"Non devo riguardarmi!"

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    Ore 22:30
    <<vado a letto presto stasera!>>
    <<stanca?>>
    <<no, ho un po’ di febbre e mal di gola!>>
    <<un po’ quanta?>>
    <<non tanta, 37 e spicci.>>
    <<spicci? Quanti spicci?>>
    <<37,9>>
    <<praticamente 38. Prendi qualcosa ciccia prima di andare a letto.>>
    <<ok capo. Buona notte>>
    <<buona notte e riguardati mi raccomando. Domani dimmi come stai.>>
    …una notte di sonno profondo…
    ----
    Ore 10
    <<buongiorno, come stai?>>
    <<bene dai, niente febbre stamattina>>
    <<non dirmi che sei al lavoro.>>
    <<ok non te lo dico. :-P>>
    <<ma che cavoli! Cosa devo fare con te?>>
    <<coccolarmi di più. Su non ti arrabbiare, ti vengono le rughe>>
    <<non mi arrabbio tranquilla, tu sai…>>
    Smetto di rispondere in maniera furba e cerco di chiudere il confronto.
    <<se stasera ho la febbre domani non vengo al lavoro. Promesso.>>
    <<vediamo!>>
    ----
    Ore 19
    <<ciao>>
    <<ciao, provata la febbre?>>
    <<non ancora!>>
    <<e che aspetti?>>
    <<che tu me lo ordini ovviamente.>>
    <<fila!>>
    …5 minuti dopo…
    <<36,5… visto che non è nulla?>>
    <<bene>>
    <<questa volta mi sono salvata dai! :-)>>
    <<non so se sei salva, e la gola?>>
    <<mi da fastidio ma passerà anche questa...>>

    Tre giorni dopo rientro a casa che sono cotta, è qualche notte che dormo poco perché lavoro fino a tardi e perché il mal di gola si è trasformato in tosse.
    Stasera non posso andare a letto presto perché ho un impegno importante e non voglio certo rinunciarci.
    Il campanello suona e corro ad aprire, mi sento come una bambina che non vede di ritornare tra le braccia amorevoli di mamma e papa.
    Quando entra mi fiondo tra le sue braccia, appoggio la testa sul suo petto e chiudo gli occhi per odorare il suo profumo, per sentire il suo cuore e cerco un po’ di attenzioni. E’ più di un mese che siamo distanti e mi manca tutto di lei, i suoi sorrisi, i suoi brontolii, i suoi scherzi o battute, le sue sculacciate… si esatto le sue sculacciate. Non importa se sono dovute a un castigo, a un premio, a un gioco, a una condivisione, io ho bisogno di condividere questa cosa con lei e mi serve per sentirmi leggera.
    Mettiamo a tavola la cena e mangiamo con calma, chiacchieriamo a lungo del più e del meno, io tossisco mentre parlo.
    Mentre parliamo vedo nel suo viso un espressione particolare che conosco bene e così con il passare del tempo mi si spegne l’euforia dovuta all’incontro e inizio a chiudermi dentro a dei brevi silenzi, mi mordo le labbra per nascondere il mio senso di colpa di essermi un po’ trascurata (di nuovo).
    Mentre lavo i piatti lei mi viene dietro, infila le dita dentro all’elastico dei pantaloni e li fa scendere, non provo a bloccarla, so che sarebbe inutile e in fondo non la voglio certo fermare.
    Me li toglie del tutto e dopo un attimo anche gli slip finiscono alle caviglie e poi fuori dai piedi. Mi aiuta a sfilare la maglia.
    “Bene… ora si che mi piaci, la mia sguattera, è così che voglio vederti quando fai i piatti.”
    Non la guardo, faccio finta di nulla, continuo nel mio breve lavoro con un piccolo sorriso sul viso.
    Appena ho finito mi giro e la guardo in faccia, le sorrido, ricevo un bacio sulla guancia prima di essere presa per mano ed essere accompagnata in camera.
    Una scossa gira per tutto il mio corpo, mi lascia piccoli brividi, sensazioni di bagnato tra le gambe, salivazione a zero.
    Mi ritrovo in un angolo ad ascoltare la sua ramanzina, una lavata di testa condita da qualche sculaccione volante che mette i punti e virgola tra le varie affermazioni. Io ad ogni sculaccione scatto come se non me li aspettassi, spingo il bacino in avanti per attutire i colpi per non provare troppo bruciore.
    La predica è durata parecchio, ho le braccia ferme sulla testa che iniziano ad essere pesanti, le gambe che fanno un leggero movimento per cambiare peso.
    Le sue braccia si infilano davanti come volermi abbracciare, io voglio credere che stia per farlo quando le sue mani si impossessano dei miei capezzoli e li stringono forte, per attirare completamente la mia attenzione.
    Vorrei tirargliele via ma non lo faccio, non posso negarle nulla, non posso e non voglio sfuggire dal suo castigo. Qualche Ahiaaa mi escono dalla bocca, non riesco a nascondere che mi fa male, sono orgogliosa e di solito faccio del mio meglio per evitare di farle vedere che sta vincendo ma i capezzoli sono il mio tallone di Achille.
    Gioca a lungo con il mio seno, tirando, stringendo, mollando e riprendendo, si ordina di non muovermi e lasciare che lei faccia ciò che vuole, io sono sua stasera e per questo può fare tutto ciò che vuole di me.
    Ho un paio di lacrime che scendono sul viso, la mia voce inizia ad essere rotta dal dolore, le chiedo scusa, le chiedo pietà. Quando smette il mio seno è indolenzito, tiro un sospiro di sollievo quando mi prende per i capelli e mi tira verso il letto, appena vicino al letto mi sento spingere convintamente e cado avanti sul materasso come un sacco di patate.
    “Sai che fare!”
    Mi metto bene, sdraiata con un cuscino stretto tra le mani sotto il viso. La danza sta per iniziare e finalmente io sono parte di lei e lei è parte di me. Spesso mi piace pensarci una cosa sola in questi momenti, lei sa benissimo che cosa io provo mentre mi punisce e per questo la sento dentro la mia testa mentre mi punisce.
    La cinta di cuio è la sua prima scelta, i colpi scendono senza sosta, mi scaldano le carni, mi bruciano le natiche, mi surriscaldano il cervello, mi annegano le cosce.
    Una lunga serie di colpi di quella striscia di cuoio mi toglie il respiro, mi fa impazzire il cuore, lei a tratti mi rimprovera, la sua voce è dura, non le piace quando mi trascuro e ancora di più quando lo faccio nonostante lei me lo raccomandi.
    Il sedere brucia un sacco, io salto insieme alla cinta, comincio a piagnucolare che mi dispiace, che sarò più brava, per un momento mi giro verso di lei e cerco un contatto visivo, quando lo faccio lei sa… lei mi capisce al volo… lei sa che ho bisogno di sentire il suo tocco, il contatto della sua pelle. Lei sa leggermi dentro attraverso i miei occhi e io quando mi accorgo che lo sta facendo mi nascondo, affondo il viso nel cuscino per negarle la lettura troppo profonda.
    La cintura cade a terra, il materasso si abbassa sotto il suo peso, un bacio sulla mia testa e un po’ di scompigliate di capelli mi danno le sensazioni che cercavo, faccio respiri profondi.
    Mi prende il viso con forza e me lo fa girare verso di lei, la guarda dal basso all’alto, con uno sguardo da cane bastonato.
    “E’ chiaro che non devi andare al lavoro se stai male?”
    “Shi”
    “E’ chiaro che devi prendere le medicine se stai male?”
    “Shi”
    “E’ chiaro che questo corpo deve restare in salute?”
    “Mmmhhhh”
    “MMhhh… che vuol dire?”
    Esce un attimo il mio lato brat “Se lo avessi fatto tu non saresti qui ora… e io non avrei il culetto caldo!”
    Lei non sa se ridere o arrabbiarsi, lo si capisce dagli angoli della sua bocca che tentano di alzarsi.
    “Ah… è così?”
    Si mette comoda con la schiena appoggiata sullo schienale e con un gesto che non ammette repliche mi inviata ad accomodarmi di traverso sulle sue ginocchia.
    Mi sdraio senza farmelo ripetere, è la cosa più bella che poteva scegliere di fare in questo momento.
    Metto una mano dietro la schiena per farmela afferrare, quando lei me la stringe sento una connessione strana, importante. Mi piace paragonare questa cosa all’unione che si vede in Avatar tra i giganti blu e l’albero.
    Le sculacciate cominciano e inizia la nostra rumba, non è una punizione, non ci sono rimproveri, non ci sono raccomandazioni, c’è solo un piacevole silenzio di sculacciate. Scalcio leggermente, la sua mano ogni tanto smette di colpire e si infila tra le mie gambe per aiutare il lago a rompere la diga.
    Quando smette definitivamente di sculacciarmi mi sfilo da sopra le sue gambe, lei scende con il bacino per arrivare a sdraiarsi, appena la vedo nella giusta posizione mi appiccico a lei con la testa sopra la sua spalla e con gli occhi chiusi ascolto il suo respiro, lei mi parla con voce poco più che sussurrata e mi accarezza dolcemente.
    Le sono grata, mi fa stare bene quando si occupa di me, so che a volte la faccio arrabbiare ma in fondo se non lo facessi lei si sentirebbe inutile.
     
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    Molto bello, ad un certo punto ho immaginato ci scappasse qualcosa di medical...
     
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    CITAZIONE (spankingdoctor @ 17/3/2024, 15:52) 
    Molto bello, ad un certo punto ho immaginato ci scappasse qualcosa di medical...

    Ci avevo pensato.... ma poi non l'ho fatto
     
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    Mi piace molto questo racconto, c'è una grande sensibilità e riesce a estrapolare le complessità di una simile relazione.
     
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    QUOTE (Nena- @ 18/3/2024, 01:10) 
    QUOTE (spankingdoctor @ 17/3/2024, 15:52) 
    Molto bello, ad un certo punto ho immaginato ci scappasse qualcosa di medical...

    Ci avevo pensato.... ma poi non l'ho fatto

    mmm sarei curioso di sapere a cosa avevi pensato!
    prossima volta fallo casomai... ahahah
     
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    In altri l’ho fatto
     
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