IL SOGNO DI BIANCA

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    Grazie Lilith!😊
     
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    Veramente anch'io, ma sai com'è una ballerina...ci vuole realismo
     
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    Eh già, però non hai tutti i torti Ravel, culetto muscoloso e spanking non vanno molto d'accordo, rischia di spezzarsi lo strumento...🤔
    Magari potrei fare un'eccezione solo per la piccola Bianca, il mondo della danza mi perdonerà...
     
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    Eheh...mi sa che Madame dovrà metterla a dieta...
     
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    Che dieta hai in mente???🤔
     
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    Ahhh! Ma quella la fa già!
     
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    No la dieta no dai, non c'è nulla di meno erotico della dieta 🙁
     
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    CAPITOLO 5 - ERRORI E CONSEGUENZE

    Dall'ingresso di Bianca in Accademia erano ormai passati tre mesi, sicuramente impegnativi, ma estremamente densi di emozioni.
    Tra il liceo al mattino, le lezioni di danza al pomeriggio e i week end passati sui libri, non le rimaneva molto spazio da dedicare alla sua relazione con Chloé.
    Tuttavia erano riuscite a ritagliarsi un momento per loro ogni sera e avevano concordato di passare insieme almeno una domenica al mese.
    Quella domenica di fine novembre, Bianca era felice, solo due fermate di tram la separavano dall'appartamento di Chloé, con la quale avrebbe trascorso l'intera giornata.
    Ripensò a come si era comportata negli ultimi tempi: le sembrava di aver rispettato tutte le regole e di aver dato il massimo a lezione, quindi non c'erano motivi per cui essere punita.
    Ma conoscendo la sua insegnante, sapeva che non sarebbe stato affatto un problema per lei trovare un pretesto per punirla, sempre che le servisse...
    Spesso infatti la sculacciava per il puro desiderio di entrambe e Bianca aveva scoperto altrettanta soddisfazione in questa nuova forma di piacere, nonostante il suo contesto ideale rimanesse quello disciplinare.
    Non vedeva l'ora di arrivare, era ansiosa di scoprire quali nuovi lidi avrebbero esplorato insieme, con lei non ci si annoiava mai.
    Finalmente era davanti a casa sua.
    Suonò il citofono.
    - Ciao Bianca, sali pure!
    Le aprì il portone.
    Bianca salì i tre piani di scale con il cuore in gola, come accadeva ogni volta prima di un loro incontro.
    La vedeva ogni giorno a lezione, ma non era la stessa cosa, durante i loro incontri Bianca accettava di affidarsi alle sue mani, sapendo che avrebbero potuto torturarla, o darle un infinito piacere, oppure entrambi.
    Bussò alla porta.
    Chloé venne ad aprirle.
    - Vieni, entra! - le disse sorridendo.
    Appena entrata si accorse che non erano sole.
    Seduto sul divano in salotto c'era un uomo, un tipo brizzolato di bella presenza sulla quarantina.
    Se Bianca avesse avuto un minimo di interesse per il sesso maschile, probabilmente ne sarebbe rimasta affascinata.
    Invece non badò minimamente al suo aspetto, era solo stupita, non si aspettava di trovare qualcuno insieme a Chloé.
    - Ti presento Léon, un mio vecchio amico e compagno di Accademia.
    È coreografo in una famosa compagnia di Parigi, che in questi giorni è in tournée a Roma, quindi è venuto a trovarmi.
    Oggi passerà la giornata con noi.
    Non poteva credere alle sue orecchie.
    Quel tizio sarebbe rimasto con loro tutto il giorno.
    Vide crollare tutte le fantasie che si era costruita sulla loro domenica insieme.
    Non le importava un accidenti che fosse il coreografo di chissà quale celebre compagnia, per lei era solo un guastafeste venuto a rovinarle la giornata.
    Un nodo le serrava la gola, era così delusa! Non poteva credere che Chloé le avesse fatto quel torto!
    L'uomo si alzò e le porse gentilmente la mano.
    - Molto piacere Bianca, la tua insegnante mi ha già parlato di te, ti stavamo aspettando.
    - Peccato che io non mi aspettassi di trovarla qui, anzi, non ne sapevo proprio nulla! - disse sgarbatamente, ignorando la mano che le veniva offerta.
    - Sicuramente vi divertirete di più senza di me, io ho molto da fare e non ho tempo da perdere qui!
    Le tremava la voce per la rabbia.
    Chloé la incenerì con lo sguardo.
    Si stava comportando come una bambina capricciosa, facendole fare una pessima figura davanti a Léon, che non vedeva da tempo.
    In quel preciso istante avrebbe voluto ribaltarla sulle sue ginocchia, strapparle le mutandine e sculacciarla fino a farla urlare invocando pietà.
    Bianca sapeva di comportarsi da maleducata e che Chloé le avrebbe fatto pagare con gli interessi quell'affronto, ma in quel momento non gliene importava nulla, era troppo arrabbiata per preoccuparsi delle conseguenze delle sue azioni.
    - Che modi sono questi ragazzina!
    Se vuoi andartene quella è la porta, ma prima chiedi scusa a me e al mio ospite per il tuo comportamento! - tuonò furiosa.
    Bianca serrò forte la mascella mettendo il broncio, non aveva nessuna intenzione di scusarsi.
    - Allora? Stiamo aspettando!
    Chloé la fissava come una leonessa che sta per azzannare la preda.
    - E allora aspettate! - rispose la ragazza in tono di sfida.
    Chloé si alzò di scatto e le si avvicinò, mollandole un sonoro ceffone in pieno viso.
    Bianca si raggelò, sgranando gli occhi velati di lacrime.
    Per nessun motivo si sarebbe messa a piangere davanti a loro.
    Si voltò senza dire una parola e corse via, sbattendo violentemente la porta.
    - Bel tipo la tua "sottomessa"! - le disse ridacchiando Léon.
    Chloé era furibonda ed estremamente a disagio.
    - Non si è mai comportata così male, sono davvero mortificata - si giustificò.
    - È solo gelosa, non si aspettava di trovarmi qui, forse avresti dovuto avvisarla.
    Léon non aveva tutti i torti, se le avesse mandato un messaggio forse Bianca non se la sarebbe presa così... iniziava a provare rimorso per come aveva reagito.
    Passò un pomeriggio tormentato, ripensando continuamente all'accaduto.
    Non riuscì a godersi la compagnia del vecchio amico, era su un altro pianeta.
    Non sapeva fino a che punto quell'episodio avesse incrinato il suo rapporto con Bianca e questo la inquietava terribilmente.
    - Penso proprio che sia ora di andare - disse Léon, alzandosi.
    - Ma è presto, fermati ancora un po'...
    In realtà non vedeva l'ora che se ne andasse per parlare con Bianca, ma non voleva essere scortese.
    - Sono rimasto anche troppo, credo di aver decisamente sbagliato a presentarmi senza preavviso, spero di non averti creato problemi. Salutami la piccola Bianca quando farete pace, dille che se non mi odia troppo mi farebbe piacere conoscerla meglio.
    - Scusami ancora - disse Chloé imbarazzata.
    - Comunque ti fermi a Roma fino a domenica prossima, giusto? Spero di rivederti e di riuscire ad essere più presente di oggi.
    - Alloggerò nel Motel Royal vicino alla stazione, se vuoi venire a trovarmi, sola o in compagnia, sei la benvenuta. A presto.
    Si abbracciarono e Léon si congedò.
    Chloè si attaccò subito al telefono, doveva chiarire la situazione con Bianca.
    Provò a chiamarla per ben tre volte, senza ottenere risposta.
    Non era mai successo che non rispondesse a una sua chiamata, era certa che lo stesse facendo di proposito, non voleva parlare.
    Andò a farsi una doccia amareggiata, riflettendo su come avrebbe affrontato la questione l'indomani.
    Intanto Bianca aveva passato il pomeriggio tra lacrime di amarezza e delusione.
    - Che stupida sono! - diceva tra sè, singhiozzando sotto le coperte.
    - Non conto niente per lei, chiunque è più importante di me, e io che aspettavo questo incontro da tutta la settimana!
    Che cretina! Quando capirò che non conto niente per nessuno?
    Ma ora basta, non mi farò più trattare così! Ho chiuso con queste sciocchezze, d'ora in poi penserò solo alla danza, sono qui per questo ed ho già sprecato troppo tempo inutilmente!
    Sprofondò nel cuscino il volto rigato dalle lacrime, scoppiando in singhiozzi disperati.
    Squillò il telefono.
    Era lei.
    Vedere il suo nome le dava un pizzico di soddisfazione, perlomeno la cercava...
    Ma non avrebbe ceduto, era decisa a troncare quella relazione.
    Si voltò dall'altra parte, ignorando il telefono che non smetteva di squillare.
    Alla terza chiamata consecutiva fu quasi impossibile non rispondere, sentiva il cuore frantumarsi in mille pezzi, ma rimase ferma nel suo proposito.
    Passò la notte senza chiudere occhio, pensando e ripensando a come si sarebbe comportata quando l'avrebbe avuta di fronte.
    Il giorno dopo arrivò a lezione con gli occhi rossi e cerchiati di sonno, era evidente che avesse passato la notte in bianco.
    Chloé cercava in continuazione il suo sguardo, ma lei la evitava accuratamente, rimanendo fredda e distaccata.
    A fine lezione la prese da parte:
    - Ieri ti ho chiamata per tre volte, perché non mi hai risposto? - le chiese, cercando di mantenere un tono pacato.
    - Perché non mi andava - rispose Bianca con freddezza, tenendo gli occhi bassi per non dover incrociare i suoi.
    - Possiamo andare nel mio studio a parlare?
    - No non ne ho voglia, anzi, ho deciso che è meglio se non ci vediamo più.
    La voce le tremava per l'emozione.
    Le sembrava di vivere un incubo, stava davvero mettendo fine a quella relazione per lei così importante, su cui aveva investito sogni e speranze e che fino al giorno prima credeva così solida.
    Chloé la fissava in silenzio.
    Era rimasta allibita.
    Si sarebbe aspettata una reazione di rabbia da parte sua, ma mai di sentirle pronunciare quelle parole.
    Non si era resa conto di averla ferita fino a quel punto.
    Cercò di dosare le parole, per non peggiorare ulteriormente la situazione:
    - Credo che sia un pò azzardato chiudere così una relazione solo per un'incomprensione, penso che prima dovresti lasciarmi spiegare...
    - Non c'è niente da spiegare, per me è già tutto chiaro.
    Sono stanca di venire sempre all'ultimo posto, è da tutta la vita che mi sento così.
    Non sono mai stata importante per nessuno ed è solo colpa mia e del mio carattere.
    So di non valere nulla al di fuori della mia passione per la danza, quindi d'ora in poi voglio dedicarmi solo a questo, senza inutili distrazioni, è l'unico ambito in cui posso sperare di realizzare qualcosa di buono.
    Chloé sentiva la rabbia montare nell'udire quelle parole assurde, ma prima che potesse ribattere, Bianca si precipitò fuori dalla sala, lasciandola sola con la sua frustrazione.
    Nei due giorni seguenti la situazione rimase invariata:
    A lezione Bianca era assente, danzava senza entusiasmo, come se qualcuno le avesse tolto l'anima.
    Se il suo obiettivo era quello di dedicarsi unicamente alla danza, non lo stava affatto centrando.
    Chloé si sentiva totalmente impotente, non sapeva come comportarsi, ma sapeva che non era possibile continuare così, per nessuna delle due.
    Decise quindi di tentare un approccio duro, sperando che la natura sottomessa della giovane le venisse in aiuto.
    A fine lezione le si parò davanti e, prendendola per un braccio, la spinse in un angolo, accertandosi che non avesse via di fuga.
    - Sono tre giorni che danzi come una sonnambula, sarebbe questo il tuo volerti dedicare solo alla danza? - le disse duramente.
    - Ho solo bisogno di riprendermi un attimo, da domani farò meglio - rispose lei balbettando.
    Si sentiva piccola e indifesa come un coniglietto braccato.
    - Quello di cui hai bisogno è smetterla di fare i capricci come una bambina e ascoltare quello che ho da dirti.
    Ora puoi scegliere tra due opzioni: venire di tua volontà nel mio studio, oppure farti trascinare da me per un orecchio passando per il corridoio in mezzo a tutti.
    E bada che lo farò davvero se ti rifiuti di venire, non ti consiglio di mettermi alla prova.
    Bianca arrossì pensando a quella scena umiliante, conosceva abbastanza bene quella donna da sapere che non diceva mai le cose tanto per dire, non poteva rischiare di fare quella figuraccia davanti a tutti.
    Ma la verità era che non aspettava altro che un suo passo per concederle una possibilità.
    La rabbia per quello che era accaduto si era un po' attenuata e ora si rendeva conto di essere stata troppo precipitosa, privandosi di qualcosa a cui non era assolutamente pronta a rinunciare.
    La seguì fino allo studio, fingendo indifferenza, mentre dentro ardeva dal desiderio che lei la prendesse con la forza.
    Entrarono.
    Chloé la invitò a sedere sul divano accanto a lei.
    Aveva un'espressione seria e preoccupata, ma non sembrava arrabbiata, forse anche lei aveva sentito la sua mancanza...
    Si schiarì la voce prima di parlare, le sembrava stranamente in difficoltà.
    - Volevo scusarmi con te per il mio comportamento.
    Non mi ero resa conto di averti ferita.
    Non vedevo Léon da due anni, così quando si è presentato senza preavviso non ho avuto il coraggio di mandarlo via.
    Ma non è una scusa valida, avrei almeno dovuto avvisarti e chiederti se per te andava bene che stesse con noi, oppure rimandare il nostro incontro.
    Non sono stata corretta, hai ragione ad avercela con me, ma ti prometto che non succederà più.
    Poche parole di scuse erano bastate a spazzare via tutta la rabbia e la delusione provate in quei giorni, Bianca l'aveva già perdonata senza remore.
    Avrebbe voluto saltarle al collo per la gioia, ma l'orgoglio le impedì di esternare troppo entusiasmo e si limitò a sussurrare un timido "ok" , con gli umidi per l'emozione.
    Si abbracciarono.
    Chloé le baciò affettuosamente la fronte.
    Bianca si sdraiò, appoggiando la testa sulle ginocchia della donna, che la accarezzava lentamente.
    Rimasero così per un po', dovevano ricucire lo strappo di quella prima ferita che il loro rapporto aveva subito.
    - Naturalmente ora parliamo della tua punizione - disse improvvisamente Chloé, cambiando tono di voce.
    Bianca cadde dalle nuvole.
    - Punizione? Per cosa?
    - Per non aver rispettato una delle regole più importanti che ti ho dato.
    Sono mesi che stiamo lavorando sulla tua autostima , ma ancora ti ho sentita ripetere le solite sciocchezze.
    È bastato un errore da parte mia a mandarti in crisi e a convincerti di non valere nulla.
    Non sopporto che pensi queste cose di te stessa, devi metterti in testa una volta per tutte che il tuo valore non dipende dall'approvazione degli altri! - la rimproverò aspramente.
    Bianca subì il rimprovero a testa bassa, era consapevole dei suoi limiti, ne avevano discusso tanto in quei mesi.
    Chloé le aveva ripetuto quei concetti fino alla nausea, sperando di riuscire prima o poi a inculcarli in quella testolina sfiduciata.
    Aveva sicuramente fatto dei progressi, ma doveva ancora lavorare molto su di sè.
    La donna si alzò e andò ad aprire l'armadio, estraendone una lunga e sottile canna di bambù.
    Posizionò due cuscini in mezzo al letto e le fece cenno di avvicinarsi.
    Aveva recuperato il suo duro cipiglio.
    Bianca indossava il body e la calzamaglia, come la prima volta, ma stavolta non glieli avrebbe tolti per darle piacere, non subito almeno.
    La spogliò come una bambina e la fece distendere prona sul letto, con i due cuscini sotto la pancia, per rialzare ed esporre il suo delizioso culetto.
    - Apri le gambe e spingi in fuori il sedere - le ordinò severa.
    La ragazza obbedì.
    Non aveva mai provato quello strumento, ma il poco che ne aveva letto su internet non la tranquillizzava affatto, era noto come uno degli strumenti più dolorosi in assoluto.
    Chloé vibrò due colpi in aria, la canna emise un sibilo inquietante.
    La appoggiò al centro delle due natiche indifese, accarezzandole e picchiettandole con dolcezza per qualche istante.
    Bianca vide il braccio sollevarsi con la coda dell'occhio e, con un brivido di terrore puro, serrò gli occhi e i denti, stringendo forte tra le dita le lenzuola e trattenendo il fiato.
    Il primo colpo si abbatté con sufficiente forza da marchiare entrambi i glutei con una netta e bruciante striatura rossa.
    Non potè trattenere un acuto grido di sorpresa, per l'intensità della sensazione provata.
    I colpi successivi non furono meno intensi, solo pochi secondi di pausa le erano concessi tra uno e l'altro per riprendere fiato.
    Per ordine di Chloé dovette contare venti dolorosi colpi.
    Ad ogni colpo gridava e si contorceva per il dolore, ogni volta le costava un enorme sforzo rimettersi in posizione, respingendo la tentazione di coprirsi e massaggiarsi le natiche marchiate a fuoco.
    Ma sentiva dissolversi poco a poco il peso che le aveva oppresso il cuore in quei giorni di agonia.
    Le lacrime, che fino a poco fa aveva trattenuto, potevano finalmente trovare libero sfogo.
    Venti righe ben distinte erano rimaste impresse sulla pelle delicata.
    Chloé posò lo strumento sul tavolo.
    Si liberò dai vestiti e si sdraiò accanto a lei, coprendo entrambe con le lenzuola.
    Rimasero abbracciate a lungo, scaldandosi a vicenda, la testolina scura della ragazza affondata tra i bianchi seni della donna.
    La piccola Bianca, ormai non più così novizia, aveva imparato rapidamente dalla sua maestra come si dà piacere a una donna e amava ricambiare le sue attenzioni.
    Era orgogliosa di vederla fremere di piacere sotto le carezze delle sue mani e della sua bocca.
    Scese fino all'altezza delle sue cosce, che divaricò delicatamente, riempiendole di piccoli baci.
    Poi si dedicò al clitoride turgido della sua amata, che gemeva di piacere sotto l'effetto ipnotico dei suoi baci, fino ad esplodere in un potente orgasmo davanti ai suoi occhi soddisfatti.
    Chloé adorava ricevere le attenzioni della sua giovane ancella.
    Dopo averla punita e trattata duramente desiderava consolarla e mostrarle la parte di sè più dolce e vulnerabile, in quei momenti di scambio reciproco la dominazione cedeva il passo alla condivisione del piacere.
    Bianca le accarezzava dolcemente i glutei, mentre le contrazioni dell'orgasmo scemavano.
    Si accorse con grande sorpresa che le natiche di Chloé erano ricoperte da profondi solchi rossi, segni evidenti di una recente punizione.
    Era la prima volta che le capitava di vedere questi segni sul corpo della sua Signora e questo le fece uno strano effetto, anche se era a conoscenza della sua duplice natura.
    Aveva timore a chiederle spiegazioni, ma la donna la anticipò:
    - Come vedi non sei l'unica ad essere punita per i tuoi errori.
    Ho raccontato a Olga quello che è successo e non è stata per niente fiera del mio comportamento...
    Si guardarono negli occhi, scambiandosi un sorriso complice.

    Edited by Edy. - 3/9/2022, 08:17
     
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    CITAZIONE (Saliceblu @ 12/7/2022, 11:26) 
    No la dieta no dai, non c'è nulla di meno erotico della dieta 🙁

    Sagge parole...
     
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    È inutile che la facciate tanto lunga per cercare di salvare le chiappe di Bianchina, una ballerina che non segue una dieta sana ed equilibrata ha bisogno di una raddrizzata, come minimo merita una severa e purificatrice punizione...😈
     
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    CITAZIONE (E.D.Y. @ 12/7/2022, 14:05) 
    È inutile che la facciate tanto lunga per cercare di salvare le chiappe di Bianchina, una ballerina che non segue una dieta sana ed equilibrata ha bisogno di una raddrizzata, come minimo merita una severa e purificatrice punizione...😈

    A ma io sono pienamente d'accordo :shifty:
     
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    CAPITOLO 6 - SCHIAVA PER UN GIORNO (prima parte)

    Dopo quell'episodio, Bianca era dispiaciuta per come si era comportata con Léon.
    Non era sua abitudine essere maleducata, ma in quel caso lo era stata.
    Chiese a Chloé di poterlo rivedere per scusarsi con lui, ma notò che la donna tergiversava.
    - In realtà non so se avrà tempo per noi, sarà molto impegnato con la tournée...
    - Ma gli ruberei solo un minuto e poi potremmo approfittarne per assistere alle prove dello spettacolo - insistette Bianca.
    - Veramente non ti ho detto una cosa riguardo a lui, ma non l'ho fatto solo perché temevo che reagissi male...
    Léon è un Master.
    Bianca sgranò gli occhi stupita, non si aspettava proprio quella confessione.
    Da quando conosceva Chloé, si era fatta un minimo di cultura sul BDSM e ne era in parte affascinata, pur non sentendosi predisposta al ruolo di schiava.
    - Perché pensavi che avrei reagito male? Non sarai per caso la sua slave vero? - Si informò sospettosa.
    - Ma no figurati, io non sono proprio tagliata per fare la slave!
    In realtà ho avuto una breve esperienza con lui molti anni fa, quando studiavano insieme, ma ho capito subito che quel tipo di relazione non faceva per me.
    Non te l'ho detto semplicemente perché non volevo che ti mettessi in testa strane idee sul nostro incontro dell'altro giorno, tutto qui.
    Durante la lezione, la testolina di Bianca, invece di concentrarsi sugli esercizi, vagava...
    Ora che conosceva le inclinazioni di quell'uomo, rivedeva il loro incontro di domenica sotto una luce diversa.
    Se avesse saputo che era un Master sicuramente non gli avrebbe risposto in quel modo sgarbato, magari il loro pomeriggio a tre sarebbe stato anche divertente...
    Mentre si esercitava alla sbarra, cullata dal sottofondo della musica classica, iniziò a fantasticare su un loro incontro, dove lei era la slave di entrambi e accettava di obbedire ai loro ordini per farsi perdonare il suo comportamento.
    Il risultato fu una serie di esercizi fatti in modo approssimativo e una mortificante strigliata da parte dell'insegnante davanti a tutti, che la fece arrossire fino alla punta delle orecchie.
    Alla fine della lezione, Bianca decise di farsi coraggio e confessare a Chloé le sue fantasticherie.
    La donna era ancora furiosa per il disastro combinato alla sbarra e le stava lanciando occhiate di fuoco.
    - Si può sapere cosa combini, bella addormentata!
    Non ti ho mai vista distratta come oggi! Evidentemente venti colpi di canna erano pochi, hai bisogno di una ripassata come si deve! - la riprese aspramente.
    - No ti prego, scusami, è che non riesco a smettere di pensare a quello che mi hai detto di Léon...
    Chloé alzò gli occhi al cielo, sospirando.
    - Sapevo che ti saresti fatta mille paranoie, ecco perché non volevo parlartene!
    - Ma no, non sono gelosa, davvero!
    - E allora qual è il problema , spiegami!
    Bianca teneva lo sguardo fisso a terra imbarazzata.
    - Il fatto è che... ho immaginato come sarebbe passare un giorno da slave con voi due...
    Insomma, non credo di esserci portata, ma sarei curiosa di provare solo per una volta.
    Chloé la osservò pensierosa e un po' stupita, non si sarebbe mai aspettata una simile richiesta da parte sua.
    Se da un lato desiderava favorire il suo desiderio di sperimentare nuove avventure, dall'altro avvertiva una grande responsabilità nei suoi confronti, temeva che quell'esperienza potesse deluderla o essere troppo forte per lei, che si era appena affacciata alla scoperta di questo universo.
    - Non so se è una buona idea, ci devo riflettere, domani ti darò una risposta - concluse senza troppi giri di parole.
    - Ok - disse Bianca un po' delusa.
    Aveva sperato che Chloé fosse entusiasta di quella proposta, invece le era sembrata piuttosto scettica.
    Iniziò a sentirsi in colpa per averglielo chiesto, forse l'aveva ferita, facendole credere di non ricevere abbastanza da lei, quando invece non era assolutamente così!
    Domani le avrebbe detto che aveva cambiato idea, non voleva rischiare di compromettere il loro rapporto per una sciocchezza.
    Il giorno dopo si incontrarono prima delle lezioni.
    Bianca stava per dirle che ci aveva ripensato, ma Chloé la fermò.
    - Aspetta Bianca, prima che tu dica qualsiasi cosa vorrei spiegarti quali sono i miei dubbi.
    Il rapporto tra Master e slave è molto diverso da quello che c'è tra noi due, se accetti di essere una slave anche solo per un giorno ti verranno richieste cose che potresti trovare sgradevoli e degradanti, non voglio che tu ti senta costretta a farle se non le senti nella tua natura.
    Sono disposta a fare questa esperienza insieme a te, ma ad alcune condizioni.
    Innanzitutto, prima di iniziare stabiliremo chiaramente con Léon quali sono i tuoi limiti.
    Se durante il gioco qualcosa non ti facesse stare bene lo dovrai dire chiaramente, senza paura di essere giudicata.
    Inoltre io farò sempre da supervisore e Léon dovrà chiedere il permesso a me prima di farti qualsiasi cosa.
    Se accetti queste condizioni possiamo provare.
    Bianca fu subito alleggerita da quelle parole, Chloé non si era risentita come aveva temuto, era solo preoccupata per lei.
    Rimase per un attimo a pensare.
    Effettivamente, presa dalla voglia di provare cose nuove, non aveva riflettuto a fondo su cosa significasse essere una slave.
    Le condizioni poste da Chloé l'avevano messa in guardia, ma al tempo stesso l'avevano fatta sentire al sicuro, era libera di provare senza sentirsi obbligata, poteva dire basta in qualunque momento, nessuno l'avrebbe fatta sentire sbagliata per questo.
    - Accetto le tue condizioni - disse entusiasta.
    - Benissimo, allora chiederò a Léon se accetta la nostra proposta e vedremo di organizzare prima della sua partenza.
    Stabilirono di incontrarsi il sabato sera a casa di Chloé.
    I giorni volarono tra gli impegni di ognuno e sabato arrivò presto.
    Bianca, che fino ad allora era rimasta stranamente tranquilla, quella mattina si svegliò angosciata.
    Non riuscì a fare colazione, aveva lo stomaco completamente chiuso dall'ansia.
    Doveva chiamare Chloé, aveva bisogno della rassicurazione della sua voce.
    Le avrebbe spiegato che non se la sentiva più di fare quell'incontro, era certa che avrebbe capito.
    - Pronto? Ciao Bianca, come mai mi chiami a quest'ora?
    - Ciao... volevo dirti una cosa...
    - Che succede?
    Non sapeva come dirglielo, temeva che si sarebbe arrabbiata...
    - Bianca, cosa c'è?
    - È che... io non me la sento più, ho paura di non farcela! - disse con la voce rotta dal pianto.
    Dall'altra parte nessuna risposta, si udivano solo i singhiozzi sommessi della ragazza.
    Dopo alcuni minuti di silenzio, Chloé le parlò:
    - Bianca... capisco come ti senti, ma Léon ha rinunciato ad altri programmi per stare con noi e comunque un impegno preso va rispettato, non si manda a monte all'ultimo minuto.
    Nessuno ti obbligherà a fare nulla contro la tua volontà, ma passeremo comunque il fine settimana insieme.
    Ti aspetto stasera.
    Aveva riattaccato.
    Era stata molto fredda, di sicuro era arrabbiata con lei, come al solito l'aveva delusa, facendo la figura della ragazzina.
    Aveva ragione, non esisteva solo lei, presa dalle sue ansie non aveva pensato che anche loro due avevano investito desideri e aspettative su quell'incontro, non sarebbe stato giusto deluderli così.
    Si accorse di essere molto più calma, l'ansia si era placata.
    Non doveva dimostrare niente a nessuno, avrebbe fatto solo quello che la faceva stare bene e Chloé non l'avrebbe mai lasciata sola.
    L'appuntamento era alle nove, quando arrivò Chloé e Léon la stavano già aspettando.
    - Vieni Bianca, accomodati - le disse Chloé.
    Lui era in piedi in salotto, aveva tra le mani un bicchiere di whisky.
    - Ciao Bianca, è un vero piacere rivederti - disse sorridendole garbatamente e porgendole la mano.
    Bianca gli sorrise timidamente stringendogli la mano.
    A differenza della volta precedente, lo scrutò con attenzione.
    Per quanto non fosse mai stata attratta dal sesso maschile, dovette riconoscere che era davvero un uomo piacevole, sia nell'aspetto che nei modi di fare.
    - Chloé mi ha detto che desideravi scusarti con me per il tuo comportamento di domenica scorsa...
    Bianca avvampò per la vergogna, abbassando gli occhi imbarazzata.
    - Sì infatti.
    - Bene, allora questo mi sembra il momento giusto per farlo.
    - Ti chiedo scusa...
    - Non così Bianca.
    Una schiava si inginocchia davanti al suo padrone quando deve chiedere scusa. E non trovo appropriato sentirmi dare del tu, puoi chiamarmi "Padrone" oppure "Signore", ti permetto di scegliere.
    Bianca cercò apprensivamente lo sguardo di Chloé, che stava accanto a Leon.
    La donna le fece un cenno di assenso, che la tranquillizzò.
    Prese un respiro e obbedì.
    Si inginocchiò ai piedi dell'uomo, con le braccia tese e le mani poggiate sulle ginocchia.
    Alzò lo sguardo per cercare la sua approvazione, ma lui la rimproverò nuovamente:
    - Abbassa lo sguardo, ricordati che non puoi mai guardare negli occhi il tuo Padrone, o verrai punita.
    Abbassò subito gli occhi, intimidita.
    Sembrava le stesse parlando un'altra persona rispetto a pochi minuti prima.
    - Signore, le chiedo scusa per il mio comportamento dell'altro giorno.
    Spero che voglia punirmi per la mia maleducazione.
    - Desideri essere punita Bianca?
    - Sì, Signore.
    - Lo sarai naturalmente, ma perché è mio desiderio, non tuo.
    Alzati e spogliati completamente.
    Bianca si rialzò e iniziò lentamente a togliersi i vestiti.
    Spogliarsi davanti a qualcuno era una cosa che la imbarazzava a prescindere, ma farlo in quel contesto, con gli occhi di entrambi puntati addosso a lei, era ancora più difficile.
    Era completamente nuda davanti a loro.
    - Non coprirti, metti le braccia lungo i fianchi - le ordinò Lui severo.
    La ragazza obbedì.
    Stava tremando per la tensione.
    - Ora girati, allarga le gambe e abbassati fino a prenderti le caviglie.
    Eseguì l'ordine.
    La posizione non era certo difficile da tenere per lei, ma era quantomai umiliante trovarsi esposta in quel modo davanti ai loro sguardi.
    A testa in giù poteva osservare ogni loro movimento.
    Chloé si era accomodata sul divano e osservava la scena in silenzio, con lo sguardo serio e le braccia conserte.
    Vide il padrone sfilarsi dai pantaloni una spessa cintura nera di cuoio.
    La ripiegò su se stessa, tendendola tra le mani.
    Una scossa di piacere la fece colare in mezzo alle cosce, quel gesto da sempre la eccitava terribilmente.
    Tuttavia, se c'era uno strumento che più di ogni altro aveva sempre temuto, era proprio quello.
    Non l'aveva mai provata e non poteva dire quanto fosse dolorosa, ma non essendo uno strumento rigido l'atterriva l'idea che potesse sfuggire al controllo, andando a colpire punti per lei più sensibili, come la schiena, i fianchi , o peggio ancora, le parti intime.
    Ne aveva parlato più volte con Chloé, che conosceva bene i suoi timori e le aveva promesso di aiutarla a superare quel limite.
    Il momento era arrivato.
    Guardò la sua Signora, che non sembrava affatto preoccupata, aveva fiducia in lei e anche lei doveva averne in se stessa, poteva farcela.
    Sentì il cuoio accarezzarle la schiena , per poi scendere fino alle natiche.
    Un brivido le percorse tutto il corpo.
    Lui sollevò il braccio.
    Prese un lungo e coraggioso respiro, chiuse gli occhi e strinse i denti, aggrappandosi con tutta la sua forza alle caviglie.
    Il primo colpo fu piuttosto leggero, si rese conto che la paura era molto più forte del dolore provato.
    Lasciò andare il respiro, cercando di rilassarsi.
    Il secondo colpo fu più forte, ma comunque sopportabile, le punizioni ricevute finora dalla sua insegnante erano decisamente più severe.
    Iniziò finalmente a lasciarsi andare e riuscì a godere pienamente dei colpi successivi.
    Il dolore era intenso, ma non eccessivo, un bruciore caldo e avvolgente si diffondeva dalle natiche fin dentro la pancia, dove si tramutava in scosse di piacere.
    Si chiese come avesse potuto farne a meno fino ad allora.
    Dopo trenta colpi, Léon si fermò.
    Le accarezzò le natiche bollenti e segnate da un ricamo di strisce rosse, poi le afferrò una alla volta, stringendole fino a farle male.
    Bianca avvertì la differenza tra il tocco liscio e delicato delle piccole mani di Chloé e quel contatto maschile più ruvido e invadente.
    L'uomo depose la cintura sul tavolo e andò a sedersi sul divano accanto a Chloé.
    - Vieni qui Bianca - le ordinò.
    La ragazza si avvicinò.
    Lui la fissava in silenzio, come se si aspettasse qualcosa da lei, ma non capiva cosa.
    Intervenne Chloé, che finora era rimasta muta:
    - Quando il tuo Padrone ti punisce lo devi ringraziare Bianca, rimettiti in ginocchio - le ordinò seriamente.
    La ragazza fece come richiesto e sussurrò:
    - Grazie per avermi punito Signore!
    - Questa sarà la tua posizione di ascolto Bianca, ogni volta che vorrò parlarti dovrai metterti così, tenendo gli occhi bassi - le spiegò Léon.
    Ora possiamo parlare di come gestiremo la giornata di domani.
    È molto importante che tu mi dica se ci sono cose che non vuoi assolutamente provare, o al contrario se ce n'è qualcuna in particolare che desideri sperimentare.
    Bianca si era documentata e ci aveva riflettuto molto, non voleva farsi trovare impreparata.
    - Ho letto che esistono pratiche legate all'urina e agli escrementi, non vorrei averci nulla a che fare.
    Stessa cosa vale per il controllo del respiro, mi fa paura.
    Ah, non voglio nemmeno fare pompini, non sono attratta sessualmente dagli uomini - disse in tono sommesso, quasi a volersi giustificare per la sua natura di cui si era sempre colpevolizzata.
    - Sei vergine? - le chiese in tono pacato.
    - Sì - rispose arrossendo violentemente, si era sempre vergognata ad ammetterlo.
    - Ma la tua Padrona mi ha detto che ti piacciono i giochi anali, quindi il tuo culo sarà mio, su questo non si discute.
    A quelle parole la ragazza arrossì fino alla radice dei capelli, non poteva credere che Chloé gli avesse parlato dei loro giochi, anche se in fondo era comprensibile che l'avesse fatto.
    Dopo l'esperienza con lo zenzero infatti, Chloé aveva iniziato a dedicare molte attenzioni al suo stretto orifizio posteriore, per il quale aveva decisamente un debole e la ragazza aveva scoperto di trovare estremamente piacevole ed eccitante farsi stimolare in quel modo.
    - C'è altro che non vuoi assolutamente fare?
    La voce di Leon la scosse dai suoi caldi pensieri.
    - In questo momento non mi viene in mente nulla...
    - Sappi che mi sentirò autorizzato a pretendere da te qualunque cosa non rientri nei tuoi limiti e a punirti se non la otterrò.
    Avrai comunque la tua safe per interrompere il gioco in caso di necessità, inoltre non farò mai nulla contro le decisioni della tua Padrona, tu appartieni a lei, non a me, io ti avrò solo in prestito per un giorno.
    Quella frase le provocò una fitta nel basso ventre, le piaceva pensare di appartenere alla sua Signora.
    Alzò lo sguardo verso di lei, che la ricambiò con un bagliore di fierezza negli occhi.
    - Cosa ti ho detto poco fa? Devi tenere gli occhi bassi di fronte ai tuoi padroni, spero di non dovertelo ripetere la terza volta! - la rimproverò severamente Léon.
    - Mi dispiace padrone - disse fingendosi mortificata.
    Non riusciva a prendere sul serio fino in fondo quella situazione, ma le piaceva stare al gioco.
    Chloé si alzò.
    - È tardi cucciola, andiamo a fare un bagno e poi a letto - le disse dolcemente.
    Era la prima volta che la chiamava in quel modo, le fece uno strano effetto, molto piacevole.
    Fece per alzarsi, ma Chloé la fermò, premendole una mano sulla spalla per farle capire che doveva rimettersi giù.
    - Le cucciole camminano a quattro zampe - le disse, trattenendo a stento una risata.
    Bianca la seguì fino in bagno gattonando e rimase ad osservarla in silenzio, mentre riempiva la vasca di acqua calda.
    - Signora, io dovrei...
    - Da quando i cani parlano? - la interruppe Chloé con un sorrisino sarcastico.
    Bianca la guardò con disperazione, a quanto pare la sua Padrona si stava divertendo un sacco a prenderla in giro!
    Lei un pò meno in quel momento, aveva urgente bisogno di fare pipì e non sapeva come farglielo capire, forse avrebbe dovuto abbaiare, ma si vergognava troppo!
    Chloé si era seduta sul bordo della vasca in attesa che si riempisse e la fissava con aria decisamente divertita.
    - Che cos'è quel musetto triste? Se vuoi qualcosa me lo devi far capire...
    Bianca ebbe un'idea.
    Si avvicinò al wc e iniziò a battere con una mano sulla tavoletta.
    - Per caso mi stai dicendo che devi fare pipì? - disse la donna cercando di rimanere seria.
    Bianca annuì con sguardo supplichevole.
    - Forse dovrei metterti al guinzaglio e portarti nei giardinetti qui sotto...
    L'espressione allibita della ragazza la fece esplodere in una risata.
    - In effetti forse è meglio di no, fa un po' troppo freddo!
    Dovrai accontentarti di questo.
    Aprì un armadietto e prese un asciugamano, lo piegò in due e lo stese a terra.
    - Ecco, puoi fare i tuoi bisogni qui, mi raccomando prendi bene la mira e non sporcare a terra, o dovrò darti una lezione!
    Bianca era imbarazzatissima, non solo doveva fare pipì davanti alla sua Signora, ma anche accucciata come un cane!
    Dopo un attimo di esitazione si posizionò al centro dell'asciugamano e allargò le ginocchia, abbassando il sedere fin quasi a toccare terra.
    Dovette concentrarsi a lungo prima di farcela, ma alla fine un timido getto di urina le bagnò le cosce e andò a finire sull'asciugamano, mentre lei pregava di non bagnare il pavimento, o avrebbe dovuto anche subire l'umiliazione di essere punita.
    - Brava piccola, ora scrollati bene per non gocciolare sul pavimento!
    Anche questo, accidenti a lei.
    Per un attimo desiderò invertire i ruoli per potersi vendicare di tutte le umiliazioni che le stava facendo subire.
    Accennò un lieve movimento del bacino, sperando che la Padrona si accontentasse, ma si illudeva.
    - E questo sarebbe scrollarsi secondo te?
    Si chinò accanto a lei e le appioppò quattro sculaccioni fortissimi, due per ogni natica, lasciandole i segni delle cinque dita ben impressi.
    Poi prese un elastico e le legò i lunghi capelli in un rapido chignon.
    - E ora fila a farti il bagno! - le ordinò, indicando la vasca.
    Umiliata fino all'inverosimile, Bianca obbedì ed entrò nella vasca, aiutata dalla sua Padrona.
    Chloé iniziò ad insaponarla, partendo dal viso fino ad arrivare ai piedi.
    Le massaggiava dolcemente tutto il corpo con movimenti circolari, senza tralasciare neanche un centimetro di pelle.
    Con tocchi leggeri prese a insaponarla in mezzo alle cosce, concentrando il massaggio sul clitoride già turgido.
    La ragazza aprì di più le gambe e sollevò leggermente il bacino, per assaporare meglio le carezze della sua mano che, unite all'effetto afrodisiaco dell'acqua calda, la stavano facendo sciogliere di piacere.
    - Guarda un pò come alza il culetto questa cagnetta in calore - non mancò di sottolineare la Padrona, ottenendo l'effetto desiderato di farla morire di imbarazzo.
    La fece alzare e le ordinò di aprire le gambe, per lavare via il sapone con il doccino.
    Il getto di acqua calda diretto sui genitali le provocava un tale stato di eccitazione che temette di esplodere in quell'istante, di fronte alla sua Signora.
    Chloé la avvolse in un asciugamano e la fece sedere, tamponandole il corpo per asciugarla e baciandole i capelli.
    - Ecco qui cuccioletta, ora sei pronta per farti una bella dormita!
    Tornarono in salotto, dove il Padrone le aspettava seduto sul divano.
    L'uomo si alzò dirigendosi verso il tavolo, dove aveva appoggiato il suo zaino.
    Ne estrasse un collare di cuoio nero e tornò a sedersi, tenendolo tra le mani.
    - Appoggia la testa qui - le fece cenno, battendosi la mano sulle ginocchia.
    Bianca obbedì, appoggiando docilmente una guancia sulle sue gambe.
    Le spostò delicatamente i lunghi capelli scuri, scoprendole il collo sottile che imprigionò nel collare robusto.
    - Per le prossime 24 ore dovrai portarlo, sarà il segno della tua sottomissione - le disse.
    Andarono tutti e tre in camera da letto, Bianca li seguiva gattonando obbediente.
    Ai piedi del letto, dal lato dove dormiva la Padrona, erano stati messi un tappetino, un cuscino e una coperta.
    - Questa è la cuccia dove dormirai stanotte, l'abbiamo preparata apposta per te accanto alla tua Padrona, sei contenta? - le disse León con tranquillità, come se le stesse dicendo la cosa più normale del mondo.
    Questo proprio non se l'aspettava.
    Guardò il letto dove di solito dormiva abbracciata alla sua Chloé e pensò che stanotte l'avrebbe condiviso con quell'uomo anziché con lei.
    Una fitta di gelosia le trapassò il cuore.
    Rimase immobile, con la faccia scura.
    Non voleva dormire sul tappeto, ma nemmeno deludere i suoi Padroni, non sapeva se opporsi e interrompere il gioco o forzare se stessa facendo qualcosa che non le andava, dopotutto si trattava di una sola notte...
    Chloé la fissava in silenzio, la conosceva bene, sapeva che qualcosa non andava...
    Si inginocchiò al suo livello e iniziò ad accarezzarle la testa:
    - Va tutto bene cucciolina?
    Bianca le lanciò un'occhiata eloquente, era decisamente arrabbiata.
    Chloé la guardò con tenerezza, lasciandosi sfuggire un piccolo sorriso compiaciuto: adorava vedere la sua piccola fare i capricci e mettere il broncio per la gelosia.
    - Solo per stanotte potremmo fare un'eccezione e lasciarla dormire a letto con noi, che ne dici Léon?
    Léon sbuffò, fingendosi indispettito:
    - Questa cagnetta non imparerà mai a rispettare le regole se la vizi così.
    Comunque la sua Padrona sei tu, fai come vuoi.
    Buonanotte a entrambe. - disse girandosi dall'altra parte.
    Bianca entusiasta saltò nel letto in mezzo a loro, si strinse beatamente tra le braccia della sua Padrona e si addormentò serena.

    Edited by Edy. - 2/9/2022, 18:32
     
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    CITAZIONE (Ravel2022 @ 17/7/2022, 09:42) 
    Ah, non voglio nemmeno fare pompini, non sono attratta sessualmente dagli uomini
    Ma la tua Padrona mi ha detto che ti piacciono i giochi anali, quindi il tuo culo sarà mio, su questo non si discute.


    Il primo punto è impossibile per Bianca da sostenere. Non esiste che una schiava rifiuti un pompino al Padrone-Signore
    Il secondo punto è contraddittorio. Bianca non è attratta sessualmente dagli uomini, ma quando Lèon, che è un uomo, la inculerà non discuterà affatto visto il piacere per i giochi anali.

    Eppure, possibile o meno, questo è quanto avvenuto...

    Si vive di contraddizioni...
     
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