IL SOGNO DI BIANCA

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    CITAZIONE (Ravel2022 @ 17/7/2022, 09:42) 
    Ah, non voglio nemmeno fare pompini, non sono attratta sessualmente dagli uomini
    Ma la tua Padrona mi ha detto che ti piacciono i giochi anali, quindi il tuo culo sarà mio, su questo non si discute.


    Il primo punto è impossibile per Bianca da sostenere. Non esiste che una schiava rifiuti un pompino al Padrone-Signore
    Il secondo punto è contraddittorio. Bianca non è attratta sessualmente dagli uomini, ma quando Lèon, che è un uomo, la inculerà non discuterà affatto visto il piacere per i giochi anali.

    Se lo mette come limite esiste eccome. Non facciamo passare messaggi sbagliati per piacere. E come dice Edy sono possibili tante cose la mente umana è estremamente meravigliosamente complessa.
     
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    E vedi che Léon ci è stato senza problemi, lui sì che è un Master coi fiocchi...
     
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    CAPITOLO 6 - SCHIAVA PER UN GIORNO (seconda parte)

    La mattina dopo Bianca si svegliò tardi.
    Aveva dormito tutta notte abbracciata alla sua Signora.
    La osservò. Mentre dormiva era ancora più bella.
    Depose un casto bacio sulla sua bocca socchiusa e si stiracchiò leggermente, allungando i muscoli della schiena.
    Chloé si mosse, con i polpastrelli delle dita le accarezzò la schiena, facendola rabbrividire, poi scese fino alle natiche, ancora indolenzite per i colpi della cinta, e le strinse entrambe tra le sue mani, senza troppa forza.
    - Come sta il mio culetto? - le disse.
    - Insomma, fa ancora un po' male...
    La fece girare a pancia in sotto e scese a ispezionarle le natiche.
    I segni della cintura erano ancora evidenti in alcuni punti della pelle.
    Baciò entrambi i globi, poi li sculacciò affettuosamente:
    - Forza signorina, è ora di alzarsi, ci aspetta una lunga giornata!
    Léon si era alzato già da un po' e le aspettava seduto in cucina, con una tazza di caffè in mano.
    - Buongiorno, ben alzate! - disse con il suo tono calmo e pacato.
    - Buongiorno mio caro, hai dormito bene? - rispose Chloé, abbracciandolo e baciandogli una guancia affettuosamente.
    - Non male grazie! E tu come hai dormito Bianca?
    - Molto bene Padrone, grazie!
    - Beh vorrei anche vedere, ti abbiamo permesso di stare a letto con noi!
    Anche se io non ero molto d'accordo...
    Come sta il tuo culo? Ti fa ancora male?
    - Solo un po'...
    - Vieni qui e fammi vedere.
    Si battè una mano sulle ginocchia per ordinarle di stendersi.
    La mano pesante di Léon le ispezionò l'intera superficie del culo.
    Si soffermava a pizzicare con le dita i punti della pelle ancora gonfi e arrossati, ignorando i lamenti di dolore che la ragazza emetteva ad ogni tocco.
    Continuò la dolorosa ispezione per altri interminabili minuti, prima di interrompersi.
    Nel frattempo Chloé era tornata dalla camera con in mano un tubetto di gel lubrificante e un piccolo plug metallico con attaccata una folta coda di pelliccia.
    La vista del plug fece affiorare nella mente della ragazza un ricordo.
    Con un sorriso rammentò quando, poche settimane prima, Chloé le aveva fatto trovare in salotto un set di plug in silicone di varie misure.
    Ne avevano già parlato in precedenza e Bianca si era detta interessata a provarli, ma forse l'aveva fatto solo per accontentare Chloé, conoscendo i suoi gusti, senza pensare che l'avrebbe presa in parola.
    Appena li aveva visti era rimasta decisamente scioccata e aveva iniziato a fare un sacco di storie, piangendo e supplicando la sua insegnante di non costringerla a metterli perché aveva paura, perché si vergognava e mille altre scuse.
    Ma la donna non si era lasciata affatto commuovere, anzi, si era parecchio arrabbiata.
    Dopo averla presa per un orecchio, se l'era rovesciata sulle ginocchia e l'aveva sculacciata per un buon quarto d'ora con una robusta spazzola di legno.
    - Così adesso hai un valido motivo per piangere!
    E la prossima volta ci penserai bene prima di prendermi in giro! - le aveva detto furiosa, mentre la ragazza piangeva e scalciava vivacemente.
    L'aveva poi fatta rialzare, singhiozzante, con le mani che si massaggiavano le natiche bollenti cercando di lenire il bruciore.
    - Ora scegli se preferisci continuare con trenta colpi di canna o metterti giù tranquilla e lasciarti infilare uno di questi nel culetto - l'aveva minacciata, tenendo in mano il plug più piccolo.
    A questa minaccia aveva ceduto, dopo l'ultima punizione ricevuta la canna la terrorizzava più di ogni altra cosa.
    Chloé l'aveva costretta a mettersi sul letto a quattro zampe e aveva iniziato a lubrificarle lo sfintere contratto, incurante delle sue lacrime di protesta, poi con calma e pazienza le aveva infilato il plug nel culetto, mentre singhiozzava per il bruciore e l'umiliazione.
    Salvo accorgersi, nel giro di pochi minuti, che quella sensazione era tutt'altro che sgradevole.
    Presero l'abitudine di usarli ad ogni loro incontro.
    Bianca adorava essere sculacciata con il plug inserito, sentiva l'eco dei colpi vibrarle dentro la pancia, provocandole intense ondate di piacere.
    Mentre si eccitava ripensando a quell'episodio, vide la sua Signora inginocchiarsi dietro di lei, aprendole le gambe con decisione.
    Léon allungò la gamba su cui poggiava la pancia della ragazza per creare un dislivello e rialzarle meglio le natiche, cingendole saldamente i fianchi con un braccio per tenerla ferma.
    Così bloccata non poteva muoversi di un millimetro.
    Chloé iniziò a lavorare pazientemente sul suo buchino serrato, come faceva ogni volta.
    Prima lubrificò generosamente l'esterno, poi iniziò a premere con un dito sullo sfintere, finché questo non cedette alla pressione e si aprì accogliendolo dentro di sé.
    Massaggiò l'interno con movimenti a mezzaluna, dilatandolo fino a riuscire ad introdurre il secondo dito.
    Ora muoveva entrambe le dita dall'altro verso il basso, ogni tanto le estraeva, poi la penetreva nuovamente.
    Bianca mugolava e ansimava senza inibizioni, nonostante il braccio di Léon glielo impedisse cercava di inarcare di più il bacino, per assecondare quello stimolo irresistibile.
    Dopo averla preparata dentro e fuori, la donna lubrificò il plug con la coda.
    - Ora cucciola fà la brava e preparati a prendere la tua codina senza fare storie, altrimenti questo culetto ne pagherà le conseguenze - le disse in tono fintamente severo, picchiettandole una natica con la mano.
    Bianca grondava per l'eccitazione, quel lubrificante era del tutto superfluo tanto era fradicia.
    Il piccolo plug metallico iniziò a premere sul suo buchetto, che lentamente e senza sforzo si aprì, fino a inghiottirlo completamente.
    Léon la lasciò scendere dalle sue gambe, facendola rimanere in ginocchio davanti ai suoi piedi.
    - Ora possiamo fare colazione - disse.
    Chloé riempì una ciotola con latte e fiocchi d'avena e la posò a terra.
    - Ecco qui, la tua colazione è pronta, vieni a mangiare! - disse indicando a Bianca la ciotola.
    La ragazza mise il broncio, ma stavolta Chloé non era disposta a cedere.
    - Non credere di intenerirmi con quel musetto mia cara!
    Non tollero capricci, sai che non devi saltare i pasti, se non vieni subito a mangiare dovrò prendere la canna, a te la scelta!
    Bianca gattonò fino alla ciotola sconfitta, non aveva alternativa.
    - Forza, metti il musetto nella ciotola senza sporcare in giro e alza bene il culetto che vogliamo vederti scodinzolare mentre mangi!
    Era davvero umiliante mangiare in quel modo.
    Per riuscire a prendere in bocca quella poltiglia semiliquida era costretta a immergervi metà della faccia, imbrattandosi come una bambina di un anno.
    Si vergognava terribilmente dello spettacolo che stava dando, spettacolo che i Padroni sembravano invece apprezzare moltissimo, mentre si gustavano il loro caffè comodamente seduti a tavola.
    - Su, vieni a pulire quel musetto - le disse Chloé imbevendo di acqua un tovagliolo.
    - Guarda che disastro! Sei proprio una cagnetta zozzona, ti meriteresti una sculacciata coi fiocchi! - la rimproverava mentre le ripuliva la faccia.
    Dopo colazione tornarono tutti e tre in camera da letto.
    - Ora puoi alzarti in piedi Bianca - le disse il Padrone.
    - Finora abbiamo scherzato, ma adesso iniziamo a fare sul serio piccola.
    Le sue parole, ma soprattutto il tono di voce, la fecero rabbrividire.
    Sentiva lo stomaco sottosopra e il cuore battere a mille.
    Léon aveva preso dallo zaino alcuni foulard e un frustino da equitazione.
    Bianca deglutì, sentiva le gambe cedere e la saliva azzerata.
    Si lasciò guidare docilmente sul letto da Chloé, che iniziò a prepararla, raccogliendole i capelli in una coda alta.
    Poi la fece mettere a carponi, con la faccia e i seni appoggiati al materasso e il culo ben rialzato, dal quale sporgeva la coda pelosa che le rimosse con un gesto deciso.
    - Apri di più le ginocchia e stendi le braccia in avanti - le ordinò Léon.
    Sentì la gola bruciare e gli occhi riempirsi di lacrime, la pressione era troppa, stava per cedere...
    Iniziò a piangere sommessamente.
    Chloé le posò una mano sulla schiena per qualche istante per tranquillizzarla, poi continuò la sua preparazione, lasciandole sfogare la tensione accumulata.
    Prese due foulard e le legò i polsi alla ringhiera del letto.
    La ragazza aveva ormai abbandonato ogni freno inibitorio e piangeva copiosamente , il corpo scosso da profondi singhiozzi.
    Chloé seduta accanto a lei le accarezzava la testa in silenzio.
    Udì la voce tagliente del Padrone, che stava in piedi di fianco al letto, tenendo il frustino tra le mani.
    - Ora voglio mettere alla prova la tua disciplina, vediamo quanto dolore riesci a sopportare.
    - Per cosa devo essere punita mio Signore?
    - Perché mi fa piacere, credi che io abbia bisogno di un altro motivo per punirti?
    - No Signore.
    - Bene, allora iniziamo.
    Dovrai contare ogni colpo e ringraziarmi, se ti muoverai il colpo verrà annullato e se urlerai troppo forte ti imbavaglierò con questo foulard.
    Tutto chiaro?
    - Sì - rispose Bianca con voce tremula.
    Appoggiò il frustino al centro di una delle due natiche, che in quella posizione erano completamente tese e spalancate, lasciando in bella vista il suo sesso già bagnato.
    Partì il primo colpo secco.
    - Aaahhh! Unooo! Grazie Signore!
    Una distinta chiazza rosso fuoco si impresse sulla pelle candida.
    Pochi secondi di pausa ed ecco arrivare il secondo.
    - Aaahhh! Dueee!
    Si agitò convulsamente, i colpi erano insopportabili.
    - Non mi hai ringraziato, questo non conta - disse severamente Léon.
    - Per favore non ce la faccio, sono troppo forti! - rispose la ragazza scoppiando a piangere disperatamente.
    - Non essere sciocca, siamo solo al secondo e dobbiamo arrivare almeno a trenta!
    - Nooo la prego, non riesco a sopportarli, fanno troppo male! Voglio fermarmi! - gridò agitata.
    Era arrabbiata con se stessa, avrebbe voluto continuare, ma la sua incapacità di reggere il dolore glielo impediva.
    Chloé fece un cenno di pausa a Léon, si chinò su di lei e le parlò all'orecchio:
    - So che non vuoi fermarti, se ti fidi di noi ti aiuteremo ad arrivare fino alla fine, ma dovrai fare tutto quello che ti diciamo.
    Bianca annuì tra le lacrime, non desiderava altro che affidarsi alle loro mani in quel momento.
    - Per facilitarti ti risparmierò la conta dei colpi e il ringraziamento, Chloé ti aiuterà a rimanere ferma - disse Léon.
    La donna le avvolse saldamente le braccia attorno alla vita, immobilizzandola.
    Leon riprese a frustarla senza sconti.
    Ogni colpo lasciava uno stampo ben distinto sulla pelle.
    Ad ogni frustata la ragazza urlava e ansimava, tirando su con il naso.
    Léon, che le aveva ripetuto già diverse volte di abbassare la voce, iniziò a spazientirsi.
    - Ti ho già detto di non gridare in questo modo, è l'ultimo avvertimento, al prossimo ti imbavaglio.
    Terrorizzata dalla minaccia, al colpo successivo Bianca riuscì a controllarsi, ma dopo un paio di frustate indirizzate all'attaccatura delle cosce, non riuscì ad evitare di urlare a pieni polmoni.
    - Come vuoi tu, ora urlerai nel bavaglio.
    Prese il foulard rimasto e si apprestò a imbavagliarla.
    - Apri la bocca! - le ordinò.
    - Nooo per favore non voglio, giuro che non urlerò più!
    - Bianca obbedisci!
    - No! - disse ostinatamente, girando la testa dall'altra parte per sfuggire alla minaccia.
    Intervenne Chloé in tono duro:
    - Bianca, mancano dieci colpi, se non vuoi continuare basta che tu lo dica.
    In caso contrario farai quello che diciamo noi, sono stata chiara?
    Non poteva farci nulla, essere rimproverata da lei la eccitava da morire, anche mentre giaceva sfatta dalle lacrime e dal dolore.
    Rassegnata si lasciò imbavagliare da Léon, che subito riprese posizione accanto a lei , per somministrarle le ultime dieci terribili frustate.
    Prese bene la mira, facendo attenzione a non colpire due volte lo stesso punto, e sferrò gli ultimi colpi a ritmo serrato, ignorando spietatamente i supplichevoli lamenti della ragazza.
    Sentiva l'eccitazione salire e il suo membro indurirsi mentre ammirava la sua giovane schiava contorcersi e urlare di dolore sotto l'effetto dei suoi colpi, muovendo in un modo così sensuale quel meraviglioso culo rotondo, ormai interamente coperto da solchi violacei.
    Bianca soffocava le grida convulse dentro al bavaglio, zuppo di lacrime e saliva, cercava con tutte le sue forze di muovere il bacino per scansare i colpi, ma la presa di Chloé sui suoi fianchi non le consentiva nessuno sconto di pena, che fu costretta a subire fino all'ultimo bruciante colpo.
    Poi finalmente il silenzio.
    Era finita, ce l'aveva fatta.
    Teneva gli occhi chiusi, il respiro affannato si andava distendendo poco a poco, cedendo il passo a quello stato di serena quiete e stordimento che l'assaliva dopo una punizione.
    Si sentiva grata e soddisfatta.
    Chloé le slegò i polsi e il bavaglio e la prese tra le braccia, sdraiandosi con lei.
    La tenne stretta per qualche minuto, accarezzandola, era orgogliosa di lei.
    Bianca, ripresasi dal suo stato di trance, scese lungo i fianchi della sua Signora, le sollevò la camicia da notte in seta che ancora indossava e le sfilò le mutandine.
    Le aprì le gambe e iniziò a leccarla e succhiarla avidamente sul clitoride, come fosse un babà al rum.
    La desiderava, voleva vederla godere sotto i suoi baci.
    A quella vista, Léon non potè più trattenere l'evidente erezione che stava esplodendo sotto i suoi pantaloni e con un gesto rapido la liberò.
    Salì in ginocchio sul letto dietro alla ragazza, che se ne stava a carponi con il culo rialzato e la faccia sprofondata tra le cosce spalancate della sua padrona e la afferrò ruvidamente per i fianchi, attirandola contro di sè.
    Bianca sentì la potente erezione dell'uomo appoggiarsi al suo stretto pertugio anale e spingere con forza per violarlo, avvertì un dolore acuto mentre lo scrigno si apriva forzatamente all'usurpatore e soffocò un grido in fondo alla gola, senza staccare le labbra dal clitoride ingrossato di Chloé, mentre le conficcava con forza le unghie nelle cosce.
    L'uomo affondò il duro membro con rapide e vigorose spinte fin dentro la pancia della ragazza.
    In pochi minuti raggiunse un violento orgasmo, inondando col suo seme caldo l'intestino della giovane, che a sua volta si godeva il dolce nettare della sua signora.
    Si abbandonarono sfiniti sotto le lenzuola, tutti quegli ormoni circolanti avevano dato fondo alle loro energie, avevano bisogno di ricaricarsi.
    Dopo forse un'ora, Bianca aprì gli occhi, si era addormentata.
    Chloé le dormiva accanto, mentre Léon le osservava entrambe, seduto con la schiena appoggiata al cuscino.
    - Non ti ho ancora vista godere, voglio vederti mentre ti masturbi - le disse.
    Anche Chloé si era svegliata.
    Bianca, sdraiata supina, allungò una mano sul suo sesso e iniziò a masturbarsi, compiendo piccoli movimenti circolari attorno al clitoride con l'indice.
    Erano anni che si dava piacere in quel modo, attingendo a tutte le sue fantasie più perverse, ma non le era mai successo di doverlo fare davanti a qualcuno, la richiesta di Léon la metteva profondamente a disagio.
    Quando iniziò a sentire l'eccitazione salire le venne istintivo mordersi il labbro inferiore e girare la testa di lato, in modo che nessuno dei due potesse vederla , sentiva il bisogno di isolarsi con i suoi pensieri.
    - Gira la faccia verso di noi, non provare a nascondere lo sguardo ai tuoi Padroni! - la redarguì Léon severamente.
    Bianca si girò vergognosa.
    In quelle condizioni le era più difficile eccitarsi, poiché non riusciva a lasciarsi andare completamente, l'inibizione la tratteneva.
    Lentamente riuscì comunque a raggiungere il culmine del piacere, era ad un passo dall'orgasmo...
    Improvvisamente Léon le bloccò i polsi e le allontanò le mani dai genitali, lasciandola ansimante e insoddisfatta.
    - Nooo, per favore Padrone, non così... - supplicò.
    - Silenzio! Potrai venire solo quando lo deciderò io! - tuonò imperioso.
    - Ora ricomincia - le disse - stavolta dovrai fermarti da sola quando sarai vicina all'apice e vedi di non fare la furba o verrai punita.
    Chloé osservava la scena in silenzio.
    Bianca le lanciò un'occhiata supplichevole, sperando che intercedesse in suo aiuto, ma il suo sguardo era serio e impassibile, non aveva nessuna intenzione di prendere le sue parti.
    Riprese a masturbarsi come le era stato ordinato.
    Il piacere tornò a salire in fretta sotto le sue dita leggere e agili come farfalle.
    Iniziò ad avvertire quella sensazione di calda scioglievolezza in mezzo alle gambe, il sesso turgido e bagnato di piacere, i muscoli contratti, i gemiti sempre più incontrollabili...
    Non poteva fermarsi ora, non ce la faceva, al diavolo gli ordini.
    - Fermati Bianca! - le ordinò Léon alzando la voce.
    Era troppo tardi, le scosse dell'orgasmo la stavano già attraversando, forti come corrente elettrica, accompagnate da un lungo gemito.
    Mentre le contrazioni scemavano, iniziò a prendere consapevolezza di ciò che aveva appena fatto: aveva trasgredito a un ordine del Padrone e sapeva che Lui non l'avrebbe presa bene.
    Alzò gli occhi solo per un brevissimo istante e li riabbassò immediatamente, intimorita.
    Lui la guardava ferocemente.
    - Così è questo il tuo concetto di obbedienza? Sai che ora dovrò punirti duramente, non è vero?
    Bianca annuì debolmente, con un nodo in gola, ripensando alle frustate ricevute poche ore prima, le natiche le bruciavano ancora terribilmente ogni volta che sfioravano le lenzuola.
    Lo vide impugnare nuovamente il frustino e gli occhi le si riempirono di lacrime.
    - Apri le gambe - ordinò.
    Con orrore Bianca capì quali erano le sue intenzioni.
    - No per favore non lì, ho troppa paura! - disse, terrorizzata alla sola idea che quel crudele strumento potesse sfiorare il suo sesso delicato.
    - Stai dicendo un po' troppi no per i miei gusti, sappilo! - la apostrofò crudelmente Léon.
    Chloé si era inginocchiata dietro di lei e le aveva fatto appoggiare la testa sulle sue cosce, immobilizzandole le braccia.
    - Ti prego Chloé, non voglio farlo, digli di fermarsi! - la supplicò Bianca in panico.
    - Ora calmati. Se non vuoi continuare diglielo tu, basta che pronunci la safe e nessuno ti toccherà! - le rispose la donna tranquillamente.
    Bianca realizzò di non voler davvero fermare il gioco, ciò che la spaventava era il dolore che avrebbe provato, ma trovarsi in quella situazione la stava eccitando enormemente, per nulla al mondo vi si sarebbe sottratta di sua volontà.
    Non disse nulla, ma chiuse gli occhi e girò il viso di lato, appoggiando la fronte contro il braccio di Chloé che la teneva ferma.
    - Sei pronta? - chiese Léon fendendo l'aria con lo strumento.
    Annuì con un cenno del capo, era pronta.
    - Apri di più le gambe e inarca la schiena - le ordinò.
    Eseguì l'ordine.
    Il respiro si fece affannoso, tremava per la paura.
    Quando lo vide sollevare il braccio con la coda dell'occhio le servì tutto il suo coraggio per non richiudere le gambe. Cercò le mani di Chloé, che gliele strinse forte tra le sue, affondò la faccia nel suo avambraccio e trattenne il respiro.
    Il primo colpo la fece urlare, ma più per la paura che per il dolore.
    - Lascia andare il respiro e non stare così rigida - le ordinò Léon in tono pacato.
    Cercò di seguire le indicazioni, fece un paio di respiri e sentì la tensione scendere.
    Al secondo colpo provò a non gridare e si rese conto che i colpi non erano assolutamente paragonabili a quelli che le aveva inferto qualche ora prima sui glutei, bruciavano leggermente, ma era una sensazione del tutto sopportabile e, avrebbe osato dire, quasi piacevole.
    Al terzo colpo allentò la presa sulle mani di Chloé e si lasciò andare, spingendo più in avanti il bacino per godere meglio di quella sensazione.
    Il frustino la colpiva vicino al clitoride, come una lingua di fuoco che la sfiorava solamente, riscaldandola al suo passaggio senza ustionarla, lasciandole il desiderio del colpo successivo.
    Iniziò a mugolare come una gattina in calore, ogni volta che la lingua del frustino la colpiva sussultava di piacere, avrebbe voluto stringere le gambe, stavolta non per la paura.
    Il padrone le diede dieci colpi, poi si fermò.
    - Ora basta, o mi disubbidirai un'altra volta.
    Appoggiò il frustino sul letto, si inginocchiò e le divaricò con forza le gambe, poi prese a succhiarle il clitoride con irruenza, in un modo così diverso da quello della sua Signora,ma altrettanto piacevole.
    Intanto Chloé le aveva lasciato le mani e le accarezzava i seni, solleticando dolcemente i capezzoli con le dita.
    Bianca stava impazzendo sotto l'effetto di quella duplice stimolazione.
    Appena percepì i primi spasmi dell'orgasmo, Léon mollò la presa, lasciandola boccheggiante come un pesce fuori dall'acqua.
    - Per favore non adesso! - gridò Bianca, frustrata dall'astinenza forzata a cui era sottoposta.
    - Il momento lo decido io, non tu.
    Se vuoi venire devi prima chiedermi il permesso.
    Bianca arrossì per l'umiliazione, si vergognava a fare quella richiesta, ma il desiderio che sentiva tra le gambe era più forte della vergogna.
    - Per favore Padrone, posso venire? - chiese timidamente.
    - Così non basta, devi essere più convincente, voglio che mi supplichi...
    Chloé continuava ad accarezzarle i capezzoli, facendola rabbrividire di piacere.
    Bianca fremeva per il desiderio, non poteva più aspettare...
    - La supplico mio Signore, mi permetta di venire, non ce la faccio più! - disse quasi gridando, con lo sguardo implorante.
    Léon la fissò per qualche secondo, con un sorriso sadico dipinto sul viso.
    Poi riprese possesso dell'intimità della sua schiava, stavolta per portare a compimento il suo lavoro.
    Eccitata com'era, non ci volle più di un minuto per portarla al culmine del piacere.
    Esplose emettendo un lungo rantolo, le scosse sembravano non finire mai, togliendole il fiato.
    Era sudata, stremata, soddisfatta.
    Guardò entrambi i suoi Padroni con le pupille dilatate dalle endorfine, le guance arrossate e il sorriso appagato.
    La giornata era trascorsa in un baleno, riaccompagnarono Léon in hotel, quella sera stessa sarebbe tornato a Parigi.
    Scesi dall'auto si salutarono.
    Léon prese la mano di Bianca e gliela baciò, come un signore d'altri tempi.
    La ragazza arrossì, sorridendo timidamente.
    - Arrivederci Bianca, è stato un piacere passare questa giornata con voi, spero di rivederti presto e magari di ripetere l'esperienza, chissà.
    - Grazie Léon, è stato un piacere anche per me e chissà... - rispose la ragazza di rimando.
    Chloè lo abbracciò:
    - Arrivederci mio caro, fai buon viaggio e torna a trovarci, ci sentiamo.
    Mentre tornavano in Accademia, non si scambiarono che poche parole, erano troppo stanche.
    Fu Bianca a rompere il silenzio:
    - Comunque non ci sono portata a fare la slave - disse.
    - Non sembrava che ti dispiacesse così tanto però...
    - Infatti mi è piaciuto, ma perchè sapevo che si trattava solo di un giorno, non credo che reggerei di più!
    - Beh non temere, con me non corri questo rischio! - sorrise la donna.
    Fermò la macchina, erano arrivate.
    - La cintura è stata meno dolorosa di quanto pensassi...
    Chloé la guardò con un sorriso malizioso e le scoccò un bacio sulla guancia, prima di lasciarla scendere.
    - Non ti illudere mia cara, non sarai sempre così fortunata. Ci vediamo domani.

    Edited by Edy. - 3/9/2022, 08:44
     
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    CAPITOLO 7 - UNA PUNIZIONE MEMORABILE (prima parte)

    La rigida routine dell'Accademia imponeva agli studenti molti sacrifici e la rinuncia a gran parte degli svaghi normalmente consentiti ai ragazzi della loro età.
    Se per Bianca questo non era un grosso problema, avendo già i suoi emozionanti diversivi, diverso era per la sua compagna Lisa.
    Da sempre ribelle e irrequieta, le stavano strette le regole della Scuola e faceva in modo di evaderle, spesso solo per il gusto di trasgredire.
    Solo una volta era riuscita a trascinare Bianca in uno dei famosi festini notturni che i ragazzi organizzavano di nascosto nelle loro camere.
    Bianca aveva accettato controvoglia, solo per accontentare l'amica e non fare la solita figura della sfigata, ma aveva sempre odiato quel genere di feste, dove spesso giravano tra gli studenti alcol e droghe.
    Ci era rimasta pochissimo, prima di filarsela con una scusa, pregando che non venissero scoperti o avrebbero passato guai seri.
    Il rischio era la sospensione, se non addirittura l'espulsione dall'Accademia e questo pensiero la terrorizzava, senza contare che ne avrebbe prese così tante che non si sarebbe potuta sedere per giorni...
    Quando Lisa era rientrata avevano discusso.
    Bianca aveva cercato di farla riflettere sui rischi che correva la sua carriera da ballerina e soprattutto sui danni che potevano provocarle quelle sostanze, ma Lisa aveva reagito male alle sue critiche, accusandola di essere la solita noiosa guastafeste.
    Bianca, colpita nelle sue insicurezze e ferita dalle parole dell'amica, non era più tornata sull'argomento, ma da quel giorno il loro rapporto si era un po' freddato.
    La ragazza ne soffriva perché si era affezionata alla sua compagna e sapeva che, sotto l'apparenza dura, era in realtà un pezzo di pane.
    Una sera, con la scusa di una lezione supplementare, si era fermata nello studio di Chloé per passare un po' di tempo con lei e avevano fatto piuttosto tardi.
    - Sarà meglio che torni in camera, domani devi alzarti presto - le disse la donna abbracciandola e baciandole i seni delicati, mentre giacevano nude sul divano.
    L'aiutò a rivestirsi e la salutò con un allegro sculaccione.
    Appena aprì la porta della sua stanza, Bianca, che si aspettava buio e silenzio, si trovò immersa da fumo, risatine e un forte odore di marijuana.
    - Ma che ci fate qui? - chiese guardando Lisa con aria di rimprovero.
    Per tutta risposta, la ragazza la apostrofò in tono provocatorio:
    - Beh visto che tu non c'eri volevo un po' di compagnia.
    Comunque tranquilla che non mordono e tra poco se ne vanno, miss perfettina!
    Bianca arrossì e si sedette sul letto a disagio, sentendosi presa in giro.
    Vide che il gruppetto si stava scambiando delle pasticche e intuì di cosa si trattava.
    Era allibita, sapeva che avrebbe dovuto denunciare la situazione già da tempo, ma non se la sentiva di mettere nei guai i suoi compagni, sopratutto Lisa.
    Improvvisamente la porta della camera si aprì.
    Bianca si trovò davanti Chloé.
    Teneva in mano le sue scarpette, che aveva dimenticato nell'ufficio e le aveva riportato.
    Aveva bussato ma, non ottenendo risposta e sentendo un po' di trambusto, era entrata per capire cosa stesse succedendo.
    I ragazzi erano ammutoliti nel trovarsela davanti, c'era un tale silenzio che si sarebbe sentito uno spillo cadere.
    Rimase immobile sulla porta per qualche istante, fissando con occhi interrogativi prima il gruppetto di allievi, poi Bianca che se ne stava in disparte, per trovare una spiegazione.
    Poi vide le pasticche sparse sul letto.
    Il suo sguardo divenne improvvisamente gelido, Bianca lo conosceva bene e sapeva cosa aspettarsi: era furiosa.
    - Consegnatemi quelle pastiglie - disse con una freddezza da raggelare la stanza.
    Lisa tentò una debole autodifesa, la voce le tremava per la paura:
    - Madame Dubois, noi stavamo solo...
    - Subito! - disse duramente, alzando la voce.
    Lisa le consegnò le pasticche a testa bassa, mortificata.
    Domani parlerò dell'accaduto con la direttrice e deciderà lei il da farsi, ma sappiate che ci saranno conseguenze pesanti per tutti!
    E ora filate in camera vostra! - sentenziò.
    Tutti si defilarono in un baleno, in camera rimasero solo Chloé, Bianca e Lisa, che da brava codarda si precipitò in bagno, per non dover sostenere lo sguardo dell'insegnante.
    Bianca era rimasta seduta sul letto, ancora incredula e attonita.
    Guardava Chloé e si sentiva terribilmente in colpa, aveva un macigno conficcato nello stomaco, sentiva di averla delusa...
    Anche se in questo caso non c'entrava, era al corrente di questi festini da tempo e non solo non aveva detto nulla, ma vi aveva anche partecipato, quindi era colpevole quanto tutti gli altri.
    Chloé la guardava come una leonessa pronta a sferrare il colpo.
    - Cosa c'entri tu in tutto questo? Lo sapevi?
    Bianca aveva la gola chiusa per l'emozione, divenne rossa e abbassò lo sguardo, temendo che potesse leggere nei suoi occhi la verità e il senso di colpa che provava.
    - No Madame, glielo giuro, non ne sapevo nulla, li ho trovati quando sono tornata in camera...
    Chloé non era una stupida e non si accontentava certo di quella risposta.
    - È successo altre volte? Ne eri al corrente?
    Bianca si sentì sprofondare.
    Tremava, non osava guardarla negli occhi, sapeva che quella risposta avrebbe segnato la sua fine, ma non poteva mentirle.
    - Sì Madame.
    - E magari hai anche partecipato!
    Esitava... aveva gli occhi pieni di lacrime, le parole non volevano uscire.
    - Vuoi rispondere! - gridò rabbiosamente la donna.
    - Una volta sola, ma me ne sono andata quasi subito...- disse con voce tremante.
    - Hai preso anche tu quelle pasticche?
    - No lo giuro, non ho mai preso nulla! Mi dispiace non averglielo detto, ma non volevo...
    - Fai silenzio! Non voglio sentire un'altra parola!
    Vai a letto, adesso mi devo calmare, domani facciamo i conti!
    Uscì sbattendo rabbiosamente la porta.
    Bianca si accasciò nel letto e iniziò a singhiozzare come una bambina.
    Ora il suo comportamento le sembrava gravissimo.
    Aveva accettato di nascondere una pericolosa bravata e di prendervi parte, solo per non sentirsi diversa dagli altri.
    Aveva deluso la sua Chloé e aveva sicuramente perso la sua stima, forse anche lei.
    Si sentiva un vero fallimento, non avrebbe potuto stare peggio di così.
    Lisa uscì dal bagno con la faccia scura.
    - Tu e le tue scarpette del cazzo! - disse stizzita.
    Bianca non ci vide più.
    Si era trattenuta anche troppo, ora basta.
    Iniziò ad urlarle contro, tra un singhiozzo e l'altro.
    - Vorresti dare la colpa a me per quello che è successo? Se ho una colpa è solo quella di essermi fatta convincere da te a partecipare ai vostri stupidi festini e avervi coperto, invece di dire la verità fin dall'inizio!
    Per colpa tua forse saremo espulse e addio a tutti i miei sogni!
    L'ultima frase le si troncò nella gola, interrotta dai singhiozzi che la scuotevano a raffica.
    Quella stupida non poteva sapere in quali guai l'aveva cacciata.
    Non si trattava solo della danza, per lei la posta in gioco era molto più alta.
    Sentì una mano sulla sua spalla.
    Alzò lo sguardo, Lisa la guardava con occhi pentiti.
    - Hai ragione, mi dispiace sono stata una cretina.
    Non so perché faccio queste cose, neppure mi divertono... se verrò espulsa me lo merito, ma dirò che tu non c'entri niente, perché è la verità e non devi andarci di mezzo per colpa mia!
    Bianca, che non era capace di portare rancore, si sentiva già in colpa per avere esagerato con quello sfogo.
    - Ma no, ho anch'io le mie colpe, nessuno mi ha costretta con la forza a partecipare... è colpa mia se non sono capace di dire no ed è giusto che paghi pure io!
    - Sarà quel che sarà, ci penseremo domani - disse Lisa sbadigliando - ora andiamocene a letto che sto morendo di sonno!
    Bianca la invidiò atrocemente, si era già dimenticata di quello che era successo!
    Avrebbe voluto averlo anche lei quel menefreghismo, come sarebbe stata diversa la sua vita!
    Invece passò la notte a piangere e rigirarsi nel letto, tormentata dai rimorsi e dal pensiero di quello che sarebbe successo l'indomani...
    La mattina dopo, la direttrice convocò nello studio tutti i colpevoli, uno ad uno.
    Naturalmente era presente anche Chloé.
    I ragazzi entrano e uscirono dalla stanza uno dopo l'altro, con le orecchie basse e qualcuno con le lacrime agli occhi per la strigliata ricevuta, ma tutto sommato era andata meglio del previsto: se l'erano cavata con due settimane di sospensione dalle lezioni e un avviso alle rispettive famiglie.
    Bianca era l'ultima ad entrare e se ne stava in trepidante attesa fuori dalla porta.
    Non aveva chiuso occhio, sentiva il cuore in gola e la tensione a mille, forse più di quando aveva fatto l'audizione mesi prima...
    Continuava a tormentarsi di rimorsi ripensando all'espressione delusa di Chloé, si sentiva indegna del suo amore.
    Inoltre era terrorizzata dall'idea di dover sostenere lo sguardo di entrambe, la direttrice la metteva in soggezione già da sola, ma doverle affrontare insieme per una mancanza così grave era un pensiero insostenibile.
    Lisa uscì dalla porta con lo sguardo sollevato e le fece l'occhiolino.
    - Tranquilla, ho detto che tu non ne sapevi niente, vedrai che non ti sospendono!
    A Bianca iniziarono a cedere le gambe per l'agitazione, toccava a lei entrare, ma avrebbe voluto scappare come una ladra...
    Il cuore le batteva all'impazzata, forse sarebbe svenuta proprio lì, in mezzo al corridoio.
    Invece si fece coraggio e bussò.
    - Avanti!
    Entrò tremante, gli occhi vergognosamente fissi a terra.
    - Entra Bianca, avvicinati.
    Era la voce della sua adorata, che non osava guardare in faccia per i sensi di colpa.
    Bianca stava in piedi di fronte a entrambe.
    - Può anche guardarmi in faccia signorina De Angelis, non ho intenzione di morderla, non per ora almeno! - disse la Direttrice, rimarcando le ultime parole con una vena di sadismo.
    Con enorme sforzo, Bianca sollevò lo sguardo e riuscì a reggere quello delle due donne per pochi secondi, prima di sprofondarlo nuovamente verso il pavimento.
    La fissavano con aria truce, la direttrice tamburellava nervosamente le dita seduta alla scrivania, mentre Chloé stava in piedi accanto a lei, seria e impettita a braccia conserte.
    Prese la parola la Direttrice:
    - Dunque signorina, come ha visto ai suoi compagni sono toccate due settimane di sospensione e mi creda, sono stata molto clemente, l'uso di droghe è un fatto gravissimo che meriterebbe l'espulsione dalla scuola.
    Sappiamo che non ha preso parte alla bravata di ieri sera, dato che ha passato la serata con la sua insegnante, inoltre la sua compagna di stanza ci ha assicurato che lei non era a conoscenza di nulla.
    Tuttavia sappiamo anche, per sua stessa ammissione, che in passato ha preso parte a uno di questi "festini", chiamiamoli così, e che aveva già visto circolare queste sostanze, pur non avendole assunte, o almeno lo spero...
    Bianca scosse la testa.
    - No signora, non le ho mai prese lo giuro...
    - Non le ho dato il permesso di parlare! - la redarguì la donna bruscamente.
    Bianca arrossì come un peperone e deglutì, non vedeva l'ora che quel supplizio finisse e di sapere quale sorte le sarebbe toccata, qualsiasi punizione era preferibile a quel crudele interrogatorio.
    La direttrice continuò:
    - Il fatto che lei non abbia mai assunto quelle sostanze ci è stato confermato da tutti i suoi compagni, quindi non abbiamo motivo di dubitarne.
    Questo può evitarle la sospensione, ma non rende la sua colpa meno grave ai miei occhi.
    Coprendo questa situazione invece di denunciarla lei si è resa complice di un fatto molto grave, che non posso certo lasciar correre, spero se ne renda conto.
    Bianca sollevò per un istante due occhi umidi e supplichevoli verso Chloé, sperando di trarne un po' di conforto, ma la sua espressione era dura come il ghiaccio. Inghiottì saliva e distolse subito lo sguardo, mentre un brivido di eccitazione le percorreva la schiena.
    Pensò con le farfalle nello stomaco che la donna non avrebbe certo voluto consolarla in quel momento, anzi se avesse potuto probabilmente le avrebbe scorticato le chiappe a suon di frustate e, a discapito dei sensi di colpa, sentì il sesso diventare improvvisamente umido.
    - Stasera dopo le lezioni io e Madame Dubois la aspettiamo nel mio studio per assegnarle il castigo che merita, cosa di cui mi occuperò io personalmente.
    Per ora può andare - concluse la Direttrice.
    Bianca non disse nulla e uscì sconvolta.
    Quell'ultima frase della Direttrice l'aveva messa in subbuglio, si era immaginata che Chloé la punisse, non che lo facesse la Direttrice, se la prima ipotesi le metteva un brivido di piacere, per quanto consapevole di meritare un castigo molto severo, la seconda le metteva i brividi e basta, l'idea di finire sotto le grinfie di quella donna la terrorizzava.
    In più, non sapeva spiegarsi il motivo, ma sapere che Chloé avrebbe assistito alla punizione, o magari l'avrebbe addirittura aiutata a impartirgliela, la metteva ancora più a disagio e in imbarazzo.
    Passò l'intera giornata tra le nuvole, senza riuscire a combinare nulla a lezione, pensando e ripensando continuamente alla serata che l'aspettava.
    Realizzò per un attimo che avrebbe potuto fermare quella farsa se solo avesse voluto, le punizioni corporali non erano certo previste nella scuola, l'unico motivo per cui le riceveva era che l'aveva accettato.
    Ma la verità era che lei voleva quella punizione, la desiderava con ogni sua forza e non solo per il piacere che le dava essere punita, ma soprattutto per espiare il senso di colpa che la opprimeva.
    Sapeva benissimo che non si sarebbe mai tirata indietro, qualunque punizione le avessero imposto, anche la più umiliante.
    La sera si presentò all'appuntamento molto tesa.
    Chloé l'aspettava all'ingresso.
    Appena la vide, gli occhi di Bianca si riempirono di lacrime.
    Le si avvicinò mesta, come un cucciolo abbandonato, aveva bisogno di un suo abbraccio, del suo conforto, di respirare l'odore della sua pelle.
    Dalla sera prima era stata così fredda e distaccata che temeva di non poter più recuperare il loro rapporto e quest'idea la tormentava.
    Non sapeva che Chloé stava male quanto lei e stava facendo un grande sforzo per mantenere quell'atteggiamento impassibile.
    Vedendola così turbata, ebbe l'istinto di stringerla fra le braccia, consolarla e dirle che presto sarebbe finito tutto, ma non poteva farlo se voleva che la ragazza comprendesse fino in fondo la gravità del suo errore e non lo ripetesse.
    Doveva capire una volta per tutte l'importanza di ragionare con la propria testa, imparando a fare quello che riteneva giusto senza temere di essere giudicata.
    - Mi dispiace Chloé... - le disse sottovoce Bianca, con la voce rotta dal pianto.
    - Adesso avrai modo di dimostrarmelo quanto ti dispiace - rispose Chloé con mascherata freddezza.
    - Ti prego...non voglio che mi punisca lei... perché non puoi farlo tu? - la supplicò con gli occhi lucidi e il labbro inferiore che tremava.
    La donna resse a fatica lo sguardo implorante della sua piccola, in quel momento l'avrebbe presa e rinchiusa nel suo studio, loro due sole, tenendola stretta al riparo da ogni minaccia.
    Ma non poteva evitarle quella punizione, sapevano entrambe che ne aveva bisogno, anche se la sua parte razionale stava facendo resistenza.
    Rimase ferma nel suo proposito:
    - Quello che hai fatto è molto grave Bianca ed è legato alle regole della scuola, quindi è giusto che sia la Direttrice a punirti.
    Comunque le ho chiesto io di farlo al posto mio, perché credo che non sarei in grado di punirti con sufficiente severità per il rapporto che ci lega... con Olga non ci sarà questo problema, non si farà certo intenerire dalle tue suppliche, questo è bene che tu lo sappia.
    " Per il rapporto che ci lega..." , queste parole furono un balsamo per il cuore tormentato di Bianca.
    Lei la amava ancora, erano ancora legate...
    Aveva interpretato il fatto che Chloé delegasse la sua punizione alla Direttrice come un segno di disinteresse nei suoi confronti, temeva che non la volesse più, ecco cosa l'aveva fatta così soffrire, ora iniziava a capirlo.
    Adesso sentiva il cuore meno pesante, l'energia stava tornando a scorrere nelle sue gambe.
    Attraverso gli occhi di Chloé riusciva a vedere la sua colpa con più tolleranza, aveva sbagliato e meritava di essere punita, ma questo non la rendeva indegna di essere amata.
    " Non si farà certo intenerire dalle tue suppliche..." , questo le suscitava sentimenti contrastanti, timore ed eccitazione si mescolavano, producendo come sempre quella vibrazione sottile che dalla pancia scendeva fin dentro ai suoi organi sessuali contratti, che sentiva riempirsi di liquidi caldi.
    Sapeva di non avere una grandissima tolleranza al dolore e il suo terrore era che la Direttrice, non conoscendola bene quanto la sua insegnante, superasse i suoi limiti di sopportazione, costringendola a usare la safeworld per fermare la punizione.
    Per lei pronunciare la safe sarebbe stato un fallimento, avrebbe preferito morire di dolore piuttosto che cedere.
    Chloé, anche in caso di punizioni severe, l'aveva al massimo portata vicino al suo limite, ma senza superarlo, l'idea che ora questo sarebbe potuto accadere la spaventava, ma al tempo stesso era ciò che più la eccitava, la sfida contro i propri limiti.
    Mentre era persa nei suoi pensieri, la porta dell'ufficio si aprì.
    La Direttrice era davanti a loro, rigida e imponente come il Colosseo.
    - Potete entrare! - disse con voce energica e squillante.
    Il cuore di Bianca fece un tuffo nel vuoto, le gambe tornarono improvvisamente a essere gelatina, a fatica le trascinò dentro la stanza.
    Entrò seguita da Chloé, che si posizionò di fianco a Olga, entrambe stavano in piedi e la squadravano severamente, ferme e silenziose come due statue di marmo.
    Le pareva di assistere alla sua esecuzione capitale.

    Edited by Edy. - 2/9/2022, 19:00
     
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    Senti ma quel paddle di plastica fa molto male dicevi? 😏
     
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    CITAZIONE (E.D.Y. @ 24/7/2022, 08:50) 
    Senti ma quel paddle di plastica fa molto male dicevi? 😏

    Devastante 😖
     
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    Ben detto Ravel! Tranquillo, fa pena a me, ma alla Direttrice non credo proprio...
     
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    Molto bello questo racconto!!! E anche Tutto il climax ascendente! E grazie anche alla suspance. Ora prego procedere 😂
     
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    CAPITOLO 7 - UNA PUNIZIONE MEMORABILE (seconda parte)

    La Direttrice prese la parola:
    - Dunque ragazzina, conosci già i motivi per cui ti trovi qui, quindi direi di non perdere altro tempo e di procedere.
    Togliti i pantaloni, appoggiali su quella sedia e vieni qui! - le ordinò seccamente.
    Bianca eseguì gli ordini rapidamente, come un automa.
    Quella donna la metteva in un tale stato di soggezione che si sentiva totalmente soggiogata da lei.
    Sentì le guance tingersi di rosso per l'imbarazzo, i loro sguardi inquisitori erano puntati su di lei.
    Chloé le si parò davanti e con un gesto le afferrò l'elastico delle mutandine, ma lei istintivamente le bloccò le mani, tanta era la vergogna di vedersele abbassare davanti alla Direttrice.
    Chloé la fulminò con lo sguardo:
    - togli subito le mani, iniziamo molto male signorina!
    Umiliata da quel rimprovero, Bianca obbedì e la lasciò fare, abbassando lo sguardo vergognosamente.
    Ma invece di abbassargliele, la donna iniziò a tirargliele verso l'alto, fino a farle entrare completamente nella fessura tra le natiche.
    Conciata in quel modo si sentiva ancora più ridicola e infantile ai loro occhi, oltre al disagio che le procurava la stoffa delle mutandine arrotolata e tirata al massimo in mezzo ai glutei.
    La Direttrice le indicò una panca senza schienale in mezzo alla stanza, la stessa che ricordava di aver visto la prima volta che era entrata in quello studio, senza sapere allora a quale scopo servisse.
    - Mettiti a cavalcioni su questa panca, apri le gambe e spingi il culo bene in fuori! - le ordinò.
    Piena di vergogna si posizionò come le era stato indicato.
    La donna era in piedi dietro di lei, che le guardava il culo esposto e riempito nel mezzo da quel ridicolo perizoma, all'imbarazzo si aggiunse la paura che una macchia di umido potesse vedersi attraverso la stoffa chiara delle mutandine.
    La vide dirigersi verso un armadio e prendere uno strumento simile a un paddle in plastica trasparente.
    Con quello in mano tornò a mettersi alle sue spalle e iniziò a rimproverarla, con la precisa intenzione di amplificare l'imbarazzo che già provava.
    - Immagino che sia piacevole alla tua età ritrovarsi a pancia in sotto a prenderle sul culetto come una mocciosa, dovresti vergognarti!
    Bianca si sentiva sprofondare per l'umiliazione, mentre sotto di lei le mutandine si allagavano...
    - Questo è uno strumento che ho acquistato durante uno dei miei viaggi.
    È in plastica spessa e robusta, solo chi l'ha provato sulla sua pelle può dire quanto è doloroso, per quanto ho potuto verificare io, posso assicurarti che trenta colpi con questo ti faranno passare definitivamente la voglia di trasgredire le regole!
    Bianca deglutì ansiosamente, una morsa le aveva serrato la bocca dello stomaco.
    Alzò la testa in cerca di conforto verso Chloé.
    La donna stava in silenzio davanti a lei. Aveva l'aria apparentemente dura e impietosa, ma a Bianca parve di percepire un'ombra di preoccupazione nei suoi occhi.
    Sicuramente anche lei aveva provato sulla sua pelle quello strumento almeno una volta e sapeva bene a cosa stava per andare incontro.
    Se l'obiettivo della Direttrice era quello di spaventarla, l'aveva raggiunto pienamente, sentiva già la paura chiuderle la gola e gli occhi riempirsi di lacrime per la tensione.
    Avrebbe tanto desiderato un abbraccio dalla sua amata, o almeno la sua mano da stringere, ma sapeva benissimo che non avrebbe ottenuto nulla da lei fino al termine della punizione.
    La donna appoggiò il paddle sulle natiche tese della ragazza, tenendolo fermo per qualche secondo, poi iniziò a distribuire una serie di colpetti ravvicinati al centro del culo.
    La plastica fredda e rigida produceva sulla pelle una sensazione molto diversa dal legno.
    Un brivido di paura le attraversò la schiena, facendole accapponare la pelle.
    Quei colpetti non facevano altro che prolungare la sua agonia portando la tensione alle stelle, nella snervante attesa di ricevere il primo vero e temuto colpo.
    Prendeva fiato e sospirava nervosamente, cercando inutilmente di controllare l'ansia che aumentava.
    Ci fu un attimo di pausa.
    Un colpo secco si abbatté sul suo culetto indifeso, seguito da un bruciore insopportabile.
    - Aaahhh! Aaahiii! - gridò a pieni polmoni, sollevando il busto e coprendosi istintivamente le chiappe con entrambe le mani.
    - Leva subito quelle mani! Se lo fai un'altra volta raddoppiamo il numero dei colpi, sono stata chiara? - la incalzò duramente la Direttrice.
    Bianca tremava ancora per lo shock, non riusciva a staccare le mani dal culetto.
    Era certa di non poter sopportare un altro colpo così forte, la paura prese il sopravvento e scoppiò a piangere.
    - Finiscila di lagnarti, non credere di intenerirmi con quei piagnistei! Siamo solo al primo colpo e ti ricordo che dobbiamo arrivare a trenta! E ci arriveremo, che ti piaccia o no, quindi adesso togli quelle mani o te le lego alla panca!
    Con grande fatica, Bianca represse l'istinto di proteggersi e tolse le mani dalle natiche, abbracciando forte la panca e affondando il viso pieno di lacrime sul duro legno.
    Non riusciva a smettere di tremare e singhiozzare, il suo corpo sembrava un fragile ramoscello scosso dal vento. Tratteneva il respiro, nell'attesa del colpo successivo, augurandosi che fosse meno forte del primo.
    Il secondo colpo non si fece attendere.
    - Aaahhhiii!!!
    - No no per favore basta!!! Sono troppo forti non ce la faccio!!!
    - Lo decido io quanto forti devono essere, non tu! Cosa ti aspettavi, il solletico? Questa è una punizione, per essere efficace deve fare male!
    La ragazza piangeva rumorosamente e tirava su col naso, come una bambina, quello strumento infernale sembrava volesse staccarle la pelle.
    Sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla, era Chloé.
    Le si avvicinò all'orecchio e le sussurrò:
    - Ce la puoi fare tranquillamente, stringi forte la panca e non staccare le mani per nessun motivo. Riprendi fiato tra un colpo e l'altro e non stare contratta!
    Il suo tono di voce si era ammorbidito, stava cercando di aiutarla.
    Bianca annuì con gratitudine, ora si sentiva più serena, se Chloé pensava che potesse farcela forse era così.
    I colpi ripresero ad abbattersi imperterriti
    sul suo culetto.
    La Direttrice colpiva con metodo e vigore, concedendole solo pochi istanti di pausa tra uno e l'altro.
    Bianca gridava e si contorceva sulla panca ogni volta che lo strumento impattava sulla sua pelle sensibile.
    Stringeva e rilasciava il culetto in continuazione, nel disperato tentativo di procurarsi un po' di sollievo.
    - Rilassa quel culo e spingilo in fuori, devi offrirti alla punizione, non cercare di evitarla!
    - Non ce la faccio più di così, mi fa troppo male! - piagnucolò la ragazza.
    - Se ti fossi comportata bene ora non ti farebbe così male, quindi smettila di frignare e fai quello che ti ho detto! - la rimbrottò spietatamente la direttrice.
    Bianca sentì di odiarla in quel momento, stava facendo tutto il possibile per sopportare quella punizione atroce e lei non aveva un briciolo di pietà, non capiva quanto dolore stesse provando...
    In pochi minuti il sedere aveva già assunto una tonalità rosso acceso, in netto contrasto con il resto del corpo.
    La Direttrice prese a colpirla sulla parte alta delle cosce, uno dei suoi punti più sensibili.
    Bianca lanciò un urlo e piegò le ginocchia, tentando di coprirsi con i piedi.
    - No, giù quelle gambe, subito! - ordinò severamente la Direttrice.
    - Per favore, non lì, fanno troppo male! - sì lamentò disperatamente.
    - Niente storie signorina, giù le gambe ho detto!
    Rassegnata stese lentamente le gambe tremanti.
    I colpi ricominciarono a piovere a raffica sulle cosce, che presto si uniformarono al colore del culetto.
    Ad ogni colpo Bianca trasaliva, scalciando l'aria vivacemente per poi rimettere i piedi a terra.
    Sconfitta nell'orgoglio, le grida si erano tramutate in un pianto sommesso, continuo e disperato, con il quale cercava di auto consolarsi.
    Dopo una ventina di colpi la donna si fermò.
    Bianca sentì i suoi passi allontanarsi e si rilassò un attimo, ringraziando per quella tregua.
    Dopo pochi istanti la vide con terrore appoggiare un bicchiere sulla scrivania ed estrarne una grossa radice di zenzero.
    - Nooo per favore, quella no, non voglio vi prego!!!
    - Questo è quello che succede quando non si rispettano le regole, devi ringraziare solo te stessa se ti trovi in questa situazione! - le rispose crudelmente la Direttrice.
    Chloé si chinò su di lei, prese l'elastico delle mutandine e con decisione gliele abbassò fino alle ginocchia, ignorando le sue proteste.
    - Ti prego Chloé non voglio! Mi vergogno troppo! - la supplicò piagnucolando.
    - Niente capricci signorina, dovresti vergognarti di quello che hai fatto! Se avessi ragionato con la tua testa ora non saresti qui! - le disse in tutta tranquillità.
    La Direttrice si inginocchiò dietro di lei con la radice bagnata in mano.
    - Ora da brava, inarca la schiena e apriti bene le chiappe con entrambe le mani - le ordinò.
    - Ma Signora... la prego!!!
    - Forza... o devo farlo fare alla tua insegnante?
    Eppure prima eri bravissima a mettere le mani dietro! - le disse ironicamente.
    Bianca stava morendo di vergogna.
    Chiudendo gli occhi per sopportare l'umiliazione appoggiò le mani sulle natiche e le aprì leggermente.
    Non poteva fare a meno di pensare alla visione oscena che stava offrendo dietro di sè, così vulnerabile ed esposta ai loro sguardi.
    Il respiro divenne improvvisamente affannoso, si rese conto che stava contraendo il buchetto per l'eccitazione, sentiva il sesso turgido e bagnato.
    - Devi aprire di più, così non vedo niente!
    Ecco, così va bene, rimani immobile e non spostare le mani finché non ho finito!
    La direttrice le passò rapidamente un dito sul sesso fradicio, sfiorandole il clitoride.
    A quel tocco Bianca sobbalzò di piacere, stringendo le cosce.
    - Se non sapessi quanto male ti sto facendo, direi quasi che ti piaccia essere punita! - le disse fingendosi stupita, per metterla in imbarazzo.
    Senza troppe cerimonie e senza preavviso, la donna le infilò un dito nell'ano.
    Per la sorpresa, Bianca sussultò contraendo il buchetto.
    - Non così, ti devi rilassare! - la rimproverò la donna, mollandole un secco sculaccione sulla coscia.
    Dopo avere introdotto anche il secondo dito, massaggiò per alcuni minuti lo sfintere interno della ragazza.
    Bianca suo malgrado non riusciva a trattenere gemiti di piacere, mentre il suo buchetto cedeva e si apriva alla stimolazione di quelle dita invadenti.
    Se ne stava lì con il culo sporgente dalla seduta, i piedi sollevati da terra con le mutandine ormai scese alle caviglie, le mani che tenevano spalancate le chiappette, mostrando impudicamente la sua intimità.
    Non poteva nascondere il piacere che provava, serrava forte le cosce intorno alla panca, inarcando la schiena e mugolando come una gatta in calore.
    Non avrebbe potuto offrire uno spettacolo più umiliante, lo sapeva bene, ma in quel momento era una questione secondaria.
    La Direttrice tolse improvvisamente le dita e subito appoggiò la grossa radice all'ano ancora leggermente dilatato, spingendo con decisione.
    Bianca avvertì il fresco bruciore dello zenzero farsi strada dentro il suo pertugio stretto, aprendolo forzatamente.
    Cercò di opporsi alla pressione troppo forte sollevando la schiena, ma la Direttrice la spinse in giù tenendola ferma e con un rapido gesto le spinse dentro l'intera radice.
    - Aaahhh!!! Brucia!!! Per favore toglietemela!!! - iniziò a supplicare.
    - Neanche per sogno! La terrai finché lo deciderò io e vedi di non farla uscire o saranno guai seri per il tuo culetto!
    Con orrore la vide impugnare nuovamente il paddle.
    Quel briciolo di orgoglio che le era rimasto si infranse.
    - Nooo! Per favore, un'altra volta il paddle no! Prometto di essere brava e di non trasgredire mai più le regole , lo giuro!
    - Ormai dovresti aver capito che con me non serve a niente supplicare.
    Magari potrai addolcire la tua insegnante, che ha il cuore più tenero del mio, ma con me queste sceneggiate non funzionano mia cara.
    Abbiamo detto trenta colpi e ne hai presi solo venti, quindi adesso preparati a prendere gli ultimi senza fare storie.
    Disperata, Bianca sprofondò il viso bagnato di lacrime nella panca e si preparò a ricevere gli ultimi colpi, non osando immaginare cosa avrebbe provato quando lo strumento avrebbe colpito la radice che stava lì, nel suo buchetto in fiamme, tormentandolo senza tregua.
    La direttrice non la fece attendere a lungo e iniziò subito a colpirla, premurandosi di mirare il centro del culetto, dove sporgeva la radice.
    Ad ogni colpo la ragazza gridava e si agitava convulsamente scalciando in aria, le mutandine erano volate in un angolo della stanza.
    Al bruciore sulle natiche si aggiungeva quello causato dallo zenzero, che si amplificava sotto l'effetto dei colpi.
    Non sapeva come, ma riuscì ad arrivare all'ultimo colpo.
    Era sfinita e sentiva il sedere gonfio come un canotto, ma si sentiva leggiadra come una bolla di sapone .
    La punizione era finita, la Direttrice l'avrebbe congedata e Chloé l'avrebbe finalmente consolata fra le sue braccia.
    O almeno questo era ciò che pensava, ma si illudeva...

    Edited by Edy. - 2/9/2022, 19:02
     
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    Grande! 😂❤️
    (Comunque do ragione a Bianca...50 colpi con quello strumento sono impossibili da sopportare😅)
     
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    Nulla è impossibile per super Bianca!🤣
     
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