi, mi ha aiutata ad alzarmi, ha tagliato la corda che mi legava le mani, e girata verso di lui; io non avevo il coraggio di guardarlo in viso perché non volevo che mi vedesse in lacrime, quindi, per confortarmi mi ha abbracciata forte:
    <sono certo che ora ti comporterai meglio>, mi ha detto quasi sussurrando mentre anch'io lo stringevo forte: <bentornato Capitano, mi sei mancato> Ho mormorato mentre il suo abbraccio calmava le mie lacrime.
    Ci siamo guardati, lo sguardo dell'una si perdeva nello sguardo dell'altro, e l'antica passione riaffiorava prepotente, come se il tempo non fosse passato. Le nostre bocche si sono unite in un bacio appassionato.
    Poi staccandosi mi ha sussurrato con dolcezza: <e adesso, con il tuo permesso, mia cara torno dal mio equipaggio, brinderemo al mio ritorno domani alla tua festa>, quindi con passo deciso è uscito, lasciandoti sola col sedere caldo e dolorante ma col cuore sereno e felice.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: ieri sera c'è stata la festa per il mio compleanno...una festa in maschera il cui tema è stato gli anni '50..e posso dire con viva e vibrante soddisfazione eh eh eh eh che è stata una gran bella festa...sono sicura che se ne parlerà parecchio qui a Spankyisland.
    Già dalla mattina mi sono messa di buona lena per organizzare tutto...con acqua e spazzettone ho tirato a lucido il ponte del veliero..dove si sarebbe svolta la festa...poi...aiutata da alcuni marinai del porto abbiamo appeso delle piccole lanterne cinesi colorate alle corde che uniscono i tre alberi...quindi sono andata alla taverna ad organizzare con il proprietario il buffet per la festa ed infine..finalmente mi sono dedicata a me...
    Per l'occasione mi ero fatta fare un bel vestito con la gonna ampia...bianco..con stampati dei grandi papaveri rossi..che roteava tutta quando mi giravo..con sotto tre giri di sottogonne con l'orlo di merletto...perfetto per l'occasione.
    Mi stavo preparando quando dal molo mi sono sentita chiamare...mi sono affacciata alla balaustra e sulla banchina c'era un giovanotto con in braccio un gran mazzo di rose rosse...gli ho detto di salire ricambiando il suo disturbo con una mancia che ha gradito con piacere per poi andarsene. Ho portato le rose nella mia cabina..le ho contate...erano 21...e nel biglietto che vi era attaccato c'era scritto “La ventunesima sei tu buon compleanno bambina” firmato V...ah ... caro...adorato Mister Verymaster...anche stando lontano si era ricordato del mio compleanno...ho preso le rose e le ho poste in un grande vaso che poi ho messo sul tavolo del buffet affinché tutti le vedessero.
    La giornata è passata tranquilla..tutto era pronto..e verso il tramonto hanno cominciato ad arrivare gli invitati...il primo ad arrivare è stato Boo:
    <buon compleanno Dolly...>
    Mi ha detto mentre ci abbracciavamo:
    <ti ho portato un regalo...> ha continuato lui porgendomi un pacchetto deliziosamente incartato:
    <grazie Boo..non ti dovevi disturbare...già mi fai da dj..> gli ho risposto sorridendo....quindi ho scartato il regalo e con mia grande sorpresa ho visto che conteneva una bellissima spazzola:
    <...Boo...grazie..è molto bella...> gli ho detto sorridendo: <non penserai che la userò su di te! Ah ah ah ah..>
    Lui si è fatto una risata scutendo la testa:<nooo Dolly..!> dopodiché..come gli avevo chiesto in precedenza si è messo subito alla consolle dove avrebbe pensato alla musica...dopo un po' sono arrivati gli invitati...ognuno con un suo regalo...e per ultimo è arrivato Mister Pallins:
    <ciao piratessa! Buon compleanno!>
    Mi ha detto mentre saliva la passerella:
    <buonasera Mister Pallins..benvenuto alla festa! >
    Gli ho risposto sorridendo pensando alla volta precedente che era salito sul veliero per poi finire on un tuffo in mare. A quel punto Mister Pallins doveva avermi letto nel pensiero perché mentre mi porgeva il suo regalo ho potuto notare una strana luce nei suoi occhi:
    <ti ho portato un regalo...una cosa che non deve certo mancare nel guardaroba di una brat monellaccia quale tu sei..>
    Detto ciò da dietro le spalle ha tirato fuori un battipanni di vimini decorato con un bel fiocco rosso:
    <mister Pallins!> Ho esclamato fingendomi stizzita:
    Lui ha fatto spallucce e con un tono suadente mi ha detto:<non mi dirai dolce Dolly che non ti mancava un bel battipanni...>
    Io dal canto mio felice del regalo ricevuto gli ho risposto:<in effetti ..sì..mi mancava...grazie del regalo Mister Pallins...>
    Visto che erano arrivati tutti gli invitati ho schioccato le dita e all'improvviso..magicamente si sono accese le lanterne...non ci sono parole per descrivere la meraviglia e la sorpresa quando gli amici hanno visto tutte quelle lanterne cinesi colorate che illuminavano il ponte ..dandogli..con la loro luce calda un'atmosfera quasi magica ...è stato un continuo ah...oh...ma che bello..ma che meraviglia ...da lasciarli quasi senza parole per lo stupore...stupore che è aumentato quando hanno visto il buffet della festa.
    Avevo fatto preparare un lungo tavolo..sul ponte...dove facevano bella figura vassoi pieni di quanto più invitante..goloso...avevo potuto trovare.
    Ho fatto segno a Boo di mettere una musica soft adatta al momento ..quindi ho invitato gli amici a favorire del buffet...non si sono fatti pregare e hanno apprezzato tutto ciò che vi era sopra.
    A metà serata mi sono assentata per portare la torta...quando sono risalita sul ponte...mentre posavo la torta sul tavolo ho visto tutti che ridacchiavano:
    <mi sono persa qualcosa?> ho chiesto loro un po' perplessa:
    <no Dolly cara...> mi ha detto Mister Pallins: <...ho solo proposto agli altri..proprio perché è il tuo compleanno di omaggiarti per la tua ospitalità con un bel birthday spanking!>
    Nel sentire pronunciargli birthaday spanking per poco non mi cascava la torta per terra:
    <mister Pallins! Solo a lei poteva venire un'idea del genere...>
    Gli ho detto guardandolo po' di traverso forse perché il mio istinto mi diceva che sotto sotto il caro Mister Pallins avesse intenzione di tirarmi un tiro mancino:
    <dai...Dolly...non c'è nulla di male...siamo fra amici...di che ti preoccupi? Mi pare più che giusto che anche lui ...> mi ha detto dandomi una pacca leggera sul fondoschiena <partecipi alla festa...non siete daccordo amici?>
    A quel punto c'è stato un coro unanime di approvazione all'idea di Mister Pallins...dopodiché mi ha preso per mano...si è messo seduto su una botte che stava lì vicino e prima che me ne rendessi conto mi aveva già coricato sulle ginocchia:
    <mister Pallins! Non oserà! Nooo...non voglio!> Gli ho detto stizzita voltandomi verso di lui..tra le risatine dei presenti:
    <e' solo un gioco Dolly...tranquilla...> mi ha rassicurato lui e prima che potessi impedirglielo mi aveva già alzato gonna e sottogonne ...scoprendomi il fondoschiena coperto da deliziose culotte bianche con i merletti:
    <pallins!Sei impazzito! Rimetti a posto la gonna!> Ho esclamato arrossendo per la vergogna di ritrovarmi in quello stato..davanti a tutti ..sulle ginocchia di Pallins:
    <lei non è un gentiluomo!> L'ho rimbeccato mentre cominciava ad accarezzarmi le natiche:
    <dolly cara se non lo fossi te le avrei già tirate giù queste deliziose culotte e avrei messo a nudo..davanti a tutti...il tuo impertinente fondoschiena...> mi ha poi con tono placido e tranquillo <non credere che abbia dimenticato di quando mi hai colpito con il mattarello e poi mi hai buttato nell'acqua...> continuando poi con un sorrisetto luciferino: < e proprio per il tuo scherzo mi dimenticherò di essere un gentiluomo...> detto ciò mentre con una mano mi bloccava il braccio destro con l'altra mi abbassava inesorabilmente le culotte fino alle ginocchia:
    <noooo..MISTER PALLINS....NON COSI'!>
    Ho gridato con tutto il fiato che avevo in gola piena di vergogna nel vedere tutti gli altri che se la ridevano attendendo...pazientemente....intanto che si godevano lo spettacolo del mio fondoschiena...nudo...all'aria..pronto per ricevere quella che avrebbe dovuto essere una goliardata ma che invece si rivelò una cocente punizione subita davanti a tutti i miei amici:
    <o pensavi che mi sarei lasciato scappare un'occasione così ghiotta per poterti finalmente coricare sulle mie ginocchia e vendicarmi del bagno che mi hai fatto fare?>
    <la ODIO MISTER PALLINS! QUESTA ME LA PAGA!>
    <sì..lo so che mi vuoi bene Dolly ...ora da brava bambina prenditi le venti sculacciate che ognuno di noi ti darà e senza fare tanti capricci..su..incominciamo!>
    Detto ciò ha alzato il braccio e a cominciato a sculacciarmi….e a contare:
    SPANK..uno...SPANK..due..SPANK...tre...SPANK ..quattro...SPANK ..cinque...SPANK ..sei...SPANK...sette...SPANK..otto...SPANK...nove...SPANK...dieci...SPANK..undici...SPANK...dodici...SPANK..tredici...SPANK..quattordici...SPANK...quindici...SPANK...sedici...SPANK...diciassette...SPANK..diciotto ..SPANK..diciannove...SPANK...venti.
    I colpi...severi...bastarono a farmi risentire il bruciore delle sculacciate avute da Jack il giorno precedente....tant'è che già mi dimenavo e gemevo sotto le sculacciate da lui somministratemi.
    Non appena ha terminato mi ha fatta alzare dalle sue ginocchia e istintivamente stavo per portarmi le mani al sedere per massaggiarlo quando al suo posto si è seduto Mister Higghins...il Rettore dell'Istituto ...vi passo davanti ogni volta che scendo a fare la spesa...e ogni volta che c'è lui alla finestra gli faccio una bella linguaccia e scappo via...certo ...ho pensato tra me e me anche lui non gli parrà vero di potermi sculacciare e farmela pagare per tutte le volte che gli ho fatto la linguaccia ..infatti..non appena mi ha coricata sulle sue ginocchia mi dice con un tono da finto burbero:
    <bene..Dolly...ora che sei sulle mie ginocchia non me le fai le linguacce eh?> E ...come aveva fatto in precedenza Mister Pallins ...dopo avermi alzato gonna e sottane comincia a sculacciarmi e a contare....intanto che ricominciava il tormento...ricominciava il mio gemere e lamentarmi....e per il bruciore che sentivo alle natiche le lacrime cominciavano a scendere copiose lungo il viso.
    Inutile dire che tutti gli spanker invitati alla festa ad eccezione il Governatore di Spankyisland hanno seguito l'esempio di Mister Paddle e Mister Higghins e dopo avermi coricata sulle loro ginocchia e avermi scoperto il fondoschiena l'hanno corretto a dovere...tant'è che alla fine avevo il viso in fiamme per la vergogna...gli occhi rossi per il pianto e le natiche letteralmente in fiamme... mentre intanto dentro di me pregustavo la vendetta che mi sarei presa fra poco. Terminata l'umiliante punizione...fra le risatine dei presenti sono andata nei miei alloggi a dare una rinfrescata al mio maltrattato fondoschiena.
    Nel pomeriggio avevo preparato due copponi con i cocktail per la serata...uno robusto per gli spanker al quale avevo aggiunto una considerevole quantità di rum e uno leggero per le ragazze.. contando sul fatto che di solito gli uomini sono dei bevitori e prevedendo per gli spanker una solenne ubriacatura.
    Al mio ritorno c'è stata un applauso generale e tutti...compresi gli spanker che poco prima mi avevano arroventato il fondoschiena mi hanno abbracciato con affetto facendomi gli auguri.
    Dopo la torta Boo si è messo alla consolle e io e Deepy sulle note di “Just a gigolò ”
    abbiamo aperto le danze..seguiti da tutti gli altri.

    La serata era proseguita splendidamente fra balli e drink finché..forse perché sia a Jack che a Mister Pallins...senza essere notata..avevo sussurrato all'orecchio di entrambi che l'altro sarebbe arrivato ad essere il mio spanker prima di lui...forse perché il rum versato nel cocktail cominciava a fare effetto fatto sta che all'improvviso i due spanker hanno cominciato a prendersi a male parole...dopodiché sono scesi dal veliero e si sono affrontati sulla banchina.
    In breve tempo i due maschiacci dalle parole sono passati ai fatti e hanno cominciato a darsele di santa ragione ..seguiti dagli altri spanker scesi inutilmente per sedare la lite perché...sulle note di una “In the mood” messa a palla da Boo a loro volta si sono ritrovati coinvolti in un tutti contro tutti degno di una battle royal del wrestling...sotto lo sguardo di disapprovazione di Severus che osservavano l'indecoroso spettacolo dalla balaustra mentre io mi sbellicavo dalle risate.

    A porre fine alla battaglia ci hanno pensato dei marinai che..richiamati dalla rissa hanno subito provveduto a placare i bollenti spiriti degli spanker con delle secchiate d'acqua...col risultato che i duellanti si sono ritrovati ammaccati e fradici dopodiché ...sedata la lite ...insieme ai marinai stavano andando alla taverna a farsi una bevuta quand'ecco che il caro Jack....richiamato dalle mie risate si è girato verso il veliero....intuendo che la causa di tutto quel trambusto fossi stata io ..all'improvviso..con un'espressione feroce in viso e con il pugno alzato si è lanciato verso la passerella ...fortunatamente trattenuto da Mister Pallins che lo ha trascinato quasi di forza verso la taverna ..mentre questi..sempre rivolto verso di me bofonchiava non so che cosa ricevendo da me come risposta una bella linguaccia.
    La cosa non era sfuggita a Severus che con sguardo severo...venendomi vicino mi ha dato una pacca sul sedere e mi ha detto:
    <domani facciamo i conti..monellaccia...>
    Io lo guardo con lo sguardo più innocente di questo mondo e gli ho detto:
    <ma ..Severus.....non penserai mica che sia stata io?>
    Lui ha annuito con lo sguardo dopodiché...insieme agli altri mi sono lanciata nel vortice della danza ...mentre un fantasmagorico spettacolo pirotecnico sul mare illuminava Spankyisland.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: stamattina, quando mi sono svegliata per prima cosa ho visto allo specchio che non vi era alcuna traccia della dura lezione di ieri, merito soprattutto della miracolosa crema all'arnica che uso abitualmente, ma anche perché la sculacciata avuta al mio compleanno non era stata poi così dura da lasciarmi segni o ematomi, quindi, tranquillamente mi sono alzata e dopo una bella doccia ristoratrice e una buona colazione mi sono messa di buona lena a rimettere a posto tutto quello lasciato in giro dopo che gli invitati se ne erano andati.
    Verso metà del pomeriggio, mentre era ancora intenta dare una sommaria ripulita al ponte, in lontananza ho visto venire verso il veliero Severus, non era solo, insieme a lui c'erano quel cicisbeo di Mister Pallins e Jack.
    Nel vederli dirigersi proprio verso il veliero, ho posato da una parte straccio e spazzettone quindi, dopo essermi data una sistemata sono andata ad attenderli sul ponte.
    Con passo spedito tutti e tre hanno percorso la passerella e me li sono trovati davanti, l'espressione severa che ho visto sui loro visi dimostrava inequivocabilmente quali fossero, ahimè, le loro intenzioni ed il perché fossero venuti.
    Allora un brivido mi ha percorso la schiena mentre salutavo: <ciao Severus, a che debbo il piacere di questa tua visita? E non sei da solo, a quanto vedo>, avevo finto sicurezza e tranquillità, mentre, dentro di me, provavo timore per quello che avrebbe potuto accadere.
    Lui, senza rispondere mi ha presa per un braccio e seguito da Jack e Mister Pallins mi ha trascinata sotto coperta e portata nel salottino, ed esordito: <dolly Dolly, a quanto pare non ti riesce proprio di essere rispettosa vero?>
    Poi con tono alterato e tenendomi sempre per un braccio ha continuato: <quello che è successo ieri per causa tua ha addirittura dell'incredibile, mai e poi mai avrei pensato che fosti capace di tanto! Sei riuscita a scatenare una rissa, a sovvertire l'amena tranquillità di quest'isola, hai fatto ubriacare tutti gli spanker, hai indotto il Capitano Morgan e Mister Pallins ad azzuffarsi e tutto questo, mi dispiace per te, non può rimanere impunito!>
    Mentre parlava Jack e Mister Pallins avevano preso due sedie e le avevano messe l'una di fronte all'altra; io senza avere il coraggio di giustificarmi, tenevo lo sguardo basso, consapevole di averla fatta veramente grossa, ero certa che di lì a poco sarei stata punita, e dunque ho cercato di rabbonirlo ammettendo le colpe:< Hai ragione, quello che ho fatto ieri sera, merita tutto il tuo biasimo, e credimi sono veramente pentita di quanto è accaduto, spero solo che nessuno si sia fatto troppo male>.
    Severus mi ha ascoltato e poi ha continuato con tono duro:< Quello che hai fatto non solo merita biasimo ma anche una punizione esemplare! Così, forse imparerai una buona volta a comportarti come si conviene e ad avere rispetto per chi è più grande di te!
    E siccome in questo momento non c'è Mister Verymaster che, sono sicuro, ti avrebbe vergata come meriti, in sua assenza mi arrogherò io il dovere di educarti, ecco perché ho deciso che la nella prima parte della tua punizione verrai sculacciata come si deve dai due spanker che sono stati il bersaglio delle tue malefatte di ieri sera, il Capitano Morgan e Mister Pallins, che come vedi hanno già sistemato due sedie al centro della stanza, e dove si siederanno l'uno di fronte all'altro visto che ti sculacceranno insieme.
    Ma non credere che la punizione finisca qui, il tuo inqualificabile comportamento merita un castigo supplementare che sarò io, in qualità di sostituto di Mister Verymaster a somministrarti, venti colpi, come gli anni che hai compiuto ieri, con quel bel battipanni che Mister Pallins, gentilmente ti ha regalato>.
    A quel punto, pur sapendo di non avere via di scampo, ho cercato inutilmente di liberarmi dalla morsa con cui Severus mi stringeva il braccio, ma prima che potessi protestare, con forza mi ha condotta dove si erano seduti Jack e Mister Pallins che, senza indugio e nonostante mi dibattessi, mi hanno tirato giù insieme pantaloni e culotte e mi hanno costretto a coricarmi sulle loro ginocchia. Con una mano mi hanno bloccato le braccia dietro la schiena mentre e con quella libera hanno incominciato ad accarezzarmi il fondoschiena, intanto che ridacchiavano.
    Poi, con tono sarcastico, hanno cominciato a parlare tra loro, ha esordito Jack: < A quanto pare Mister Pallins la nostra piccola Dolly non riesce proprio a farne a meno di stare coricata sulle ginocchia di uno spanker eh?>, e Pallins : <ben detto Capitano Morgan, questa monella non perde occasione per farsi riscaldare a dovere queste superbe ed impertinenti natiche, che devo ammettere, è un piacere accarezzare e scaldare>.
    Intanto le mani dei due, ora delicatamente, ora con passione mi accarezzavano i globi, quindi, dopo essersi scambiati uno sguardo d'intesa, in tandem, hanno cominciato a colpire con vigore e severità il mio indifeso fondoschiena, sotto lo sguardo vigile e compiaciuto di Severus.
    In breve nel salottino hanno cominciato a risuonare i miei strilli, che sicuramente si sentivano dalla banchina, in risposta alle brucianti e severe sculacciate che piovevano senza sosta ed intervallate dai sarcastici commenti dei due spanker, mentre io ormai in lacrime li supplicavo di smettere.
    Quando la sculacciata è terminata i due, prima di farmi alzare, hanno ricominciato ad accarezzarmi, congratulandosi l'uno con l'altro per il lavoro svolto.
    A giudicare dai complimenti che si facevano per il colore e soprattutto il calore emanato dalla pelle del mio bollente fondoschiena il suddetto doveva essere ormai di un rosso fuoco.
    Dopo che mi hanno fatto alzare singhiozzante.
    Severus non ha voluto neanche concedermi la tregua del corner time, infatti mentre ancora mi stavano sculacciando era andato a cercare il battipanni regalatomi da Mister Pallins ed ora lo stava flettendo nell'aria per testarne l'elasticità.
    Da quanto potevo vedere e soprattutto dal sinistro suono che emanava, Mister Pallins doveva averlo inumidito bene prima di regalarmelo, per come si fletteva pareva fosse vivo.
    Quindi rivolto ai due spanker, li invitò a farmi piegare sul tavolino ed a tenermi per i polsi, cosa che, senza farselo ripetere, hanno subito fatto e, nonostante le mie proteste e le mie suppliche, mi hanno costretta in quella posizione offrendo così al battipanni il mio già bollente e arrossato fondoschiena.
    Severus ha alzato il braccio e ha incominciato a colpire il nudo bersaglio, ai colpi cadenzati rispendevo gridando, tanto era il dolore e il bruciore che mi dava l'infernale battipanni che stava usando con severità e vigore.
    SPANK...AHIII..., SPANK..AHIAAA..., SPANK.. AHIII ... BASTA...SEVERUS..., ma i miei Basta … Non lo faccio più … Ti supplico … Sarò buona … e via dicendo non fermarono la punizione fino a che tutti e venti i colpi di battipanni non andarono a segno.
    Quando Severus ebbe finito, nonostante avesse posato il battipanni sul tavolo, ho continuato a gridare ed a supplicarlo di smettere, avevo il corpo scosso dai singhiozzi ed è stato solo quando Jack e Mister Pallins mi hanno aiutato ad alzarmi che mi sono resa veramente conto che era finita.
    Quindi Severus si è avvicinato a me e mi ha detto con tono severo: <spero che questa volta tu l'abbia imparata la lezione che sono dispostissimo a ripetere qualunque sia la mancanza di cui ti renderai colpevole e adesso fila nella tua cabina!>
    Io, con la voce rotta dal pianto, quasi sussurrando gli ho detto:<severus, non vieni anche tu? Non vorrai lasciarmi così>.
    Lui alzandomi il viso con una mano mi ha risposto:<no bambina, mi dispiace per te ma stavolta niente crema all'arnica per il tuo maltrattato fondoschiena, dovrai sopportartelo tutto il bruciore affinché questa punizione ti rimanga bene impressa in questa tua testolina di monella>.
    Poi, dandomi un bacio sulla fronte, accompagnato da Jack e Mister Pallins è andato via, mentre io, camminando con difficoltà avendo ancora pantaloni e culotte alle caviglie sono andata nei miei alloggi, mi sono sdraiata sul letto mentre lacrime di pentimento bagnavano il cuscino.

    Edited by Dolly c.r. - 28/2/2022, 15:24
     
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    Terzo capitolo

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: sfortunatamente quello che ho combinato alla mia festa di compleanno ha avuto conseguenze soprattutto per il mio fondoschiena che nonostante siano passati alcuni giorni, con mio malcelato fastidio quando mi siedo, porta ancora i segni delle battipannate di Severus.
    Passo le mie giornate dividendo il mio tempo fra il crogiolarmi pigramente sul veliero ed il dare, come posso, il mio contributo a Spankyisland.
    Dal giorno dopo la festa, da quando è venuto sul veliero insieme a Mister Paddle e Severus di Jack si sono perse le tracce, poi, stamattina mi è arrivata una sua missiva in cui mi invita sulla sua bagnarola per far vela verso rotte commerciali e farmi provare l'ebbrezza di un combattimento e di un abbordaggio, cose da pazzi!
    Ma io me ne sto tanto bene tranquilla sul mio veliero, soprattutto dopo che insieme a quel cicisbeo di Mister Paddle mi ha castigato severamente, non ci penso proprio ad imbarcarmi sulla Ombrina.
    Quindi gli ho risposto come si deve.
    Egregio Capitano Morgan, grazie dell'invito ma se crede che verrò su quella sua bagnarola, che galleggia a mala pena, si sbaglia di grosso, se lo può proprio scordare, dopo la punizione che mi ha inflitto per lo scherzo della festa solo se mi ci porta con la forza e caricata su una spalla verrei sulla sua bagnarola.
    Quindi, dopo aver scritto la lettera ho chiamato Boo e l'ho fatta recapitare al Capitano.
    Stasera, stavo per preparare la cena quando ho sentito dei passi sul ponte, era Boo che appena tornato, ridendo mi ha raccontato cosa è accaduto dopo aver dato la mia lettera al Capitano Morgan e le urla che ha sentito provenire dalla Ombrina mentre si allontanava.
    Ah ah ah ah, che avrei dato per vedere la faccia del Capitano quando ha letto il contenuto della lettera, quindi io e Boo ci siamo accomodati a tavola e abbiamo gustato un bel piatto di pasta coi frutti di mare, la mia specialità, alla faccia del Capitano ah ah ah ah, a quello che potrebbe succedere dopo … ci penserò domani.

    Diario di bordo dell'olandese Volante: stamattina mi sono svegliata e dalla finestra dei miei alloggi , con mia grande sorpresa ho notato che l'Ombrina non era nel porto, il Capitano era partito sicuramente arrabbiato per il mio rifiuto di andare con lui, per quel che me ne importa, ma conoscendolo, al suo ritorno non si farà attendere la sua vendetta per il mio rifiuto.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: Sono giorni ormai che Jack è partito per chissà quali avventure e ancora non ritorna, tutti i giorni scruto l'orizzonte nella speranza di vedere in lontananza la Ombrina, vinta dalla malinconia e dalla solitudine, perché nell'attesa mi sono resa conto che gli voglio veramente bene e che mi manca tantissimo.
    Mentre scrivo affogo la malinconia e la solitudine in una bottiglia di rum, intanto che dentro di me lottano due sentimenti contrari, la felicità di quando lo vedrò tornare e la paura della punizione che mi darà per aver rifiutato il suo invito.
    Stavo scrivendo il diario quando ho sentito un gran vociare provenire dalla banchina del porto, mi sono affacciata dall'oblò e mi è parso di vedere un puntino in lontananza, all'orizzonte, ho dunque preso il cannocchiale e di corsa sono uscita sul ponte, sì, effettivamente c'era un grande veliero all'orizzonte che si stava dirigendo verso Spankyisland, ma non era l'Ombrina.
    Ho visto il bel veliero entrare nel porto, con le sue tre file di cannoni per lato, si trattava della Jolly Rogers, la nave ha ormeggiato proprio accanto all'Olandese Volande, alcuni marinai hanno calato una passerella, e dal veliero è scesa una donna con la scorta di due marinai.
    Mentre ero affacciata alla balaustra, uno dei due marinai mi ha chiesto con cortesia il permesso di salire a bordo, che ovviamente ho concesso subito, così il Capitano, una bella donna e la sua scorta sono saliti a bordo.
    Ho quindi invitata la donna ad accomodarsi nella cabina che uso come salottino mentre i due marinai erano rimasti di fuori di guardia, dopodiché, davanti ad una tazza di tea caldo e dei pasticcini fatti da me il Capitano, che altri non era che la figlia del Corsaro Nero, mi ha raccontato del suo tormentato viaggio a causa di una terribile tempesta che ha rischiato di affondare il veliero.
    Poi mi ha confidato di essere stanca di viaggiare, e da questo la sua decisione di trovare un porto tranquillo e sicuro dove gettare l'ancora, le ho detto che qui a Spankyisland si troverà benissimo, l'isola è bella e anche i suoi abitanti, prima di accomiatarsi mi ha porto una lettera su cui c'era il sigillo del Capitano Morgan.
    Notizie per voi dal mio buon amico il Capitano Morgan ha detto sorridendo la donna e poi ha aggiunto: <non tarderà ad arrivare e avrà un bel bottino da mostrarvi>, quindi, accompagnata dalla fidata scorta si è congedata.
    Rimasta sola con trepidazione ho aperto la lettera di Jack, ed un brivido mi ha percorso la schiena, mi scriveva che stava arrivare e di prepararmi perché una volta arrivato sarebbe venuto subito qui sull'Olandese Volante per punirmi del mio rifiuto, finito di leggere la lettera mi sono accasciata sulla sedia, un misto di paura e di emozione si è impadronito di me, è stato a quel punto che fra me e me ho pensato, forse sarà meglio berci su, forse se mi ubriaco mi verrà il coraggio di affrontarlo, quindi ho preso la bottiglia di rum e un bicchiere.
    Dopo essermi scolata l'intera bottiglia un pensiero sì è subdolamente insinuato nel mio cervello, se quella donna è amica di Jack magari saranno anche amanti, chissà, e mentre il tarlo della gelosia penetrava sempre di più nel mio cervello ormai offuscato dal rum, ho pensato chissà con quante altre, durante questo suo viaggio avrà fatto il dongiovanni, e allora, barcollando ho messo sul grammofono una romanza dal “Don Giovanni” di Mozart.

    Cantando insieme al disco ho preso dal cassetto della scrivania del Comandante la pistola, l'ho impugnata, e con la bottiglia di rum vuota in una mano e la pistola nell'altra, ubriaca e malferma sulle gambe, ho salito i pochi scalini che portano al ponte.
    La musica riecheggia tutto intorno, sicuramente la staranno sentendo da lontano, la mente e la vista erano offuscati dal rum tant'è che non mi ero neppure resa conto che un altro veliero si stava avvicinando all'Olandese Volante, solo quando ho percepito il rumore di un'ancora gettata in mare, mi sono voltata, ed intravisto che, sul terrazzo di prua del maestoso veliero svettava, nella sua stupenda interezza, il Capitano Morgan.
    Quindi stordita e nel pieno della melodia ho alzato il braccio, ho preso la mira e ho sparato, dopodiché mi sono ritrovata, col sedere per terra.
    Nello stato in cui ero non potevo sapere se avessi colpito Jack oppure no, ma nonostante la musica sentendo come la sua voce la sovrastasse urlando, ho intuito di averlo mancato; e infatti lo intravedevo affacciato alla paratia di babordo che con tutta la sua voce gridava:< DOLLY !!! MA SEI USCITA DI SENNO ? A MOMENTI MI AMMAZZI! SEI IN GROSSI GUAI RAGAZZINA!>.
    E' stata questione di poco e me lo sono ritrovata davanti, era furibondo o almeno così a me pareva, visto il mio stato confusionale, mi ha afferrata per un braccio e mi tirata su dicendo:<dolly, razza d’incosciente che non sei altro!>
    La mia mano ha lasciato cadere la bottiglia di rum vuota, mentre il viso di Jack quasi sfiorava il mio io sono riuscita solo a biascicare un:<ohh, ciao capitano, bentornato>.
    Prima di crollare addormentata sul pavimento.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: ieri i primi raggi del sole, filtrando dalla finestra della mia cabina, mi hanno svegliata, mi sono tirata su un poco e mi sono accorta che avevo dormito nuda. Nuda? Non mi pareva di essermi spogliata ne tanto meno di essermi messa a letto, qualcuno doveva averlo fatto al posto mio e ho pensato ma chi? Sentivo la testa scoppiarmi e lo stomaco in subbuglio tant'è che, così come stavo, sono corsa al bagno in preda ai postumi dell'ubriacatura di ieri, una volta liberata mi sono data una lavata al viso ma il mal di testa e il mal di stomaco che provavo erano talmente forti che desideravo solo una cosa, tornare a letto!
    Mentre uscivo dal bagno ho visto Jack addormentato sulla poltrona che tengo vicino al letto, non riuscivo a crederci, mi aveva portata lui qui ed era stato qui tutta la notte, e all'improvviso mi è preso un magone, ho cominciato a piangere, cosa che ha subito svegliato Jack:<dolly, sei sveglia, come stai?>
    Mentre indossavo la vestaglia kimono l'ho guardato, ed in quel momento avrei voluto morire al pensiero che, in preda ai fumi dell'alcol avevo rischiato di ucciderlo, e invece lui si era preso cura di me tutta la notte.
    Sto male Jack, ho mal di testa e mal di stomaco, gli ho detto mentre lui, alzatosi dalla poltrona mi ha abbracciato dicendo:< Pazzerella che non sai altro, i tuoi sono i postumi di una bella sbronza, ora rimettiti a letto che vado a prepararti un rimedio miracoloso>.
    Detto ciò è uscito ed è andato nella cambusa, mentre io mi coricavo di nuovo a letto; dopo un po' è tornato con una ciotola il cui contenuto aveva un aspetto, ma soprattutto un odore orribile, infatti con un'espressione schifata sul viso gli ho detto :<jack, non pretenderai che beva quella robaccia spero! Preferisco stare male!>
    Lui, sedutosi sul letto accanto a me ha cercato di convincermi: <siamo alle solite eh Dolly? Su, non fare la bambina, questo è un rimedio portentoso per far passare una sbornia, adesso da brava bevi senza fare tanti capricci o sarò costretto a coricarti sulle mie ginocchia ed a darti un anticipo di quello che avrai non appena starai meglio!>
    Il suo tono non ammetteva repliche e controvoglia, consapevole che la punizione per il mio rifiuto al suo invito e per avergli sparato era solo rimandata ho bevuto, facendo mille smorfie, il disgustoso intruglio.
    Poi Jack ha preso la ciotola vuota, l’ha poggiarla sul mobile, per poi tornare a sedersi di nuovo accanto a me e con delicatezza ha cominciato ad accarezzarmi i capelli ed il viso.
    In quel momento, vinta dalla sua tenerezza non ho resistito più, era tale l'emozione che provavo che, mentre grossi lacrimoni mi scendevano lungo le guance, l'ho abbracciato:
    <oh Jack, mi dispiace tanto, è che mi era presa la gelosia, perdonami, mi dispiace, mi dispiace tanto>.
    Jack ha ricambiato il mio abbraccio:<dolly cara, tu gelosa di me? Non l'avrei mai pensato, che sciocchina che sei, sei proprio una bambina, una bambina a cui voglio tanto bene e che appena starà meglio riceverà una sculacciata memorabile, più che meritata, adesso però riposati, oggi pomeriggio tornerò a trovarti ed a quel punto sì che per te saranno dolori>.
    Così dicendo si è sciolto dal mio abbraccio, mi ha baciata dolcemente sulla bocca e, chiudendo la porta dietro di sé, è andato via.
    Con il passare delle ore sentivo che l'intruglio stava incominciando a fare effetto, sentivo sempre di meno il mal di testa e il mal di stomaco, ma al tempo stesso provavo sempre più timore per quello che sarebbe accaduto quando Jack fosse tornato nel pomeriggio.
    In preda al panico ho affondato la testa sul cuscino e sono scoppiata in un pianto dirotto.
    La giornata è passata tranquilla, grazie all'intruglio i postumi della sbornia pian piano erano svaniti, ma, con il trascorrere delle ore, con l'approssimarsi della punizione sentivo crescere dentro di me l'ansia e la preoccupazione.
    Il pensiero di aver rischiato di ucciderlo mentre ero ubriaca mi faceva sentire terribilmente in colpa, con il cuore in subbuglio sono salita sul ponte per vedere il tramonto che qui, sull'isola, è bellissimo e mentre il sole baciava il mare pensavo fra me e me che qualsiasi punizione avesse voluto darmi Jack l'avrei accettata.
    Ero assorta nei miei pensieri quando ho sentito dietro di me dei passi, mi sono girata ed era Jack, provando un misto di affetto e preoccupazione gli sono corsa incontro e l'ho abbracciato:<capitano, finalmente!> Gli ho sussurrato con la voce rotta dall'emozione.
    Premuroso mi ha subito chiesto se stessi meglio e mentre annuivo con la testa, mi ha guardata con i suoi splendidi occhi verdi, nel suo sguardo vi potevo leggere un misto di dolcezza e severità, dopodiché, accarezzandomi il viso mi ha detto:<sai che ora però abbiamo delle cose da risolvere vero?>
    Ho capito subito cosa intendesse con quelle parole, e sentendomi profondamente in colpa per ciò che avevo fatto con un filo di voce, abbassando lo sguardo gli ho risposto di sì, con la consapevolezza che la punizione sarebbe stata severa, ma meritata.
    Quindi Jack mi ha preso per mano e mi ha accompagnata sottocoperta, nei miei alloggi, mentre il sole era ormai tramontato e la calda luce delle lanterne illuminava l'Olandese Volante.
    Siamo entrati nella mia cabina, nessuno dei due parlava, mi sono seduta sul letto, intanto che lui si metteva comodo, togliendosi la cappa da capitano, a giacca di pelle, slacciandosi la bandoliera con le pistole e il cinturone con la spada, il tutto con un'esasperante lentezza, mentre seguivo con gli occhi ogni suo movimento mille pensieri affollavano la mia mente, avrei voluto fuggire da quella imminente punizione ed al tempo stesso la desideravo per placare il mio cuore e la mia coscienza.
    Però, quando l'ho visto sfilare la coda di drago dalla sua custodia e metterla sul tavolo, vicino alla brocca d'acqua un brivido mi ha percorso la schiena, il panico si è impadronito di me al pensiero che forse l'avrebbe usata su di me, che la frusta, con i suoi brucianti baci mi avrebbe segnato la pelle e dato molto dolore.
    Jack, forse intuendo questa mia inquietudine, dopo essersi seduto accanto mi ha abbracciata e mi ha detto con dolcezza:<tesoro, stavolta l'hai combinata davvero grossa e la punizione che ti aspetta è tutta meritata, quando avremo finito sono certo che il tuo cuore si sentirà meglio>.
    In silenzio, con gli occhi già velati di lacrime ho annuito.
    Il momento era arrivato.
    Mi ha fatta alzare dal letto e pormi di fronte a lui, lentamente, con calma, mi ha slacciato i pantaloni che sono scesi giù, fino a metà gamba, quindi, con altrettanta dolcezza, tenendomi per una mano mi ha accompagnata sulle sue ginocchia, in silenzio mi sono coricata sulle sue ginocchia.
    L’emozione era tanta, al punto che ancor prima che cominciasse la punizione già due lacrimoni mi scendevano lungo le guance.
    Mentre con un braccio mi teneva ben ferma, usando un tono gentile mi ha detto: <dolly cara, queste sono per il tuo modo indisponente di rispondere al mio gentile invito a seguirmi, al quale, se ben ricordi hai risposto con inutili insulti>.
    Io in pieno marasma emotivo tentavo di scusarmi: <scusami Jack, io...! >
    Fra me e me avevo pensato che forse così facendo la punizione sarebbe stata meno severa, ma lui non mi ha fatto neanche finire di parlare che già la sua mano ha cominciato a colpire severamente il mio fondoschiena, alternando su entrambe le natiche severi sculaccioni, ritmati, cadenzati, lenti, ma da subito brucianti.
    Stoicamente cercavo di sopportare quel bruciore e di prendermi quella severa e meritata punizione in silenzio, ma col passare dei minuti e l'aumentare del bruciore, la mia compostezza ha cominciato a venire meno ed ho iniziato a mugolare e ad agitarmi sulle sue ginocchia.
    Poi, quando ho cercato di portare dietro la schiena la mano destra lui con poco sforzo me l'ha bloccata, spegnendo sul nascere ogni velleità di evitare qualche sculaccione, e mentre la sculacciata con la mano proseguiva ritmata, senza tregua, aveva sottolineato il mio tentativo con un paio di colpi più severi, e dicendo:< Dolly sai che non voglio le tue mani nel mezzo!>
    Dopo un tempo che a me pareva infinito perché sentivo il sedere bruciare e gli ahiaa ed ahiii più squillanti avevano preso il posto dei più sommessi mugolii di prima, poi non riuscendo a frenarmi, ho cominciato anche a singhiozzare sommessamente.
    Allora il Capitano si è fermato ed ha iniziato ad accarezzarmi la pelle calda, e sicuramente rossa perché le culotte, per quanto siano rimaste al loro posto, non mi avevano offerto molta protezione.
    Ho pensato ingenuamente che la punizione fosse finita lì, ma quello che lui mi ha detto mentre mi accarezzava il fondoschiena ha fatto svanire ogni mia speranza:< Tesoro questa era per il tuo comportamento indisponente, ma non ho ancora finito, alzati e portami la tua spazzola per i capelli ... forza!>
    Dopo mi ha aiutata a sollevarmi, in silenzio ho obbedito, annuendo col capo, da un cassetto ho preso la spazzola, quella regalatami per il mio compleanno da Boo, e l'ho porta al Capitano.
    Mentre lo facevo, nel tentativo di porre fine alla punizione, gli ho ancora sussurrato con un filo di voce: <jack, io ... mi dispiace per come mi sono comportata !>
    Nonostante la dolcezza che vedevo nel suo sguardo, avvertivo la severità nella sua voce:< Lo so piccola, ma è necessario perché tu capisca quanto hai rischiato, togli del tutto i pantaloni>, il suo tono non ammetteva obiezioni e quindi lentamente ho tolto i pantaloni.
    Non è ancora finita, ho pensato e mi sono arresa, quando mi ha preso dolcemente per una mano e mi ha rimesso sulle sue gambe mi ci sono ricoricata senza fare storie, silenziosa e arrendevole, ho sentito il suo braccio serrarmi saldamente mentre la sua mano mi tirava giù le culotte e con esse anche l’ultimo sprazzo di difesa dalle sculacciate abbandonava il mio fondoschiena, un sussulto rabbioso ha accompagnato il suo gesto, era il segno che sarebbe stato severo.
    Vedendomi rassegnata alla punizione mi ha fatto sentire il contatto con la spazzola, a quel contatto ho sussultato e ho stretto le coperte tra le mani, poi il primo colpo è atterrato sonoro sul mio fondoschiena, come quelli che sono seguiti, cadenzati, corposi e tanti, che mi hanno fatto avvertire un bruciore insopportabile.
    Le lacrime hanno iniziato a scorrere sulle mie guance, mentre con la voce rotta dal pianto lo supplicavo di smettere:< Capitano ahia, ti prego, sarò brava! Ahia!>
    Ho iniziato a scalciare ma la sua stretta era salda, ed i colpi continuano senza sosta mentre mi parlava con tono severo:< Dolly queste te le prendi tutte, sono per esserti ubriacata come il peggior marinaio ed è una cosa che non tollero!>
    Poi, finalmente, dopo più di una cinquantina di colpi la punizione è finita e con un pizzico di rabbia ha gettato la spazzola sul letto, era stato duro, severo come mai prima d'ora.
    Mentre piangevo sommessamente sulle sue ginocchia lui ha incominciato a massaggiarmi dolcemente il fondoschiena che sentivo bruciare, poi mi ha aiutata a rialzarmi in piedi mettendomi fra le sue gambe e mi ha abbracciata dicendomi :< Tesoro, hai capito bene il perché di tutto questo?>
    Io fra le lacrime, con la testa ho annuito.
    Poi, dicendo che era rimasta solo una questione da risolvere, si è alzato, allontanato dal letto e dalla sua bandoliera ha estratto la pistola con cui ho rischiato di ucciderlo mentre ero ubriaca e l'ha appoggiata vicino alla coda di drago, quindi, improvvisamente, con tono serio mi ha ordinato: < Spogliati>.
    Spogliarmi, ho pensato mentre Jack poteva vedere sul mio volto tutto il mio imbarazzo, ma vedendo la pistola accanto alla coda di drago ho capito, ed un violento tremito di vergogna e di timore a cominciato a scuotermi, con lo sguardo silenziosamente lo imploravo, ma il suo sguardo duro e severo non mi lasciava scelta, quindi ho abbassato gli occhi e lentamente mi sono tolta la camicia e il resto dell'intimo, rimanendo completamente nuda davanti a lui.
    Sono arrossita violentemente per la vergogna di trovarmi così, senza difese, alla sua mercé, ed ho cercato di coprire come potevo la mia intimità.
    Quindi Jack si è avvicinato e mi ha abbracciata, dandomi un bacio sulla bocca:<coraggio piccola, al tavolo. Piegati e distendi le braccia>.
    A quelle parole il panico in me ha ripreso il sopravvento, come le lacrime che hanno ripreso a scendere silenziose sulle guance, senza fiatare, emettendo solo un debole gemito mi sono messa giù.
    Velocemente e senza troppi preamboli con delle corde mi ha legato le caviglie alle gambe del tavolo, ho tentato debolmente di evitare l'ulteriore punizione supplicandolo inutilmente di non farlo.
    Ma lui, accarezzandomi i capelli ha ignorato le mie suppliche dicendo: <tesoro finirà prima di quanto pensi, allunga bene le braccia e apri le mani a palmi in su>.
    E dopo avermi messo nelle mani la pistola con cui per poco lo ammazzavo ha continuato con tono severo: <non ti azzardare a farla cadere, e guardala fissa per tutta la punizione!>
    Poi presa la coda di drago si è posizionato accanto a me chiedendomi:< Dolly, quante parole ci sono nella frase NON - LO - FARÓ- PIÙ?>
    Ed io con un filo di voce: <quattro …, Capitano>.
    E quattro colpi di frusta riceverai, ha sentenziato.
    Quando con un sibilo ho sentito il primo colpo arrivare, su entrambe le natiche, il dolore ed il bruciore sono stati tali che ho gridato e sono scoppiata in un pianto senza sosta, che quasi mi toglieva il fiato.
    I tre restanti colpi sono arrivati rapidi e severi, mordendomi come il fuoco la pelle, dopodiché il Capitano mi ha tolto la pistola dalle mani, mi ha slegata e coperta con una coperta calda, mi ha sollevata e nel suo caldo abbraccio mi sono lasciata andare.
    Quindi si è seduto sul letto tenendomi stretta tra le sue braccia, parlandomi dolcemente:
    < Dolly, tesoro, ho avuto troppa paura che tu potessi farti male, non si scherza con certe cose, ho navigato a lungo ed ora che ti ho ritrovata non posso perderti>.
    Io ho annuito, mentre lui togliendomi la coperta da dosso mi ha fatta girare e, preso il barattoletto dell'arnica che tengo sul comodino, l'ha aperto e presane un poco con le dita ha cominciato a spalmarla delicatamente sui segni della frusta, il suo tocco era dolce e all'improvviso ho sentito la sua bocca baciarmi il collo, le spalle e poi lungo la schiena fino alle colline, le stesse che fino a poco prima aveva offese e fra un bacio e l’altro la sua voce roca mi sussurrava parole dolci: <dolly, tesoro, mi fai disperare ma ti voglio bene>.
    Intanto che mi baciava il mio corpo si tendeva, si inarcava e si offriva.
    Mentre lui continuava:< Piccola, sei bellissima, hai un corpo stupendo, un corpo da desiderare, da amare, da prendere>.
    Mentre lo diceva con una mano ha slacciato i pantaloni e facendo attenzione alle ferite, si è disteso su di me e da dietro mi ha presa con la sua prepotente virilità.
    Io sotto di lui ansimavo, per il dolore causatomi dalle frustate e per il piacere che mi stava dando la sua virilità e al culmine di una sinfonia che sembrava non finire mai siamo stati travolti dall'estasi del piacere.
    Jack respirando affannosamente si è sdraiato vicino a me, abbracciandomi, mentre il mio pianto, ora di gioia per la felicità goduta, si placava lentamente, ed altrettanto lentamente mi sono addormentata fra le sue braccia.
    Stamattina, quando mi sono svegliata, con ancora la coperta addosso ho visto che il Capitano era andato via. Con le natiche ancora doloranti per le frustate mi sono alzata, lavata e riflessa sullo specchio ho messo un poco di unguento sulle quattro ancora brucianti striature amaranto che solcavano da destra a sinistra il mio fondoschiena, quindi mi sono vestita e scesa giù in cucina a prepararmi un caffè che sono andata a bere sul ponte.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: stanotte ho dormito male a causa di una certa inquietudine che mi ha preso da qualche giorno; mentre stavo bevendo il solito caffè seduta sul ponte per godermi l'aria mattutina ripensavo a certi avvenimenti accadutimi sull'isola ed a quanto il mio più che proficuo contributo al lustro dell'isola, che mi è costato tempo e fatica, non sia stato riconosciuto degno di merito, gratitudine e riconoscenza.
    La stessa cosa mi accadde tanti anni fa a Cage City, anche lì, nonostante i miei molteplici sforzi, la mia fatica nel dare il mio contributo al lustro della città non ricevette niente in cambio, ma stavolta è diverso, questa volta non me ne starò zitta e buona, per questo ho deciso che per un po' andrò via da Spankyisland.
    Giusto il tempo di farmi sbollire la rabbia, prima che il mio lato oscuro mi faccia cedere alla tentazione di prendere a cannonate l'isola, tornerò fra qualche giorno, sperando che per allora la rabbia mi sia sbollita. Comunque quando ritornerò il mio rapporto con l'isola non sarà più lo stesso che ho avuto fino adesso.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: stamattina, dopo aver chiuso il diario di bordo ed averlo riposto in un cassetto dalla scrivania, sono uscita dalla cabina del Comandante con passo lento sono salita sul ponte e mi sono diretta al timone, improvvisamente una nebbia sinistra ha avvolto l'Olandese Volante, il cigolio delle catene delle ancore che salivano ha rotto il silenzio, un vento irreale ha gonfiato le vele ed il veliero, nascosto dalla nebbia lentamente ha preso il largo, sparendo all'orizzonte.

    Edited by Dolly c.r. - 28/2/2022, 15:26
     
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    Quarto capitolo

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: dopo cinque giorni di navigazione che mi sono serviti a sbollire la rabbia che mi ha fatto andare via da Spankyisland, navigando in solitario, sono in vista dell'isola di Tortuga.
    Con il passare dei giorni la rabbia ha ceduto il posto alla tristezza ed al dispiacere di aver lasciato l'isola che ormai considero casa mia e le tante persone che mi vogliono bene, ma soprattutto ho riflettuto sulla dura punizione inflittami dal mio Capitano, una punizione così severa che sicuramente ricorderò per parecchio tempo, neppure Mister V. che io mi ricordi è mai stato così severo con me come il caro Jack.
    Me la ricorda il dolore e la difficoltà che provo a stare seduta e le quattro striature che ancora, dopo giorni, segnano la mia pelle; una punizione lunga, infinitamente lunga e severa, infinitamente severa e dolorosa, infinitamente dolorosa, ma meritatissima.
    Sì, Jack è stato duro, non mi ha risparmiato nulla, neppure l'umiliazione di trovarmi nuda davanti a lui, provare la vergogna di sentire il suo sguardo attardarsi sulla mia nudità, chissà cosa avrà pensato, cosa avrà provato nel vedermi così per la prima volta.
    Ma quello che ha fatto l'ha fatto per il mio bene, un bene che mi ha dimostrato per tutta la durata della punizione, a cominciare dalla dolcezza con cui mi ha coricata sulle sue ginocchia, con la severità con cui ha cominciato a sculacciarmi prima con la mano e poi con la spazzola, ma ogni volta che quella mano colpiva il mio fondoschiena era un gesto di profondo affetto, d'amore.
    Non potrebbe essere altrimenti perché quello che ha fatto è la prova del bene che prova per me, è la prova che ci tiene a me, mi corregge e mi punisce proprio perché ci tiene a me. Nelle sue punizioni non manca mai la dolcezza nei miei confronti con la quale mi ha dimostrato tutto l'affetto che prova per me.
    Anche quando ha marchiato la mia pelle con la coda di drago, ed ho avvertito la pelle bruciare sotto i pochi infuocati colpi della frusta .
    Riguardo a questo devo dargli merito di essere stato magnanimo nell'ultima parte della punizione, visto che dopo si è subito affrettato a slegarmi ed a coprirmi con una coperta e fra le sue braccia, esausta e dolorante, ho potuto sentire tutto il calore, tutto l'affetto che prova per me.
    Soprattutto poi quando si è disteso su di me e mi ha amato come nessun altro prima di lui, godendo del mio corpo e facendomi sua con la sua virilità, lo stesso affetto che anch'io provo per lui, caro, dolce mio Capitano.
    Mentre sto scrivendo mi chiedo cosa avrà pensato non vedendo più l'Olandese Volante, non vedendo più me.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: finalmente sono giunta a Tortuga. In vista dell'isola le vele hanno preso vento e velocemente il veliero si è avvicinato sempre di più alla costa, poi lentamente è entrato nel porto e dopo che le ancore sono scese rumorosamente si è accostato alla banchina.
    Essendo la prima volta che faccio scalo qui a Tortuga e conoscendo la sua fama di covo di pendagli da forca e masnadieri di ogni genere, scendendo dalla passerella ho provato un po' di timore e di disagio ma è stata una cosa temporanea, il chiasso, la giovialità della gente che incontravo mi hanno fugato ogni mio dubbio, anche se sulle loro facce vedevo una strana espressione e il loro bisbigliare vedendomi scendere dall'Olandese Volante.
    La cosa non mi ha sorpreso visto che anche il mio veliero gode di una certa fama nella filibusta.
    Dopo aver percorso un lungo tratto ho intravisto in lontananza una taverna, non appena ho fatto il mio ingresso il chiassoso vociare che sentivo all'esterno improvvisamente si è interrotto, il rumore dei miei stivali sul pavimento di legno rimbombava nella sala ed ho sentito gli sguardi di tutti i presenti su di me, mi sono avvicinata al banco dove l'oste, un vecchio corsaro senza un occhio, nel vedermi ha cominciato a tossicchiare imbarazzato, come se volesse dire qualcosa, ma tacque.
    Quindi, indicandogli un tavolaccio attaccato ad una delle pareti ho ordinato da bene:< Portami una pinta di rum a quel tavolo, oste, e di quello buono, non di quella robaccia brucia budella che sevi a questi manigoldi !>
    Mentre lo dicevo, posavo sul banco, davanti al suo sguardo esterrefatto ed a quello dei presenti un doblone d'oro.
    L'oste, un uomo sulla sessantina, grassoccio, senza fiatare ha preso la moneta, ma mentre stavo per sedermi ho sentito una mano poggiarsi sulla mia spalla, mi sono girata, ed era un brutto ceffo alto, con l'aria di chi cerca guai che, guardandomi con disprezzo, mi ha detto:<questo non è un posto per signorine madamigella>.
    Con lo sguardo sprezzante di chi non ha niente da temere l'ho squadrato dall'alto in basso, incenerendolo con gli occhi, ho spostato la mantella nera che ricopriva la mia mano, mostrandogli che impugnavo l’elsa della spada che porto sempre con me quando sbarco su un’isola che non conosco.
    Si tratta della spada di Barbanera, vinta parecchio tempo fa ai dadi ad un discendente di Barbossa.
    A quella vista il lestofante ha tolto immediatamente la sua manaccia lurida dalla mia spalla e con il terrore negli occhi si è allontanato da me di un paio di metri, per poi inginocchiarsi tremante di paura quasi avesse visto chissà cosa e con voce resa incerta per la paura ha bofonchiato: <siete voi, Dolly la Corsara, il Capitano dell'Olandese Volante, vi chiedo perdono Capitano, abbiate pietà>.
    Impietosamente gli ho dato una pedata che lo ha fatto stramazzare a terra: <ringrazia il tuo Dio se ti risparmio la vita lurido pendaglio da forca che non sei altro, la prossima volta accertati di chi hai davanti quando vai in cerca di guai!>
    Detto ciò mi sono seduta, nel silenzio assordante dei presenti, mentre l'oste poggiava sul tavolo la pinta di rum che avevo ordinato.
    Mentre bevevo un sorriso ha sfiorato le mie labbra al pensiero di cosa avrebbe detto Jack nel vedermi seduta al tavolo a bere rum dopo l'ubriacatura presa sull'Olandese Volante durante la quale, sotto i fumi dell'alcol stavo per ucciderlo.
    Stavo sorseggiando il mio rum in santa pace, persa nei miei pensieri, quando una mano mi ha tirato giù il cappuccio della mantella ed una voce maschile alle mie spalle, una voce che conoscevo benissimo, ha detto: <bene bene, cosa abbiamo qui? Si direbbe rum>.
    In quel momento non solo mi stava per andare di traverso il rum che stavo bevendo ma quasi mi stava per cadere il boccale dalle mani nel sentire quella voce, mi sono voltata e non potevo credere ai miei occhi, era Jack, che, scrutandomi severamente con un tono inquisitorio ha continuato: <dolly, mi spieghi cosa diavolo ci fai qui? E soprattutto con una pinta di rum in mano? La lezione dell’altra volta non ti è bastata?>
    Oddio, ho pensato fra me e me, guardandolo incredula, doveva essere partito dall'isola subito dopo di me per avermi raggiunta qui così in fretta, poi infastidita l’ho apostrofato:<capitano, cosa ci fai tu qui? Se sei venuto a farmi la predica o peggio ancora a cercare di riportarmi a casa, scordatelo!>
    Sottolineando per sfida il mio fastidio con una buona sorsata di rum, ma dentro di me ero felice di vederlo, ed ho continuato:< Io sto bene qua, scordati che possa rimettere piede sull’isola>.
    <ragazzina sei ad un passo dal finire in un abisso di guai!> Mi ha detto lui con tono secco e severo, intanto che mi levava il boccale dalle mani e lo posava sul bancone:< Forza alzati ragazzina che torniamo insieme sull’Olandese, poi ti scorterò fino all’isola!>
    Non potevo crederci che Jack in quel momento stesse facendo il padrone con me, e siccome non volevo di certo dargliela vinta, la mia risata di scherno lo ha investito mentre, dopo essermi alzata dal tavolo mi ero ripresa il boccale che aveva posato sul bancone, poi con tono adirato ho ripreso: < Chi sei tu per dirmi cosa fare o cosa non fare mio padre? Adesso te la dico io una cosa Capitano, sparisci e lasciami bere>.
    Stavo giusto per portarmi il boccale alla bocca quando Jack me lo ha strappato nuovamente di mano facendolo cadere e rovesciando il rum per terra, quindi mi ha agguantata e caricata in spalla mentre gli urlavo:< Jack! METTIMI GIU'!PENDAGLIO DA FORCA, CAROGNA, FIGLIO DI UN CANE, METTIMI GIU, NON VOGLIO TORNARE ALL'ISOLA, NON VOGLIO!>
    Come risposta ai miei insulti lui mi ha affibbiato due vigorose sculacciate davanti a tutta la ciurmaglia presente nella taverna e per quanto potessi scalciare e gridare si è avviato tra le risa e gli applausi della marmaglia verso la porta mentre urlavo furibonda: <ahhh, FINIRAI TU IN UN ABISSO DI GUAI NON APPENA MI FARAI SCENDERE, TE NE FARO' PENTIRE!>
    Mentre si incamminava con me in spalla verso l’Olandese Volante l’ho sentito ripetere a cassa voce:<ora vedi di calmarti ragazzina, la strada per casa è lunga!>
    Poi, si è rivolto ad uno degli uomini che lo accompagnavano:< Signor Turner le affido il comando della Poseidon, fate rotta per Spankyisland, io starò con questa peste sull’Olandese e vi seguiremo>.
    L'uomo a cui si era rivolto Jack scuotendo la testa gli ha risposto:< Agli ordini Capitano, ma badate che quella donna vi darà filo da torcere>.
    Lo so, Turner, lo so gli ha riposto il Capitano mentre l'altro si incamminava verso la Poseidon.
    Una volta arrivati al veliero ed attraversata la passerella, all'improvviso, come per incanto le vele dell'Olandese Volante si sono gonfiate, le ancore hanno cominciato a salire tirate su da una forza invisibile e lentamente il veliero ha preso il largo.
    A quel punto ridacchiando Jack a commentato mettendomi giù:<a quanto pare ragazzina il tuo veliero vuole tornare a Spankyisland !>
    Sorpresa ed incredula nel vedere che il veliero, forse leggendo nel più profondo del mio cuore, avesse deciso di tornare all'isola mi ha fatta infuriare ancora di più, ed in un attacco di rabbia ho cominciato a sfogarmi su Jack prendendolo a pugni sul torace ed urlandogli:< CI MANCAVA SOLO IL VELIERO CHE DECIDESSE PER ME! NON VOGLIO TORNARE SULL'ISOLA, NON CI TORNO SUILL'ISOLA!>
    Lui mi ha afferrata per i polsi, e mentre io cercando di divincolarmi gli ho sibilato:
    < LASCIAMI! CHE VORRESTI FARE ADESSO? PICCHIARMI ANCORA? HO ANCORA I SEGNI DELLE FRUSTATE SE VUOI SAPERLO!>
    Ma Jack con tono dolce ha cercato di calmarmi, mentre continuavo:< NO CHE NON MI CALMO! NON VOGLIO TORNARE SULL'ISOLA!>
    Poi mi sono precipitata nei miei alloggi, sottocoperta, dove, dopo essermi buttata sul letto, cullata dal lieve ondeggiare dell'Olandese Volante che mi stava riportando a casa sono scoppiata in un pianto dirotto.
    Dopo un po', mentre piano piano il mio pianto si calmava, ed il grammofono suonava l'aria “Sempre libera” dalla Traviata di Verdi, dentro di me sentivo la strenua lotta, il solito duello fra le due parti della mia anima, tra il desiderio di libertà ed il desiderio di appartenere a qualcuno.
    Assorta com'ero nei miei pensieri e con il volume alto della musica non ho sentito neppure il bussare alla porta, solo dopo che la musica è finita ho sentito Jack sdraiarsi sul letto accanto a me, ho sentito le sue braccia stringermi forte, mi sono lasciata avvolgere da quelle braccia forti di uomo, mentre una parte di me avrebbe voluto sfuggire a quell'abbraccio e l'altra avrebbe voluto sciogliervisi.
    Mi sono girata, lui era accanto a me, continuava a stingermi a se, mentre io, con il mio viso appoggiato sul suo torace con le mie lacrime gli bagnavo la camicia, dallo scollo aperto intravedevo la folta peluria del suo petto, sentivo il suo profumo inebriante di uomo.
    Con una mano mi ha alzato il viso costringendomi a guardarlo negli occhi mentre con l'altra mi accarezzava i capelli sussurrandomi all'orecchio:< Piccola, quando capirai che tutto ciò che faccio lo faccio perché tengo a te? Mi hai fatto prendere uno spavento quando ho visto l'Olandese Volante prendere il largo, per un attimo ho temuto che non avrei più rivisto la monella che adoro con tutto il cuore, di cui adoro tutto, il cuore, i pensieri ... e il fondoschiena>.
    Così dicendo le sue mani si sono poggiate sulle mie natiche: <mi hai fatto male, sai bambina, che dovrò punirti per questo>.
    Io l'ho guardato un po’ dispiaciuta ma anche sorpresa, dispiaciuta d'avergli causato un dolore e sorpresa perché volesse nuovamente punirmi dopo la severa punizione che mi ha inflitto la sera prima che lasciassi Spankyisland, e della quale porto ancora sulla pelle i segni della famigerata coda di drago.
    L'ho implorato con lo sguardo facendomi piccola piccola fra le sue forti braccia: <no Capitano, ti prego>.
    Ma inutilmente, tanto che continuò: <sì invece, ma non sarò troppo severo nel punirti perché sarà un segno tangibile del bene che ti voglio, tu dici che vuoi essere libera, che non vuoi appartenere a nessuno, ma tu non sei libera piccola Dolly, tu appartieni a me, tu appartieni a tutti coloro che ti vogliono bene e tu appartieni a Spankyisland>.
    Detto ciò mi ha presa dolcemente per mano e mi ha fatto alzare dal letto, quindi, altrettanto dolcemente vi si è seduto mentre io rimanevo in piedi di fronte a lui. Lentamente le sue mani esperte mi hanno sbottonato la camicia per poi togliermela, quindi corsero lievi sui miei seni, ed il suo viso vi si immerse, respirando profondamente il mio profumo di donna, poi le sue mani sono scese e le ho sentite sfilare la cintura dai miei pantaloni, che, sbottonati, sono caduti a terra inermi, allorché mi è bastato poco per sfilarli dai piedi e rimanere nuda di fronte a lui.
    A quel punto le sue mani hanno afferrato con forza le natiche, mentre la sua bocca avida mi stuzzicava e tormentava entrambi i capezzoli sussurrando con voce roca di passione:< Dolly, Dolly che farei senza di te>.
    Poi si è alzato ed ha posizionato due cuscini da un lato del letto:<sdraiati piccola Dolly, sei stata cattiva, molto cattiva privandomi con la tua avventatezza, del piacere di consolare il tuo dolore per la punizione che ti avevo dato ed anche di quello di dare sollievo alle tue natiche ferite, i cui segni, hai ragione, si vedono ancora>.
    Sapendo che aveva ragione senza protestare, senza dire una parola, con lo sguardo basso mi sono coricata sui cuscini in modo che le mie natiche fossero ben rialzate rispetto al resto del corpo.
    Non appena mi sono messa nella posizione desiderata, ha cominciato a colpirmi con la mia stessa cintura, i colpi si susseguivano lenti e brucianti, segnando la pelle con lunghe strisce coloro porpora; ad ogni colpo l'angoscia, la disperazione e l'odio che provavo per Spankyisland piano piano svanivano, lasciando il posto ad una leggerezza del cuore che mi stava riempiendo di gioia e di gratitudine.
    Lacrime di gioia cominciarono a bagnare il lenzuolo.
    Dopo una serie di colpi che a me parve infinita, Jack ha poggiato la cinta sul comodino e si è seduto accanto a me, quindi con la mano ha cominciato ad accarezzarmi i capelli consolando il mio pianto, poi è andato a prendere la crema all'arnica, ne ha presa un poco con le dita e come è solito fare, dopo avermi punita con delicatezza ha cominciato a distribuirla su tutta la pelle del fondoschiena ed a massaggiare delicatamente entrambi i globi infuocati.
    Sarà stato per la delicatezza della sua mano, sarà stato per il fresco sollievo che mi stava dando la crema all'arnica, fatto sta che languidamente il mio corpo nudo, sotto la sua mano, ha cominciato ad inarcarsi ed a tendersi, in una danza che mi ammaliava e mi stordiva.
    Jack si è alzato, con la coda dell'occhio l'ho visto spogliarsi, l'ho visto nella sua nudità, ha levato i cuscini da sotto il mio ventre e si è coricato vicino a me, mi ha fatta fa voltare verso di lui e si sdraiato su di me; la sua bocca si è posata sulla mia unendole in un bacio appassionato, poi le sue labbra sono scese sensuali sui miei capezzoli, riprendendo a stuzzicarli ed a tormentarli, poi sempre più giù, a lambire il ventre, l'ombelico ed infine il fiore segreto.
    Le sue mani delicatamente hanno allargano i petali che nascondono il bocciolo, e la sua bocca, la sua lingua hanno cominciato a stuzzicarlo.
    Anche se il tessuto del lenzuolo amplifica il bruciore che sentivo alle natiche era altrettanto amplificato il piacere che mi procurano quella bocca e quella lingua.
    In breve tempo un'esplosione di piacere e di dolore mi ha fatto quasi urlare quando ho raggiunto l'orgasmo.
    Neanche il tempo di riprendermi dall'ondata di piacere che ha travolto ogni centimetro del mio corpo che ho sentito la virilità di Jack entrare prepotentemente dentro di me, quindi i nostri corpi, uniti in una danza antica quanto il mondo, hanno cominciato ad ondeggiare all'unisono, in un oceano invisibile di passione e di piacere, prede al fine di un'estasi totale che ci ha lasciati esausti ma felici.
    Il mattino dopo il sole era appena sorto quando mi sono svegliata, i suoi raggi filtravano dalle persiane chiuse delle finestre, accanto a me il Capitano dormiva come un angelo. Il riposo del guerriero.
    Mi sono alzata, sono andata allo specchio, le mie natiche portavano ancora i segni delle cinghiate ma non mi facevano troppo male, ognuno di quei segni era una prova dell'amore che Jack provava per me e questo mi faceva sentire fiera ed orgogliosa di portarli, e mi sentivo innamorata.
    Senza far rumore ho indossato la mia vestaglia kimono e sono scesa di sotto in cucina a preparare il caffè che una volta fatto ho versato in due tazzine di porcellana cinese e portato il vassoio con le tazzine sul ponte, sistemando vicino al tavolo due sedie, prese dal salottino, forse sarà stato l'intenso aroma del caffè che si era sparso per tutta la nave, fatto sta che voltandomi ho visto Jack, in piedi, con addosso solo i pantaloni.
    Il suo sguardo mi sfiorava languidamente, e ponendosi alle mie spalle, in silenzio, insieme a me ha scrutato l'orizzonte che il sole da poco sorto colorava con la sua luce dorata.
    Buongiorno piccola, ti amo, mi ha poi sussurrato all’orecchio, per poi baciarmi sul collo.
    Con gli occhi chiusi, beandomi di quel bacio gli ho risposto: <anch'io>.
    Ci siamo seduti a prendere il caffè, e quando siamo alzati Jack mi ha abbracciata ed insieme abbiamo scrutato ancora l'orizzonte, mentre mi perdevo nel suo calore mi ha sussurrato:< Dolly, ancora pochi giorni di navigazione e saremo a casa, come ti senti? Il tuo culetto come sta?> Intanto, sorridendo mi dava un’affettuosa pacca sul sedere augurandosi che la crema all’arnica avesse fatto effetto.
    Gli ho sorriso, e staccandomi dal suo abbraccio sono scesa sotto coperta a prendere dalla cabina del Capitano il diario di bordo, poi mi sono seduta alla scrivania per scrivere, mentre Jack faceva il giro della nave per controllare che tutto fosse a posto.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante:ieri stavo scrivendo sul diario di bordo, come al solito seduta alla scrivania nella cabina del Capitano quando Jack mi ha abbracciata da dietro chiedendomi:< Cosa stai facendo piccola?>
    Gli spiegato che stavo scrivendo il diario di bordo; a quel punto ha cercato di sbirciare quello che scrivevo, io però non gliene ho dato il tempo, ed ho chiuso il diario prima che lui potesse leggere il contenuto.
    Con un tono da finto burbero, ha brontolato ... non è carino da parte tua!
    Ed ecco ritornare quel lato della mia anima ribelle ad ogni forma di controllo, infatti gli ho risposto sgarbatamente:< Ed invece sì Jack, è un diario, è personale quello che vi scrivo di certo non lo farei leggere a te o a chiunque altro!>
    Lo dicevo mentre lo rimettevo a posto nel cassetto della mia scrivania, che poi ho chiuso con la chiave che porto appesa al collo, e intanto pensavo che quel lato della mia anima, che anela la libertà, è sempre fuori controllo e mi ha spinto ancora a gridargli in faccia:< Comunque nessuno ti ha imposto di venirmi a prendere, se volevo restare sull'isola non sarei di certo partita! E poi basta con questa mania del controllo!>
    Improvvisamente ho sentito la sua mano afferrarmi per una spalla, costringendomi a girarmi:< Lo sai che non mi piace quando usi questo tono con me! Cosa devo pensare? Che non sono bastate le cinghiate dell'altra sera per farti capire quanto sei importante per me? Per farti capire quanto ci tenga io a te? Dovresti essermi grata per l'affetto, la cura ed il bene che ti ho dimostrato fino adesso, arrivando al punto di seguirti fino a Tortuga subito dopo la tua partenza da Spankyisland. Ma a quanto pare non lo hai ancora capito, ma a questo si rimedia subito!>
    Detto ciò ha preso la sedia del Comandante, l’ha posta al centro della cabina, ci si è seduto ed a forza mi ha coricata sulle sue ginocchia, quindi nonostante le mie proteste mi ha bloccato il braccio destro dietro la schiena, mi ha alzato da dietro la vestaglia scoprendo il mio fondoschiena che ancora portava gli evidenti i segni delle cinghiate, quindi con vigore ha cominciato a sculacciarmi.
    Già in lacrime l'ho implorato di smettere, sentendo tornare nuovamente il bruciore delle cinghiate della sera prima.
    Ma Jack, sordo alle mie suppliche, mentre la sua manona mi colpiva commentava : < Eh no piccola spank, spank ... chissà ... spank ... se così... spank ... ti ci entra ... spank ... in quella tua testolina ... spank ... che il tuo desiderio di libertà ... spank ... è una pura illusione ... spank ... il tuo posto è Spankyisland ... spank ... accanto a me spank >.
    E' stata una sculacciata lunga, severa e bruciante, che è terminata solo quando Jack ha visto il mio corpo scosso dai singhiozzi, e solo allora la sua mano, prima severa, ha incominciato ad accarezzare le mie natiche bollenti.
    Basta piangere piccola, è finita, vieni, siediti qui mi diceva dolcemente, tirandomi su e facendomi sedere con difficoltà sulle sue ginocchia.
    Mentre singhiozzando gli sussurravo di avere il fondoschiena in fiamme, mi sono rifugiata nel suo abbraccio consolatorio e ascoltando le parole dolci che mi diceva.
    Con viso rigato dalle lacrime poggiato sulla sua spalla gli ho sussurrato:< Sì Capitano, torniamo a casa>.
    Cullandomi dolcemente Jack ha aspettato che mi calmassi quindi è andato nei miei alloggi a prendere la crema all'arnica, poi mi ha nuovamente coricato sulle sue ginocchia, alzato la vestaglia ma stavolta non per punirmi ma piuttosto per dare sollievo alle mie natiche infiammate; il tocco delicato della sua mano era dolce, amorevole e mentre piangevo sommessamente, dopo essersi preso cura del mio fondoschiena mi ha aiutata ad alzarmi e asciugandomi le lacrime mi ha detto:< Adesso non piangere più piccola, lo sai che lo faccio per il tuo bene, perché ti voglio bene>.
    Io ho annuito in silenzio, mentre mi abbracciava ancora.
    Poi ha continuato:< Ora vai a darti una bella rinfrescata intanto che preparo la colazione, anch'io sono bravo in cucina>.
    Quindi, amorevolmente mi ha accompagnata nei mie alloggi dove ho potuto darmi una rinfrescata sia al viso che al fondoschiena, poi mi sono vestita con non poca difficoltà perché il tessuto dei pantaloni, strusciando sulla pelle infiammata mi causava non poco dolore, tant'è che mi è scappato un grido, che, udito da Jack, lo ha fatto accorrere nei miei alloggi per vedere cosa stava succedendo.
    Ma sorridendo l’ho tranquillizzato dicendogli che indossare i pantaloni dopo una sculacciata non è piacevole.
    Povera la mia piccola che è stata sculacciata mi ha detto abbracciandomi: <ha ah ah ah potevi chiamarmi, ti avrei aiutato, ti fa tanto male il culetto piccola?>
    Gli ho risposto fingendo di essere arrabbiata:<tu che dici? È rosso e bollente, non so se ce la farò a stare seduta, cattivone che non sei altro>.
    Lui sorridendo mi ha rassicurato:< Prima del nostro arrivo a Spankyisland ti sarà passato, fino ad allora vorrà dire che sulla tua sedia metteremo un cuscino in più per farti stare comoda piccola, adesso vieni che la colazione è pronta>.
    Detto ciò con Jack siamo andati nella cabina che funge da salotto dove aveva apparecchiato per due, il profumo del caffè appena fatto e delle uova strapazzate mi hanno stimolato l'appetito e mentre mangiavamo abbiamo chiacchierato e riso insieme, quindi la giornata è passata fra scherzi, giochi e lavori nella più completa serenità.
    La sera, dopo aver cenato in compagnia di una buona bottiglia di Porto siamo saliti sul ponte a vedere le stelle, non so per quanto siamo stati lì, io e Jack, abbracciati, a guardarle, illuminati soltanto dalla luce argentea della luna, quindi, sempre abbracciati siamo scesi sottocoperta e siamo andati a dormire.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: questi giorni di navigazione passati insieme a Jack sono sembrati volare, sembra ieri che siamo partiti da Tortuga che mi pare assurdo che stiamo quasi già in vista di Spankyisland, giorni di navigazione passati a ridere, giocare pescare e fare all'amore, passati come se il mondo intero fosse tutto in questo veliero, solo noi due, il mare, il cielo e la nostra felicità, nient'altro .
    Adesso ho nella mente un turbinio di pensieri che volano all'isola, a casa … come la chiama Jack, al fatto che sia venuto a prendermi a Tortuga, al fatto di essermi ritrovata nuovamente nuda davanti a lui, al fatto di avermi fatto provare la stessa vergogna provata prima che mi frustasse, al fatto che mi abbia punito per essere andata via, al fatto che il mio fondoschiena porti ancora anche se leggeri, i segni della sua severità, al fatto che mi dia ancora un po' fastidio sedermi nonostante lui si sia preso cura di me dopo la punizione, e questo lo rende ancor di più caro al mio cuore.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: quando stamattina mi sono alzata Jack dormiva ancora, mi sono vestita dopodiché mi sono recata sul ponte ed ho visto in lontananza, Spankyisland, in tutta la sua bellezza, quasi che stesse con le braccia aperte in attesa del mio ritorno, ho svegliato Jack che si è vestito.
    Nel mentre l'Olandese Volante, preceduto dalla Poseidon faceva il suo ingresso nel porto, lentamente si accostava alla banchina, magicamente le vele si raccoglievano, le ancore scendevano e mentre il braccio di Jack mi cingeva le spalle ho pensato, sono tornata Spankyisland, sono tornata a casa!

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    Quinto capitolo

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: il mio ritorno all'isola è stato più che tranquillo, anche troppo visto che da quando sono tornata non faccio che passare le mie giornate a gironzolare per l'isola o a prendere il sole sul veliero.
    Il problema è che oltre alla noia si è aggiunto il fatto che, da quando siamo tornati, Jack, il caro Capitano, con il quale ho passato degli splendidi giorni di navigazione sul veliero durante il ritorno all'isola, e con il quale già pregustavo di passare insieme il resto della mia vita qui sull'isola, è improvvisamente sparito letteralmente dalla circolazione.
    Questo mi fa sentire come se fossi stata sedotta e abbandonata, come se data la situazione, si fosse approfittato di me, della mia vulnerabilità, e questo mi sta facendo soffrire molto.
    Dopo Mister Verymaster anche lui mi ha lasciata sola, abbandonata, ed io languisco così nella mia triste solitudine, senza amore.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: sull'isola c'è un nuovo arrivato, il suo nome è Don Oleandro, un maturo nobile che dalla splendida Sicilia, dopo tanto viaggiare, è approdato a Spankyisland. Abbiamo fatto amicizia, ed ho notato che è una persona molto gradevole, un vero signore d'altri tempi.
    Fra una chiacchiera e l'altra, nonostante una certa differenza di età, in breve tempo siamo diventati buoni amici, con lui mi piace dialogare e giocare e da brava monella quale sono io oggi, data del suo compleanno, ho deciso di fargli una sorpresa.
    Mi sono alzata presto, ho preparato una bella torta di compleanno con tanta panna sopra, quindi mi sono recata alla sua residenza, una graziosa villetta in stile liberty poco fuori dal paese; arrivata al cancello ho suonato la campanella e con un clic il cancello si è aperto, quindi ho percorso il viale che porta alla villa, circondato da uno splendido giardino da cui si vede tutta la baia, pieno di alberi di arance che in questo periodo, data la stagione, erano carichi di frutti.
    Davanti al portone aperto mi stava aspettando Don Oleandro che mi ha accolto con un sorriso dicendo:< Buongiorno Dolly, che bella sorpresa, a che debbo la tua visita?>
    Io ricambiando il sorriso ho esordito: <buongiorno Don Oleandro, sapendo che oggi è il suo compleanno ho voluto farle un regalo>.
    Don Oleandro, mi ha invitato con un gesto della mano ad entrare dicendo:< Ti ringrazio piccola, un regalo? È veramente gentile da parte tua, ed anche inaspettato, entra che ci prendiamo un caffè>.
    Ed io sorridendo: <la ringrazio Don Oleandro, ma oggi avrei un po' da fare, facciamo un'altra volta magari, le ho portato questo regalo, ma è una sorpresa, sia gentile, chiuda gli occhi sennò che sorpresa è?>
    Lui ha sorriso, è stato al gioco ed ha chiuso gli occhi:<va bene piccola li chiudo, contenta?>
    Non appena ha chiuso gli occhi ho aperto la scatola che conteneva la torta l’ho tirata fuori e gliel'ho spiaccicata sul viso per poi scappare via, ah ah ah ah!
    Don Oleandro ha aperto gli occhi, ha fatto una faccia ah ah ah ah, mi sono fermata al cancello solo il tempo per gridargli <buon COMPLEANNO DON OLEANDRO!> ah ah ah, quindi, ancora ridendo, sono tornata al veliero ah ah ah.
    Mentre tornavo veloce verso l'Olandese Volante, ancora ridendo per quello che avevo fatto a Don Oleandro, e ripensavo alla faccia che doveva aver fatto dopo che gli avevo spiaccicato la torta in faccia, e che sicuramente gli era finita anche sul vestito ah ah ah ah, poverino, mi sa che non se l'aspettava.
    Ma dopo un po', arrivata al veliero ho sentito una certa inquietudine invadermi, come una sensazione di quiete prima della tempesta, sensazione che mentre mi accingevo a scrivere sul diario di bordo quanto era accaduto e ripensando alla sua faccia mi è passata.
    Diario di bordo dell'Olandese Volante.
    Tutto mi sarei aspettata mentre scrivevo il diario di bordo, seduta alla scrivania dell'alloggio del Capitano, tranne che mentre scrivevo tranne di vedere apparire all'improvviso dalla porta che alle mie spalle, Don Oleandro.
    Mi sono alzata dalla sedia incredula, dopo quanto gli avevo fatto, pensavo che mi avrebbe “convocata” alla villa, e invece era lì, dritto ed austero, in piedi sulla porta, con una espressione del viso severa che tradiva la collera che covava dentro.
    Cercando di mascherare la sorpresa e la preoccupazione che ho provato nel vederlo gli ho chiesto quasi sussurrando: <buongiorno Don Oleandro, lei qui?>
    Mentre provavo anche a fare una battuta sugli auguri, nel tentativo di attenuare la punizione che sicuramente stava per infliggermi, cercando di sdrammatizzare ho aggiunto: <non si sarà arrabbiato troppo spero, era uno scherzo innocente?>
    Ma la sua espressione severa mi dimostrava però che lui non aveva proprio voglia di scherzare, infatti ha cominciato subito a sgridarmi per la mia mancanza di rispetto e per l’impudenza del mio comportamento.
    Mi ha apostrofata severamente puntandomi il dito: <il tuo gesto è stato inqualificabile Dolly, mai e poi mai avrei pensato che la tua mancanza di rispetto, la tua impudenza, il tuo infischiartene della mia persona ti avrebbe portata a tanto! Senza contare inoltre che mi hai rovinato un abito di ottima fattura!>
    Dal tono della sua voce era chiaro che era ben deciso a farmi capire meglio il senso delle sue parole: < Credo che per te è giunta l'ora di imparare a comportarti come si deve e che cosa è la disciplina!>
    Detto ciò Don Oleandro ha spostato verso il centro della stanza la sedia dove ero seduta poc'anzi e prima che me ne potessi rendere conto mi ha afferrata per un braccio e, non curante delle mie proteste, dopo essersi seduto mi ha costretta a stendermi sulle sue ginocchia, passandomi un braccio attorno alla vita per sistemarmi meglio.
    Il mio sedere, coperto dai pantaloni era bene in posizione e prima che potessi realizzare quanto stava succedendo la mano di Don Oleandro ha cominciato a far cadere sul mio fondoschiena una serrata serie di sculaccioni che si sono susseguiti a ritmo crescente.
    Frastornata ho cercato di protestare: <nooo Don Oleandro, nooo, non può farlo, mi lasci!>
    Ma nonostante le mie proteste non ho fatto nulla per evitare gli sculaccioni, forse perché inconsapevolmente sapevo di meritare la punizione.
    Dopo una decina di minuti di sculacciate mi ha fatto rimettere in piedi e mentre ero ancora stordita dalla successione degli eventi mi ha slacciato i pantaloni e me li ha tirati giù alle caviglie, seguiti dalle culotte; avrà certo notato l’imbarazzo sul mio viso intanto che la mia mano cercava di coprire la parte più intima, quindi, ancora una volta mi ha tirata sulle sue gambe, impacciata dal groviglio di indumenti alle caviglie.
    Ora che il mio sedere era indifeso e già arrossato ed ha ripreso a somministrare la punizione, i miei strepiti si sono fatti sentire più forti; sicuramente Don Oleandro pensava che non fosse il momento di essere teneri!
    Infatti ha continuato imperterrito a colpire con severità le mie natiche, mentre il colore del mio fondoschiena rapidamente cambiava verso il rosso, e certo lo sentiva caldissimo sotto le mani nei brevi momenti di pausa che mi concedeva.
    Continuavo a piangere, chiedendogli di smettere, ma intanto che proseguiva la punizione ho notato che si guardava intorno, poi ad un tratto ha smesso di sculacciarmi, attratto da uno strumento che qualche tempo prima gli avevo chiesto di costruire per la mia collezione di giocattoli e che si trovava sulla scrivania.
    A quanto pare ha pensato che non ci fosse momento e modo migliore per controllare se funzionasse bene!
    Mi ha fatto alzare e piegare sulla scrivania, così, mentre rimanevo nella posizione in cui mi aveva messa, piangente e rassegnata, ha impugnato lo strumento di corda che lui stesso aveva costruito e mi ha detto con tono severo stando alle mie spalle:<adesso Dolly sentirai veramente male, ma credo che te lo meriti, servirà a farti imparare la lezione.
    Riceverai sei colpi che conterai dicendo ogni volta, Grazie Don Oleandro ho imparato la lezione>.
    Nonostante io lo supplicassi ed implorassi fra le lacrime che non era necessario, che mi ero già pentita di quello che avevo fatto, lui ha commentato:< Lo so che forse sei pentita bambina, ma quello che ho deciso va fatto>.
    Così dicendo ha cominciato a colpirmi ed io, scossa dai singhiozzi, rassegnata e pentita ho cominciavo a contare:
    <ahhi, uno ... grazie Don Oleandro, ho imparato la lezione>
    <ahhha, due ... grazie Don Oleandro ho imparato la lezione>
    <ahiii, tre grazie Don Oleandro, ho imparato la lezione >
    <ahaa, quattro grazie Don Oleandro ho imparato la lezione>
    <ahha, cinque, grazie Don Oleandro ho imparato la lezione>
    <ahhhi, sei, grazie Don Oleandro ho imparato la lezione >
    Forse gli avrò fatto tenerezza nel vedermi contorcere e lamentarmi sotto i colpi del giocattolo, o magari nel vedere i segni rossi che mi stavano segnando la pelle perché, come era cominciata la punizione improvvisamente è finita.
    Ancora scossa dal pianto Don Oleandro mi ha aiutata a rimettermi in piedi mentre io, con gli occhi bassi, ero consapevole che la Dolly allegra e scanzonata aveva lasciato il posto ad una più giudiziosa e pentita.
    Poi premurosamente mi ha chiesto se avevo una crema lenitiva, fra le lacrime ho risposto che la tenevo nei miei alloggi, quindi, insieme siamo saliti di sopra, nella mia cabina, dove ho preso la crema all'arnica dal cassetto del comodino e gliel'ho consegnata.
    Mentre con cautela mi tiravo giù i pantaloni e mi sdraiavo a pancia in giù sul letto, Don Oleandro si è seduto accanto a me ed ha cominciato a spalmarmi delicatamente la crema sulle natiche doloranti, consolandomi anche con le parole, intanto che i miei singhiozzi piano piano si calmavano.
    Quando ha finito mi ha accarezzata la testa, ancora affondata sul cuscino, poi, con la mano ha cercato il mio viso, mi ha dato un bacio sulla fronte e dopo avermi salutato, lentamente è andato via.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: oggi il tempo è inclemente, il cielo grigio e nuvoloso ed annuncia tempesta. Quando è così il mio umore ne risente parecchio, divento facile preda di quella malinconia che mi fa male al cuore ed all'anima e mi rendo conto di quanto mi manchi Jack, ripenso ai momenti passati insieme a parlare, scherzare e giocare, momenti che mi aiutavano a scacciare questa odiosa malinconia, sgradita compagna di vita.
    Da quando siamo tornati all'isola non si è più fatto vedere, e non ne capisco il motivo, eppure era stato così bello il viaggio di ritorno da Tortuga, era stato così eccitante passare quel tempo noi due da soli, creando quella intimità che aveva unito il mio corpo di donna con il suo di uomo di trentasei anni, giovane, forte, bello come un principe con la sua scintillante armatura, dritto sul suo cavallo bianco, come nelle favole.
    Era stato bellissimo immergersi in un mare di passione e di desiderio.
    Quindi con il passare dei giorni senza il mio Capitano, senza qualcuno che mi facesse compagnia è sopraggiunta la noia, fortunatamente ci ha pensato la vicenda del compleanno di Don Oleandro a spezzare la monotonia e la noia dei giorni seguenti al mio ritorno nell'isola, altrimenti me ne sarei riandata.
    Don Oleandro, il caro Don Oleandro, che nonostante fra di noi ci sia una certa differenza di età, si è dimostrato un amico sincero, la sua pacatezza, la sua maturità e la sua autorevolezza sono una gioia per me; le serate passate in sua compagnia sul veliero, a chiacchierare sorseggiando rum, o nella sua villa gustando una buona bottiglia di vino invecchiato al chiarore del grande camino che tiene nel salone, allietano la mia quotidianità facendomi pesare di meno la malinconia per l'improvviso allontanamento di Jack.
    Certo, con lo scherzo della torta forse ho esagerato e lui ha fatto più che bene a punirmi, una punizione certo meritata e forse inconsciamente anche cercata ... Forse perché mi da immensamente piacere essere coricata sulle ginocchia di un uomo, così come quel bruciore, quel rossore, e poi mi piace anche guadarmi allo specchio ed ammirare quei segni che per me sono un segno d'amore che porto con orgoglio, perché tutto questo mi fa sentire viva.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: sull'isola è arrivato l'inverno, c'è il sole ma un vento gelido sferza tutto quello che incontra, ed io odio l'inverno, mi costringe a starmene rinchiusa sul veliero, sola, ad eccezione di quando scendo per fare la spesa , in giornate come questa la solitudine e la noia mi travolgono, non avendo nessuno che si prenda cura di me mi sento come persa, sola ed abbandonata come una foglia che si lascia trasportare dal vento.
    Mi sento senza certezze, insicura, invece non vorrei altro che avere accanto qualcuno che con la sua forte personalità, con la sua autorevolezza, mi volesse bene e si prendesse cura di me. Sento di avere tanto affetto, tanta devozione da donare a chi desiderasse e soprattutto dimostrasse di meritare quest'affetto e questa devozione.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: oggi è San Valentino, la festa degli innamorati e quando già pensavo che nessuno che mi avrebbe fatto gli auguri e pensato a me sola sul veliero, è arrivato uno splendido omaggio floreale da parte di Don Oleandro, con un biglietto.
    Inutile dire che l’omaggio è stato molto gradito, io amo moltissimo ricevere fiori, quindi dopo aver messo le splendide rose in un vaso gli ho scritto e gli ho inviato un biglietto di ringraziamento con un invito a cenare con me, qui sul veliero dove già pregusto una bellissima serata.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: oggi il sole splende su Spankyisland, l'aria è tiepida, segno che la primavera si avvicina e mentre sto seduta a scrivere questo diario, beh seduta per modo di dire, avendo qualche difficoltà a stare seduta a causa della punizione, per altro meritata, ricevuta da Don Oleandro l'altra sera, proprio mentre stavamo finendo di cenare sull'Olandese Volante.
    E pensare che la giornata era cominciata splendidamente, dopo che lui mi aveva fatto recapitare uno splendido mazzo di rose, al quale avevo risposto con un invito a cena sul veliero, mi ero data tanto da fare per far sì che la cena fosse perfetta, avevo comprato i frutti di mare più freschi proprio per preparargli alcune mie specialità da farlo rimanere a bocca aperta per la mia qualità culinaria, e invece ...!
    Il sole era tramontato da poco quando ho visto sopraggiungere Don Oleandro, elegante nel suo completo di fustagno con i calzoni alla zuava e gli stivali, l’ho accolto gentilmente e sorridente alla passerella: <buonasera Don Oleandro>.
    Lui ha ricambiato il mio saluto:< Buonasera Dolly, ho portato e una delle bottiglie di vino della riserva che custodisco nella mia cantina, spero sia di tuo gradimento>.
    Io, imbarazzata dalla sua gentilezza, gli ho subito detto che non avrebbe dovuto disturbarsi. Ma un gentiluomo di vecchio stampo non può evitare certe cose.
    Dopo averlo ancora ringraziato per le rose l’ho fatto accomodare ed invitato a sedersi vicino al tavolino preparato per l'occasione sul ponte, allontanandomi poi per mettere in fresco il vino e servire l’aperitivo>.
    Dopo qualche piacevole chiacchiera, durante la quale l’avevo trovato decisamente affascinante, osservavo ogni suo tratto, i capelli un brizzolati, gli occhi scuri e sguardo penetrante, i baffi che incorniciavano il suo sorriso, la voce calda, il suo proporsi; insomma ogni cosa di lui, in quel momento mi deliziava.
    Quindi fra una chiacchiera e l'altra, si è fatta ora di cena, e ci siamo trasferiti nella sala da pranzo, dove l’ho invitato ad accomodarsi al tavolo ben apparecchiato, mentre io mi sono eclissata in cucina per gli ultimi ritocchi alla cena.
    Il vino intanto si era freddato abbastanza e l'ho portato in tavola, e mentre Don Oleandro la stappava sono tornata in cucina per servire l'antipasto, un vassoio colmo di favolose cozze su metà guscio con sopra una salsetta all'arrabbiata, il cui profumo si spandeva per tutta la sala.
    Lui ha gradito molto il piatto facendomi tanti complimenti mentre mangiavamo, io ero preoccupata che fossero troppo piccanti e gli ho detto:<spero di non averci messo troppo peperoncino Don Oleandro>.
    Ma lui mi ha rassicurata dicendo che da buon siciliano era amante dei frutti di mare che apprezzava molto e che erano perfette, aggiungendo anche che non ne aveva mai mangiate preparate in quel modo squisito.
    Sono arrossita ringraziando per il complimenti.
    Dopo aver portato via il vassoio vuoto ed i piatti sono tornata nuovamente in cucina per servire il piatto forte della serata, fettuccine fresche fatte da me con i frutti di mare sgusciati, un piatto semplice ma al tempo stesso gustoso da preparare velocemente dato che la pasta fresca si cuoce presto, d’altra parte non volevo lasciare Don oleandro troppo tempo da solo.
    Inutile dire che, rientrando in sala, alla vista del tegame fumante colmo delle superbe fettuccine, sulla bocca di Don Oleandro si è allargato un sorriso che valeva più di mille parole, pieno di ammirazione ha esclamato:< Se saranno buone al palato come sono stupende all'occhio … !>.
    Al che ho risposto:<deve solo assaggiarle Don Oleandro, poi mi dirà>, quindi ho servito la pietanza mentre lui versava il vino nei bicchieri.
    Con mia grande soddisfazione, l'espressione del suo viso, i versi buffi che faceva con la bocca, ma soprattutto il piatto lasciato vuoto, hanno testimoniato il suo gradimento.
    Poi, versando ancora del vino nei bicchieri, mi ha fatto ancora i complimenti per come sapevo veramente prendere un uomo per la gola.
    Dopo avere ancora brindato, ed avere sparecchiato la tavola, tornando ancora dalla cucina con il dessert, con mia grande sorpresa ho visto Don Oleandro, in piedi con in mano una delle arance che tenevo in un cesto su un mobiletto non lontano dal tavolo.
    Già, le arance … quelle arance!
    Il giorno che ero andata alla villa di Don Oleandro, quello della torta in faccia, le avevo notate sugli alberi, belle e polpose, e non avevo saputo resistere alla tentazione, infatti qualche giorno dopo, di mattina presto, prima che Don Oleandro si svegliasse, avevo scavalcato il muretto di cinta e colto alcune di quelle belle arance e riempito un cesto ero ritornata al veliero con il mio bottino.
    In quel momento ho visto Don Oleandro fulminarmi con lo sguardo, ed udito il tono della sua voce esprimere tutto il suo disappunto:
    < Dolly, sono stupito di vedere delle arance dato che sono il solo a possedere degli alberi sull’isola, poi sono di certo le “mie” arance!
    Si tratta di sanguinelle, una speciale varietà che proviene direttamente dai miei aranceti in Sicilia, che con grande difficoltà ho fatto giungere fin qui, piante ancora giovani che producono dei gran bei frutti ma ancora in piccola quantità; ad occhio e croce per riempire il cesto ne hai raccolte parecchie, insomma hai depredato senza riguardo i miei piccoli alberi che tratto con mille cure!
    Ebbene Dolly, hai qualcosa da dire?>
    Vedendo scoperta la mia malefatta il mio viso è passato in pochi secondi dalla sorpresa, al rossore ed infine alla preoccupazione, avrei voluto dire qualcosa a mia discolpa ma non mi uscivano le parole, e mentre abbassavo lo sguardo, mortificata e dispiaciuta, mi sentivo in colpa specialmente dopo il suo bel gesto di affetto nei miei confronti.
    Lui ha continuato dicendo che di certo mi ero scordata della ruberia o magari pensavo che lui non le avrebbe viste, ma che questa volta avevo superato il segno e tradito la sua fiducia, essendo arrivata al punto di rubare in casa di una persona amica!>
    Mi ha detto tutto questo con tono oltremodo alterato mentre io cercavo in qualche modo di rabbonirlo.
    Io balbettavo: <le chiedo scusa Don Oleandro, mi dispiace>.
    Con un sorrisetto che non lasciava presagire nulla di buono mi ha apostrofato:
    < Se ti dispiace adesso vedrai quanto ti dispiacerà quando avrò finito con te! Se me le avessi chieste non te le avrei rifiutate, lo sai, ma il fatto che tu le abbia deliberatamente rubate è una gravissima offesa alla nostra amicizia, all'affetto ed alla stima che provo per te!>.
    Quindi, dopo aver rimesso l'arancia nel cesto ed avermi tolto dalle mani il vassoio col dessert, ha spostato la sedia dove era seduto e l'ha messa al centro della stanza, a quel punto, intuendo le sue intenzioni, con gli occhi bassi, sono riuscita solo a balbettare delle timide scuse, mentre le lacrime mi sono cominciate a scendere.
    Don Oleandro non ha perso tempo, mi ha trascinato fino alla sedia, si è seduto e dopo avermi tirato giù pantaloni e culotte, a sedere scoperto, mi ha coricata sulle sue ginocchia ed a cominciato a suonarmele di santa ragione.
    Dicendomi bruscamente che era arrabbiato sul serio, e mentre un granula di forti sculaccioni cominciava a cadere sul mio povero fondoschiena, mi ha rinfacciato che non si trattava solo di uno scherzo di cattivo gusto, ma di un ladrocinio perpetrato ai danni di un amico, e che non me la sarei cavata facilmente.
    Dopo un certo tempo, che a me è parso infinito, tanto era il bruciore che sentivo, e già singhiozzavo silenziosamente pentita, il mio fondoschiena doveva apparire bene arrossato agli occhi di Don Oleandro che mi ha fatto rimettere in piedi e mi ha ordinato di spogliarmi completante.
    Cosa che con grande imbarazzo ho fatto senza ribattere, intanto che mi spogliavo Don Oleandro ha recuperato il suo frustino di equitazione che porta sempre con se e con tono duro mi ha detto: < Questa volta sarai punita molto severamente bambina! Devi imparare a vivere civilmente>.
    Quindi è uscito sul ponte, giusto il tempo per recuperare una lunga fune che ha usato, pur con qualche debole protesta da parte mia, per legarmi con le braccia in alto, in mezzo alla stanza, dopo aver passato la corda a cavallo della trave di legno del soffitto e costringendomi così a stirarmi verso l’alto, tanto che le punte dei miei piedi toccavano a malapena il pavimento.
    Mentre le lacrime continuavano a scendere lungo il mio viso, nuda, legata, rassegnata ed esposta al suo frustino non ho fatto nulla per evitare la dura punizione che stavo per subire.
    Senza dire una parola, con il suo frustino ha incominciato a precorrere tutta la pelle, cominciando dalla schiena scendendo giù fino alle natiche per poi passere davanti, a sfiorandomi il seno.
    Ho sentito il mio respiro, ed anche il suo, accelerare mentre i suoi occhi scrutavano ogni centimetro della mia pelle e della mia anima, poi mentre con il frustino cominciava a picchiettarmi i capezzoli provocando gridolini, quasi sussurrando mi ha detto: <sei bella, Dolly, troppo bella >.
    Quindi si è posizionato nuovamente dietro di me ed i brucianti colpi del frustino hanno incominciato a susseguirsi, intercalati dai miei singhiozzi che crescevano di intensità via via che le righe rosse cominciavano a disegnarsi le mie natiche.
    Oramai scossa dal pianto ho supplicato nuovamente Don Oleandro di smettere, promettendogli che non avrei fatto mai più nulla di male, che sarei stata buona.
    Lui fermandosi, dopo avermi tirato su il mento mi ha guardata negli occhi ed a voce bassa ha detto: < Di questo sono più che sicuro bambina, spero che questa volta tu abbia imparato la lezione>.
    Ho sentito la mia voce rispondergli: <sì signore!>
    Poi mi ha sciolto dalla corda sorreggendomi, poi ha ricoperto la mia nudità con la giacca che si era levata, e poi conducendomi nei miei alloggi; qui mi ha fatta sdraiare a pancia in giù sul letto, ha preso il vasetto di crema all'arnica che ormai tengo sul comodino ed ha cominciato a spalmarla, delicatamente, dove erano i brucianti segni del frustino.
    Poi, quasi a consolarmi ha detto:< Ci sono andato pesante bambina, ma ne avevi proprio bisogno>.
    Mentre i miei singhiozzi piano piano si placavano ho sussurrato: <si signore>.
    Dopo avermi messo la crema mi ha coperto con il lenzuolo, mi ha accarezzato i capelli, si è alzato e mentre stava per andarsene si è soffermato a guardarmi, il suo sguardo era dolce, così come il tono della sua voce mentre diceva:< Dolly ... Dolly, cosa devo fare io con te?>
    Quindi ha chiuso la porta dietro di se mentre io, ormai tranquillizzata, piombavo in un sonno ristoratore.
    La mattina dopo, seppur con fatica a causa del dolore al fondoschiena per le frustate ricevute, mi sono recata alla villa di Don Oleandro, con il cesto di arance, ho suonato la campanella, il cancello si è aperto, e una volta percorso il viale, al portone, ho trovato Don Oleandro ad aspettarmi, che mi ha salutato dicendo: < Dolly, che sorpresa, non ti aspettavo>.
    Con gli occhi bassi gli ho sussurrato: < Buongiorno Don Oleandro, le ho riportato le sue arance>.
    Un sorriso compiaciuto ha illuminato il suo viso che, invitandomi ad entrare, mi ha detto:
    <lo vedo, accomodati cara>.
    Sicuramente non si aspettava di vedermi così presto e tanto di buonora con il cesto delle sue arance tra le braccia.
    Visibilmente dispiaciuta, con gli occhi bassi ho accettato l'invito di Don Oleandro ad entrare, invito che aveva accompagnato con un sorriso incoraggiante e immeritato, dato che ero lì per riparare al malfatto.
    L’ho ringraziato quasi sussurrando, mentre varcavo la soglia della villa.
    Lui si comportava come se la sera prima non fosse successo nulla, quindi dopo aver chiuso la porta, mi ha messo un braccio sulla spalla ed ho sentito la sua voce tranquilla dire:
    < La tua dura punizione l’hai avuta, io ho sbollito la mia ira, e se sei qui deduco che è perché vuoi porre rimedio a quanto accaduto! Questo ti fa onore piccola mia, perché vuol dire che sai di aver sbagliato a fare quello che hai fatto, hai capito il motivo della mia ira e che ho fatto bene a punirti>.
    Mentre mi conduceva nel salone ho potuto vedere com'era dentro la villa, dove non ero mai stata prima di quel momento, veramente meravigliata nel vederla in tutta la sua bellezza, gli arredi, gli stucchi la rendevano veramente una bellissima casa.
    Non appena siamo entrati nel salone non ho potuto fare a meno di notare anche un bellissimo camino antico, in marmo, affiancato da due colonne; proprio di fronte, ad una certa distanza, era uno stupendo divano in pelle con ai lati da due grandi poltrone, di fronte alle quali vi era un tavolino antico basso.
    Dunque mi ha invitato ad accomodarmi sul divano, poi, avvicinandosi al camino dove pendeva un cordone dorato, lo ha tirato un paio di volte.
    Poco dopo un domestico è entrato e facendo un inchino ha detto:< Il signore ha suonato?>
    Con voce cortese Don Oleandro gli ha chiesto di portare del caffe e dei cannoli per entrambi. Il domestico ha annuito e uscendo ha chiuso la porta dietro di se.
    Don Oleandro vendendomi ancora in piedi e con la cesta in mano, sorridendo, mentre si accomodava sul divano, ha cercato di mettermi a mio agio dicendo:< Dolly, posa quella cesta sul tavolo e accomodati, siediti qui, vicino a me>.
    Ero rincuorata dall’atmosfera tranquilla che accompagnava quei semplici convenevoli, ma il sedere mi faceva troppo male per sedermi e nonostante un lieve sorriso di circostanza mi fosse apparso sul viso che s'era fatto di mille colori, gli ho detto con un filo di voce:<mi siederei volentieri, se non fosse che ...!>
    Se non fosse che non puoi sederti, mi venne in aiuto lui, aggiungendo:< L'ho notato dal tuo modo di camminare, ho avuto la mano pesante ieri sera quindi le conseguenze sul tuo fondoschiena non possono ancora essere scomparse, e penso che qualche fastidio te lo procureranno ancora per un pochino>.
    Sempre più imbarazzata ho sussurrato:< Chiamarlo fastidio è riduttivo Don Oleandro>
    Lui, dopo avermi preso la mano facendomi avvicinare a lui e guardandomi dritto in viso, mi ha chiesto sorridendo: <la punizione di ieri sera si fa ancora sentire tanto?>
    Sempre più rossa in viso, rassegnata a dover affrontare l'argomento e abbassando lo sguardo e gli ho confessato che avevo dovuto dormire a pancia in giù, e che il bruciore era ancora intenso.
    Povera piccola, ha commentato:< Così mi fai sentire in colpa per l'eccessiva forza usata con il frustino, che so bene che fa molto male, ma vedrò di rimediare subito>.
    Si è alzato dal divano, è andato verso un mobiletto che era nel salone, ne ha aperto un'anta ed ha preso un contenitore, quindi, tornato verso il divano e si è seduto dicendo:
    <vieni piccola, stenditi sulle mie ginocchia perché possa medicarti di nuovo ed alleviarle il bruciore>.
    Dopo qualche attimo di esitazione e dopo essermi scoperta rapidamente il sedere mi sono distesa sulle ginocchia di Don Oleandro, imbarazzatissima, nella medesima posizione nella quale la sera prima ero stata punita.
    Mentre mi osservava mi ha commentato piano:
    < Lo credo bene che il tuo bel fondoschiena ti bruci ancora, povera piccola, in effetti le righe lasciate dal frustino si sono schiarite e cambiate di colore, ma sono ancora molto evidenti>.
    Quindi con delicatezza ha ripercorso i segni lasciati dal frustino ricoprendoli con la crema e massaggiando la pelle sensibile per farla assorbire, quella cura, quella tenerezza mi hanno fatto rilassare, ho chiuso gli occhi e istintivamente il mio corpo si è inarcato, proteso, quasi ad offrire le mie rotondità alle sue cure, come se trovarmi di traverso sopra le sue ginocchia mi facesse sentire a mio agio, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
    Proprio in quel momento è entrato il domestico di prima portando un vassoio con i caffè ed i cannoli.
    Tossicchiando ha palesato la sua presenza, Don Oleandro per nulla preoccupato che il suo domestico mi vedesse con il fondoschiena nudo, all'aria, sulle sue ginocchia gli ha detto:
    < Grazie Rosario, poggia pure qui sul tavolino>.
    Al contrario di me che invece sono sprofondata ancora di più nell’imbarazzo, per essere stata vista in quel modo.
    Comunque, obbedendo all'ordine il domestico, imperturbabile, ha posato il vassoio sul tavolino di fronte al divano e si è congedato, mentre Don Oleandro, come se niente fosse ha continuato a mettermi la crema.
    Quando ha finito quasi con riluttanza mi sono rimessa in piedi e mi sono rivestita, ringraziandolo per l’aiuto.
    Poi si è allontanato un momento a lavarsi le mani prima di tornare a fare colazione insieme con il caffè ed i cannoli; nonostante avesse messo un morbido cuscino per agevolarmi, non riuscivo a stare ferma, mentre Don Oleandro ridendosela sotto i baffi versava il caffè.
    In breve si è avviata una piacevole conversazione, sulle quotidiane vicende dell’Isola ed altri temi per nulla impegnativi, tant'è che ad un certo punto Don Oleandro si è spinto a farmi i complimenti per le mie buone qualità in cucina.
    Dopo aver passato almeno due ore insieme a chiacchierare amabilmente, mentre stavo per congedarmi da lui, mi ha fermata e chiedendomi: <non dimentichi qualcosa Dolly?>.
    Un po' sorpresa l’ho guardato interdetta, non mi pareva di aver dimenticato nulla.
    Lui mi ha indicato il cesto delle arance sul tavolo:<e quelle? Prendile piccola, sono tue>.
    Ancor più sorpresa dal gesto generoso di Don Oleandro ho obiettato che erano sue … che era troppo buono e che non le meritavo.
    Ma lui ha insistito dicendo:< Considerale un omaggio alla tua bellezza, alle tue qualità culinarie, al tuo essere così come sei, una monella a cui voglio molto bene>.
    Quindi mi ha messo tra le braccia il cesto con le arance e mi ha dato un bacio sulla fronte.
    Mentre percorrevo la strada che mi portava al veliero, portandomi dietro il cesto di arance regalatomi ero decisamente sollevata e ripensavo a quanto era accaduto alla villa di Don Oleandro, alle sue parole nel salutarmi; mi vuole bene ... Don Oleandro mi vuole bene non potevo crederci e sentivo il cuore pieno di letizia e di gioia al pensiero di aver trovato finalmente qualcuno che si prendesse cura di me; un master degno di questo nome a cui saprò essere devota e affezionata, un amico vero e sincero, una guida.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: a Spankyisland la primavera tarda ad arrivare, gli ultimi strascichi dell'inverno si fanno ancora sentire e sferzate di vento freddo proveniente dal nord e il mare in burrasca sono divenuti la quotidianità, tanto che da parecchi giorni i pescherecci dell'isola non salpano e in giro si vede poca gente, questo tempo indecente non fa altro che acuire la tristezza, la noia e la malinconia.
    Per fortuna ieri sera, forse intuendo il mio stato d'animo, Don Oleandro e venuto inaspettatamente a farmi visita sul veliero, portando con se una buona bottiglia di vino bianco e un vassoietto di fruttini di marzapane di cui sono golosissima, e così, felicissima della sua visita l'ho invitato a cena.
    Scarseggiando il pesce ho rimediato con uno dei miei piatti migliori, il risotto all'ortolana che sposandosi benissimo con il vino portato da Don Oleandro è stato molto gradito.
    Dopo cena, grazie soprattutto al tepore prodotto dalla stufa e da un buon bicchiere di cognac, seduti sul divanetto che tengo nella saletta da pranzo stavamo passando la serata in tranquillità.
    Dopo un po' Don Oleandro guardandomi con apprensione mi ha detto: < La cena era ottima Dolly, come al solito, complimenti però forse mi sbaglio, ma si direbbe che c'è qualcosa che non va, vuoi parlarmene?>
    Io, dopo essermi alzata in piedi ed essere andata ad aggiungere un altro po' di legna alla stufa gli ho risposto senza guardarlo: < Altroché se c'è qualcosa che non va Don Oleandro, questo cavolo d'inverno non se ne vuole andare, mi mette tristezza e malinconia e quando mi vengono tristezza e malinconia vuol dire che mi annoio>.
    Lui mi ha suggerito che si trattava solo di qualche giorno.
    Ma io ho continuato:< Oltre tutto non ho nessuno con cui giocare sul veliero, battendo con forza i piedi sul pavimento mentre il tono della mia voce si faceva involontariamente più acuto, quindi passo le mie giornate qui sul veliero ad annoiarmi!>
    A quel punto Don Oleandro mi ha ripreso:< Non pestare i piedi Dolly, lo sai bambina come finisce quando pesti i piedi> .
    Per tutta risposta gli ho borbottato un:<uffa ... !>
    Cosa che non è piaciuta affatto a Don Oleandro che mi ha ripreso ancora: <guarda che stai esagerando, finisce che ti devo fare calmare >, mentre batteva leggermente la sua mano destra sulla coscia.
    Poi ha aggiunto:< Sai bene come, ho molta pazienza, ma se proprio me le tiri>.
    Ma ormai non mi fermavo più e ho continuato a lamentarmi sempre più piccata.
    A quel punto Don Oleandro con un tono che non ammetteva repliche mi ha ordinato
    < Vieni subito qui, vediamo se ti annoierai ancora!>
    Sorpresa dalla piega inaspettata che aveva preso la serata sono rimasta in piedi, vicino alla stufa e imbarazzata ho abbassato lo sguardo.
    Quando lui ha ripetuto l’invito, mi sono però avvicinata al divanetto.
    Lo sai cosa sto per fare? Mi ha domandato Don Oleandro con un tono di rimprovero.
    Io ho annuito tenendo sempre lo sguardo basso.
    Allora preparati ha aggiunto laconicamente, indicando col dito i miei pantaloni che ho provveduto a togliere senza protestare, posandoli su una sedia vicino al divanetto.
    Poi con voce severa mi ha ordinato di stendermi, cosa che ho fatto senza fiatare.
    Poi, passando la sua mano sul mio sedere ancora coperto dalle culotte ha aggiunto:< È un bel po' che non ti scaldo il fondoschiena a dovere bambina, oggi recuperiamo il tempo perduto>.
    Mentre attendevo che la sua mano cominciasse a scaldarmi il fondoschiena ho sussurrato:<le chiedo scusa per prima>.
    È inutile adesso chiedere scusa ed ha aggiunto: <stai morbida , le prenderai per bene e adesso giù le mutandine!>
    Io ero molto imbarazzata e l’ho implorato inutilmente di lasciarmele.
    Lui non mi ha ascoltata nemmeno, anzi con tono di rimprovero, mentre la sua mano mi tirava inesorabilmente giù le culotte fino a metà coscia, ha continuato:< Pensi forse che tu possa decidere come essere sculacciata? Questa pretesa ti costerà altre 20 sculacciate in più!>
    Sono rimasta in silenzio, arrendendomi all'inevitabile.
    Detto ciò ha incominciato a sculacciarmi, lentamente, cadenzando le sculacciate a destra ed a sinistra, inizialmente ho risposto solo con dei mugolii, almeno finché il ritmo e la forza con cui mi stava sculacciando sono progressivamente aumentati ed allora i miei ahiii e ahiaaa hanno cominciato a fare da controcanto ad ogni sculaccione, per un tempo che a me è parso infinito, mentre il mio fondoschiena doveva già essere bello rosso.
    Ma non era ancora finita ho sentito Don Oleandro dire: <beh Dolly, queste le sentirai proprio bene, conta le prossime 10 e ringrazia ad ogni sculacciata>.
    Le lacrime già mi stavano scendendo sulle guance, mentre rispondevo di si.
    SPANK:< uno, grazie Don Oleandro>; SPANK:< Due, grazie Don Oleandro>, SPANK :< tre, grazie Don Oleandro>, SPANK:< Quattro, grazie Don Oleandro>, SPANK:< Cinque, grazie Don Oleandro> … Qui fermandosi un attimo mi ha chiesto: <lo senti bruciare il sedere?> Gli ho risposto fra le lacrime che bruciava eccome. SPANK:< Sei, grazie Don Oleandro>, SPANK:< Sette, grazie Don Oleandro>, SPANK:< Otto, .grazie Don Oleandro>.
    Mentre procedeva con la punizione lo sentivo commentare il bel calorino che sentiva sotto la mano.
    SPANK:< Nove, grazie Don Oleandro>, SPANK:< Dieci, grazie Don Oleandro>.
    Tenendo la mano su mio fondoschiena bollente mia ha detto con tono severo:< Ora è ben caldo, hai capito la lezione bambina?>
    Piangendo per il bruciore intenso che sentivo alle natiche gli ho risposto di si.
    Ma lui ha continuato:< Ma io penso che sia meglio esserne sicuri, quindi vai a prendere la tua spazzola quadrata, e lascia le mutandine dove stanno!>
    <no, la spazzola no, la prego, mi brucia troppo>, ho supplicato fra i singhiozzi.
    Lui ancora più arrabbiato per le mie resistenze, mi ha intimato:< Se ti sento protestare di nuovo raddoppio la dose!>
    Non mi è rimasto che alzarmi dalle sue ginocchia e camminando con difficoltà ed in modo un po ridicolo, sono andata a prendere nei miei alloggi la spazzola, poi, tornata nella saletta, dopo avergli consegnato la spazzola, ad un suo cenno mi sono nuovamente stesa sulle sue ginocchia.
    <bene bambina, ora prenderai 10 colpi nella parte più bassa del sedere, pronta?>
    Io oramai vinta ho annuito.
    SPANK ahiaa, SPANK ahiii, SPANK ahiaaa, SPANK ahiiii, SPANK ahiiiiaaa, SPANK ahaaiiaa.
    <basta la prego Don Oleandro, brucia>, ho sussurrato fra i singhiozzi.
    <deve bruciare, non pensi?> Ha risposto lui rincarando la dose SPANK ahaaa, sì, Spannk ahiiaa
    <don Oleandro, basta la supplico.>
    SPANK, ahiaaa SPANK ahiiia
    <quando basta lo decido io! Siccome ancora non lo hai ben capito come funziona avrai altri due colpi.> SPANK, ahiiii, SPANK ahiaaa.
    Finalmente ha smesso, ed ho sentito la sua voce dire:< Allora Dolly, sarai ancora così insofferente per nulla?>
    <no Don Oleandro>, gli ho risposto fra i singhiozzi.
    Dopo aver posato la spazzola ha cominciato ad accarezzarmi le natiche, dicendo che dovevo capire che tutto questo era necessario, mentre dal canto mio ho promesso di essere buona e di non fare più capricci.
    Poi mi ha fatta rialzare ed ordinato di restare con la faccia al muro, nell’angolo, per meditare, lasciando giù le mutandine!
    Senza fiatare ho ubbidito mettendomi nell’angolo della saletta che mi aveva indicato, dove sono rimasta ad aspettare intanto che andava a fumare, poi mentre usciva sul ponte ha aggiunto:< Senza toccare il sedere e tenendo le mani sulla testa>.
    Al punto in cui ero ho detto solo … sì Don Oleandro.
    Mi ha lasciata lì ferma per una decina di minuti, quindi, dopo che è rientrato, e riseduto sul divanetto, mi ha invitata ad avvicinarmi a lui con un tono più dolce, ben diverso da quello duro e severo usato durante la punizione.
    Senza farmelo ripetere due volte sono tornata verso il divanetto e su sua indicazione mi sono distesa di nuovo sulle sue ginocchia e quando mi ha chiesto se mi facesse tanto male, ho sussurrato: < Sì Don Oleandro, brucia>.
    Ci sono macchie molto rosse, si vede che la spazzola ha fatto bene il suo lavoro, ma tu te la sei meritate, ha commentato, mentre continuava ad accarezzarmi il fondoschiena.
    Ancora una volta ho annuito sommessamente.
    Poi delicatamente, ha cominciato a mettermi con il suo solito tocco gentile e delicato la crema rinfrescante, che aveva preso mentre stavo con la faccia al muro, e con voce bassa e tranquilla ha continuato:< Ecco, questa ti aiuterà, lo sai che è per il tuo bene che devo punirti?>
    Sì, lo so, gli ho risposto oramai anche io tranquilla.
    Come sempre la sua mano, dopo la punizione, mentre mi mette la crema all'arnica, ha il potere taumaturgico non solo di alleviare il bruciore ma mi rilassa tanto da farmi sussurrare:< Grazie, Don Oleandro>.
    Quasi mi sono persa in quel gesto d'affetto che a me piace tanto, e mentre continuava ad accarezzarmi il fondoschiena e le cosce ho provato un immenso piacere.
    Poi mi ha fatta girare, mi ha accarezzato il viso, mi ha abbracciato ed il mio sguardo si è perso nel suo, con un fil di voce per l'emozione di trovarmi fra le sue braccia gli ho detto:< Le voglio bene Don Oleandro>
    < Anch'io ti voglio bene Dolly >, mi ha risposto lui quasi sussurrando, mentre il suo respiro si faceva affannoso, quindi mi ha aiutata ad alzarmi, mi ha baciata sulla fronte ed è andato via.

    Edited by Dolly c.r. - 28/2/2022, 15:27
     
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    Sesto capitolo

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: dopo molto tempo riprendo a scrivere sul diario di bordo. A quanto pare l'arrivo, tempo fa, di un misterioso vecchio in una notte buia e tempestosa è stato presagio di funesti eventi per Spankisland.
    Dall'ultima volta che ho scritto, sull'isola, sono accadute molte cose, prima fra tutte nell'arcipelago si è scatenata improvvisamente un'epidemia, fortunatamente l'isola non è stata colpita, ma per la sicurezza degli abitanti chi di dovere ha pensato giustamente di mettere in quarantena tutti noi con il risultato che, per quasi due mesi, abbiamo vissuto rinchiusi nelle nostre case, senza poter uscire se non per fare la spesa o motivi urgenti.
    Ciò ha comportato che per tutto questo periodo con ci siamo potuti vedere con Don Oleandro ed avuto solo contatti epistolari, che hanno dato un po' di sollievo a questa solitudine che mi avrebbe resa ancor più depressa.
    Fortunatamente ora è tutto finito, i caldi venti dei tropici hanno spazzato via la cupa atmosfera che si era creata sull'isola e stamattina, mentre un caldo sole estivo preannunciava l'arrivo della bella stagione, dopo aver preso un caffè e fatto colazione mi sono seduta qui, alla scrivania del comandante, mentre l'aria frizzantina del mare entrava dalla oblò e mi sono messa a scrivere.
    Durante la quarantena è stata dura passare il tempo in solitudine, con la voglia di giocare, con la voglia di quelle calde attenzioni e di quella stupenda, bellissima sensazione di dolore e piacere che provo solo stando sulle ginocchia del mio adorato Don Oleandro.
    Il desiderio di provare quel profondo brivido di vergogna nel momento in cui mi tira giù le culotte ed espone al suo sguardo compiaciuto il candore immacolato del mio posteriore aumenta ogni giorno di più.
    Chissà che la bella stagione che sta per arrivare porti con se quella lietezza del cuore, quella gioia di giocare e quella serenità dell'anima di cui ho tanto bisogno.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: riprendo ancora a scrivere dopo un po' di tempo, e devo ammettere che piano piano comincia a non piacermi vivere da sola, su questo veliero. Questa solitudine che mi perseguita, pesa sulla mia vita come un macigno e solo le serate passate alla villa di Don Oleandro esorcizzano per quel che possono.
    Sì lo so, ero sola anche prima, ma c'erano Mister V. e il Capitano Jack Morgan con cui giocavo e questa solitudine mi pesava di meno, ora fortunatamente ho Don Oleandro, il mio adorato Don Oleandro, ma anche lui ha i suoi impegni, il suo da fare alla villa e non può certo perdere tempo a giocare sul veliero con me.
    Ecco, in fondo, forse, il nocciolo della questione è questo, non ho nessuno con cui giocare e le giornate passano lente, solitarie e noiose, certe volte mi pare noioso tutto sull'isola, persino la maggior parte degli spanker che vedo passeggiare come tanti pavoni che fanno la ruota sono irrimediabilmente spocchiosi cicisbei e soprattutto noiosi.
    Il tempo non mi aiuta, sembrava che la bella stagione fosse alle porte ed invece un'improvvisa perturbazione ha colpito l'isola con forti raffiche di vento, mare in tempesta e pioggia scrosciante quasi ogni giorno, tant'è che da parecchio tempo i pescherecci dell'isola non escono e anche l'Olandese, in certi momenti lo sento sconquassato dalle onde, ed allora mi rifugio sottocoperta; una lanterna, una bottiglia di rum e un libro mi fanno compagnia, aspettando che la tempesta passi ed intanto piano piano l'alcol fa il suo effetto, ed io, cullata dalle onde, mi addormento.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: oggi, domenica il tempo ci ha dato una tregua dopo molti giorni di vento, pioggia e mareggiate, c’è uno splendido e caldo sole estivo, il mare si è calmato ed ho voluto approfittarne per fare una bella passeggiata sulla spiaggia a raccogliere conchiglie.
    Nella borsa che solitamente porto per metterci le conchiglie che raccolgo, c'era anche, come al solito la mia vecchia fionda, stava lì inutilizzata da tanto e tempo e con la quale a volte mi divertivo a fare il tiro al bersaglio.
    La riva sabbiosa gira intorno all'isola per lunghi tratti ma nella zona dove ero diretta un piccolo promontorio costringe, per passare oltre lungo la spiaggia, ad entrare in acqua che lì è molto bassa, poi, superato il promontorio, si ritorna sul bagnasciuga.
    Stavo camminando già da un po' sulla riva quando in lontananza mi è parso di vedere un uomo a cavallo, senza pensarci due volte sono corsa a nascondermi dietro le rocce per vedere chi fosse; non mi ci è voluto molto per vedere che il cavaliere in questione era Don Oleandro sul suo pezzato, ed allora, il mio carattere di monella, forse spinta dalla noia di questo periodo, mi suggerito di giocargli un tiro mancino.
    Tirata fuori la fionda, ho preso la mira, ed ho tirato, inutile dire che non appena la piccola pietra ha colpito le terga del cavallo questi ha avuto uno scarto improvviso che ha di fatto sbalzato di sella Don Oleandro facendolo finire in acqua, ah ah ah ah, che risate mi sono fatta nel vederlo cadere come una pera cotta. Un vero spasso, meno male che ero nascosta dalle rocce e non ha potuto vedermi, in caso contrario sapevo benissimo come avrebbe reagito per una simile mancanza di rispetto nei suoi confronti.
    Compiuto il misfatto, sempre senza farmi vedere, e accorgendomi che già dei nuvoloni neri cominciavano a stagliarsi all'orizzonte, segno di un'altra tempesta in arrivo ho fatto ritorno al veliero.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: torno a scrivere dopo qualche giorno di pausa perché prima mi era ahimè impossibile stare seduta, ma è meglio andare con ordine.
    Va detto che quando il clima lo permette, insieme a Don Oleandro, ci fermiamo sul ponte per godere della piacevole brezza marina, mentre se il tempo è uggioso ripariamo all’interno; domenica era uno di quei pomeriggi e Don Oleandro era passato a trovarmi sull’Olandese Volante per le consuete chiacchiere e per apprezzare i miei ottimi biscotti che gradisce molto, e che per questo non mancano mai durante il nostro rito del tè pomeridiano.
    Sentendomi in colpa per lo scherzo, sono stata più gentile e compita del solito, e Lui ignorando che fossi io la colpevole del suo bagno mattutino, avrà pensato che questo cambiamento in meglio fosse dovuto alle punizioni che mi aveva impartito, ed anche che quando viene a trovarmi sono sempre felice di vederlo.
    È successo che mentre mi attardavo in cucina per sfornare i suoi biscotti, il caso ha voluto che lo sguardo di Don Oleandro si fermasse sul diario di bordo, incautamente lasciato aperto sullo scrittoio, infatti, rientrando con i biscotti ho visto che si era avvicinato a leggere la pagina che insieme alle righe scritte conteneva anche il disegno di una fionda.
    Ancora più incuriosito e guardando meglio, mentre io rimanevo impietrita sulla soglia, aveva notato la data riportata sulla pagina, e quindi intuito subito chi era la colpevole del piccolo incidente avuto durante la sua solita passeggiata a cavallo sul litorale sabbioso dell’isola.
    Dopo aver letto, l'espressione del viso di Don Oleandro si è improvvisamente incupita, si è girato molto lentamente verso di me che ero rimasta sulla soglia con il vassoio in mano; in quel momento, nel vedere la sua espressione truce ed il suo sguardo incollerito, quasi volesse incenerirmi, ho avuto veramente paura di averla fatta veramente grossa.
    Quindi con voce che tradiva la sua rabbia mi ha apostrofata con durezza:< Hai una spiegazione per quello che sto leggendo sul tuo diario di bordo? O devo credere che sei stata capace di compiere un’azione simile nei miei riguardi? È questo il modo di ricambiare la mia amicizia, l'affetto che provo per te?>
    Io, sorpresa ed intimorita dalla sua improvvisa durezza e dal suo sguardo ho abbassato gli occhi e con un sussurro gli ho risposto:<no, Don Oleandro>.
    Guardandomi fisso ha continuato: <mi hai veramente deluso Dolly! A quanto pare tutto quello che ho fatto per insegnarti le buone maniere non è servito a nulla!>
    Io veramente non sapevo cosa rispondere a mia discolpa e sono rimasta muta, come paralizzata, ma è stata solo una questione di attimi perché Don Oleandro in men che non si dica mi si è avvicinato a grandi passi urlandomi in faccia:< Credo proprio che questa volta imparerai la lezione, sono proprio stufo delle tue malefatte>.
    E trascinandomi per un braccio, mentre il vassoio d’argento con i biscotti volava via finendo rumorosamente sul pavimento, mi ha trascinata verso una sedia, facendomi poi finire con uno strattone sulle sue ginocchia.
    A quel punto, terrorizzata dal suo furore e cosciente che stava per darmi una punizione memorabile ho cominciato a supplicare: <don OLEANDRO, NOOO, LA PREGOOO ...!>
    Sordo alle mie suppliche ha cominciando a tempestare il mio sedere con una granula di sculaccioni per almeno una decina di minuti, sculaccioni che anche se dati sopra i pantaloni facevano veramente male e bruciavano come l'inferno perché ci stava mettendo tutta la forza possibile nel darmeli.
    Mentre io già in singhiozzi, abbandonata sulle sue ginocchia, cercavo in ogni modo di rabbonirlo chiedendo scusa e dicendo che si era trattato solo di uno scherzo, la granula di sculaccioni si faceva più forte
    SPANK SPANK SPANK SPANK, basta ... SPANK SPANK SPANK SPANK la prego SPANK SPANK SPANK SPANK, Don Oleandro ... SPANK SPANK SPANK SPANK, la supplico. SPANK SPANK SPANK SPANK, le chiedo scusa SPANK SPANK SPANK SPANK, era solo uno scherzo, SPANK SPANK SPANK SPANK , basta.
    Calmato il primo impeto d’ira Don Oleandro si è fermato, e dopo avermi fatta alzare in piedi mi ha ordinato di togliere, con mio grande imbarazzo i pantaloni e le culotte.
    Visto che le mie parole e le mie suppliche non erano servite a nulla non mi restava altro da fare e così, quando mi ha trovata nuda dalla cintola in giù, poi mi ha nuovamente trascinata con rudezza sulle sue ginocchia, riprendendo a martellarmi con ancor più forti sculaccioni che adesso bruciavano molto di più sulla pelle arroventando il mio già arrossato fondoschiena.
    A nulla valevano le mie suppliche ed i miei singhiozzi, Don Oleandro mi stava sculacciando con una tale rabbia, con un tale furore che mai prima d'ora avevo provato sulla mia pelle tant'è che oltre a strillare e supplicare ballavo sulle sue ginocchia.
    Intanto lui, con la voce ancora alterata dall’ira, mi rimproverava mentre mi sculacciava:<
    Allora Dolly, SPANK SPANK SPANK SPANK SPANK, hai ancora voglia di fare scherzi del genere? SPANK SPANK SPANK SPANK vedessi che bel colore rosso sta prendendo il tuo sedere, SPANK SPANK SPANK SPANK è inutile che strepiti e piangi, SPANK SPANK SPANK SPANK sai bene che meriti tutto questo!>
    Dopo almeno venti minuti di autentico inferno per le mie povere natiche, quando Don Oleandro ha ritenuto che il bruciore fosse divenuto insopportabile, ha smesso e dopo avermi fatta alzare mi ha spinta e fatta piegare contro il tavolo con le braccia distese in avanti, mi ha assestato ancora una decina di sculaccioni per poi lasciarmi singhiozzante in quella posizione a meditare.
    Quindi è tornato a leggere il diario e sfogliando indietro di qualche pagina deve aver trovato un altro passo, veramente molto discutibile, perché con voce tagliente mi ha detto: <a quanto pare sei proprio una ragazza irrispettosa, quindi secondo te gli spanker dell’isola sono “pavoni che fanno la ruota, irrimediabilmente spocchiosi, cicisbei e soprattutto noiosi” non riesco a credere che tu possa arrivare a scrivere queste cose. Questa volta devo proprio farti passare la voglia di comportarti così male!>
    Così dicendo ha recuperato il suo frustino, che porta sempre con se, si è avvicinato al tavolo e dopo avermi legato i polsi ai piedi del tavolo, con una corda recuperata in coperta, in modo che non potessi in alcun modo sottrarmi all'ulteriore castigo si è posto dietro di me e ha cominciato a colpirmi col frustino urlandomi:<questi per ricordarti che Mister V. e il Capitano Morgan che non sono certo obbligati a far divertire te, ed ancora questi altri per ricordarti che non puoi appellare in questo modo gli spanker dell’isola. A quanto pare il compito di educarti è più difficile di quanto pensassi, ma voglio credere che le righe rosse e blu che sto disegnando sul tuo sedere ti ricorderanno per un pezzo le buone maniere>.
    Inutile dire che ero sopraffatta dal dolore insopportabile delle frustate che come lingue di fuoco mi penetravano nella pelle, ma soprattutto ero annientata dal rammarico e dal dispiacere di averlo deluso, i miei singhiozzi sommessi ed il fatto che non mi stavo assolutamente ribellando a quel castigo che sapevo benissimo di meritare testimoniavano il mio pentimento.
    Poi Don Oleandro mi ha slegata ed ancora piangente mi ha aiutata a rimettermi in piedi, forse impietosito dallo stato del mio sedere e dalle mie lacrime mi ha fatta stendere sul divanetto e dopo avere preso la crema che tengo sul comodino, nei miei alloggi, ha delicatamente lenito i segni del frustino con abbondante crema, fino a che, piano piano i miei singhiozzi si sono calmati.
    Poi, accarezzandomi la testa ancora affondata in uno dei cuscini mi ha detto che sperava che questa lezione mi fosse servita, quindi mi ha salutata con un bacio ed è andato via lasciandomi riposare ancora frastornata e singhiozzante.
    Non so quanto sono rimasta lì, direi parecchio perché quando ho cercato di alzarmi dal divanetto mi sono accorta che fuori si era fatto buio, quindi ancora nuda dalla vita in giù, camminando a fatica, sono andata nei miei alloggi, dove mi sono letteralmente buttata sul mio letto, giù, a peso morto, affondando la testa nel cuscino. In lontananza sentivo rumore di tuoni ed ancora un pianto a dirotto ha ripreso il sopravvento, poi, piano piano mi sono addormentata.
    La mattina dopo, mi sono svegliata e con rammarico ho visto che pioveva, facendomi pensare che l'estate non vuole proprio arrivare quest'anno, ma è stato un pensiero fugace perché un altro pensiero ha preso velocemente il suo posto, quello del mio fondoschiena martoriato che ancora, nonostante fosse passata la notte, bruciava e pulsava.
    Mi sono alzata dal letto e sono corsa allo specchio per vedere in che condizioni era, per rendermi conto, vedendomi riflessa, che le mie povere natiche erano purpuree e segnate da sottili strisce che andavano dal rosso scuro al blu.
    Potevo sentire sotto le dita, mentre le sfioravo, che bruciavano e pulsavano, a quella vista ho ripreso a piangere e dopo avere indossato la mia vestaglia kimono sono andata nel salottino per riprendere il barattolo di crema che era rimasto lì.
    Nella saletta, con grande sconforto ho visto il vassoio e i biscotti che tanto amorevolmente avevo preparato per Don Oleandro buttati per terra.
    Con estrema cautela mi sono inginocchiata per raccogliere i biscotti ma la vestaglia per quanto non aderente, strusciava sui segni delle frustate e mi torturava il fondoschiena ad ogni movimento, comunque mi sono fatta forza e dopo averli rimessi nel vassoio mi sono trascinata in coperta e li ho buttati in mare; quindi riposto il vassoio ho preso la crema all'arnica ed ho cercato di dare sollievo al brucione che mi procuravano le frustate ricevute.
    Poi con la massima cautela mi sono vestita e sono scesa in cucina dove, dopo essermi fatta un caffè ristoratore, ho preso dalla dispensa l'altra metà dei biscotti che avevo preparato per Don Oleandro, li ho incartati, ma proprio quando mi accingevo a scendere dalla nave, ho visto il domestico di Don Oleandro, Rosario, che tornava alla villa con la spesa.
    Senza pensarci due volte ho percorso di corsa la passerella, l'ho raggiunto e gli ho dato il pacchetto di biscotti con la raccomandazione che li desse subito al suo padrone non appena fosse arrivato, il buon uomo ha acconsentito all'incarico e dopo esserci salutati si è diretto senza indugi verso la villa.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: data la consegna al domestico di Don Oleandro sono tornata nei miei alloggi dove, dopo essermi tolta la vestaglia, ho fatto una doccia tiepida facendo molta attenzione nell'insaponarmi e soprattutto nell'asciugarmi il fondoschiena su cui sentivo in rilievo le molte righe lasciate dal frustino.
    Poi siccome non me la sentivo proprio di vestirmi, nel timore che le culotte potessero aggravare ulteriormente il bruciore ho preferito rimanere con la vestaglia kimono senza mettere nulla sotto, ma nonostante questo le ferite bruciavano e pulsavano ancora parecchio come mai prima d'ora, e mi era impossibile stare seduta.
    Camminavo con difficoltà e se incautamente strusciavo il fondoschiena da qualche parte il dolore si acuiva facendomi lacrimare gli occhi, viste le mie condizioni ho preferito non fare nulla per tutto il giorno limitandomi a stare sdraiata, a pancia in giù sul letto lasciando che il tempo passasse lentamente ripensando alla dura punizione ricevuta.
    Stavo ancora assorta nei miei pensieri ed ormai il sole volgeva al tramonto, quando, all'improvviso, ho sentito la porta dei miei alloggi aprirsi, e Don Oleandro esclamare preoccupato: <dolly, perché non sei venuta tu stessa a portarmi i biscotti? Perché darli a Rosario? Avevi forse paura di me per la punizione di ieri? A proposito, come stai?>
    Io, sdraiata sul letto, per tutta risposta mi sono voltata dall'altra parte per non vederlo, mentre di nuovo calde lacrime mi scendevano dagli occhi.
    Senza darmi il tempo di rispondere Don Oleandro ha alzato delicatamente la vestaglia da dietro per osservare i danni inflitti al mio fondoschiena, commentando:< Mmmm forse sono stato troppo duro con te ieri, i segni del frustino sono ancora violacei e li sento sotto le dita, sarà bene mettere ancora la crema, ti farò un po' male ma è necessario farti guarire presto >.
    Così ha preso l'arnica e delicatamente ha incominciato a distribuirla sui segni del frustino, nonostante il tocco leggero della sua mano sentivo il bruciore e il dolore che stoicamente ho sopportato nonostante il mio corpo tradisse ben altre sensazioni, con la testa affondata nel cuscino piangevo, poi voltandomi da una parte ho sussurrato a Don Oleandro:<mi vergogno>.
    Con la coda dell'occhio ho visto Don Oleandro accennare un sorriso mentre diceva:< ti eergogni di che bambina?>
    Così ho preso fiato e gli ho detto che mi vergognavo tanto per quello che avevo fatto, per lo scherzo sulla spiaggia, l’impertinenza verso gli spanker, nonostante l'affetto che mi ha dimostrato, e le sue cure, detto questo ho di nuovo affondato il viso nel cuscino e sono scoppiata in un pianto dirotto.
    Don Oleandro, dopo avermi messo la crema e risistemato la vestaglia mi ha costretta a girarmi verso di lui, mi ha abbracciata con forza e con voce roca mi ha sussurrato:< Sì, sei stata veramente monella e impertinente, per questo ti ho severamente punita, ma qualsiasi cosa tu faccia potrà anche farmi arrabbiare, potrà costringermi a punirti con durezza, ma niente può far si che venga meno la cura e l'affetto che provo per te>.
    Poi Don Oleandro ha fatto una cosa che non aveva mai fatto, che in fondo anch'io desideravo da molto tempo, sempre tenendomi stretta fra le sue braccia mi ha baciata con passione e sussurrandomi :< Cara piccola Dolly, croce e delizia della mia vita, non aver mai paura di me, non vergognarti, qualunque cosa tu faccia io mi prenderò cura di te. Hai sbagliato, sei stata giustamente punita e ti ho perdonata, è tutto finito adesso>.
    Nel sentire quelle belle parole mi sono sentita così amata che oltre a ricambiare i suoi baci appassionati mi sono stretta ancor di più a lui, abbandonandomi fra le sue braccia e perdendomi nei suoi occhi scuri, desiderando che quel momento non finisse mai.
    Poi Lui si è sciolto dal mio abbraccio, mi ha accarezzato i capelli e sorridendo sotto i baffi mi ha sussurrato:< Stasera desidero che ceni da me, non accetterò un rifiuto sappilo>.
    Ricambiando il suo sorriso gli ho risposto:<sarà per me un piacere Don Oleandro>.
    Quindi si è alzato, si è diretto verso la porta e dopo avermi mandato un bacio con la mano è andato via chiudendo la porta alle sue spalle, lasciandomi sola e felice nel mio sogno d'amore.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: stamattina, dopo essermi alzata ed indossata la vestaglia kimono sono andata in cucina per prepararmi un caffè, quindi sono salita su ponte e ho guardato verso l'orizzonte dove in lontananza si stagliava la sagoma dell'isola di Tortuga.
    È passato un po’ di tempo dalla quando ho scritto il diario, ma ultimamente mi è sembrato che tutto andasse storto ed una profonda insofferenza si è impadronita di me, da qui la mia decisione di allontanarmi per un po' dall'isola, per pensare e riflettere, infatti pochi giorni fa ho tolto gli ormeggi e sono andata via, diretta verso Tortuga.
    Questa volta non ci sarà nessun Capitano Morgan che mi trascinerà via da quell'isola per riportarmi a Spankyisland.
    Il caro Capitano che se ne era andato via senza dire nulla, quando mi pareva di aver trovato finalmente sull'isola un compagno di vita, invece mi ha abbandonata dopo avermi spezzato il cuore e lasciandomi addosso una rabbia tale che se lo avessi di fronte lo darei in pasto ai pesci.
    Con questi pensieri avevo intrapreso il mio viaggio verso Tortuga, e dopo due giorni di navigazione, all'improvviso, dal mare è emerso uno scoglio, sul quale si ergeva un grande trono di corallo su cui era seduto nientepopodimeno che il dio Nettuno.
    Il dio se ne stava seduto sul suo maestoso trono proprio come lo si vede in certe illustrazioni, ad un tratto ha alzato il suo tridente d'oro e l'ha puntato verso il veliero che subito si è magicamente fermato.
    Intimorita da una tale presenza mi sono avvicinata alla prua e rispettosamente mi sono inchinata davanti al potente dio dei mari salutandolo con ossequio:<mi inchino al grande Nettuno, sovrano indiscusso di tutti i mari e tutti gli oceani>.
    Lui, dall'alto del suo trono mi ha guardata severamente, l'espressione del suo viso, sotto la folta barba bianca, esprimeva tutto il suo disappunto, mentre mi apostrofava con tono di rimprovero:< Eccoti finalmente, corsara impertinente, ne ho sentite parecchie su di te, sulle tue monellerie, ne ho sentite talmente tante da dovermi scomodare e lasciare la tranquillità dell'oceano per venire fin quassù ad insegnarti un po' di disciplina e di rispetto!>
    Allibita e al tempo stesso sorpresa dal fatto che la mia nomea di impertinente monella fosse arrivata addirittura alle orecchie del dio dei mari, cercai di accampare qualche scusa, qualche giustificazione, alle quali il possente dio rispose con una roboante risata di scherno:<piccola impertinente monellaccia pensi davvero di potere incantare me, il possente dio Nettuno con le tue sciocche scuse? Avrai ciò che meriti seduta stante e dopo che ti avrò punita come si deve mi ringrazierai con l'ossequio che si deve al potente dio dei mari!>
    Poi di colpo, come sollevata per magia mi ritrovai coricata sulle ginocchia del dio Nettuno, la sorpresa e lo stupore erano tali che quasi mi sembrava impossibile quanto mi stava accadendo.
    Non gli fu difficoltoso con una mano abbassarmi contemporaneamente pantaloni e culotte mentre con l'altra mi serrava con forza il braccio destro dietro la schiena, in quel momento, presa dal panico, ancor prima che la punizione iniziasse cominciai a gridare, ad implorare e supplicare ma fu tutto inutile la possente mano del dio iniziò a colpire alternativamente e con severità le mie natiche messe a nudo e che, in breve tempo, sotto la granula degli sculaccioni che mi stava somministrando si faceva più intensa, diventavano sempre più rosse e bollenti.
    Il bruciore di quegli sculaccioni divini era tale che ormai gridavo, piangevo e supplicavo senza sosta, dimenandomi sulle sue ginocchia, il dio era intenzionato a castigarmi per bene e solo dopo non so quanto tempo smise.
    Dopo la punizione rimasi ancora per un po' sulle sue ginocchia singhiozzante ed inerme, poi sempre magicamente mi ritrovai sul ponte dell'Olandese mentre con delicatezza cercavo di ricompormi ringraziai il Dio, che con la sua voce possente mi ha ancora ammonito: <spero che questa lezione ti sia servita monellaccia e bada a comportarti bene da non costringermi a tornare nuovamente dalle profondità marine, perché in quel caso la tua punizione sarebbe a dir poco epica>.
    Detto ciò Nettuno se ne tornò nelle profondità degli abissi, lasciandomi piangente e dolorante, mentre il vento magicamente gonfiava le grandi vele dell'Olandese Volante.

    Don Oleandro abitualmente esce presto al mattino, poco dopo che è sorto il sole, per fare la sua passeggiata, oggi si era diretto verso il porto con l’intento di andare a trovare Dolly che non vede da qualche giorno, e non avere sue notizie lo preoccupa sempre un pochino.
    Ma, arrivato al porto, non trovando ormeggiato l’Olandese Volante, piuttosto sorpreso è tornato sui suoi passi, e di strada, si era fermato alla taverna a bere qualcosa ed a fare due chiacchiere con quelli del posto.
    Mentre stava ascoltando le chiacchiere intorno sé, Don Oleandro era venuto a sapere che da un po’ di giorni nessuno aveva più visto il veliero di Dolly, che sembra si sia allontanato parecchio, dato che altre barche lo hanno incrociato a distanza mentre facevano rotta verso Spankyisland, insomma Dolly sembrava proprio sparita.
    Più pensa a questa cosa e più Don Oleandro avverte un senso di rabbia, ma come, pensa tra sé e sé, Dolly se ne è andata via senza nemmeno un cenno, un saluto? Ho fatto tanto per fare capire a quella monellaccia impertinente come comportarsi … eppure, si deiceva, sembrava ascoltare i miei suggerimenti (oltre che ascoltarli con le orecchie, in verità, li ha sentiti anche in altro modo), continuava a rimuginare dentro di sé … sembrava addirittura essersi affezionata … ed invece sparisce così!
    Si vede non ha ancora imparato le buone maniere e ad essere rispettosa verso gli amici che le vogliono bene. Forse il mio compito di Tutore non è per nulla esaurito, il problema ora sarà di come farle arrivare notizia del mio disappunto, pensava ancora Don Oleandro.
    All'improvviso gli viene in mente che in effetti l’Olandese Volante è un veliero magico che si governa da solo e forse, pensa, se lanciassi in mare un messaggio in bottiglia nel punto del pontile dove sempre ormeggia, magiche correnti lo consegneranno seguendo la sua rotta, pure se non ne è certo, vuole fare un tentativo.
    Dal padrone della taverna Don Oleandro si fa dunque dare un foglio di carta, una penna e una bottiglia di rum vuota, ma non si dilunga molto nello scrivere, certo che basteranno poche righe per far capire a Dolly quanto sia arrabbiato per questa che considera veramente una mancanza di rispetto, e che farà bene a tornare immediatamente indietro a Spankyisland, ben sapendo che dovrà ricevere la meritatissima punizione che si è guadagnata.
    Quindi infila il messaggio nella bottiglia, si dirige verso il porto e giunto dove solitamente è ancorato L'Olandese Volante getta la bottiglia in mare.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: il tempo trascorre lento qui a Tortuga, non so neanche da quanto sto qui, mi trovo bene, la gente è bella e l'isola non solo è meravigliosa con le sue palme e il suo mare cristallino ma offre, essendo un punto d'incontro per tanti velieri ed equipaggi, ottime possibilità di fare affari.
    Eppure una certa nostalgia di Spankyisland cominciava insinuarsi dentro di me, poi ieri passeggiando sulla spiaggia al tramonto ho intravisto fra le onde che si infrangevano sulla riva qualcosa che rifletteva la luce del sole, mi sono avvicinata e con sorpresa ho visto che era una bottiglia con un foglio di carta dentro!
    Con grande curiosità ho aperto la bottiglia per leggerne il contenuto, e con grande stupore ho scoperto che il biglietto era stato scritto da Don Oleandro, quindi mi sono seduta sulla riva e ho cominciato a leggerlo, poche righe, ma molto molto severe e significative, e che erano un esplicito invito a tornare immediatamente a Spankyisland.
    Era chiaro che non aveva gradito affatto che me ne fossi andata via senza avvertirlo della mia partenza e tanto meno salutarlo, cosa che considerava veramente una azione disdicevole, e quindi mi ordinava di tornare immediatamente indietro, con la consapevolezza che una volta tornata avrei ricevuto la meritatissima punizione che mi ero meritata.
    A quel punto mi sono resa conto che non mi restava che tornare a Spankyisland.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: sono giunta all’ingresso del porto di Spankyisland, e con grande sorpresa, mentre il veliero lentamente si avvicinava alla banchina, ho visto sul molo gli Amministratori dell'isola con il loro seguito, i miei più cari amici e dietro di loro anche Don Oleandro.
    Questi, quella mattina, era sceso al porto, e quando ha sentito che l’Olandese Volante era stato avvistato ancora in alto mare dirigersi verso l’Isola ha capito che la monella avrebbe presto avuto sue notizie.
    Quindi, calcolando i tempi di arrivo nel porto del veliero si è diretto verso il molo, deciso a salire subito a bordo per dare a Dolly il “caloroso” benvenuto che si era guadagnato.
    Quello che non si aspettava era di trovare sul molo, pronte a salire a bordo, molte altre persone che erano venute per festeggiare la “Monella” per la recente nomina ad un incarico di responsabilità sull’isola.
    Facendo dunque buon viso alla nuova situazione, si apprestò a salire bordo insieme ai tanti presenti e ad attendere che abbracci e congratulazioni facessero la loro parte.
    Infatti, non appena la nave si fu accostata alla banchina e messa la passerella per scendere, il Governatore e tutti gli altri sono saliti a bordo del veliero, quindi uno degli Amministratori, porgendomi una pergamena ha dichiarato ad alta voce che mi veniva conferita una onorificenza per il mio contributo dato all'isola.
    Non riuscivo a credere che il mio impegno fosse finalmente, dopo tanto tempo ricompensato, ero emozionatissima nel vedere tutti i presenti che mi facevano gli auguri che via via che sfilavano l’uno dietro l’altro per salutarmi e congratularsi con me, fino a quando è arrivato il turno di Don Oleandro.
    Non appena me lo sono visto di fronte un improvviso rossore mi ha avvampato il viso e i miei occhi hanno tradito un grande imbarazzo: <le domando scusa dal più profondo del mio cuore Don Oleandro, veramente, non so cosa mi ha preso, è stato un momento, non ci ho pensato>.
    Ho farfugliato sottovoce per non farmi sentire dagli altri mentre cercavo di sfuggire al suo sguardo, ben sapendo che, conoscendolo che a poco sarebbero servite queste scuse.
    Lui sorridendo mi ha invitata a fare accomodare gli ospiti ed ad offrire loro qualcosa come si conviene ad una buona padrona di casa, quindi mi ha suggerito di fornire a tutti i presenti una sedia o un qualcosa su cui accomodarsi, ma di non preoccuparmi di prenderne una per me, che tanto non ne avrei avuto bisogno.
    Come richiesto ho portato da bere a tutti, e dopo essersi assicurato che tutti si fossero accomodati Don Oleandro si è alzato in piedi e con un largo sorriso si è rivolto ai presenti dicendo: <cari amici, permettetemi di chiamarvi così anche se in realtà mi conoscete appena, ma in fondo siamo tutti felici abitanti di questa fantastica isola. So che siete venuti oggi a ricevere la bella e giovane capitana dell’Olandese Volante e conferirle un ruolo di responsabilità sull’isola, ed anche io ovviamente mi associo a questo momento che la nostra Dolly certamente merita, ma desidero anche dirvi che Ella, oggi, merita anche altro !>
    Dicendo questo l'espressione del viso di Don Oleandro si è fatta seria, ed io intuendo quali fossero le sue intenzioni ho desiderato con tutta me stessa di sbagliarmi.
    Ma, mentre i presenti lo stavano ad ascoltare con attenzione e in silenzio Lui ha continuato: <probabilmente nessuno di voi sa che da qualche tempo ho voluto assumere il compito di seguire, incoraggiare e se ve ne fosse bisogno correggere la nostra Dolly quando il suo esuberante carattere la porta a trascendere ed a comportarsi in modo sconveniente ed irrispettoso.
    Insomma ogni qualvolta la dovessi cogliere a “monellare” considero mio preciso compito, come Tutore, rimetterla in riga.
    Posso dirvi che oggi è uno di questi momenti, Dolly sa bene cosa mi aspetto da Lei e conosce bene quali sono i giusti comportamenti e per questo non mi sarei mai aspettato che, assecondando uno dei suoi colpi di testa, avesse deciso di abbandonare l’Isola senza una spiegazione, senza un vero motivo e senza farmi partecipe della sua intenzione, nonostante le tante prove di affetto nei suoi confronti.
    Non voglio annoiarvi troppo con questi discorsi, ma era giusto spiegare perché è giunto il momento di impartire a Dolly, in vostra presenza, una severa quanto amorevole sculacciata, affinché impari a tenere più in conto le persone care che le hanno sempre dimostrato affetto e soprattutto a far sì che non ripeta più in futuro improbabili fughe>.
    Io ero rimasta per tutto il tempo in piedi, accanto a Don Oleandro, ascoltando silenziosa e quando questi ebbe finito di parlare, imbarazzatissima e rossa in viso, parlando sottovoce per non farmi sentire dagli altri l'ho pregato di rimandare la punizione a quando saremmo stati da soli, perché mi vergognavo a farmi sculacciare così davanti a tutti i miei amici e agli Amministratori dell’Isola.
    Lui, senza fare una piega, sottovoce mi ha sussurrato ad un orecchio che sapevo bene che le mie preghiere sarebbero rimaste inascoltate, data la sua convinzione che l’imbarazzo e la vergogna sono un ottimo condimento per le sculacciate e ne aumentano l’efficacia.
    Svanita l'ultima speranza di evitare una punizione pubblica ho avuto anche il dispiacere di vedere come i presenti avessero accolto con allegro interesse la notizia dello spettacolo a cui stavano per assistere, dato che tutti mi conosco bene ed in passato hanno avuto direttamente o indirettamente notizia delle mie famose “monellate”.
    Dunque senza indugiare oltre mi ha trascinata vicino ad una sedia libera che aveva messo al centro del ponte e prima che potessi rendermene conto, ancora in piedi, mi sono ritrova coi pantaloni alle caviglie e subito dopo, con mia grande vergogna, distesa a pancia in giù sulle sue ginocchia, mentre la sua mano avvertiva di certo sotto le culotte ben tese, il mio tornito sedere.
    Pochi attimi ed il braccio di Don Oleandro si è alzato cominciando la sonora musica ritmata delle sculacciate date con forza e precisione, seguite da subito dai miei urletti che accompagnavano ogni sculaccione.
    Quando ho sentito il sedere scaldarsi a dovere Don Oleandro si è fermato, ma solo il tempo di chiedermi se avevo capito il perché di quelle sculacciate, poi senza attendere che rispondessi, con un gesto deciso mi ha tirato giù culotte fino alle ginocchia suscitando la mia immediata quanto inutile protesta, mentre in lacrime lo pregavo di non farlo, non davanti a tutti.
    Sprofondavo già nella più profonda vergogna, coprendomi il viso con le mani quando ho sentito un breve applauso provenire dalla piccola platea, insieme ad allegre risatine e commenti, la qual cosa non ha fatto che peggiorare la mia vergogna.
    La punizione è proseguita con ritmo crescente ancora per un tempo che mi è parso infinito, mentre tra le lacrime più e più volte ha promesso che non avrei più fatto colpi di testa del genere, poi quando il mio fondoschiena era divenuto rovente la punizione è improvvisamente terminata.
    Con voce gentile Don Oleandro, accarezzandomi le natiche infuocate mi ha detto:
    <bene Dolly puoi rialzarti adesso, come vedi non ho voluto impiegare strumenti ben più dolorosi delle mia mani, perché ritengo che l’imbarazzo di essere punita davanti ai tuoi amici sia già un motivo sufficiente per farti riflettere bene sul tuo comportamento>.
    L’ho ringraziato di questo pentita e addolorata, ma Lui ha continuato:< Hai già promesso diverse volte, mentre ricevevi le sculacciate di non ripetere cose del genere ma adesso, per finire e prima di rivestirti, ringrazierai i tuoi amici per il tuo incarico e rinnoverai la promessa che hai fatto tra le lacrime davanti a tutti ed a voce alta>.
    Così, dopo che Don Oleandro mi ha aiutata ad alzarmi, così come stavo, con gli occhi ancora gonfi di lacrime ho ringraziato tutti i presenti, promettendo, come mi aveva chiesto di fare. Mentre Lui, soddisfatto mi ha aiutata a rivestirmi consolandomi con un tenero abbraccio e baciandomi sulle guance bagnate dalle lacrime.
    La vergogna di essere stata punita davanti a tutti era tanta, ma la consapevolezza che mi avesse giustamente punita perché ci tiene a me e perché mi vuole bene, come anche tutti i presenti, mi ha aiutata a superare l’imbarazzo e così sono tornata a sorridere.
    Dopo avere preso un paio di bottiglie di champagne per festeggiare mi sono intrattenuta con gli amici che non hanno mancato di riservarmi qualche piccola presa in giro e qualche commento benevolo su quanto accaduto.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: non potrei essere più felice di così, nonostante stare seduta mi crei ancora un pochino di fastidio dopo la sculacciata ricevuta davanti a tutti gli amici e gli Amministratori dell'isola a causa della mia fuga da Spankyisland, finalmente, dopo tanto lavoro, tanto tempo speso per dare lustro all'isola, finalmente ho ricevuto l'onorificenza a cui tanto agognavo.
    Come potrei non esserlo avendo visto che i miei sacrifici sono stati adeguatamente ricompensati ricevendo congratulazioni ed auguri, ora non mi resta che organizzare una splendida festa sul veliero, cosa che si aspettano tutti, per festeggiare sull'Olandese Volante l'incarico ricevuto. Intanto mi godo questo momento di gioia e soddisfazione.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: ieri mattina mi sono svegliata presto, tanta era l'eccitazione e non stavo più nella pelle all’idea della festa che si sarebbe svolta quella sera per il traguardo finalmente raggiunto; sin da subito mi sono messa al lavoro per preparare tutto il necessario.
    Ho programmato una bellissima crociera notturna sul veliero con tanto di strepitoso buffet che avrebbe preparato per l'occasione il proprietario della locanda del porto e poi tanta musica, durante la festa, per stare in sintonia con la location saremo tutti vestiti da pirati piratesse e corsari.
    Per prima cosa dunque, non avendo tempo a sufficienza per organizzare tutto da sola sono andata alla locanda vicina al porto, dove mi sono accordata con il padrone per la preparazione del rinfresco e delle bevande, che mi è costato ben 20 monete d'oro, quindi, tornata sul veliero ho incominciato i preparativi di quanto serviva alla buona riuscita della festa, una pulizia a fondo del ponte, le luminarie, la musica che ci avrebbe intrattenuto e la preparazione di una gustosissima salsa all'arrabbiata con la quale avrei condito le penne a mezzanotte.
    Finito tutto quello che avevo da fare mi sono concessa un poco di riposo, poi ho controllato che tutto fosse a posto ed ho incominciato a prepararmi, soprattutto psicologicamente, perché ancora non mi pareva vero di essere riuscita, dopo tanta fatica a raggiungere questo traguardo.
    All'imbrunire hanno cominciato ad arrivare gli invitati, che erano palesemente ammirati nel vedere la magnificenza del veliero mentre salivano a bordo percorrendo la passerella che li portava sul ponte dell'imbarcazione.
    Una volta su li ho fatti mettere a loro agio, indicando dove riporre i costumi ed i copricostumi, infatti, come precisato nell'invito, la festa consisteva in una crociera a largo con tanto di bagno di mezzanotte.
    Dopo un po' due degli invitati mi si sono avvicinati portando un cofanetto rettangolare dalla forma allungata dicendo:< Cara Dolly di nuovo congratulazioni per l'incarico ricevuto, pensiamo sia stato un riconoscimento meritatissimo per il lustro che hai saputo dare all'isola>.
    Ho ringraziato commossa e confessato di essere felicissima ed ancora emozionata per aver raggiunto questo risultato.
    A quel punto i due, dopo essersi scambiati uno sguardo d'intesa, mentre mi consegnavano il cofanetto hanno continuato:< Questo è per te! Un pensiero da parte nostra per il raggiungimento del tuo obiettivo>.
    Ho preso la scatola, che era abbastanza grande e dalla forma particolare, ma quello che mi colpiva di più era che sicuramente dovesse essere antica, in legno d'ebano con bellissime decorazioni in avorio, emozionata ho ringraziato ancora.
    Poi aprendo la scatola e scoprendo il regalo l'espressione di sorpresa dipinta sul mio viso si è trasformata in una espressione di vera gioia, perché il cofanetto, lungo circa un metro, conteneva un bellissimo ed autentico ed antico “cane” inglese.
    Dopo il momento di sorpresa durato il tempo di realizzare l'idea, ho sollevato di nuovo lo sguardo e con un po' di imbarazzo misto a felicità ho sorriso verso di loro.
    Senza aspettare che li ringraziassi uno dei due ha aggiunto:< Adesso che hai questo ruolo dovrai farti rispettare se ci sarà da “bacchettare” qualcuno o qualcuna>.
    Io ho riso alla sua affermazione perché, essendo una brat, mai mi sentirei di “bacchettare” chi che sia nel senso concreto della parola.
    MA subito dopo l'altro ha aggiunto:< Sì, ma conoscendo il carattere di Dolly non è escluso che possa servire anche per altri scopi>.
    Alle sue parole la mia espressione si è fatta preoccupata, ma ho subito pensato che era la mia festa ed il loro era stato un pensiero sincero perché mi vogliono bene, e così mi è tornato il sorriso, e ringraziandoli ancora li ho invitati a sedersi e bere insieme agli altri invitati, mentre io cercavo un posto per riporre il cofanetto, col suo ambivalente contenuto.
    Mentre stavo andando nei miei alloggi ho avuto l'impressione di essere osservata, mi è parso di vedere l'ombra di quell'uccellaccio del malaugurio del vecchio Mortimer e fra me e me mi sono detta , se è lui, che non si azzardasse minimamente ad unirsi alla festa perché quanto è vero il dio Nettuno, vecchio o non vecchio, lo butto in mare senza pensarci un attimo.
    Poi ho raggiunto gli invitati che chiacchieravano fra di loro lungo il tavolo sul ponte.
    Proprio in quel momento, magicamente, si sono accese le lanterne che decoravano il veliero, e magicamente si sono alzate le ancore e gonfiate le vele, e Boo, che ormai mi fa da dj durante le feste che organizzo si è messo alla consolle e così mentre lentamente l'Olandese Volante prendeva il largo ha messo a palla un pezzo di Bob Sinclar che ha dato inizio alla festa.



    Uno splendido crepuscolo faceva da cornice a questo momento magico e mentre una leggera brezza soffiava portando con se l’odore di mare e di magiche atmosfere, gli invitati hanno cominciato a fare onore al prelibato buffet a base di pesce ed a bere lo champagne che avevo fatto preparare per la speciale occasione.
    Finito di mangiare, molto allegri per lo champagne bevuto ci siamo tutti lanciati nelle danze, e dopo esserci messi uno dietro l'altro abbiamo fatto un bel trenino di buon auspicio in una calda serata di ferragosto, mentre la macchina spara schiuma ci ricopriva tutti dalla testa ai piedi.



    La festa è poi proseguita fra balli e champagne, quindi con la schiuma addosso molti di noi, me per prima, ci siamo tuffati in mare per un delizioso bagno notturno al chiaro di luna.
    Intanto che si era fatta mezzanotte ed ho lasciato soli gli invitati il tempo necessario per presentarmi sul ponte con un tegame colmo di fumanti penne all'arrabbiata che tutti gli amici, con mia grande soddisfazione, hanno molto gradito, alcuni facendo addirittura il bis.
    Dopo averli serviti ho chiesto a Jo' di fare una pausa e di mettere un po' di musica lenta, porgendogli un disco, ma nel sentire quella canzone, all'improvviso, mi è venuto in mente che tra i tanti amici che erano lì con me mancava solo lui, Jack, il caro Capitano.
    In quel momento mi si è stretto il cuore, e sperando che nessuno se ne accorgesse mi sono allontanata sul balconcino dei miei alloggi, una splendida e romantica luna piena rifletteva la sua luce sul mare, mentre ero assorta nei miei pensieri ho sentito qualcuno abbracciarmi da dietro e per un attimo ho desiderato che fosse Jack, invece era Don Oleandro.
    Mi ha fatto girare verso di lui, con una mano mi ha alzato il mento quasi costringendomi a guardarlo nei suoi occhi dolci, con l'altra mano ha preso la mia e me l'ha baciata, quindi, quasi mi stesse leggendo nel pensiero, sussurrando mi ha detto: <penso che sia meglio non lasciare per troppo tempo da soli i tuoi ospiti non trovi Dolly?>
    Io, imbarazzata, gli ho fatto un cenno di assenso col capo e dopo avermi dolcemente costretta a prenderlo sottobraccio siamo tornati insieme dagli invitati.
    Quindi sono proseguite le danze fino a notte inoltrata, poi, quando tutti quanti eravamo un po' stanchi ed alticci e mentre Boo metteva sulla consolle l'ultimo brano che ci avrebbe fatto compagnia durante il ritorno, l'Olandese Volante ha fatto magicamente rotta verso Spankyisland.



    Edited by Dolly c.r. - 28/2/2022, 15:28
     
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    Diario di bordo dell'Olandese Volante:stamattina mi sono svegliata con i postumi della festa, inutile dire che la testa mi scoppiava per i troppi cocktail, ho rimediato con un caffè forte ed un ulteriore riposino in attesa che mi passasse.
    Una volta sentita meglio sono andata sul ponte che portava anch'esso i segni della festa, nonostante l'ora del mattino e pur se a fine estate, il caldo era veramente opprimente ed il sole scottava, mi è venuta la malsana idea di mettermi a pulire il ponte.
    Non sentivo la fatica ne mi accorgevo del tempo che passavo sotto il sole fino a quando, all'improvviso, tutto si è fatto tutto buio.
    Quando ho aperto gli occhi, con la vista un po' offuscata ho sentito qualcosa di fresco sulla fronte, a fatica e tastando con la mano ho sentito che avevo sulla fronte una pezza bagnata, lentamente sono tornata in me ed ho riacquistato la vista, così mi sono accora di essere nel mio letto, nuda, sotto le lenzuola. Ho cercato di alzarmi ma senza riuscirci.
    Subito ho pensato ma cavolo, che ci faccio nel letto e nuda per giunta?
    Poi ho visto Fues seduto accanto a me con un'espressione corrucciata e preoccupata sul viso e quasi sussurrando gli ho chiesto:< Fues, che ci fai qui? E che ci faccio nuda dentro al letto? L'ultima cosa che ricordo è che stavo pulendo il ponte>.
    Lui mi ha risposto preoccupato:< Ben tornata tra i vivi, incosciente che non sei altro, ero venuto a trovarti per invitarti a cena e per poco non mi prende un colpo quando ti ho vista svenuta sul ponte!>
    Io l'ho guardato sorpresa, mentre cercavo di coprirmi:< Ma che dici, svenuta io? Sul ponte? Non sono mai svenuta in vita mia, e poi chi mi ha portata qui e spogliata?>
    La mia curiosità è stata presto soddisfatta, quando mi ha spiegato che mi aveva portata lui dopo avermi trovata svenuta sul ponte con accanto il secchio e lo spazzettone !
    Poi ha continuato:< Ma io dico come ti è passato per la testa di metterti a pulire il ponte sotto quel sole infernale che c'era stamattina? E' logico che ti sei presa un bel colpo di calore>.
    Poi alzatosi ha cominciato a cercare nei cassetti del comò, incuriosita e un po’ indispettita che stesse frugando fra le mie cose, gli ho chiesto cosa stesse cercando, e lui, senza voltarsi mi ha detto che stava cercando il termometro, per misurarmi la febbre dato che ero stata molto tempo svenuta sotto a sole, era molto probabile l’avessi.
    Dopo averlo trovato mi ha detto: < Ora da brava girati che ti misuro la febbre>.
    Ed io spazientita:< Non avrai mica intenzione di misurarmela dietro spero!>
    Lui mi ha guardata con espressione fra il severo e il divertito:< Certo che sì, è l'unico modo sicuro per misurare la febbre, soprattutto alle monelle incoscienti come te quindi adesso fai la brava, girati e mostrami il tuo bel culetto e fatti misurare la febbre, senza fare tante storie per favore, che già, per la pazzia che hai fatto, il mio lato spanker te le darebbe da non farti sedere per qualche giorno>.
    Ed io:< Non ci penso nemmeno a farmi misurare la febbre in quel modo, scordatelo! E poi tu non sei per metà spankee?>
    Ma Fues aveva tutta l'intenzione di misurarmi la febbre in quel modo che io odio tanto, infatti con un tono spazientito mi ha detto :< Girati senza fare storie monella se non vuoi scoprire quanto posso essere spanker, mi hai fatto prendere uno bello spavento e meriti una punizione esemplare, così capisci a cosa servono gli amici ed anche quanto servono per punire le azioni sciocche, quindi niente storie e girati!>
    Con un moto di ribellione gli ho urlato:< Ed io ti ripeto che non ci penso nemmeno a farmi misurare la febbre con quel coso! Lo so che sei un caro amico e ti ringrazio per avermi soccorsa ma quel coso nel mio buchetto non ci entrerà mai!>
    Detto questo mi sono seduta sul letto a braccia conserte e l'ho guardato con aria di sfida.
    A quelle parole Fues mi ha incenerita con lo sguardo ed in attimo, con uno strattone al braccio, mi ha fatta girare e mi sono ritrovata a pancia in giù. Lì per lì mi ha mollato due o tre sculaccioni sul fondoschiena nudo e con tono severo mi ha detto:<questo è solo un anticipo di quello che riceverai dopo sulle mie ginocchia! Ora stai buona o sarà peggio per te!>
    Nonostante protestassi vivamente con mi ha bloccato il braccio destro dietro la schiena mentre con l'altra mano immergeva il termometro in un barattolo di vasellina aperto in precedenza, quindi, facendomi sentire ancora più in imbarazzo di quanto fossi a farmi vedere nuda, col fondoschiena così in bella mostra mi ha detto:< Ora misuriamo la febbre alla piccola monella>.
    Mentre tentavo in ogni modo di divincolarmi gli ho dimostrato tutto il mio disappunto per quella situazione agitandomi e scalciano:<fues, non voglio, lasciamiii!>
    Ma senza alcun risultato, lui si è sdraiato di peso sulle mie gambe impedendomi ulteriori tentativi di evitare l'oltraggioso atto e subito dopo ho sentito il termometro entrare delicatamente e con facilità, nello stretto orifizio posteriore ben lubrificato, provocandomi profonda vergogna, ed un gemito soffocato dal cuscino.
    Per un tempo che mi è parso infinito ho sopportato a fatica l'odiato termometro finché Fues, con delicatezza lo ha tolto con mio profondo sollievo, che è però durato poco perché, con aria preoccupata, mi ha detto che avevo una bella linea di febbre.
    Quindi, riposto il termometro sul comodino con voce severa mi ha detto:< È il momento di pensare al tuo culetto>.
    Così dicendo si è seduto sul letto, mi ha presa per un braccio e dopo avermi tirata giù dal letto, in men che non si dica, mi sono ritrovata, come promesso poco prima, coricata sulle sue ginocchia con il braccio destro dietro la schiena e il fondoschiena indifeso, alla mercé della sua mano che vi si posava delicatamente, mentre io, con tono di supplica gli dicevo:< Fues, no ti prego>.
    Lui ha cominciato ad accarezzarmi per un po' il fondoschiena, la sua mano era gentile e delicata ma io provavo una profonda vergogna a ritrovarmi sulle sue ginocchia, poi con la coda dell'occhio l’ho vista alzarsi per ricadere severa sul mio fondoschiena, alternando i colpi prima a destra e poi a sinistra, talmente severi e precisi che quasi ero sorpresa di come uno switch, come spanker fosse tanto severo.
    Non glielo dissi per non dargli questa soddisfazione, e mentre lui continuava a sgridarmi dicendo di non fare più pazzie del genere, continuò a sculacciarmi per almeno una decina di minuti per poi fermarsi, mentre io dispiaciuta di avergli dato pensieri con il mio comportamento sconsiderato mi sono lasciata andare ad un pianto liberatorio.
    Dopo avermi fatta calmare, accarezzandomi dolcemente il fondoschiena già bollente mi ha detto:<purtroppo per te piccola la punizione non è finita>.
    A quelle parole mi sono girata di scatto verso di lui e guardandolo con gli occhi ancora lucidi per il pianto quasi sussurrando gli ho chiesto:< Come non è ancora finita?>
    Mentre incrociava il mio sguardo, con calma mi ha spiegato, sorridendo, che mi conosce bene e sa che forse da quel momento non lo vorrò più vedere, ma che lo farà lo stesso siccome è un amico e si preoccupa per me, come tante altre persone qui a Spankisland.
    Aggiungendo che pur se mi sento sola, in realtà tante persone mi vogliono bene nonostante le tante monellerie che però ripago, come adesso, stando sulle loro ginocchia.
    Proprio perché mi considera una cara amica non può e non vuole farmi passare questa imprudenza che mi ha fatto rischiare veramente tanto , quindi con dolcezza mi ha ordinato di alzarmi dalle sue ginocchia e di posizionarmi a pancia in giù sul bordo del letto per continuare la punizione.
    Nel sentire queste parole avrei voluto dire qualcosa protestare, ma comprendendo quanto avesse ragione a punirmi non ho detto nulla ed in silenzio mi sono posizionata sul bordo del letto come mi ha richiesto.
    L’ho visto alzarsi e sfilare la cinta dei pantaloni, quindi prendere la spazzola che tengo sul comò, e mentre lo faceva mi ha detto:< Spazzola e cintura serviranno a farti restare per bene in mente che la tua incolumità è la cosa più importante, preparati perché li userò per un bel po'>.
    Io gli ho risposto con una specie di mugugno, per fargli capire che avevo compreso, e mentre le lacrime riprendevano a scendere lui si è seduto accanto a me ed ha cominciato a colpirmi abbastanza duramente con la spazzola, che faceva certo il suo compito tanto che avevo il fondoschiena in fiamme.
    Ma questo non è bastato ad intenerire Fues che dopo aver posato la spazzola si è alzato in piedi e dopo essersi messo di fianco a me ed avere arrotolato la cinta sulla mano ha alzato il braccio , poi, ardenti strisce di fuoco hanno cominciato a decorare le mie rotondità posteriori.
    Quando ha smesso, un pianto sommesso di pentimento mi scuoteva il corpo, mentre il viso era affondato sul cuscino, quindi mi ha fatta alzare ed dopo avermi abbracciata senza malizia, accarezzandomi la testa mi ha detto che tutto era finito, che mi aveva perdonata; poi mi ha chiesto dove tenessi la crema lenitiva all'arnica.
    Fra le lacrime gli ho indicato uno dei cassetti del comodino, dove l'ha presa e mi ha invitata a riposizionarmi sulle sue ginocchia, cosa che io ho fatto senza indugio.
    Mentre mi sdraiavo nuovamente sulle ginocchia una strana sensazione si è impadronita di me, come di profonda pace e di calma, mentre la sua mano leggera leniva il bruciore del mio sedere, dopo aver messo la crema mi ha dato un piccolo schiaffetto sul culeto per farmi alzare e mi ha detto che il motivo per cui era venuto era per invitarmi a cena alla locanda e che l' invito nonostante tutto era ancora valido.
    L'ho guardato un po' perplessa e gli ho detto:< Mi dispiace Fues ma adesso no, non sono proprio nelle condizioni di uscire, non me la sento proprio, facciamo un altra volta?>
    Ma non vi è stato verso di convincerlo perché lui ha insistito:< Non se ne parla nemmeno Dolly, tu vieni a cena con me stasera, non accetto un rifiuto, vestiti e bada bene a non mettere le culotte> Poi ha continuato con un sorrisetto luciferino sulla faccia:< Voglio assistere allo spettacolo di vederti alzare dietro il vestito per sederti e mostrare a tutti il tuo sole al tramonto>.
    L'ho incenerito con lo sguardo, ma vista la sua decisione e forse anche per il timore di ritrovarmi di nuovo a pancia in giù sulle sue ginocchia non ho replicato.
    A questo punto è uscito dai miei alloggi per farmi preparare con tranquillità e dopo pochi minuti sono uscita anch'io indossando uno dei miei vestiti più belli, Fues, sorridendo al mio sguardo imbarazzato mi ha sussurrato: < Stupenda>.
    E mentre mi porgeva gentilmente il braccio insieme siamo scesi dal veliero.
    Giunti alla taverna, Fues ha galantemente spostato la mia sedia per farmi accomodare, badando bene, il crudele, che fossi con la schiena rivolta verso il centro della sala cosicché, come previsto sono stata costretta ad alzare il dietro del vestito per sedermi, mostrando ai tutti i presenti il risultato della sculacciata subita poco prima.
    Ed allora, che quel birbante di Fues, sorridendo mi ha sussurrato all'orecchio:< Un vero spettacolo per gli occhi il tuo fondoschiena bello rosso per le sculacciate che hai preso, chissà cosa staranno pensando tutti nel vederlo>.
    Mentre mi sedevo con cautela facendo attenzione che il duro legno della sedia non facesse troppo attrito sulle mie martoriate e bollenti natiche arrossendo gli ho sussurrato: <fues ... ti odio!>
    Mangiammo bene, merito del pregevole menù e del buon vino offerto dalla casa e tra una chiacchiera e l'altra il tempo è passato senza che ce ne accorgessimo, solo quando il padrone della taverna è venuto al nostro tavolo per dirci che si stava approssimando la chiusura ci siamo decisi di andare via..

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: devo ammettere con me stessa che la festa per l'onorificenza ed incarico che ho ricevuta, anche se non grandiosa come quella organizzata per il mio compleanno, è stata comunque proprio una gran bella festa, posso ritenermi soddisfatta, tutti sono rimasti contenti e questo è l'importante.
    D'altronde l'onorificenza ricevuta era un traguardo al quale ambivo da tanto, da tantissimo tempo, e sarei un'ipocrita se dicessi il contrario, tutt'altro, riceverlo mi ha dato una felicità tale che ancora stento a credere che finalmente, dopo tanto tempo, i miei meriti siano stati riconosciuti.
    L'incarico mi ha però portato anche parecchi oneri ai quali cerco di adempiere nel miglior modo possibile e comincia a darmi mote soddisfazioni.
    Ieri, nel tardo pomeriggio è venuto a trovarmi Don Oleandro, ma aveva l'aria un po' preoccupata, e dopo che ci siamo accomodati sul ponte per prendere il fresco e goderci il tramonto sul mare, mentre gli stavo versando del vino bianco e fresco, mi ha detto:< Dolly, stamattina, mentre facevo la mia solita passeggiata ho incontrato il tuo amico Fues e quando ho saputo che ti eri sentita male mi sono molto preoccupato per te … lo sai?>
    Gli ho risposto sorridendo:< Lo immagino Don Oleandro, ma stia tranquillo, dopo le “cure” di Fues mi sono sentita meglio>.
    A quel punto Don Oleandro mi ha guardata severo:< Sì, ho saputo anche quello e devo dire che Fues ha fatto bene a fare quello che hanno fatto! Sei una cara bambina Dolly ma a volte i tuoi colpi di testa le strappano veramente dalle mani>.
    Poi ha continuato con un tono di voce un poco alterato, mentre io abbassavo lo sguardo imbarazzata: < Era proprio necessario che mettessi a rischio la tua salute pulendo il ponte sotto il sole cocente?>
    Quindi con tono ancora più severo, dopo aver posato entrambi i bicchieri su una botte mi ha ordinato:< Vai a prendere il “cane” che ti hanno regalato per il tua festa!>
    A quel punto sono addirittura sbiancata, pensavo, non sono mai stata battuta col “cane” mentre un fremito di paura mi faceva tremare al pensiero che da lì a poco avrei provato sulla mia pelle i brucianti baci di quell'infernale strumento, in preda al panico ho solo farfugliato: < Ma, ma Don Oleandro!>
    Ma la sua voce perentoria mi ha fatto rinunciare a qualsiasi protesta.
    Così, senza ribattere, sono scesa sottocoperta per andare a prendere il “cane” che tenevo nei miei alloggi quindi, senza fretta, sono risalita sul ponte dove Don Oleandro dopo essersi tolto la giacca e tirato su le maniche della camicia si era preparato ad impartirmi una bruciante lezione.
    Con lo sguardo basso gli ho consegnato il “cane”, e mentre lo facevo mi ha preso per un braccio e costretta a poggiare il corpo su una botte, cominciando a rimproverarmi: < Mi hai fatto preoccupare, io ci tengo a te, come ben sai, ma non mi piace per nulla questo lato del tuo carattere che ti spinge a comportamenti che ledono la tua salute, vediamo se adesso riesco una volta per tutte a farti cambiare modo di fare!>
    Detto ciò mi ha tirato giù, fino alle ginocchia, pantaloni e culotte insieme, quindi ha iniziato a colpirmi con metodica severità mentre mi rimproverava per il mio comportamento incauto:< Sono sicuro SPANK ... SPANK ...SPANK ...bambina che ...SPANK... SPANK .. SPANK ... d'ora in poi... SPANK..SPANK...SPANK...ci penserai due volte prima di mettere a rischio ...SPANK..SPANK..SPANK ... la tua salute, SPANK … SPANK SPANK...SPANK e che su di me puoi contare sempre ... SPANK ... SPANK ...SPANK in qualsiasi momento SPANK ... SPANK ... sono stato chiaro?>
    Mentre la granula dei colpi cadeva senza tregua sul mio fondoschiena piangevo senza sosta, supplicando Don Oleandro di smettesse e promettendogli solennemente che quanto accaduto non si sarebbe più ripetuto, ed allora, solo allora la sua mano si è fermata.
    Poi, con dolcezza questa stavolta, mi ha accarezzato le natiche infuocate e mi aiutato a rimettermi in piedi, poi mentre mi ricomponevo ha aggiunto:< Adesso andiamo nei tuoi alloggi dove ti metterò la crema all'arnica, dopodiché che ne dici se preparassimo insieme una bella cena con il pesce che ti ho portato?>
    Quelle parole mi hanno strappato un sorriso fra le lacrime.
    Quanto era delicata, dolce, sensuale e calda la sua mano nel distribuire sapientemente la fresca crema sui segni lasciati dal “cane” e mentre lo faceva mi ha chiesto molto amichevolmente ospitalità per quella sera, la notte è lunga e prima che Morfeo ci accolga potremmo chiacchierare un po’ mi ha proposto.
    La cosa mi ha fatto molto piacere perché ero felice di godere della sua compagnia, quindi dopo essermi ricomposta siamo andati a preparare la cena.

    Diario di bordo dell'Olandese volante: quest'anno è stato veramente intenso pieno di cose belle e meno belle, e comincio a sentire il bisogno di un po' di riposo, per questo, la settimana prossima, per festeggiare il mio primo anno a Spankyisland, andrò, insieme a Don Oleandro, in crociera sull'Olandese Volante, faremo un giro dell'arcipelago giusto il tempo per rilassarci un poco e godere insieme un po' di riposo e di intimità.
    Come so bene Don Oleandro prova dell'affetto per me, l'ho capito quando la sera della festa, quando mi ero allontanata perché la canzone che Boo aveva messo mi aveva fatto tornare alla mente Jack, che mi ha spezzato il cuore e lo ha reso refrattario a qualsiasi sentimento profondo, poi Don Oleandro era venuto a cercarmi e dolcemente costretta a prenderlo sottobraccio ed a tornare alla festa.
    A Don Oleandro voglio bene, lo stimo e gli sono devota perché lui, da quando ci conosciamo, con la sua dolcezza e con la sua severità è sempre stato presente, giorno dopo giorno. Insieme abbiamo costruito un bellissimo rapporto di affetto e se un giorno decidesse di offrirsi come compagno di vita, anche se non provo per lui l'amore travolgente che provavo per Jack gli direi di sì senza esitazione.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante:stanotte durante il sonno sono stata colta da un incubo terribile in cui vedevo Jack, solo, su un'isola deserta che chiedeva aiuto, mi sono svegliata in preda al terrore, anche se era ancora notte fonda, di colpo sono uscita giù dal letto, e indossata la vestaglia kimono, sono scesa di corsa dall'Olandese Volante e mi sono diretta verso la Poseidon e, e giuntavi ho gridato dal molo: <mastro TURNER, MASTRO TURNER ... C'E' NESSUNO? QUALCUNO MI RISPONDA!>
    Alle mie grida Mastro Turner si è affacciato alla balaustra del veliero insonnolito e stropicciandosi gli occhi mi ha gridato: < CHI E' LA'... AH ... SIETE VOI MISS DOLLY, CHE VOLETE A QUEST'ORA DELLA NOTTE>.
    SO DOV'E' JACK! IL VOSTRO CAPITANO, ho risposto.
    Mastro Turner non riusciva a credere alle mie parole e sbarrando gli occhi per la sorpresa mi ha fatto cenno di salire :< PRESTO, VENITE A BORDO!>
    Salita a bordo della Poseidon, mi ha fatto accomodare nella cabina di Jack:< Ma come fate ad avere notizie del nostro Capitano? Da quando è sparito nel nulla, mesi fa, non abbiamo più avuto notizie di lui, per questo io e il resto dell'equipaggio abbiamo preferito rimanere qui, sull'isola, nella speranza di un suo ritorno!>
    Davanti ad un bicchiere di rum gli ho raccontato del sogno e gli ho indicato su una cartina nautica dove si trova l'isola su cui Jack era naufragato, Mastro Turner mi ha guardata sorpreso dalla precisione dettagliata con cui gli stavo fornendo le informazioni necessarie per salvare del suo Capitano.
    Io sorridendo gli ho detto:< Non deve sorprendersi Mastro Turner, dovrebbe saperlo che l'Olandese Volante è un veliero magico, come è magico tutto quello che vi accade, normalmente chissà quanto ci mettereste per raggiungerlo, ma appunto per questo vi ho portato questi>.
    Detto ciò gli ho mostrato uno dei dadi in osso che mi aveva lasciato, sperando che non mi fossi accorta della sua presenza, il vecchio Mortimer la sera della festa:< Appena sarete a largo gettatelo in mare e magicamente vi ritroverete dove il capitano e sfortunatamente naufragato, salvatelo e riportatelo a Spankyisland, di più non posso fare per Jack, sto partendo! Buona fortuna Mastro Turner>.
    Quindi, mentre Mastro Turner mi ringraziava con calore sono scesa dall’ Poseidon e sono tornata all'Olandese Volante, nella speranza di riprendere sonno visto che sin dal mattino sarei stata molto impegnata per i preparativi della crociera che farò con Don Oleandro.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante:tutto pronto per la bellissima crociera sull'Olandese Volante che stiamo per intraprendere io e il caro Don Oleandro, sono qui aspettando arrivi; saranno splendidi giorni di sole e di mare toccando le varie isole dell'arcipelago, una bellissima vacanza; non appena Don Oleandro sarà a bordo le ancore si alzeranno, le vele si gonfieranno e il veliero lentamente lascerà la tranquilla baia dell'isola, arrivederci a presto Spankyisland.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante: dopo una settima io e Don Oleandro siamo tornati a Spankyisland dopo una bellissima crociera sul veliero che ci ha portato a toccare le più belle perle dell'arcipelago, Tortuga, Maracaibo, San Cristobal che formano l’arcipelago attorno a Spankingisland.
    La navigazione è stata tranquilla e, grazie alle belle giornate anche molto piacevole.
    Senza ombra di dubbio ho accolto Don Oleandro con tutti gli onori preparando una delle cabine molto confortevolmente ed in modo che vi potesse soggiornare nel migliore dei modi, abbiamo passato le giornate a crogiolarci al sole sul ponte conversando piacevolmente.
    Ed è proprio durate queste chiacchierate, al di fuori dell'atmosfera formale alla sua villa, che abbiamo potuto approfondire la nostra amicizia, già perché fra noi purtroppo ci sarà solo una grande e bella amicizia.
    L’atmosfera rilassata, specie nel tiepido pomeriggio o alla sera, ci spingeva a qualche confidenza in più, senza contare sugli effetti del buon cibo, del vino e dell’immancabile rum serale.
    Fatto sta che complici questi fattori ci siamo molto avvicinati e risate e battute sono state sempre più frequenti insieme a discorsi più seri.
    E mentre eravamo impegnati in uno di questi ho potuto capire, che Don Oleandro non è il tipo da cercare una compagna di vita, e, come da lui stesso detto vuole rimanere scapolo, peccato, un vero peccato, perché io dopo essere stata abbandonata prima da Mister V. e poi da Jack, speravo finalmente di aver trovato, anche se un po' avanti con gli anni, un compagno di vita, pazienza, vorrà dire che mi rassegnerò a vivere da zitella qui a Spankyisland.
    A proposito di Jack, mi ha spiacevolmente sorpreso non trovarlo sull'isola al mio ritorno, eppure ero stata chiara con Mastro Turner su come fare per salvarlo, e ora mi struggo tutti i giorni nell'attesa, nella speranza di vedere all'orizzonte, in lontananza, la sagoma della Poseidon.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante:finalmente, dopo un tempo infinito ieri al crepuscolo, ho visto all'orizzonte la sagoma inconfondibile del Poseidon, finalmente il mio Capitano stava tornando a Spankyisland stava tornando a casa, stava tornando da me.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante:quanto dolore ho nel cuore, un dolore che pesa come un macigno e che a quanto pare nulla può placare, il mio Jack è tornato sì, ma è tornato cambiato, non so cosa gli sia accaduto durante la sua lontananza, so soltanto che non lo stesso Capitano che mi ha amata sull'Olandese Volante facendo breccia nel mio cuore e rendendolo schiavo del suo amore, adesso si comporta con me come se fossi un'estranea.
    Come se non bastasse ultimamente qui a Spankyisland l'aria è diventata irrespirabile per me, per questo ho deciso di andarmene, questa volta per sempre.
    Quando ne ho parlato con Jack, pregandolo di venire con me, per tutta risposta mi ha detto che lo hanno nominato Comandante della flotta di Spankyisland, un titolo a cui ambiva già prima di sparire, questa cosa che mi ha lasciato senza parole, a quanto pare più dell'amore ha potuto il prestigio e il potere. Tutto questo mi ha convinto ancora di più che qui non c'è più posto per me.

    Diario di bordo dell'Olandese Volante:oggi è un giorno molto triste per me, queste sono le ultime righe che scrivo prima di lasciare l'isola; nonostante abbia passato momenti felici a Spankyisland, ultimamente ci sono stati dei cambiamenti radicali, che non mi permettono più di dare il mio contributo come vorrei e questo, unito al fatto che ho visto un anno di lavoro, di tempo, di sacrificio sì, di sacrificio per dare lustro all'isola, buttato letteralmente via mi fa stare veramente male.
    È una situazione che non riesco più a sostenere, ecco perché vado via, questa volta definitivamente da Spankyisland, torno da dove sono venuta nell'immensa vastità dell'oceano, torno a vagabondare sola e senza meta, in cerca di qualche altra isola, in cerca di un altro porto sicuro dove troverò quella pace interiore che tanto anelo.
    Finito di scrivere metto il diario nel cassetto della scrivania del Capitano, e salendo sul ponte sento le ancore salire rumorosamente, vedo le vele gonfiarsi, e sento in lontananza la musica suonata da un pianoforte.

    Il veliero esce lentamente dal porto, diretto verso la vastità dell'oceano, verso nuove terre, verso l'orizzonte dove il sole, ormai al tramonto bacia il mare.

    Fine

    Edited by Dolly c.r. - 13/3/2022, 00:21
     
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7 replies since 5/10/2020, 10:23   913 views
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