FRUITGIRL SPANKING MINUETTO

Il gioco erotico di Lucy e Cloe...

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    Buondì people! Non essendo riuscito a comunicare e rendere piacevole per diversi/e lettori/trici il mio registro espressivo, non ho cambiato il mio stile (il che sarebbe un tradimento sia di me stesso che di eventuali lettori e lettrici), ma ho moderato di netto l'uso dei termini più particolari, salvo quando imprescindibili e funzionali, contestualizzandoli per maggiore scorrevolezza e fruibilità, e ho optato per un tipo leggermente diverso, e più agile, di costrutti, evitando di utilizzare come strumento linguistico quelli più farraginosi.

    Il racconto inoltre non è triste e oscuro bensì dolce e tenero, e più “convenzionalmente” erotico.

    A voi, buona lettura se lo desiderate!







    FRUITGIRL SPANKING MINUETTO





    Fuori dalla finestra, un plumbeo cielo color vinaccia, promettente tempesta, faceva apprezzare vivamente a Lucy e Cloe il soffice tepore del loro divano nuovo di zecca, dove se ne stavano strette strette. Lucy contemplava, con acceso interesse, i regali ricevuti da Cloe per il proprio passato compleanno. Con dita oziose ed indolenti, sfogliava le incantevoli pagine di After Man: A Zoology of the Future, pregevole volume del paleontologo scozzese Dougal Dixon recante alcune sue ardite ma puntuali speculazioni sugli esiti futuri dell'evoluzione animale dopo la dipartita dell'umanità. Mentre se ne stava assorta nella lettura e nell'osservazione delle stupende illustrazioni, Cloe le affondava teneramente le dita affusolate fra i capelli, giocandoci distrattamente. Gli occhi irrequieti ed adoranti di quest'ultima vagavano dalle pagine del regalo al viso della ragazza, e quando si posavano, come una farfalla sul fiore, sull'amato e fiero profilo concentrato nella lettura, parevano colmarsi di esso come avidi girasoli della luce solare.
    “Questo libro è davvero splendido, amore mio, grazie!”, esclamò Lucy entusiasta, erompendo all'improvviso e facendola quasi trasalire. Gli occhi di Cloe scintillarono: “Sono felicissima!”, trillò gioiosamente.
    “C'è un altro regalo, vero!?”, disse Lucy divertita, squadrandola con l'aria scafata di chi scorge un libro aperto, “Te lo leggo in faccia...”
    “Certissimamente Lucilla!”, esplose Cloe euforica, trasudando soddisfazione ed eccitazione, e quasi impennandosi come una puledra scalpitante. Prese un altro libro alle proprie spalle e lo porse raggiante alla sua compagna, stampandole un bacio succoso sulla guancia: “Un'ottima edizione de Il Fisiologo, uno dei più antichi ed importanti bestiari sapienziali medioevali. Guarda qui...”, condusse fra le pagine le dita della sua amata con uno slancio appassionato ed una verve deliziosamente fanciullesche, “... La Balena: un immane pesce infido che si finge un'isola salda ma si inabissa se osi metterci piede; immagine del peccato. Il Mirmicoleone: essere metà formica e metà leone, destinato a languire poiché non può nutrirsi né di carne né di erbe; immagine di volubilità. Il Pellicano: uccello in grado di ridare vita ai propri pulcini defunti squarciandosi il fianco e bagnandoli col sangue che ne sgorga; immagine di Cristo.”
    “Come l'Unicorno!”, irruppe Lucy con trasporto. “Come l'Unicorno!...”, le fece eco Cloe compiaciuta. “E questo”, continuò gongolante, “è l'Albero Peridexion: una pianta indiana che produce un frutto soave e presso cui nidificano le colombe, sfuggendo al drago insidioso ed irretente al riparo dalla sua ombra, che esso teme. Tale albero coincide con il mitico Albero di Vita ed è immagine della Sapienza Divina... Sai...”, si fece pensosa, “...Varie tradizioni contengono Fitozoi, ossia connubi, ibridi di animale e vegetale dalla natura spesso simbolica: le Bernache, il Barometz, la celeberrima Mandragora… Uno di essi consiste proprio in un grande albero, appartenente alla tradizione araba e situato in Giappone, denominato Wak Wak, la cui leggenda deriva dal mito dell'Albero di Vita che estrinseca la sostanziale continuità tra tutti i viventi. Esso produce come frutti delle fanciulle, le quali gridano <<wak Wak!>> una volta che, giunte a maturazione, si recidono e cadono dai rami...”
    D'improvviso, un curioso e bizzarro afflato serpeggiò nella mente di Lucy. Il suo viso, animato da occhi vispi, adombrò una punta pungente di malizia, che fiorì pian piano fino a sbocciare e spalancare una margherita dai trentadue candidi petali, un largo sorriso radioso e straniante che ella atteggiò a sornione, mentre i suoi occhi presero ad emanare una luce tutta particolare, accattivante, irresistibile. Cloe, inquieta, la fissò con sguardo interrogativo e un po' allarmato.
    Serafica, senza profferire parola, Lucy si alzò dunque dal divano e si avviò disinvolta verso l'elegante cucinino open space. Lì trafficò con sportelli, stoviglie e frigorifero, in un'atmosfera sospesa ed un silenzio impalpabile che Cloe si sforzava di afferrare.
    Mela, pera, rum, cannella... la ragazza si barcamenò fra le componenti di una gustosa e fresca bevanda con l'azzimata abilità della bartender di un locale alla moda.
    “Manca un ingrediente fondamentale, però, prossimo...all'arancia sì, nell'aspetto e nella consistenza...” pontificò poi cogitabonda, ostentando scherzosamente pedanteria.
    Allungò una mano sfrontata verso il culetto roseo e morbido della propria compagna: “Tuttavia, non si è mai vista un'arancia così pallidina. Debbo farle acquisire il colore idoneo perché mi dispensi il suo dolcissimo succo. Un bel rosso fuoco, direi.”
    Cloe strabuzzò basita gli occhi, e in risposta Lucy annuì languidamente, con enfasi gigionesca.
    “Mi farai un po' male?...”, cincischiò Cloe sommessa e pigolante, con un tenue filino di voce e occhioni supplicanti.
    “Solo un pochino, il necessario per ottenere il mio ingrediente prelibato. Su su amor mio, mia diletta, vuoi essere il mio frutto, la mia fruttofanciulla?!”, rispose Lucy con voce melliflua, dal burlesco tono caramelloso eppure immancabilmente limpida e schietta, così suadente e carezzevole, nel suo schivo e discreto ribollire di passione verace, da riecheggiare imperiosa, disarmante, nell'animo della sua compagna.
    Ecco dunque che quest'ultima sorrise teneramente e non se lo fece ripetere: risoluta, con foga, si levò ritta in piedi, regalando a Lucy il melodioso tonfo, liquido e sordo, dei suoi paffuti ma impeccabili piedini nudi a contatto col tiepido pavimento. Calzante in un maglione vaporoso e variopinto il quale, eccedendo la misura, lo intabarrava e avvoltolava ben bene così come più le piaceva, il suo soave corpicino constava in un'abbondanza opulenta di forme sinuose, ognuna armoniosamente e rigorosamente al posto giusto. Lucy carezzò, con calore, la schiena della trepida fanciulla, attraverso la maglia, facendola sussultare e vibrare. Poi, avventurò le mani altrove, audacemente, sotto la lana, lungo l'addome fremente, verso il seno: i capezzoli, elettrizzati, reagirono prontamente; Cloe si umettò le labbra carnose.
    La sua amante sfiorò pertanto, con fervido tocco, la pelle vellutata di quelle sue gambe morbide al punto giusto, culminanti con un bel paio generoso di pastose e spavalde rotondità, ove un sensualissimo accenno di cellulite vi campeggiava con tale misurata, ineccepibile perfezione da far credere che la Natura avesse deciso di cesellarle con destrezza.
    Le mutandine di Cloe scivolarono come se avessero assunto vita propria: Lucy centellinò il gesto per goderne appieno e farne appieno godere.
    Ora la giovane, trepidante, attendeva, tormentandosi le mani tremanti tra le cosce, la maglia assicurata intorno alla vita, mentre l'amante ispezionava scrupolosamente il pallido seme da far fruttare con rosso rigoglio; o meglio temporeggiava, facendo peregrinare lo sguardo in lungo e in largo su quell'ameno paradiso per i suoi occhi. Attanagliata dalla tensione, ad un certo punto Cloe fulminò Lucy con un focoso sguardo di sfida, e sbottò: “Se sei titubante mia cara, sappi che io sembro fragilina ma sono un tipo tosto anzichenò!”
    Lucy occhieggiò beffarda fra i capelli che le ricadevano sul viso rapito dal desiderio: “Tze! Pertinace, ostinata, se ti metti qualcosa in quella testolina dura...”
    “Vuoi scommettere!?”, Cloe scimmiottò, producendo un tenero effetto comico, una protervia che decisamente, al contrario del coraggio, non le apparteneva. Gemito. Sostenne lo sguardo intenso di Lucy, e la tempesta parve solo un debole riflesso, ogni fulmine un tenue lucore rispetto a quanto le brillava nel verde acqua delle iridi, incastonate in occhi dal superbo taglio felino che tradiva le sue origini orientali. “Bene”, sentenziò Lucy, “Questo frutto avrà l'intrepido sapore della sfida!” Gemito, rosso, ah! Sospiro, fremito...
    L'effluvio di eccitazione permeava l'aria: entrambe recitavano un ruolo, faticando assai a mantenerlo e a dissimulare l'emozione che tracimava argini incerti e vacillanti. La tensione meravigliosa le crogiolava, come una diga perennemente sul punto di cedere, un castello di carte sorretto dall'equilibrio del piacere. Gemito! GEMITO! Sguardo di sfida, fulmine in risposta...
    Silenzio.
    Il fragore assordante di un lieve sospiro e ancora del silenzio. Un tuono poderoso. Gemito.
    Rosso, gemito, gemito, gemito, rosso, GEMITO, GEMITO, GEMITO, ROSSO, ROSSO, ROSSO!!! AH!!!
    Tuono, silenzio...
    Temerario ardimento d'occhi adoranti dentro occhi adoranti.
    La tempesta giungeva attutita dal fluire del sangue, i tuoni avevano passo felpato, le natiche rotonde fervevano come soli rutilanti capaci di disperdere ogni nube; e Cloe cominciava a bagnarsi copiosamente. Molto bene! Era giunto per Lucy, quasi provata dall'eccitazione più vibrante, il fatidico momento!
    In cerca del suo agognato frutto, ella si erse e si mise, con incedere leonino e vividi occhi famelici, alle spalle del proprio amore. Si avventurò con dita intrepide ed intraprendenti nel boschetto profumato fra le sue cosce, esplorandolo e massaggiandolo dolcemente e delicatamente. Venne accolta immantinente da un fiero esercito di sospiri, posti a guardia del prezioso tesoro, non meno travolgenti del clangore metallico d'armature e del cozzar di scudi di antichi guerrieri, e non meno penetranti del crepitante e baluginante schioccare dei dardi celesti, che le nubi rombanti scoccavano al di fuori.
    Cloe mugolò flebilmente. Poi emise un nuovo sospiro, lieve come una piuma; indi un altro, ben più intenso, e un altro ancora maggiore, in un risonante crescendo. I sospiri tornarono a moltiplicarsi, rincorrendosi spasmodicamente come onde impetuose durante il soffiare di un vento tonitruante, tonante nelle orecchie, nella mente... e nel cuore. Ora ogni respiro si faceva più che penetrante, quasi dilaniante, come se il cuore volesse fuggire dal petto.
    La giovane, sopraffatta dall'esuberante, violenta beatitudine, la fronte aggrottata ed imperlata di sudore, le labbra socchiuse, si tese come una corda di violino e parve quasi scricchiolare, e con lei tutta la casa, come se si stesse incrinando sotto il peso insostenibile di un piacere immenso quanto il cielo stesso.
    La tempesta che infuriava al di fuori dell'appartamento, mugghiando e tuonando, pareva la rossa voce reboante del drago che si librava nel cielo vastissimo nascosto fra i nembi, scaturendo fragorosamente dal ventre di Cloe, emergendo dal grembo fra le cosce tese, mordendo viscere ardenti, effervescenti, ed accrescendosi, accrescendosi. Un GRIDO!
    Con la mano libera, Lucy palpò e strinse, con passionale irruenza, una corposa natica rosseggiante...
    Quasi esultando, ma ponderando i gesti con estrema e premurosa delicatezza, la giovane rimosse le dita sollecite con le quali aveva titillato il turgido pistillo del fragrante, beante e palpitante fiore di carne del suo amore, per poi affondarle fra i suoi petali dolenti di piacere. Estasiata, contemplò un dito splendidamente cosparso di umori invitanti. Cloe, rovinata esausta sul divano, la fissava stralunata, con occhi trasognati, intontita e briosa al contempo. Concitata ed ammaliata, Lucy sembrò quasi soppesare la propria estremità, finché non la intinse nel contenuto del bicchiere, girandola lentamente e pregustando il prossimo futuro. “Splendido!”, disse con voce flautata.
    Infine, bevve il suo cocktail tutto d'un fiato, trasse un profondo ed avvolgente respiro e rapita dall'ebrezza esclamò entusiasta: “Delizioso!!!”
    Fuori dalla finestra spuntò il sereno.
     
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    Letto tutto d’un fiato.
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    CITAZIONE (Nena- @ 17/10/2021, 20:29) 
    Letto tutto d’un fiato.
    Bravo

    Grazie Nena!!! Sono contentissimo ti suia piaciuto ^_^
     
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2 replies since 17/10/2021, 14:03   267 views
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