IL SOGNO DI BIANCA

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  1. Edy.
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    CAPITOLO 2 - TRA FANTASIA E REALTÀ

    Essendo già diciottenne, Bianca era stata ammessa all'ultimo anno di corso, quello che le avrebbe permesso di conseguire il diploma necessario a garantirle un futuro da ballerina professionista.
    L'Accademia era dotata di alloggi per gli studenti, che potevano inoltre accedere alla mensa interna per i pasti principali.
    La giornata degli allievi era molto impegnativa e scandita da ritmi serrati, che richiedevano una ferrea autodisciplina:
    Ogni mattina dovevano frequentare il liceo coreutico, poco distante dall'Accademia, mentre l'intero pomeriggio era dedicato alle lezioni di danza.
    Infine la sera si ritiravano nei dormitori dove, nonostante la stanchezza, dovevano dedicarsi allo studio delle materie scolastiche prima di poter dormire, in quanto la perdita dell'anno scolastico avrebbe comportato l'espulsione dall'Accademia, senza possibilità di riammissione.
    Non c'era dunque molto spazio per lo svago e il divertimento, anche se, all'interno degli alloggi, gli allievi più vivaci e turbolenti trovavano il modo di organizzare di nascosto dei party notturni.
    Questi erano naturalmente proibiti dalle rigide regole dell'Accademia, come descritto nel regolamento firmato dagli allievi al momento dell'ammissione, che parlava di "sanzioni disciplinari" in caso di trasgressione delle regole, senza troppo entrare in dettagli.
    L'unico giorno libero della settimana era la domenica, dove gli studenti potevano rientrare dalle loro famiglie o gestire il loro tempo come meglio credevano.
    A Bianca era stata assegnata una piccola stanza, che condivideva con una coetanea, Lisa Nardin, una ragazza tutto pepe che non avrebbe potuto essere più diversa da lei, sia nel carattere che nell'aspetto fisico.
    Lisa era alta e slanciata, aveva la pelle chiarissima e il viso cosparso di lentiggini, impreziosito da due enormi occhi verdi e circondato da una cascata di riccioli rossi, ribelli e indisciplinati proprio come era lei.
    Lisa fumava in camera, anche se era severamente proibito, ed era un'assidua frequentatrice e organizzatrice dei famosi festini notturni, dove era solita ubriacarsi e fumare non solo sigarette, ma anche altre sostanze che spesso riuscivano a circolare fra gli studenti, nonostante le frequenti ispezioni a sorpresa effettuate dai responsabili dei dormitori.
    Era entrata in Accademia all'età di dodici anni ed era riuscita ad arrivare all'ultimo anno non solo grazie al suo talento innato, ma anche alla sua dialettica che le permetteva di cavarsela in ogni situazione.
    Bianca era l'esatto opposto della sua compagna di stanza:
    Non molto alta, ma snella e proporzionata, come richiedevano i requisiti fisici di una ballerina classica, i muscoli erano tonici e ben sviluppati, modellati da anni di danza classica.
    Aveva lunghi capelli lisci e castani, due profondi occhi scuri e la pelle olivastra.
    Il fatto che Lisa fosse caratterialmente così diversa da lei, gliel'aveva resa istintivamente simpatica e le due si erano subito trovate in perfetta sintonia: una ribelle, l'altra estremamente rispettosa delle regole, una audace, l'altra riflessiva e timorosa, insieme riuscivano a mitigare i loro difetti.
    Sicuramente a Bianca serviva una compagna come lei, che la spronasse nei momenti difficili e le ispirasse quel tantino di coraggio e ribellione che le erano sempre mancati.
    L'inizio per Bianca non fu semplicissimo, aveva nostalgia di casa, dei suoi amici, della vecchia scuola, tuttavia le sue giornate erano così piene da non aver quasi tempo per la malinconia, a cui relegava un posticino solo la sera prima di addormentarsi.
    Le lezioni di classico, che occupavano la maggior parte del suo tempo, erano dirette dalla giovane e affascinante maître de ballet Chloé Dubois, ex ballerina francese, che aveva avuto una brillante, ma breve carriera, interrotta purtroppo a soli trent'anni da una frattura della caviglia, che l'aveva costretta a ripiegare sull'insegnamento.
    Non che ciò le dispiacesse particolarmente, anzi, una volta superata la delusione iniziale, aveva scoperto di essere particolarmente portata per questo lavoro, mescolando severità e dolcezza riusciva a tirar fuori il massimo dai suoi allievi, che la rispettavano moltissimo.
    In Accademia tutti erano a conoscenza del particolare rapporto che vi era tra la direttrice Olga Zybina e Chloé Dubois, ma nessuno osava parlarne apertamente, come se vi fosse qualcosa di illecito o scandaloso nell'amore tra due donne.
    Nessuno, salvo ovviamente Lisa che, appassionata com'era di gossip e intrighi, non aveva perso occasione di metterne a conoscenza l'amica, appena presa un pò di confidenza con lei.
    Se per Lisa si trattava di un pettegolezzo come un'altro, per Bianca fu invece una rivelazione epica, che la turbò profondamente.
    Per lei l'argomento "amore" era un tasto dolente, si era sempre sentita "diversa" dalle sue coetanee e si era convinta di essere anormale, forse asessuata, poiché non aveva mai avuto un ragazzo, non si era mai innamorata nè le era capitato di provare attrazione per un maschio.
    Quando a scuola le altre parlavano di ragazzi e di sesso, lei sentiva di non aver niente in comune con quell'argomento, così si isolava e iniziava a fantasticare sulla prossima lezione di danza.
    Ogni sera, quando si trovava da sola nel tepore del suo lettino, immaginava sempre lo stesso scenario:
    Mentre era a lezione di danza sbagliava qualche passo e veniva duramente ripresa davanti a tutti dalla sua maestra, che la metteva alla sbarra e le faceva ripetere più e più volte lo stesso passo, mentre le colpiva con sonori schiaffoni il culo e le cosce per farle correggere la posizione.
    Mentre fantasticava si eccitava moltissimo, avvertiva un formicolio ai genitali e una fitta di desiderio nel basso ventre, che non esitava a soddisfare, toccandosi ripetutamente il clitoride con rapidi movimenti circolari, fino ad esplodere in un potente e liberatorio orgasmo, dopodichè si addormentava esausta e soddisfatta.
    Negli ultimi tempi la sua mente aveva iniziato a spingersi oltre la monotonia di quello scenario e l'aveva portata nello studio o a casa della sua insegnante.
    La donna le infliggeva una punizione supplementare per le sue negligenze, facendola appoggiare alla scrivania e somministrandole svariati colpi di canna dopo averle fatto abbassare i jeans alle ginocchia.
    Infine la metteva a sedere sulle sue ginocchia e la abbracciava affettuosamente, consolando le sue lacrime di dolore e vergogna con baci e tenere parole.
    Talvolta la fantasia premeva per spingersi ancora più in là, oltre i baci e le carezze, ma la sua parte razionale subito interveniva, censurando questi slanci di erotismo.
    Non era ancora pronta per tutto questo, si vergognava moltissimo delle sue fantasie, non accettava questa parte di sè che la faceva sentire diversa e che teneva gelosamente nascosta nel profondo del suo cuore.
    Da quando aveva saputo dell'omosessualità di Madame Dubois, Bianca aveva iniziato per qualche inspiegabile ragione a sentirsi attratta da lei e a volte, quando la sentiva alzare la voce o le si avvicinava per le dovute correzioni, non riusciva a evitare di cadere nelle sue fantasie, perdendo la concentrazione.
    - Signorina De Angelis, posso sapere a cosa sta pensando invece di concentrarsi sull'esercizio?
    La voce dura e squillante della Dubois la riportò sul pianeta terra.
    - A niente... mi scusi Madame - farfugliò imbarazzata Bianca.
    - Non è la prima volta che la trovo distratta, se succede un'altra volta sappia che dovrò informare la direttrice e ci saranno delle spiacevoli conseguenze per lei.
    - Non ricapiterà Madame - rispose Bianca mortificata.
    Passò il resto della lezione sentendosi in colpa e indegna di occupare quel posto.
    Non era abituata ai rimproveri perché, il suo sentirsi costantemente inadeguata, l'aveva sempre spinta a chiedere a se stessa la perfezione, quindi a differenza di quanto accadeva nelle sue fantasie, nella vita reale molto raramente era stata rimproverata e le poche volte che accadeva, era per lei una conferma della sua incapacità.
    Cercava per orgoglio di trattenere le lacrime che volevano sgorgare a tutti i costi, col risultato di sbagliare continuamente i passi degli esercizi, rendendo la sua lezione un completo disastro.
    - Bene ragazzi, per oggi abbiamo finito, potete andare grazie. Signorina De Angelis, lei rimanga un momento per favore.
    Bianca teneva gli occhi bassi colmi di lacrime, non osava alzarli per paura che l'insegnante potesse leggere le sue emozioni, o di crollare davanti a lei.
    - Vuoi dirmi cosa ti succede Bianca? Ultimamente sei molto distratta e non è da te, per caso non stai bene o ti senti stanca?
    Per la prima volta l'aveva chiamata con il suo nome dandole del tu, quel tono così dolce e confidenziale riuscì a rompere tutte le sue difese, l'emozione prese il sopravvento e le lacrime iniziarono a scendere senza controllo.
    - Mi dispiace! Io non voglio piangere, è che... non capisco cosa mi succede...- balbettava tra un singhiozzo e l'altro.
    Era la seconda volta che si metteva a piangere davanti agli insegnanti da quando era arrivata in quella scuola e se ne vergognava terribilmente, lei che era sempre così trattenuta e riservata sulle sue emozioni stava facendo la figura della bambina, chissà cosa avrebbero pensato di lei!
    Sentì un caldo abbraccio che la avvolgeva.
    - Su, ora calmati mia cara, i momenti di sconforto capitano a tutti, non c'è nulla di cui vergognarsi - le sussurrò Chloé mentre la teneva stretta.
    - Sta per iniziare la prossima lezione, dobbiamo lasciare la sala. Vieni con me.
    In Accademia non erano previsti alloggi per gli insegnanti, ma la direttrice aveva fatto in modo di assegnare alla Dubois un piccolo ufficio adiacente al suo, con la scusa del suo titolo di maître de ballet principale della scuola, suscitando non poche invidie e commenti maligni da parte dei colleghi.
    Chloé fece accomodare Bianca, che stava riflettendo sul curioso fatto di essersi trovata per ben due volte nello studio delle due figure più importanti dell'Accademia.
    L'ambiente era piccolo, ma caldo e accogliente, molto diverso dallo stile con cui era arredato l'ufficio della direttrice:
    A destra dell'ingresso si trovava un divanetto blu elettrico, davanti ad esso un tappeto con vivaci fantasie in mezzo al quale era collocato un basso tavolino di legno.
    Sul lato opposto era posizionata una poltrona letto aperta e di fronte ad essa un comodino in stile francese su cui era appoggiata la tv.
    Alla finestra erano appese vivaci tende colorate e alle pareti decine di fotografie e dipinti con temi perlopiù astratti.
    - Tieni cara, bevi un sorso d'acqua - disse porgendole un bicchiere pieno.
    Bianca era un po' imbarazzata da tutte quelle attenzioni inaspettate, ma si stupì di non trovarsi poi così a disagio e anzi, di desiderare che quel momento durasse a lungo.
    Le sembrava di rivivere una delle sue fantasie, quelle di cui si vergognava tanto, solo che adesso stava accadendo realmente...
    Si fissarono per qualche istante in silenzio, Bianca si perdeva in quegli occhi azzurri come il cielo.
    Chloé non disse nulla e con un sorriso malizioso le si inginocchiò di fronte, togliendole le mezze punte.
    Poi tornò a sedersi accanto a lei sul divano e , afferrate le spalline del body, fece per abbassargliele.
    - Madame, io non so se...
    - Shhh... taci. Lascia fare a me e non muoverti.
    Le abbassò il body fino ai fianchi, poi la fece alzare e glielo sfilò.
    Era rimasta solo con la calzamaglia bianca, nuda dalla vita in su, in piedi, coprendosi vergognosamente il seno appena pronunciato con le mani incrociate sul petto.
    Non era certo la prima volta che una donna la vedeva nuda, negli spogliatoi e durante le prove costume le ballerine erano solite girare nude o seminude senza particolari pudori.
    Ma stavolta era diverso, la sua insegnante l'aveva spogliata per ammirarla e chissà cos'altro le avrebbe fatto.
    Si sentiva un brutto anatroccolo sgraziato di fronte a quella Dea bionda e sensuale, non riusciva davvero a spiegarsi cosa ci trovasse in lei...
    Se solo si fosse vista come era realmente e come la vedeva Chloé, vale a dire una meravigliosa preda, con la freschezza e semplicità dei suoi diciotto anni, che l'aveva attratta fin dalla prima audizione e non aveva colpito solo lei...
    Le spostò gentilmente, ma con fermezza, le mani dal seno, la fece sdraiare sul divano e le portò le braccia sopra la testa, poi si mise seduta sui suoi fianchi, iniziando a solleticarle il ventre con leggeri movimenti circolari, fino a raggiungere i piccoli e sodi seni.
    Le pizzicò i capezzoli, che divennero subito turgidi e sporgenti, poi, abbassandosi su di lei, li prese in bocca e iniziò prima a leccarli, poi a succhiarli con decisione, infine ad alternare morsi leggeri a piccoli colpi con la lingua.
    Questo trattamento durò diversi minuti, durante i quali Bianca rimase inerme, in balia unicamente delle sue fantasie proibite e della sua eccitazione.
    Improvvisamente sentì le mani della maestra afferrare l'elastico della calzamaglia.
    Istintivamente le bloccò le mani.
    - Cosa ti ho detto poco fa? Di lasciar fare a me e non muoverti, sai rispettare un ordine della tua insegnante? Leva subito quelle mani!
    Il suo tono era improvvisamente duro, quel cambiamento repentino e inaspettato le provocò un brivido di soggezione e di piacere intenso.
    Sentì i genitali che si riempivano di umori e dovette stringere forte le cosce per assecondare quella sensazione.
    Tolse le mani e le alzò sopra le spalle, lasciandosi denudare completamente.
    Ora nulla poteva proteggerla dalle sue pulsioni, la ragione non poteva più frenare i suoi istinti.
    Chloé arretrò leggermente per ammirarla in tutto il suo splendore, quella timida creatura con le guance arrossate e gli occhi bassi per la vergogna, così inconsapevole del suo fascino.
    Le afferrò saldamente le cosce e gliele spalancò, la presa era molto forte, Bianca non aveva nessuna possibilità di muoversi, né di sfuggire alle attenzioni della sua insegnante.
    Esattamente come aveva fatto con i capezzoli, iniziò a leccarle il clitoride con movimenti circolari della lingua alternati a colpetti secchi.
    Ogni tanto smetteva di leccarlo e lo succhiava, mentre lo sentiva diventare sempre più turgido, poi lo mollava e scendeva fino all'orifizio vulvare ancora vergine della ragazza, che tuttavia riusciva a penetrare con la punta della lingua, riempiendosi la bocca con i suoi umori copiosi.
    Infine tornava a dedicarsi al clitoride, tormentandolo fino a portarla ad un passo dall'orgasmo, per poi interrompersi.
    Prolungava così il piacere e l'agonia della ragazza che, in balia di questo trattamento, credeva di impazzire.
    Inizialmente trattenuta, dopo pochi minuti di quel supplizio era stata costretta a mollare ogni freno inibitorio e aveva iniziato a gemere e supplicare con toni sempre più espliciti.
    Alla terza volta che la donna si era interrotta all'apice del piacere, si era messa quasi a piangere :
    - Nooo per favore, non smetta adesso, vada avanti la prego!
    - Questo lo decido io mia cara, non tu! Credi di meritarlo dopo tutte le distrazioni di questo periodo?
    Bianca si sentì come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco e riprese a piangere disperatamente.
    - Mi dispiace, giuro che mi impegnerò di più!
    - Ne sono certa, ma credo sia bene che tu capisca che ogni distrazione qui dentro ha un prezzo e niente ti verrà regalato! Per questa volta avrai solo un piccolo assaggio di quello che ti succederà se da oggi in poi non ti vedrò dare il massimo in sala prove.
    Con un movimento rapido la fece alzare in piedi, si sedette sul divano e se la portò prona sulle ginocchia, una mano appoggiata sui reni le premeva il ventre contro il divano per rialzare ed esporre meglio le natiche alla sua vista e ai colpi che stava per impartirle.
    Resasi conto dell'umiliante situazione in cui si trovava, Bianca Iniziò a coprirsi il culo con i piedi e tentò di divincolarsi dalla salda presa di Chloé, che tuttavia non aveva nessuna intenzione di lasciarla andare senza prima aver giocato tutte le sue carte.
    - Nooo non voglio!
    Per favore, non sto scherzando, non mi piace tutto questo!
    - Dici davvero?
    Sei davvero sicura che non ti piaccia e che non ti farebbe stare meglio? Eppure mi sembrava che ti sentissi molto in colpa per il tuo comportamento!
    Se davvero non vuoi ti lascio andare tranquilla, non ti costringerò di certo ad essere sculacciata, non sei una bambina, deve essere una tua scelta.
    Dimmi ora che non vuoi continuare e sei libera di tornare immediatamente nella tua stanza.
    Bianca era rimasta in silenzio e pensava alle parole di Chloé.
    Provava un miscuglio di sentimenti contrastanti: da una parte si sentiva umiliata e profondamente in imbarazzo, la ragione le diceva che tutto questo era sbagliato, anormale e privo di ogni logica, che avrebbe dovuto preservare la sua dignità e andarsene da quella stanza.
    Dall'altra l'istinto le ripeteva prepotentemente che quello era il suo posto, sulle ginocchia di quella donna a farsi prendere a sculaccioni sul culo nudo ed esposto, per espiare tutte le sue colpe.
    - Non voglio andarmene...- sussurrò.
    - Non ho sentito!
    - Voglio essere punita per quello che ho fatto! - disse alzando la voce.
    - Questo è solo un avvertimento, non voglio vederti muovere un muscolo o ricomincio daccapo, tutto chiaro?
    - Sì...
    - Sì cosa?
    - Sì Madame!
    Iniziò ad accarezzarle le natiche, che al primo tocco si ricoprirono di pelle d'oca.
    Dopo alcune carezze partì il primo colpo, leggero, poi i successivi, in un crescendo di ritmo e intensità.
    Dopo una decina di colpi, Bianca, che era una neofita, iniziò ad avvertire un po' di bruciore.
    Chloé stava mettendo una discreta energia nella sculacciata, ma faceva attenzione a non esagerare e a cogliere ogni reazione della ragazza, perché voleva lasciarle il ricordo di un'esperienza positiva e il desiderio di ripeterla.
    Sapeva di correre un grosso rischio giocando in quel modo con lei senza avere la certezza che le piacesse, ma aveva chiesto e ottenuto il suo consenso e alcuni suoi atteggiamenti le avevano fatto intuire che potesse condividere le sue stesse pulsioni.
    La sculacciata procedeva senza interruzioni, Chloé era un'abile sculacciatrice, distribuiva equamente i sonori colpi su entrambe le natiche, che erano uniformemente arrossate.
    Ogni tanto le apriva e distribuiva alcuni colpi più leggeri in verticale vicino all'ano e ai genitali, ai quali la ragazza reagiva cercando di contrarre i muscoli e gemendo in un modo che sembrava tutt'altro che di dolore.
    Da quella posizione poteva intravedere gli umori che sgorgavano abbondanti dai genitali, segno inequivocabile del piacere che la sua allieva provava in quel momento.
    Bianca dal canto suo era in estasi, non poteva credere che quello su cui tante volte aveva fantasticato stesse accadendo realmente!
    Non immaginava che una semplice sculacciata potesse causare tanto dolore.
    A circa metà della punizione dovette compiere un grosso sforzo di autocontrollo per rimanere in posizione e soffocare l'istinto di coprirsi il culo con le mani.
    C'era però tanto desiderio e tanto piacere in quel dolore, che avrebbe voluto non finisse mai, l'avrebbe ripetuto altre mille e mille volte...
    Terminata la punizione, la lasciò per un attimo sdraiata a godersi le ultime sensazioni, accarezzandole il culetto gonfio e rovente.
    Poi l'aiutò a rimettersi seduta e la strinse in un abbraccio accarezzandola, mentre le lacrime scendevano silenziose...
    - Rivestiti tesoro, è ora che torni in camera tua.
    Mentre stava per lasciare la stanza la trattenne per un braccio:
    - Per questa volta non diremo nulla alla direttrice sulle tue distrazioni, sempre che non si ripetano. Credimi, è molto meglio per te che non lo venga a sapere, non sarebbe clemente come lo sono stata io...
    Buon riposo, ci vediamo domani a lezione.

    Edited by Edy. - 2/9/2022, 20:08
     
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