Lacci & Sculacciate

Posts written by Danhang

  1. .
    Capitolo 29


    Era una vera e propria libidine. Ad ogni sculacciata che calava, il suo cazzo diventava sempre più duro. A dire la verità, non la stava sculacciando forte, ma Eloisa accusava comunque i colpi e non smetteva di lamentarsi, contribuendo ad aumentare quel pizzicore che aveva sul glande.

    - Con che glieli avete fatte questi segni?
    - Con la paletta del bucato.
    - Ah! La famosa paletta del bucato? Non l’ho mai vista.
    - Eccola! È quella lì – disse indicandogli il gancio dove era appesa –

    Incuriosito lasciò quella pelle liscia e si diresse verso la parete.

    - Oh! Ma è meravigliosa … dove l’avete presa?
    - In lavanderia.
    - Ne hanno altre? Si certo ma gli servono per lavare le lenzuola.
    - Chi gliele ha fatte?
    - Credo Attila qualche anno fa.

    Guglielmo la prese e cominciò ad esaminarla da vicino. Scorreva le dita lisciandola con gesti quasi feticisti. Odorava di sapone.

    - Ma è meravigliosa la posso adoperare?

    L’abadessa non rispose ma scosse le spalle come a dire “fai un po’ tu”.
    Le grida di Eloisa divennero isteriche. Non l’aveva ancora toccata, ma il solo pensiero l’aveva mandata fuori di testa.

    - NOOOOO! Mio signore noooo … vi prego vi scongiurooo, me ne ha date tanteee … me ne ha date tanteee … nooo vi prego nooo.

    Si agitava e sgroppava come un animale in gabbia ma i legamenti erano stati fatti bene, e ogni tentativo di liberarsi, falliva miseramente.

    - Suuu! Non fare così! Calmati, voglio solo vedere l’effetto che fa.

    Per essere più convincente cominciò ad accarezzarla delicatamente e si intrufolò anche dentro la fessura.

    - Su fai la brava rilassati!
    - Fa tanto maleeee!
    - Rilassati su rilassati voglio solo vedere come funziona.

    La mano che era penetrata tra le chiappe, si soffermò sul clitoride.

    - Su fai la brava su …
    - Nooo vi prego vi scongiuroooo.
    - Non fare l’antipatica su, te ne do solo un paio…
    - Noooo vi pregoooo noooo. Fa tanto male … fa tanto male.
    - Appunto voglio solo vedere … Solo un paio su … fai la brava.
    - Solo due … solo due peròòò …
    - Solo due lo giuro … una per chiappa …

    Si pentì subito di averle fatto la promessa. Era un attrezzo meraviglioso sembrava fatto apposta per sculacciare giovani fanciulle. Veniva voglia di continuare all’infinito. Le due sculacciate rimbombarono per tutta la stanza.
    Con grande sforzo, mantenne la promessa e riappese la paletta dove l’aveva trovata, poi si rivolse alla superiora.

    - Slegatela e mandatela via!
    - Ma … non era questo, quello che avevo in mente.
    - Non so cosa avevate in mente, ma congedatela ho bisogno di parlare con voi a quattr’occhi.
    - Slegatela voi!
    - È la vostra punizione … gestitela voi.
    - E la mia punizione ma a quanto vedo siete voi a comandare!
    - Si e non mi fate innervosire, ho bisogno di parlare con voi.
    - Prepotente!
    - Che aveva fatto per avere una punizione così lunga?
    - Ha rubato ancora dei biscotti dalla mensa.
    - Dei biscotti? È per questo che la chiamavate “biscottino mio”?

    Non rispose ma, lo guardò con uno sguardo, che avrebbe fulminato anche Giove.

    Eloisa raccattò il camicione da terra e scappò ancora nuda fuori dalla cella, prima che avessero ripensamenti.

    Nella stanza senza i lamenti di Eloisa calò un silenzio inquietante.

    - Mi posso rivestire?
    - No! Mi servite nuda.
    - Che intenzioni avete?
    - Diciamo che voi siete il mio “biscottino”
    - Ma io non ho nessuna voglia di farvi da biscottino.
    - Eh lo so, ma non potete mica scegliere, neanche Eloisa ha scelto di essere il vostro!
    - Smettetela! Che intenzione avete?
    - Ho urgente bisogno di parlare con voi. Chinatevi sul letto.
    - Sul letto?
    - Si dov’era Eloisa!
    - E questo cosa c’entra? Da quanto in qua per parlare bisogna chinarsi sul letto.
    - Da quando il Papa mi ha dato l’incarico!
    - Siete … ohh siete un vigliacco approfittatore! Ma … perché?
    - Preferisco parlarvi a modo mio. Chinatevi e state zitta.

    Visibilmente preoccupata suor Ludovica si chinò dove prima aveva fatto chinare Eloisa. Fece un sobbalzo, quando vide che aveva staccato di nuovo la paletta dal gancio.

    - Ma che fate? Mi volete parlare o mi volete sculacciare?
    - Diciamo che devo parlarvi, ma che potrei aver bisogno di convincervi. Ed è per questo che debbo assolutamente farvi una dolorosa premessa.
    - Voi … voi siete un demonio! …
    - Sarebbe la prima volta che un demonio fa un’opera di carità.
    - Vi garantisco che, per fare un’opera di carità, non mi è mai servita una “dolorosa premessa”
    - Quanto siete pignola! … Per due piccole sculacciate!
    - Quelle che le avete dato, non erano due piccole sculacciate!
    - Ehhh siete proprio pignola.

    Dette queste parole, Guglielmo si sfilò la tonaca che aveva sbottonato mentre parlava.

    - Ma che fate?
    - Ssshhht zitta! I biscottini vanno mangiati con la dovuta atmosfera …

    Lo vide sbottonarsi i pantaloni

    - Che atmosfera sarebbe questa?
    - È per non lasciarvi in imbarazzo. Anche io mi metto alla vostra stessa situazione. Mi spoglio pure io.
    - Ipocrita! È facile per voi! Non siete mica chinato sulla sponda del letto.
    - Eh si! Avete ragione, ma temo che non mi ci vedrete mai chinato sulla sponda del letto. Eppoi il mio culo non è interessante quanto il vostro. A proposito, debbo farvi i complimenti, quello di Eloisa è inarrivabile, ma anche il vostro non è niente male. Tiene bene il confronto, è molto bello e proporzionato.
    - Ipocrita! Smettetela e datemi queste due sculacciate.

    Finì di spogliarsi con molta calma. Si era lasciato solo le calze nere tenute da due giarrettiere sopra al ginocchio.

    Si morse le labbra per non rispondere e fece cenno di sì con la testa.
    Fece un sobbalzo quando sentì la mano di lui appoggiarsi sopra le sue reni.

    - Fate piano!
    - Così pero mi deludete signora badessa, su fate la brava, non stringete! Rilassatevi. Rilassate le chiappe altrimenti il culo si deforma.

    Forse era chiederle troppo, aspettò qualche istante e poi senza aspettare il totale rilassamento, calò la prima sculacciata.
    Non gridò ma fece una specie di ruggito era evidente che cercava orgogliosamente di resistere. Soffiava concitatamente con la bocca, come se potesse darsi un po’ di sollievo. Grugniva col naso.
    Arrivò anche la seconda.

    - Scusa ma è impossibile fare piano, è uno strumento meraviglioso suona quasi come uno Stradivarius.

    Aspettò qualche minuto che smaltisse il dolore. Quando senti che il respiro era diventato regolare cominciò a parlare.

    - Quello che vi sto chiedendo di fare è una cosa illegale.
    - Illegale? Un … un’opera di carità?
    - Si anche se è un’opera di carità, richieda la violazione della legge. Vi ho dato queste due sculacciate per dirvi che sì, è vostro diritto rifiutare di aiutarmi, ma che poi questa sarà la vostra condizione ordinaria. Vivrete costantemente con il culo in fiamme, perché non perderò un’occasione per arrossarvelo. Vi perseguiterò fino a staccarvi la pelle.

    Non disse niente, ma fece di si con la testa. aveva capito.

    - Voglio far fuggire suor Anna … Giacomo è tornato e …
    - Ma … ma siete pazzo? Come farete? È pericolosissimo, se la prendono poi la impiccheranno.
    - Aspettate…
    - Come faremo a giustificare …
    - Shhht zitta ascoltatemi. Nessuno la cercherà, perché suor Anna sarà seppellita nel cimitero dell’abbazia.
    - Ma?
    - Zitta! Ascoltatemi.

    Nel frattempo Guglielmo, aveva appeso la paletta su un fregio della spalliera e delicatamente aveva allargato le natiche della badessa appoggiandoci il suo cazzo, senza penetrarla.

    - Ma?
    - Zitta ascoltatemi.
    - Ma così è difficile darvi ascolto.
    - Ssshhht zitta! Simuleremo un incidente faremo finta che Anna sia morta scivolando sui gradini della torre mentre li stava lavando.
    - Ma non potete ingannare le altre, come farete a … uhhh cosa fateeee…
    - È per questo che mi servite voi. Faremo in modo che siate voi a trovarla. Sarete la prima ad arrivare sulle scale e mi chiamerete subito. Naturalmente noi saremo già lì con il cadavere vestito da suora.

    Mentre parlava, aveva dato una piccola spintarella

    - Ma che fate lì è pericolosoooo!
    - Zitta lasciatemi fare starò attento lo tolgo subito … solo un po’.

    Senza nessuno sforzo, pur non essendo perfettamente lubrificata, Guglielmo era entrato nella vagina ed aveva cominciato a muoversi avanti e indietro.

    - Ho pensato a tutto è per questo che ho bisogno di voi. Aspetteremo che Nannarella venga chiamata in cielo …
    - Chi è nannarella? aahhh ahhh … state attentiii…
    - Si lo tolgo subito. È … è una ragazza che sta morendo giù nel lazzaretto. Non c’è più speranza … morirà da un giorno all’altro.
    - Ma che fate ma lì li nooo! Mi farete male.
    - Rilassatevi vi farò meno male possibile … la vestiremo con la tonaca di suor Anna …
    - Si ma non potrete ingannare le consorelle. Ahhh che fateee? Che fate? Piano … pioanooo.
    - Le copriremo il volto con una benda e la sporcheremo con il sangue di una gallina. Come se si fosse sfigurata cadendo dalle scale. La esporremo solo per un giorno in chiesa, al di là del cancello della clausura … nessuna potrà avvicinarsi troppo.
    - No! … No… così nooo!
    - Come no, è un buon piano…
    - Ma nooo mi fate male, dicevo così no, così a secco mi fate troppo male.
    - Avete dell’olio?
    - Olio? Che ci devo fare con l’olio? Ma, la famiglia?
    - Per la famiglia ho pensato … ma è una lanterna quella?
    - Si!
    - La metteremo subito in una bara e la chiuderemo. Per la famiglia, faremo la messa a bara chiusa.
    - A bara chiusa? Ma …
    - Diremo che … Allora c’è l’olio!
    - Si ma è sporco!

    Guglielmo si stacco e mentre si ungeva il glande con l’olio poco igienico della lampada continuò a parlare.

    - Diremo che era sfigurata e non era presentabile! Per pietà cristiana abbiamo deciso di chiuderla. Nessuno farà opposizione.

    Si avvicinò alla badessa con la lampada in mano.

    - Allargatevi le chiappe!
    - Ma noo io non voglio!
    - Preferite che riprenda la paletta?
    - Siete … oooohhh siete … un vigliacco ecco.
    - E voi siete una ingrata ecco. Dopo tutto quello che ho fatto per voi … volete lasciarmi come don Farguccio con l’uccello in mano?
    - Perché cosa avete fatto per me?
    - Allargate le chiappe!
    - Ma …
    - Avanti allargate le chiappe.

    La unse per bene sullo sfintere e sulla zona immediatamente circostante. Le infilò anche un dito nel culo.

    - Siete un mostro ecco!
    - Dovete ammettere che è geniale …
    - Il piano? Siii!
    - Ma nooo Adoperare l’olio della lampada per rompervi il culo …
    - Siete un perverso…
    - Sostituire la monaca con un cadavere … eh sì forse è illegale, ma … è a fin di bene.
    - Approfittarvi di me …
    - Siete o non siete un biscottino?
    - Ma io non voglio essere il vostro biscottino.

    Posò la lampada a terra si piazzò dietro la badessa

    - Fate piano fate pianoooo.

    Mise il glande in corrispondenza dello sfintere e la prese per i fianchi …

    - Vi prego vi pregooo vi pregooo…
    - Non la fate tanto brodosa, nessuna e mai morta per questo. Rilassatevi e pensate all’opera di carità che state per fare.
    - Ma che state dicendo? da quando è diventata on’ opera … ah ahhh aaaahhh AAAHHH!
    - Ecco brava! Brava due opere di carità nello stesso giorno.
    - AAAAAHHHHH!!!
  2. .

    Capitolo 28


    Non si preoccupava minimamente di nascondere quello che stava facendo.
    Con la sinistra manipolava le chiappe di Eloisa e con la destra si accarezzava il clitoride. Aveva una grande voglia di essere penetrata. Aveva socchiuso gli occhi, rapita dalle sensazioni. Respirava forte, ad un certo punto mise a fuoco una delle bocce di ottone della spalliera. Folgorata da un pensiero perverso, girò su sé stessa e con un guizzo la raggiunse.
    Incurante degli occhi inebetiti di Eloisa che la fissavano, la svitò freneticamente. Gli occhi di Eloisa schizzarono fuori dalle orbite, quando la videro tirare lo spago, ed estrarre il fuso d’avorio.

    - Reverendaaa! Cosa mi volete fare?
    - Taci stupida! Mica penserai che è per te.

    Si sciolse il panno di lino, si rimise di schiena alla pediera e la riabbraccio fianco contro fianco. Pelle nuda contro pelle nuda. Le chiappe di Eloisa erano rilassate, ma il mazzetto di spine resisteva ancora imperterrito tra il solco.
    Riprese da dove aveva lasciato. Con la sinistra accarezzava le chiappe attenta a non pungersi e con la destra, con pochi gesti collaudati, si infilò il fuso nella vagina.
    Chiuse gli occhi e riprese la sinfonia da dove l’aveva lasciata. Come un maestro di musica navigato, diresse l’orchestra. La pelle liscia delle chiappe di quella ragazza, le trasmettevano un brivido che le arrivava al midollo spinale. Ogni tanto aveva bisogno di sentirla gridare e allora stringeva un po’ dava qualche colpo con il fuso d’avorio … poi la lasciava, aspettava, dava qualche colpo alla sua vagina, poi stringeva un po’ per farla gridare … poi la lasciava. Le sensazioni del ventre intanto, stavano diventando un fiume in piena. Sempre con gli occhi chiusi si concentrò su quel coso duro che manipolava in sintonia con i lamenti della ragazza.
    Man mano che il respiro si faceva più affannoso, gli strilli di Eloisa aumentavano fino a diventare un unico grido continuo, che si fuse all’unisono con il suo, quando raggiunse l’orgasmo. Gridarono tutte e due insieme, ma per motivi opposti.
    Mentre si stava decongestionando si rese conto che forse, per due biscottini, la penitenza era un po’ esagerata, ma egoisticamente quello che aveva appena vissuto non aveva prezzo.
    L’avrebbe liberata, avrebbe rinunciato al pensiero di tenerla tutto il giorno in castigo, con il culo a sua disposizione. Senti pulsare la mano sinistra.
    Si era punta aveva almeno una spina nell’indice e anche nel medio. Percepì una goccia fredda colarle lungo la coscia destra. Aveva lasciato ancora il fuso dentro
    Si poteva bastare, forse l’avrebbe liberata. Alla fin fine era un buon compromesso.
    Certo però avere il culo di Eloisa a disposizione per tutto il giorno …



    Guglielmo non aspettò di sentire la fine del decimo atto di dolore.
    A dire la verità non aspettò nemmeno la fine del nono.
    Kiun Mi Liì non gli dava nessuna garanzia, avrebbe fatto quello che la baronessa le avesse ordinato. Era quasi certo che la baronessa, una volta che lui fosse uscito, avrebbe interrotto la penitenza, ma si era stancato ed aveva altro da fare.
    Scese direttamente nelle scuderie.
    Girò un po’ a vuoto prima di incontrare di nuovo don Fernando.

    - Allora padre l’avete trovata?
    - Chi?
    - Mia madre l’avete trovata?
    - Ah si! Si abbiamo avuto un colloquio molto intenso.
    - Bene a volte sparisce e neanche io riesco a trovarla … venite vi ho fatto preparare Furia. Eccola! Non è una bellezza?

    Si avvicinò alla cavalla e accarezzandole il muso si lasciò annusare.

    - È meravigliosa … è davvero stupenda!
    - Avete qualcuno che se ne occupi in convento? Vi serve uno stalliere?
    - Uno stalliere in convento? Meglio di no!
    - Di sicuro il posto lo avete, anche il castello aveva le scuderie.
    - Grazie non vi preoccupate, me ne occuperò io stesso grazie.

    Si sbottonò la tonaca fino alla vita, poi con un gesto fluido, salì in groppa. Non era certo un novellino.

    - Tra le cose da fare, per quella cosa che dobbiamo fare, c’è anche da trovare un vestito da donna per …
    - Ci ho già pensato padre. Mia moglie ne ha talmente tanti che neanche se ne accorgerà. Un vestito sobrio e poco appariscente della misura giusta. L’ho già messo da parte.
    - Siete un ragazzo saggio e perspicace, sono sicuro che sarete un buon signore per questa gente, quando vostra madre vi lascerà governare.
    - Grazie padre ho quasi vent’anni ormai sono un uomo.
    - A proposito ha partorito vostra moglie?
    - No padre, le manca ancora qualche settimana, ma non vi preoccupate, voi sarete il primo che inviterò alla festa che terremo. Vi accompagno fuori.

    Prese i finimenti di Furia, poco sopra il morso e li accompagnò fino all’uscita della scuderia.

    Certo con la cavalcatura era tutta un’altra storia. Arrivò al lazzaretto in poco meno di mezz’ora.

    La trovò subito con quella sua stazza giunonica era impossibile non vederla.

    - Buon giorno padre!
    - Buon giorno suor Anna!
    - Sono molto contenta che qualcuno si prenda cura della sorte di Nannarella. Ha dovuto lottare da sola per tutta la vita e sono contento che almeno negli ultimi giorni, qualcuno si preoccupi e si prenda cura di lei.

    Guglielmo rimase muto imbarazzato ma poi le vennero le parole giuste.

    - È per riparare ad un torto sorella.
    - È sempre cosa buona e giusta, porre riparo ai torti commessi. Non è mai troppo tardi!
    - Come sta madre?
    - Purtroppo non c’è più niente da fare … ormai è questione di giorni si sta spegnendo come una candela. Sia fatta la volontà di Dio.
    - Sia fatta la sua volontà!
    - Ho apprezzato moltissimo gli aiuti che ci avete mandato … ne avevamo davvero bisogno …
    - Gli aiuti?
    - Ma siii è venuto il vostro incaricato a portarmi un piccione viaggiatore … ovviamente lo libererò subito, speriamo il più tardi possibile, non appena nostro signore l’accoglierà in cielo. Grazie padre! Grazie per le coperte le lenzuola e le provvigioni … davvero grazie, ne avevamo bisogno.

    Guglielmo riuscì a malapena a mascherare la sua sorpresa.
    Doveva essere stato Fernando o forse Giacomo ad ogni modo quei giovani gli piacevano. Anche se non gli avevano detto niente, era felice di aiutarli.

    - Vi do un’altra buona notizia. Riceverete tutti i mesi una donazione anche da parte mia. Inoltre intercederò anche sulla Baronessa affinché vi aumenti la decima.
    - Grazie padre Il signore ve ne renderà merito.

    Ritornò al convento che era passato da poco mezzogiorno attorno all’ora settima. Andò direttamente da Attila.

    - Buon giorno padre che meraviglia che avete …
    - Me l’ha prestata la baronessa … potete occuparvene per favore?
    - Con grande piacere è il lavoro che ho sempre fatto e che mi piace di più.
    - Adesso ho alcune cose da fare poi tornerò e le troverò una sistemazione nel convento.
    - Non vi preoccupate so già io cosa fare. Voi occupatevi delle vostre incombenze … è meravigliosa … è davvero un a bellezza.

    Entrò in convento senza suonare adoperando le sue chiavi e si diresse subito verso la mensa sperava di trovare ancora qualcosa da mangiare.
    Mangiò un minestrone di verdure e poi si diresse verso lo studio che la badessa adoperava a mo’ di ufficio. Era aperto, ma lei non c’era. Si diresse verso i dormitori. La cella della badessa era la prima del corridoio. Si avvicinò e sentì che non era sola, infatti dalla cella provenivano più voci. Fece per bussare, ma poi sentendo i toni delle voci si incuriosì, ed allungò l’orecchio.
    Qualcuna piagnucolava e si lamentava. Riconobbe la voce della badessa che la redarguiva con tono severo. Era evidente che la stava ammonendo.
    Pensò subito ad una punizione, allungò di più l’orecchio, ma non sentì partire nessun colpo. Aspettò qualche secondo … no non era una punizione o forse aveva già finito.
    Piano piano, cercando di non far rumore, spinse lentamente la porta, che si aprì di una spanna senza fare il minimo rumore.

    - Ma … davvero mi volete tenere qui tutto il giorno? Vi progooo per favoreee non resisto più!
    - Fai silenzio ancora non ho deciso. Finiscila! O vengo lì e ti stringo le chiappe!

    Aprì la porta di un’altra spanna e poi fece capolino senza far rumore.

    La prima ad entrare nel suo campo visivo fu la badessa che quasi nuda, era seduta al tavolo. Indossava solo la cuffia e le calze nere, ed era concentrata a togliersi con uno spillo qualcosa dal dito della mano. La visione di quei fianchi nudi senza i mutandoni, gli provocò subito un guizzo a livello dei testicoli.

    - Mi fa maleee !
    - È una punizione se non ti facesse male che castigo sarebbe?
    - Si ma … ohhh ma …
    - Finiscila biscottino… o vengo li e ti spremo come un limone.

    Si sporse ancora un po’ e ai piedi del letto comparve un culo bellissimo completamente nudo. Non si vedeva chi era il biscottino, perché era chinata altre la sponda del letto, ma dalla voce la riconobbe subito, era suor Eloisa.
    D’altro canto, solo lei poteva essere. Solo lei possedeva un culo di tale perfezione. Ebbe un’erezione immediata.

    Si ritirò facendo un passo indietro, poi con un gesto unico, bussò alla porta e la spalancò entrando.

    La badessa fece letteralmente un salto, con uno scatto si alzò in piedi, poi resasi conto dell’abbigliamento, si risedette cercando di coprirsi il più possibile.

    - Ma che diamine … ma non si bussa?
    - Ho bussato.
    - Ma … come … maledizione …

    Si zittì subito si rese conto di non poter giustificare niente.

    - Voi … cosa … cosa ci fate qui?
    - Ancora non vi siete abituata alla mia presenza eh!
    - Se è per questo! Non mi abituerò mai alla vostra ingombrante presenza.

    Allungò la mano per prendere il camicione che aveva lasciato cadere in terra.

    - Ferma! State ferma! Non siete autorizzata a vestirvi. Spiegatemi cosa state facendo.
    - Lasciatemi vestire …
    - No! Non siete autorizzata. Cosa stavate facendo?
    - L’ho sorpresa a rubare in mensa e l’ho punita. Se non mi sbaglio eravamo rimasti d’accordo che potevo farlo …
    - Si ma dietro mia autorizzazione …
    - Questo punto non era affatto chiaro, voi avevate detto …
    - Beh lo chiariamo subito. Voi siete autorizzata a punire tutte le vostre sottoposte, ma prima mi dovete avvertire.
    - Beh Non era chiaro.
    - Che sia l’ultima volta … e perché vi siete spogliata?
    - Devo proprio rispondervi? A voi? a voi che vi siete spogliato ogni volta?
    - Touché
    - Siete voi che avete sciolto la bestia. Siete voi che avete riesumato i nostri istinti.
    - Touché di nuovo reverenda … mi dichiaro sconfitto.

    In piena erezione Guglielmo intanto si era, per morbosità, avvicinato a Eloisa. Si accorse dei legami e della singolarità della punizione.

    - Cosa le volevate fare? Raccontatemi tutto.
    - Siccome è una recidiva, volevo prolungarle la punizione per tutto il giorno e tenerla qui a disposizione … allora ho pensato alla corona di spine.
    - A disposizione dei vostri capricci?
    - Anche, ma se lo merita.
    - Vedo che l’avete anche sculacciata …
    - Anche … ma è colpa sua non obbedisce!
    - Interessante! Fatemi vedere come fate.
    - Stringi le chiappe!
    - Ooohhh signora ancoraaa…
    - Avanti stringi le chiappe.

    Questa volta, forse anche per la presenza terrorizzante dell’uomo, strillando come un’oca, riuscì ad obbedire e a stringere le natiche attorno al mazzolino di spine.

    - Però è brava ha obbedito.
    - È la prima volta … sta barando, con me non ha mai obbedito.
    - E voi allora cosa facevate?

    Senza dire niente, si alzò dalla sedia, si avvicinò ad Eloisa e con forza le premette le natiche facendogliele serrare attorno alle spine.

    - Bastaaaa pietaaaa bastaaaa …
    - Ma tutto il giorno non è un po’ troppo?
    - Ma io mica sono sempre qua! Sono rientrata da poco per togliermi una spina che mi faceva male sul dito.
    - E vi siete spogliata.
    - È bello entrare e trovare un bel culo che ti aspetta. Volevo approfittarne un po’.
    - In effetti deve essere proprio bello. Posso sculacciarla un po’ anche io?
    - Perché me lo chiedete? Adesso siete voi che comandate.
    - Beh è la vostra punizione mi sembra educato domandarvelo.
    - Naturalmente si. Fatele quel che vi pare.

    Eccitato si avvicinò al culo di Eloisa si accucciò davanti e come se stesse indagando su un meccanismo prese le chiappe e le spinse lentamente a chiudersi. Ovviamente Eloisa non smetteva di gridare soprattutto quando faceva su e giù in maniera asimmetrica.

    - Bello bellissimo, … ma io preferisco il classico.

    Con due dita estrasse il mazzetto di rovi dalla fessura e lo gettò a terra, poi si mise di fianco e cominciò a sculacciarla a mano piena.

    - Io sono un tradizionalista preferisco sentire il suono dei colpi.

    Si concentrò a finire di arrossare quelle natiche impertinenti che sobbalzavano sotto le sue sculacciate.

  3. .
    Epperò secondo me state barando la catena doveva avere come tema lo spanking e gli affini voi invece aveta fatto "tana e libera tutti" tutto
    vale ... non ha senso così la catena è facile e non finisce mai.
  4. .
    Ragazzi però che state dicendo?
    si tratta della collana delle " ortiche bianche" la più famosa collana di Spanking del '900
    gli originali sono in francese e ormai sono dei classici
    è come se parlassimo dei " promessi sposi" o di " Madame Bovary"

    P.S.ne ho a centinaia nel mio archivio

    Edited by Danhang - 23/4/2024, 17:34
  5. .
    Nena devi tenere conto delle varie personalità.
    a me sarebbe piaciuto far scrivere e leggere i sentimenti e le emozioni.
    Ho preteso che tenesse una specie di diario e l'ho spronata varie volte a scrivere,ma è stata una delusione.
    alla fin fine quasi dettavo io.

    Ho smesso.
    è come pretendere di far suonare uno strumento ad una persona stonata.
  6. .
    lancio un idea
    perché non organizzare una "casella postale" dove chiunque può postare uno scritto che deve essere

    a) rigorosamente sotto forma di lettera.
    b) avere come argomento obbligatorio lo spanking ed i suoi contorni.
  7. .
    TAnto peggio per te (riferito a Nena). non saprai mai cosa ti perdi.
  8. .
    io non ho il samsung. Io sono sul computer, ho provato a cambiare colore con i tag Html ma non funziona.
  9. .
    Gius come hai fatto a fare il cuore verde?
  10. .
    <3

    Mi dispiace Nena, ma non c'è modo di cambiare colore
  11. .
    Capitolo 27

    - Madre che mi volete fare?

    Eloisa tentò di guardare di nuovo da sopra la spalla, ma la superiora era voltata verso il tavolo e le vedeva solo le spalle. Intuì solo che stava tagliando qualcosa con le cesoie.

    - Voglio togliervi il vizio di rubare in cucina.
    - Madre vi prego perdonatemi non lo farò più, ve lo giuro.
    - Non si fanno giuramenti per queste sciocchezze!
    - Va bene madre ve lo prometto! Vi prego perdonatemi!
    - Ma io vi credo. Infatti vi ho già perdonato. Solo … ecco …Voglio solo darvi una punizione che non dimenticherete tanto facilmente.
    - Ohhh, ma ancoraaa? Ma … perchèèè?
    - A volte non ci sono perché, a volte invece, ci sono centinaia di perché, “Quien sabe?” Diciamo che mi sto divertendo. Ora faremo un esercizio di ubbidienza. Non vi legherò, ma dovrete sopportare tutta la penitenza senza muovervi. Dovrete obbedirmi alla lettera. Al minimo accenno di ribellione vi farò assaggiare di nuovo la paletta. Ora vi darò un colpo per ricordarvi cosa intendo.

    Non frappose indugio. Calò un fendente a tutta forza proprio al centro del culo. Il grido fortissimo arrivò fino alle cucine.

    - Chi è che grida?
    - È Eloisa. La madre badessa la sta punendo.
    - Che ha fatto?
    - Ha rubato di nuovo in cucina.
    - Ecco perché non era alla messa.
    - Stupida ben le sta.
    - Da come grida però … ma è sicuro che sia la madre superiora?
    - Si! Padre Guglielmo è partito stamattina presto.

    Guglielmo adesso era lì. Aveva alzato la testa per sbirciare, ma lui era girato verso il tavolo, vide solo le possenti spalle. Sentì però, un inaspettato ed inquietante tintinnio di vetri.
    Mentre rimetteva giù la testa intravide anche Kiun Mi Liì che tenendo un vassoio chiudeva la porta.

    - Padre che mi volete fare?
    - Recitate “l’atto di dolore”.
    - Ma … non mi avete ancora confessato …
    - Avete confessato tutto quello che mi interessava sapere. Avanti cominciate a recitare.
    - “Signore mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato il vostro castigo …”
    - Il vostro peccato è talmente grande che vi meritate una discesa all’inferno anche da viva.
    - Ma padre che state dicendo? Quale peccato?
    - Il peccato più grande chi si possa fare ad una persona, a parte rubargli la vita, è quello di rubargli i sogni ed i sentimenti.
    - Ma padre mi state spaventando!
    - Fate bene ad essere spaventata. Avete detto che voi sentite solo il “vostro” di dolore, ebbene ora ve lo farò sentire tutto.

    Prese il catino con l’acqua di rose e lo svuotò gettandolo fuori dalla finestra.
    Poi prese il fiasco grande e lo svuotò nel catino.
    Senza dire una parola fece cenno alla ragazza di prendere il panno e di continuare come aveva fatto prima.
    Kiun Mi liì aveva sbarrato gli occhi e blaterando qualcosa nella sua lingua madre, terrorizzata, faceva cenno di no con la testa.

    - Va bene vuol dire che farò io.

    Prese il panno di lino e lo immerse nel catino poi si avvicinò al culo della baronessa e ve lo appoggiò sopra.

    Alzò la testa di scatto. Gli occhi fuori dalle orbite la bocca spalancata incapace di emettere un qualsiasi suono. Respirava in maniera spasmodica ed irrefrenabile.

    - Ehh lo so baronessa il vostro aceto e di ottima qualità.

    Cominciò ad agitarsi in maniera scomposta a gridare e a sgroppare per liberarsi da quella posizione, ma invano. Il cordone della tenda era robusto ed i legami erano fatti a regola d’arte. Agitava la testa come un’ossessa e lo minacciava ed insultava in preda ad un raptus irrefrenabile.

    - Baronessa contenetevi, state minacciando un funzionario della santa inquisizione. Mi bastano due righe per rovinarvi …
    - Pietààà aaahhh bastaaaa padre vi scongiuroooo. Toglietemelooo

    Implorava e piangeva come una bambina piccola.
    Guglielmo si voltò a dare ordine alla fantesca, ma questa si era rintanata in un angolo e terrorizzata si rifiutava di fare qualsiasi cosa.
    Guglielmo prese il panno e lo rimise dentro al catino. Prese dal tavolo una scodellina e cominciò a cospargere di sale le natiche della baronessa, come se fossero bistecche da mettere al fuoco.
    Gli urli della baronessa ripresero isterici. Riprese il panno e senza scolarlo troppo lo distese sopra alle chiappe salate.

    - Ve lo avevo promesso di farvi vedere come era fatto l’inferno.
    - Ma perchèèèèèè aaaahhhhahaa perchéééé?
    - Davvero ancora non capite? Avete rovinato la vita a due giovani innamorati per un bieco interesse politico.
    - Va bene, va bene non lo farò più, vi prego vi scongiuro toglietemi quella roba aaahhh
    - Troppo comodo baronessa, loro hanno sofferto una vita e voi solo pochi minuti. Non va bene non è equo. Inoltre avete il vostro culo ancora sano.
    - Ma padreeee che state dicendo? Che mi volete fare?
    - All’inferno non credo che il diavolo vi avrebbe salvato il culo, non credete?

    Si avvicinò al tavolo prese una carota la poggiò sopra una scodella e vi gettò sopra la fiaschetta dell’olio piccante al peperoncino.

    - La prossima volta che vi confesserete, vi prometto che lo tratterò meglio. La prossima volta, ve lo prometto, vi farò assaggiare la mia verga, però adesso dovrete accontentarvi di questa volgare carota.

    Le allargò le chiappe con le dita della mano sinistra e senza nessun preliminare, le infilò la carota nel culo.

    Non gridava più. Grugniva e si contorceva come se volessero scannarla.
    Sgroppava sopra al lettino come una cavalla imbizzarrita, agitava il culo in cerca di un impossibile refrigerio.

    - Recitate l’atto di dolore.

    La baronessa non lo ascoltava più era in una tranche di dolore in un tunnel di fuoco. Era come se fosse seduta su un braciere di carboni ardenti.

    ---

    Madre Ludovica aveva tagliato i rametti della lunghezza di una spanna giusta.
    Aveva potato un cespuglio di rose ed aveva tagliato anche un tralcio di rovo. Per farlo aveva indossato il guanto senza dita che Attila teneva nel ripostiglio.
    Ora li stava legando con del filo preso da un rocchetto. Si va bene non era una corona di spine, ma sicuramente era un bello scettro di spine. Sorrise beffarda sotto i baffi. Strinse forte la legatura.

    - Eccomi biscottino mio, sono tutta per te. Tieni giù la faccia e comincia a recitare l’atto di dolore.
    - Ma madre mica mi sono confessata.
    - Non vi site confessata, ma la penitenza ve la do lo stesso. Su comincia a recitare!
    - “Signore mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati

    Si era avvicinata e con le dita della mano destra le aveva spalancato, il più possibile la parte carnosa delle chiappe. Sorpresa, Eloisa aveva interrotto la preghiera.

    - Suuu! avanti continuate.
    - perché peccando ho meritato il vostro castigo AAHAHHA! HHAAAHSSS HAA
    - Infatti è proprio quello che avete meritato!

    Aveva appoggiato lo scettro verticalmente fino a contatto con lo sfintere poi aveva rilasciato la parte carnosa delle natiche.
    Dovette lottare con forza per tenerla giù. Strillava e si agitava come un’ossessa. Riuscì a bloccarle i polsi impedendole di liberarsi dal tribolo.
    - Ferma! Stai ferma!
    - AHHHAAA madreeee … HHaahahah cosa mi avete fattoooo…
    - Giù stai giù! Rimani in posizione.

    Avrebbe dovuto legarla, ma ormai era troppo tardi.

    - Ferma! Stai ferma!
    - Fa maleee fa tanto maleee madre io … haahahahah!
    - Ora io ti lascio le mani ma tu starai ferma e rimarrai in posizione altrimenti riprendo la paletta.

    Respirava concitatamente come un mantice. Sembrava volesse trovare un po’ di refrigerio. Spingendo il culo molto in fuori, aveva trovato una specie di equilibrio in cui minimizzava il dolore delle spine. Grugniva in un lamento senza fine.

    Ludovica ne approfittò per legarla. Prese il cordone della tonaca e legò la spalla ed il braccio destro di Eloisa, alla pediera del letto.
    Dall’armadio tirò fuori un cordone vecchio e fece lo stesso lavoro dall’altra parte con il braccio sinistro. Non era quello che aveva immaginato. Così non poteva farle fare esercizi di obbedienza, ma d’altro canto era difficile che avesse obbedito con quel “coso” tra le chiappe. Ad ogni modo ci provò lo stesso.

    - Per favore Eloisa vuoi stringere le chiappe?
    - Madreee nooo, madre per favore, madre nooo madreee!
    - Su fai la brava una bella stretta su … che ci vuole?

    Le lasciò del tempo per adeguarsi all’ordine. Vide qualche piccolo tentativo ma era molto lontano da quello che pretendeva lei.

    - Mi stai facendo arrabbiare. Stringi quelle chiappe! STRINGIII!
    - Non ce la facciooo Non ce la faccio … fa tanto maleeee.
    - Recita l’atto di dolore e stringi le chiappe!

    Eloisa in tranche cominciò a recitare la preghiera, ma le chiappe facevano di tutto tranne che di contrarsi.

    Il camicione chiuso a cuoricino non le piaceva più. Ludovica tolse le spille e lo arrotolò fin sopra ai fianchi a scavalcare la pediera. Adesso sembrava una banana sbucciata a metà. Però la superiora non era soddisfatta, non era quello che aveva in mente. In preda alla libidine si tolse la tonaca ed anche il camicione. Per il momento si tenne il panno di lino. Si avvicinò ad Eloisa e mettendosi di schiena alla pediera, la abbracciò con il braccio sinistro. Era come se Eloisa fosse chinata al contrario, sotto al suo braccio sinistro. I loro fianchi nudi si toccavano e Ludovica aveva letteralmente tra le mani il culo della ragazza. Era come se avesse avuto tra le mani un organetto a soffietto. Ora gestiva lei quelle natiche impertinenti. L’eccitazione era cresciuta in maniera incontrollata. Si rese conto che le piaceva sentirla lamentare e soffrire. Il pizzicore in mezzo alle gambe era prepotente e si era bagnata tutta. Spinse con forza quelle masse carnose attorno al mazzetto di spine.
    Aumentarono non solo le grida, ma anche gli sfregamenti dei fianchi. Poi le allargò a darle un po’ di refrigerio, aspettava qualche secondo che si calmasse. La accarezzava con piccoli movimenti rotatori. Allargava un po’ sotto, stava bene attenta che il mazzetto di rovi non cadesse. Ancora un po’ di secondi di purgatorio e poi spingendo le chiappe, la spingeva giù all’inferno.

    Sgroppava ed urlava, ma l’aveva legata bene. Chiedeva pietà senza ritegno.
    Prometteva di non farlo più, ma il suo culo non le dava più ascolto era nelle mani della badessa, era lei adesso che lo suonava. Faceva anche da percussioni. Ogni tanto infatti volavano sculacciate che impreziosivano il ritmo.

    Adesso però era lei ad aver bisogno della sua mano, infatti l’aveva infilata dentro al panno ed aveva raggiunto il clitoride.
    Eloisa ripreso il controllo delle proprie chiappe le spingeva in fuori per minimizzare il dolore.

    - Recita la preghiera. Suuu, voglio sentire la tua voce. recita l’atto di dolore.

    Il respiro della badessa stava diventando sempre più affannoso. Il balbettio della preghiera recitata tra i singhiozzi, era un afrodisiaco potentissimo.


    Guglielmo Andò verso l’angolo e prese Kiun Mii Liì per un orecchio, la trascinò verso la baronessa e la costrinse a prendere il panno da sopra le chiappe. La ragazza era terrorizzata. Guardava con terrore, sia la baronessa che urlava e si agitava di dolore, che Guglielmo che con lo sguardo truce le indicava il catino. Avrebbe voluto scomparire sotterrarsi sotto ai mattoni del pavimento. Blaterava nella sua lingua madre.
    Guglielmo prese la baronessa per i capelli e la costrinse a guardarlo.

    - Guardatemi! Guardatemi smettete di gridare. Smettete di gridare!
    - Bastaaaaaa bastaaaa vi pregoooo vi scongiurooo.
    - No baronessa ancora non è abbastanza.
    - Non lo faccio più Non lo farò piùùùù!
    - Ah! Lo credo bene vorrei proprio vedere. Se mai fosse, vi scorticherò viva.
    - Ma non è giusto anche mio padre mi ha obbligato a sposarmi … ahhhh padreee vi pregooo toglietemi …
    - Smettetela di blaterare non avete ancora sofferto abbastanza. Ordinate alla vostra fantesca di …
    - Ordinateglielo voi, capisce benissimo la nostra lingua.
    - È terrorizzata non si muove diteglielo voi. Voglio che inzuppi di nuovo il panno e che ve lo metta come prima sopra le chiappe, eppoi appena ve lo ha messo, cominciate a recitare la preghiera, è chiaro?
    - Si ma fino a quando?
    - Fino a che non avrete recitato un congruo numero di preghiere.
    - Kiun fai quello che ti dice questo signore. Quante preghiere?
    - Intanto cominciate.
    - Ohhh mi state torturando mi farete morire.
    - Non posso farvi morire adesso prima devo rompervi il culo.
    - Perché adesso cosa mi state facendo?

    La ragazza aveva nel frattempo preso il panno e lo stava facendo colare senza strizzarlo.

    - On nooo questa cosa di adesso non c’entra niente con noi. Questa è la vendetta di due giovani che avete fatto soffrire al di là del lecito. Il vostro culo è un’altra cosa. Il vostro culo appartiene a me. Aspetterete di guarire ben bene. La prossima confessione voglio farvela con le chiappe immacolate.
    - La prossima confessione?
    - Si! A chiappe immacolate. Sarete voi a decidere quando. Mi manderete un messaggio con questa scritta; “Sono pronta a farmi rompere il culo”. Niente altro, non dovrete aggiungere nemmeno una virgola. Decidete voi quando, l’unica cosa obbligatoria è, che la guarigione deve essere totale. Voglio le vostre chiappe candide, come quando siete nata. Mi aspetterete nella vostra camera già nuda, chinata ai piedi del letto, pronta come un agnello sull’altare del sacrificio, avete capito bene? Prima vi romperò il culo, poi vi ricamerò le chiappe come un merletto.

    Impiegò del tempo prima di rispondere. Quella descrizione dettagliata, aveva acceso un formicolio nel ventre della baronessa, che il pizzicore del peperoncino alimentava inopportunamente. Quella punizione quasi si stava trasformando in qualcosa di piacevole. Se non ché, arrivò Kiun Mii Liì con il panno zuppo a rompere l’incantesimo.
    Riprese a Grugnire e a scalpitare di nuovo. Contrasse la mascella. Iniziò una maledizione ma subito si interruppe.

    - Non sento la preghiera … se non cominciate a pregare non finirete mai la penitenza.
    - AAaahhhhhrggg quanteee
    - Dieci. Devi dire dieci atti di dolore e dieci paternostri. Kiun per favore ribagna anche la carota.

    La ragazza fece un inchino di assenso, ormai non aveva più paura. Estrasse la carota dal culo della baronessa. Senza bisogno di altri ordini andò verso il tavolo e la bagnò versandoci sopra del nuovo olio piccante. Girandola per non scolare in terra, tornò verso la baronessa come se reggesse un trofeo. Ormai non aveva più remore. Allargò la parte carnosa delle chiappe della sua padrona e con un colpo secco, gliela infilò di nuovo nel culo, facendola starnazzare come un oca.


    Era sprofondata di nuovo all’inferno. Incominciò a pregare digrignando i denti. Mentre recitava l’atto di dolore pensava a quanto erano lunghe dieci preghiere e quanta strada doveva ancora fare prima di “riveder le stelle”.
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    Gius "inopportuno sfioramento" ma che stai a dì ?
    O madonna santa ...
  13. .
    herouard02


    herouard03


    herouard04


    herouard05


    herouard06


    herouard07
  14. .
    se volete io posso postarle queste illustrazioni,
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    Io lo conoscevo solo tramite i suoi post e i suoi racconti, però avevo dedotto che ci somigliavamo anche nella vita reale.
    da qualche parte ho visto anche una sua fotografia. Adesso lo identifico alla piovra furba che sculaccia la pesciolina nella Gif del titolo.
    é una notizia che mi ha riempito di tristezza.

    Ciao Zonker ( io per ragioni anagrafiche non posso chiamarti Zio)
    Ciao Zonker
1247 replies since 26/6/2021
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