IL SOGNO DI BIANCA

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  1. Edy.
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    CAPITOLO 4 - INFERNO E PARADISO

    Da quando aveva iniziato il suo percorso di sottomissione, Bianca era molto scrupolosa sul rispetto delle regole ricevute.
    Desiderava con tutte le sue forze essere punita corporalmente, ma aveva imparato per esperienza che con Chloé sarebbe stato controproducente sgarrare di proposito, quindi si guardava bene dal ripetere l'errore.
    Durante il giorno erano semplicemente allieva e insegnante, per non destare sospetti o maldicenze, ma la sera, prima di dormire, si scambiavano conversazioni telefoniche o messaggi, nei quali la ragazza era tenuta a fare il resoconto della giornata e a confessare eventuali trasgressioni, oppure era la maestra stessa a farle notare mancanze e comportamenti inadeguati, che avrebbero richiesto un intervento da parte sua.
    Tuttavia, essendo Bianca piuttosto giudiziosa, non vi erano molti motivi per cui punirla, così Chloé decise di vivacizzare la situazione e di creare alcuni pretesti punitivi, calcando un po' la mano sugli inevitabili errori che commetteva in sala prove.
    Era un periodo decisamente impegnativo, gli allievi si stavano esercitando duramente per imparare una nuova coreografia con alcuni passi molto complessi.
    Chloé correggeva tutti, ma con Bianca era particolarmente severa, le stava addosso in continuazione, rimproverandole ogni minima imperfezione, questo anche per allenare la sua capacità di reagire alle critiche, da sempre molto scarsa.
    In altre circostanze Bianca, data la sua fragilità, avrebbe avuto un crollo emotivo al primo rimprovero, ma conoscendo i motivi per cui Chloé si comportava così, cercava di non scoraggiarsi e di mettere in atto tutte le correzioni ricevute.
    Quel pomeriggio le pirouettes con triplo giro non volevano saperne di riuscirle.
    L'insegnante le aveva chiesto di fermarsi dopo la lezione per provare ancora ed erano rimaste loro due sole.
    - Quante volte devo dirti di non inarcare la schiena! Devi tenere gli addominali e i glutei contratti mentre giri, altrimenti perdi l'equilibrio!
    La rimproverò aspramente, affibbiandole due secchi sculaccioni, uno su ciascuna natica.
    Poi, mettendole una mano sull'addome per mostrarle la posizione corretta, la prese da dietro, attirandola contro il suo corpo.
    Bianca era distrutta dalla fatica, ma ciò non le impedì di provare un fremito di piacere quando sentì la mano severa della maestra sculacciarla e il suo respiro caldo sul collo, mentre la teneva stretta a sé.
    Per un attimo ricordò quel sogno che faceva sempre da piccola, e si sciolse come una candela dimenticata vicino al fuoco.
    Sudata e ansimante , stava provando e riprovando dall'inizio della lezione e non aveva più sensibilità nelle dita dei piedi , rinchiusi da ore nelle punte rigide e strette.
    Chloé sapeva benissimo che in quelle condizioni non sarebbe mai riuscita a fare di meglio e, in qualunque altra circostanza, non l'avrebbe mai preteso, ma in questo caso l'obiettivo da raggiungere era un altro.
    Bianca tentò un'ultima pirouette, ma si sbilanciò al punto che rischiò di cadere.
    - Basta così - le disse Chloé.
    - Non ho intenzione di ripeterti per l'ennesima volta di non buttare fuori il culo, vorrà dire che te lo farò capire in un altro modo.
    Bianca divenne paonazza per l'imbarazzo, non le aveva mai parlato in modo così esplicito.
    - Vai a farti una doccia e a mangiare qualcosa, poi ti aspetto da me.
    Aveva tutti i muscoli contratti, mentre si rilassava sotto la doccia fantasticava su quello che sarebbe successo di lì a poco, l'acqua calda le scivolava dal corpo, mescolandosi ai suoi liquidi sessuali.
    Mangiò qualcosa al volo, la tensione le aveva tolto l'appetito, ma secondo le regole non le era permesso saltare i pasti.
    Raccontò a Lisa che doveva fare una lezione serale supplementare e sgattaiolò verso lo studio di Madame Dubois, con le farfalle nello stomaco.
    - Entra pure Bianca!
    Chloé stava seduta su una sedia posizionata in mezzo alla stanza.
    Bianca rimase in piedi davanti a lei, in silenzio e con gli occhi bassi, in attesa.
    - Non sono per nulla soddisfatta del tuo lavoro di oggi, non ascoltavi le correzioni, sbagliavi in continuazione... così non va bene, devi metterci più impegno!
    Il tono era volutamente esagerato.
    La afferrò per un braccio e se la mise di traverso sulle ginocchia, premendole una mano sul fianco per immobilizzarla.
    La ragazza indossava un paio di corti pantaloncini in cotone leggero, che di solito usava per andare a letto.
    Iniziò a colpirla sopra ai vestiti.
    Colpi leggeri e distanziati, per metterla nel giusto stato d'animo e lasciarle assaporare la situazione.
    - Questo era solo il riscaldamento, ora iniziamo a fare sul serio signorina.
    Le fece sollevare i fianchi e in un solo gesto le calò pantaloni e mutandine, lasciandoglieli alle ginocchia per impedirle di scalciare.
    Si accertò della sua eccitazione sfiorandole i genitali, che trovò già umidi, poi le solleticò per qualche secondo il clitoride, deliziata nel vederla inarcare la schiena per esporlo meglio alle sue carezze.
    Improvvisamente smise di accarezzarla e iniziò a batterle quel culetto tondo e sodo con colpi forti e ravvicinati, per farle capire che non stava affatto scherzando.
    Spiazzata da questo improvviso cambio di ritmo, Bianca tentò inizialmente di sopportare il dolore, stringendo i denti per non lamentarsi e stritolando la gamba della sedia a cui si era disperatamente aggrappata.
    Ma ben presto fu costretta a mettere da parte l'orgoglio.
    Iniziò ad agitarsi e scalciare sulle ginocchia della donna, supplicandola senza ritegno.
    - Ahhh! Ahi!!! Per favore fa troppo male!!! Basta la pregooo!!!
    Chloé ignorava le sue suppliche e continuava a sculacciarla senza pietà.
    Le bloccò dietro la schiena la mano con cui la ragazza aveva tentato di proteggersi dai colpi, e riprese a batterla ancora più energicamente, per punire la sua mancanza di disciplina.
    Non disse una sola parola per tutta la durata della punizione, lasciandola sola in balìa delle sue sensazioni.
    Terminò solo quando vide che Bianca aveva smesso di difendersi, lasciando crollare ogni barriera.
    Ora piangeva calde lacrime, sdraiata sulle ginocchia della sua aguzzina, che le aveva concesso una brevissima pausa.
    - Forza alzati!
    Non penserai di cavartela con così poco, siamo solo all'inizio! - le disse crudelmente.
    Le natiche somigliavano a due ciliegie mature.
    Le ordinò di spogliarsi completamente.
    Per quanto imbarazzata, Bianca non osò opporsi e in pochi istanti i vestiti finirono in un angolo della stanza.
    Posizionò due cuscini sulla seduta della sedia e la fece accomodare, ma girata al contrario, con il petto appoggiato contro lo schienale, le cosce spalancate e il sedere che sporgeva ampiamente dalla seduta.
    - Adesso inarca la schiena e spingi in fuori il culo come hai fatto per tutta la lezione, guai a te se ti vedo perdere la posizione!
    Bianca eseguì gli ordini e sporse ancor più in fuori le natiche, consapevole di offrire uno spettacolo osceno dietro di sè.
    Costretta in quella posa umiliante, la sua intimità era completamente esposta.
    Ubriaca di endorfine, abbracciava mollemente lo schienale di legno, nell'attesa di scoprire quali altre torture vi fossero in serbo per lei.
    Chloé, dal canto suo, l'ammirava estasiata e dovette compiere un grande sforzo di volontà per non sbatterla sul letto e porre fine alle sue pene, saziando quel desiderio che pulsava tra le cosce di entrambe.
    Era troppo presto, prima aveva altre idee in mente.
    Bianca la sentì trafficare e aprire un cassetto del comodino, era curiosissima, ma non osò voltarsi per paura di punizioni supplementari.
    La donna appoggiò sul tavolino alcuni oggetti, davanti allo sguardo apprensivo della giovane.
    Una lunga e robusta paletta rettangolare di legno, due cinghie nere in pelle, un bicchiere pieno d'acqua con qualcosa che galleggiava al suo interno.
    Prese le due cinghie e, inginocchiandosi dietro di lei, legò saldamente le caviglie alle gambe della sedia.
    Poi afferrò il paddle e si diede un paio di colpetti sulla mano per saggiarne la consistenza, lanciandole un'occhiata eloquente.
    Bianca sentì salire l'angoscia, l'idea di essere battuta con quello strumento la eccitava e la terrorizzava al tempo stesso.
    Chloé si posizionò dietro di lei.
    - Sei pronta?
    Ci fu un attimo di esitazione.
    - Non lo so...
    - Questa è una domanda retorica, l'unica risposta che accetto è "Sì, Signora".
    - Sì, Signora.
    - Molto bene. Ricordati che comunque puoi sempre pronunciare la safeword che abbiamo concordato in caso di bisogno.
    Questa precisazione, invece di tranquillizzarla com' era nelle intenzioni di Madame Dubois, ebbe l'effetto di metterla ancor più in agitazione: se le aveva ricordato della safeword significava che aveva intenzione di farle davvero molto male...
    Le appoggiò il paddle sulle natiche protese e offerte al castigo, distribuendo una serie di colpetti leggeri, per aumentare la tensione dell'attesa.
    Era abbastanza lungo da poter colpire comodamente entrambe le natiche di quel culetto piccolo, ma paffuto.
    Scagliò il primo colpo al centro del culo, forte e secco.
    Bianca urlò, non si aspettava un bruciore così intenso.
    Le diede qualche secondo per riprendersi, poi partì un secondo colpo, altrettanto intenso, e gli altri a seguire, cadenzati da alcuni secondi di pausa che le permettevano di riprendere fiato e gestire il dolore, altrimenti insopportabile.
    Non le aveva detto di proposito il numero dei colpi, era la prima volta che usava uno strumento su di lei e voleva studiare la sua resistenza, l'avrebbe semplicemente sculacciata finché l'avesse ritenuto sufficiente per le sue possibilità.
    Bianca non poteva evitare di urlare ad ogni colpo, soprattutto quando il crudele strumento era indirizzato verso la parte bassa dei glutei.
    Questi colpi erano particolarmente brucianti ed era impossibile per lei rimanere ferma.
    Chloé non le dava tregua:
    - Rimettiti subito in posizione o ricominciamo dall'inizio!
    - Per favore, non ne posso più, fa troppo male! - singhiozzò disperata la ragazza.
    - Non farmelo ripetere Bianca!
    E controlla quelle urla, o dovrò metterti un bavaglio!
    La minacce ebbero l'effetto sperato.
    Si riposizionò obbediente e rassegnata al suo destino.
    Abbondanti umori le colavano fra le gambe.
    Chloé riprese a colpire l'attaccatura delle cosce, per mettere alla prova la disciplina della sua allieva, che si sforzava in ogni modo di compiacerla.
    Ad ogni colpo soffocava le grida in fondo alla gola, mordendosi un braccio per non farsi udire.
    Tremava convulsamente, stringendo con forza lo schienale della sedia, ma non si muoveva.
    Tutto questo le costava una fatica immane, ma non avrebbe mai pronunciato la safeword.
    Non voleva deludere la sua maestra, ma soprattutto non voleva perdere la tacita sfida contro se stessa e i suoi limiti.
    Fu Chloé a capire che la ragazza era giunta al limite e non avrebbe potuto sopportare oltre.
    Si fermò, lasciandola libera di godersi la sua vittoria.
    Bianca ansimava molle e sfatta sulla sedia, gli occhi rossi bagnati di lacrime, le pupille dilatate dal piacere che le circolava nelle vene.
    La donna avvicinò il volto al suo, annusando il profumo dei suoi capelli sciolti, e le scoccò un bacio sulla fronte.
    Poi prese il bicchiere che aveva posato sul tavolino e ne estrasse un oggetto giallo, simile a un cuneo arrotondato.
    Si avvicinò alla ragazza per mostrarglielo.
    - Sai cos'è questa?
    Bianca la osservò per qualche istante, poi rispose esitante:
    - Una patata?
    Chloé la guardò con un sorrisetto divertito.
    - È una radice di zenzero, che ho modellato per te a forma di plug.
    Lo zenzero un tempo veniva infilato nell'ano dei cavalli per farli correre più velocemente, a causa del bruciore che provoca.
    Deglutì.
    Le sue guance assunsero lo stesso colore delle natiche.
    - Ora fai la brava e te la tieni nel culetto per venti minuti, poi abbiamo finito.
    Era troppo per lei. Non poteva essere così perversa da lasciarsi infilare quel coso su per il culo.
    - Questo no, per favore...non voglio farlo!
    Scoppiò in un pianto disperato, temeva di averla delusa ancora una volta.
    Chloé rimase ad osservarla in silenzio, lasciandola sfogare.
    Non voleva darlo a vedere, ma era incerta sul da farsi.
    Costringerla se davvero non voleva sarebbe stato controproducente, d'altra parte non voleva assolutamente privarsi della possibilità di giocare con il buchetto posteriore della sua giovane ancella, sarebbe stata una rinuncia troppo grande per lei.
    Tentò di farla ragionare.
    - Spiegami perché non vuoi farlo, cos'è che ti spaventa tanto?
    - Ho paura di non sopportarlo - rispose a voce bassa.
    - Se è questo il problema puoi stare tranquilla, è fastidioso, ma non è nulla in confronto a tutti i colpi che hai ricevuto finora.
    - È che... mi farebbe sentire sporca... solo un deviato mentale può fare certe cose!
    - Ti ringrazio per avermi appena dato della deviata! - ironizzò Chloé.
    - Oh no io non volevo dire questo, davvero! Non mi riferivo a lei, ma a me.
    - Quindi significa che ti piacerebbe, ma non vuoi perché ti senti in colpa, è così?
    Bianca teneva gli occhi bassi, le lacrime continuavano a sgorgare silenziose.
    Chloè aveva centrato il punto.
    - Vuoi sapere una cosa?
    Ho passato metà della mia vita a sentirmi in colpa per la mia sessualità, poi finalmente qualcuno mi ha aperto gli occhi e mi ha fatto capire che non esiste un modo giusto e uno sbagliato di viverla.
    Puoi avere tutti i limiti che vuoi e decidere che rimangano tali, ma non lasciarti limitare dal senso di colpa, perché lo rimpiangeresti.
    Inizia ad accettarti per quello che sei, a pensare che meriti di essere felice come chiunque altro.
    Bianca ascoltava le sue parole in silenzio, una nuova consapevolezza stava nascendo dentro di lei.
    Non era sola, esisteva qualcuno che provava i suoi stessi desideri e con cui poteva essere se stessa, senza vergognarsi di ciò che sentiva.
    I suoi sensi di colpa iniziavano a sgretolarsi.
    Prese la radice dalle mani di Chloé e se la rigirò per un po' tra le dita:
    - Credo davvero di meritarmela, la prego di punirmi severamente, Madame.
    I suoi occhi brillavano di una nuova luce.
    Chloé rimise in ammollo la radice per qualche secondo, poi si preparò dietro la ragazza, che era rimasta nella stessa posizione, nuda ed esposta.
    - Inserirla sarà fastidioso, ma non posso lubrificarla se vogliamo che faccia il suo dovere.
    Si inginocchiò e prendendola per i fianchi la trascinò indietro, facendo sporgere più in fuori i glutei.
    Separando le natiche con una mano per esporre meglio il suo buchetto vergine, vi appoggiò sopra il piccolo plug speziato e iniziò a esercitare una pressione leggera, ma costante.
    La punta arrotondata della radice iniziò a dilatare lo sfintere stretto, il quale, non essendo abituato ad essere vìolato, opponeva resistenza all'intrusione.
    Quando fu dentro per metà, il dolore divenne troppo forte.
    Istintivamente Bianca si ritrasse, contraendosi e sollevando il sedere dalla sedia, sputando fuori la radice.
    - Rimettiti giù subito! - ordinò severa Chloé.
    - Ma brucia troppo! Per favore voglio smettere! - piagnucolò Bianca.
    Le afferrò una natica affondando le dita nella carne e la costrinse a tornare in posizione.
    Riprese il suo lavoro, ignorando le proteste della ragazza, che teneva gli occhi chiusi e il viso sprofondato tra le braccia conserte.
    La radice era entrata quasi completamente, mancava solo la parte più larga.
    Aumentò la pressione.
    La giovane lanciò un urlo e tentò di alzarsi. La prese saldamente per un fianco, immobilizzandola, e con un rapido gesto deciso gliela spinse dentro tutta, lasciando sporgere solo lo stretto gambo finale che serviva ad estrarla.
    Bianca era sudata e ansimante, più di quanto non fosse dopo una dura lezione di danza.
    Quel dolore acuto si stava attenuando, tirò un sospiro di sollievo.
    Ma solo per un attimo, perché subito un fastidioso bruciore iniziò a farsi sentire, aumentando rapidamente di intensità.
    Si propagava non solo dentro l'ano, ma anche ai genitali, dove tuttavia la sensazione di caldo formicolio non poteva definirsi del tutto sgradevole.
    Le veniva istintivo contrarre il buchetto intorno alla radice per tentare di alleviare il fastidio, ma questo le causava al contrario un bruciore ancor più intenso, poiché il succo urticante dello zenzero veniva rilasciato in maggiore quantità.
    Avrebbe voluto spingerla fuori, ma le minacce della sua maestra le facero subito cambiare idea.
    - Trattienila per venti minuti e vedi di non farla cadere, altrimenti ti frusto fino a riempirti di vesciche! Chiaro?
    Sarebbe stato comunque impossibile perderla, visto che Chloé gliela teneva in posizione, muovendola e ruotandola ogni tanto per aumentare il suo disagio.
    Forse per il calore che sprigionava nelle sue parti intime, quel bruciante supplizio la stava eccitando da morire, se solo si fosse sfiorata il clitoride per qualche istante sarebbe esplosa in un potente orgasmo.
    Dopo venti minuti il fastidio si era decisamente attenuato, quasi non lo percepiva più.
    Chloé afferrò il gambo della radice e tirandolo gliela estrasse con delicatezza, senza farle male.
    Giaceva abbandonata sulla sedia, con gli occhi socchiusi.
    Le slegò le caviglie dalla sedia, la prese in braccio e la adagiò sul letto.
    Bianca la osservò mentre si spogliava davanti a lei.
    Era splendida, con quel fisico slanciato e armonioso, ancora modellato da anni di danza, ma ormai sbocciato e maturo nelle sue forme.
    Si sdraiò insieme a lei e iniziò a coccolarla.
    Le accarezzava con movimenti circolari le spalle, i seni, i glutei e le cosce.
    Bianca era come una bambola di pezza tra le sue mani, si lasciava manovrare senza opporre alcuna resistenza.
    Scese in mezzo alle sue gambe, divaricandogliele.
    Iniziò a baciarle l'interno delle cosce, scendendo fino alle labbra umide.
    Era già estremamente eccitata, appena sentì la lingua calda della sua Signora sfiorarle il clitoride, inarcò istintivamente la schiena, per offrirglielo.
    Temeva che si sarebbe interrotta sul più bello, ma stavolta Chloé non aveva nessuna intenzione di fermarsi, voleva darle piacere fino a vederla sciogliersi davanti a lei.
    Non dovette attendere a lungo: in pochi minuti, violente scosse di piacere percorsero il suo corpo, accompagnate da un lungo gemito gutturale.
    Era la prima volta che raggiungeva l'orgasmo davanti a qualcuno e questo la imbarazzava non poco, ma non poteva in alcun modo controllare le reazioni del suo corpo, né sottrarsi allo sguardo della donna, che si godeva attentamente ogni sua espressione.
    Rimase a osservarla finché le scosse si furono placate, poi le si sdraiò accanto.
    Con una mano scese ad accarezzarle nuovamente le natiche segnate, un dito si addentrò nello spazio tra i due globi e le sfiorò l'anello di carne.
    - Questo buchetto è troppo stretto, dovremo iniziare a dedicargli più attenzioni, da domani ci penserò su. - disse maliziosamente.
    Bianca deglutì al pensiero di quali progetti avesse in serbo per lei la sua Signora.

    Edited by Edy. - 3/9/2022, 07:51
     
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