Lacci & Sculacciate

Votes given by Nena-

  1. .
    Come ogni volta, mi ripeto nella mia testa che questa sarà l ultima volta. Come ogni volta mi ritrovo su quel treno a contare quante fermate mi dividono da te. È iniziato tutto per qualche battuta tra noi, nessuno dei due immaginava che sarebbe finita così. Io appena uscita da una storia tossica, con così tante ferite addosso che mi risultava difficile anche solo pensare al nostro mondo e tu nuovamente in una caccia poco convinta, se qualcuna ci sta bene, altrimenti, pazienza. Abbiamo iniziato così qualche chiacchiera e nel mezzo mesi di vuoto ;alla fine c è o non c'è mezza Italia tra noi? ... E poi un giorno tra una chiacchiera e l altra la butti lì:"facciamo un gioco?". Io, che ho imparato ad odiare il mio corpo , mi sarei dovuta fotografare per te... Poche condizioni ho imposto, ma, fondamentali per mantenere la mia privacy.... E alla fine, perché no?! È stato un gioco di seduzione durato mesi... Poi una foto e una battuta non ci bastavano più e avevamo bisogno di altro... Non sarei stata una delle tue "bimbe", mi hai visto rinascere dalle mie ceneri, mi hai aiutata a farlo e di conseguenza non mi avresti mai e poi mai resa una tua proprietà. Abbiamo imposto le nostre condizioni fin da subito... Non sei il solito Dio che promette mare e monti per farsi bello e sparire. Prometti solo ciò che sai mantenere, a te pare poco, a me che con le promesse mi sono scottata sembra l universo. Dopo mesi online, pandemia mondiale, lavori incompatibili... Finalmente ci incontriamo... Per l ennesima volta in una città sconosciuta, ad incontrare uno sconosciuto, per un esperienza del tutto sconosciuta. Erano quasi due anni che non praticavo.... Si certo in quei mesi avevamo coltivato fantasie sulle note di musica jazz e racconti reciproci...ma avevo così tanta paura che quel mondo non mi appartenesse più..... E invece dopo più di due anni siamo ancora qua... Tra quelle stesse battute di anni fa, tra una discussione politica e l altra, tra la passione per il buon cibo a chiacchierare come due vecchi amici, due amici che non hanno segreti, due amici di epoche diverse che sanno incontrarsi nel mezzo... Due amici che ridono e scherzano fin quando tu non allacci il collare al mio collo e tutto si trasforma. Ora non c è più tempo per parlare, ora tu comandi ed io obbedisco. Tu ordini ed io desidero. Tu torturi ed io godo. Non programmiamo nulla, non c è bisogno di decidere ti bastano i miei occhi nei tuoi per capire quello di cui abbiamo bisogno. Ogni giorno ci siamo spinti un po' più in là, ogni giorno abbiamo provato nuove cose, ogni giorno ho sentito il tuo potere sulla mia pelle con uno strumento diverso.... Il bacio del frustino , la carezza della cinghia e l abbraccio della frusta. Non ci sono colpe né punizioni, ma solo voglie e desideri. Ho scoperto di amare le tue mani sui miei Seni ed il dolore che esse provocano loro. Mi sono stupita nel cercare il sapore della tua pelle sulla mia lingua, se fosse un gusto di gelato sarebbe il mio preferito. Ho imparato ad amare le punizioni che raramente mi dai perché mi permettono di pulire la colpa e tu di dimenticarne il motivo. Ho imparato, anzi no, mi è venuto del tutto naturale, togliermi il collare e fare l amore con te in ogni forma possibile. Domani me ne andrò con la promessa di tornare da te, padrone, come ogni volta.
  2. .
    Non usare con me parole nuove, moderne, appena nate,
    camminano a quattro zampe, si infilano dappertutto
    e le trovi dove non possono stare.
    Non usare con me parole vecchie, auliche, importanti,
    paiono voler dire chissà che ma poi non dicono nulla.
    Non usare con me parole di altri, appena udite e subito imparate,
    io mi distraggo e guardo dalla finestra
    più interessato al gracidare delle rane.
    Non usare con me altre parole che non siano le tue.
    Le accoglierò come ospiti care in ritardo a una festa,
    sbatterò la pioggia dai loro vestiti, riporrò i loro ombrelli
    e le farò accomodare in salotto
  3. .
    Il regalo
    --
    di Lord Estilger


    Carte, fax, telefono e la tastiera del tuo pc ingombrano la scrivania, nel caos quotidiano che regna da sempre nel tuo piccolo mondo, rinchiuso tra il ficus, la vetrata con la tenda una volta bianca e la porta di legno scuro, dietro la quale il principale passa le sue giornate lavorative quando non è li a romperti con i suoi lavori assurdi da finire "entro ieri".
    Il suono del citofono per un attimo ti distrae dal solito tran tran. Il piccolo video restituisce con i toni del blu e del grigio il viso di un giovane con una barba appena accennata.
    "Carino..." pensi mentre automaticamente apri il portone.
    Dopo pochi secondi entra, con l'aria annoiata di chi ripete per l'ennesima volta la stessa scena.
    "Un pacco da consegnare... mi firma qui, per favore?"
    Ti chini, mostrando con malizia i seni nudi sotto la sottile maglia che ti copre leggera la pelle nella giornata calda di fine primavera.
    Il giovane mostra di aver gradito la mancia con la lentezza con la quale riprende indietro i moduli firmati, e di malavoglia ritorna nel suo limbo.
    Curiosa, prendi in mano il plico sigillato con il logo del corriere stampato su, lo apri e ne trai una scatola, ne grande ne piccola, avvolta in una carta opaca, di un intenso blu scuro. Un sottile cordoncino argentato tiene ferma la confezione, e nel cordoncino è inserito un piccolo biglietto di pergamena avorio.
    Un tuffo al cuore, conosci quella carta.
    L'hai comprata con lui, in un vecchio negozio polveroso, una legatoria perduta in una calle di Venezia, durante una vacanza indimenticabile.
    Ti tremano le mani mentre srotoli la pergamena, e come ti aspettavi c'è su solo una "esse" vergata con inchiostro blu.

    Il cordoncino si apre al semplice tocco delle tue dita sul fiocco, il fruscio della carta sembra una carezza con le unghie sulla tua schiena mentre la scatola rigida di cartoncino duro dello stesso colore della confezione compare tra le tue mani.
    Sollevi il coperchio, e poggiata su un fondo di velluto spicca il brillare di una piccolo, grazioso gioiello.
    E' una riproduzione in miniatura di un fermaglio per capelli, o almeno sembra. Due semilune d'oro con delle aguzze punte all'interno, come i denti di uno storto pettine, incernierate ad una delle due estremità.
    Una sottile lamina di metallo le tiene strette tra loro, evitando che possano aprirsi, un po' come se fosse un orecchino.
    All'altra estremità un piccolo brillante fa da perno ad un fermo, che blocca in differenti posizioni l'oggetto.
    Solo dopo un po' noti il biglietto, piegato con cura e poggiato quasi casualmente su un lato della scatola.
    C'è scritta una sola parola, con una grafia familiare: "chiamami".

    con uno sforzo ti accorgi di essere seduta al tuo posto, tutto il pacco è scomparso all'interno del cassetto, il piccolo gioiello ti sta stringendo come una chela di granchio la punta dell'indice, mentre quasi automaticamente componi il suo numero.
    "Ciao."
    La sua voce ti scorre dentro il corpo come una colata di piacere bollente, rendendo sensibile ogni punto della tua pelle al suo passaggio.
    "Ciao..." rispondi, incollando gli occhi alla porta come se con lo sguardo potessi bloccarla, evitare che qualcuno possa entrare per infrangere questo momento perfetto e delicato come una scultura di cristallo.
    "Ti piace?"
    "E'... bellissimo."
    "Solo?"
    "No, lo sai... è inquietante."
    "E' fatto sulla tua misura"
    Hai un tuffo al cuore al ricordo.
    Aveva preso un blocco di cera, e te lo aveva fatto colare su un capezzolo solo, mentre tu eri legata al letto ed un grosso vibratore ti apriva tra le gambe, funzionando indisturbato e incurante di quello che accadeva, dei tuoi mugolii al contatto con la cera calda, tutta su un solo seno, su un solo capezzolo...
    Quando aveva rimosso il blocco di cera ti aveva baciata a lungo, e senza smettere di farlo aveva sfilato la gomma tremolante e si era sostituito a lei dentro di te.
    Aveva preso un calco, ti aveva detto alla fine, mentre eri appoggiata al suo petto e contavi i battiti del cuore.
    Per una cosa che desiderava darti.
    Quella cosa ora stringe il tuo indice senza accennare a voler allentare la presa.
    Sai già cosa ti chiederà, lo sai e lo temi.
    E lo vuoi.
    "Non vuoi provarlo, amore mio?"
    La sensazione di gelo bollente che ti attanaglia è fortissima, hai un sussulto sulla poltroncina.
    "Non posso allontanarmi ora, non c'è nessuno qui..."
    "Non devi allontanarti, mettilo li"
    "Ma sei impazzito? Il capo è dentro, solo, può uscire da un momento all'altro..."
    "Mettilo..."
    "Tu sei matto, non lo posso fare..."
    La voce continua, calda e tranquilla, come se stesse parlando del tempo o di una sciocchezza qualsiasi.
    "So che sei eccitata, se fossi li potrei sentire il tuo odore solo standoti vicino..."
    "Per favore, smettila, non posso proprio..."
    "Hai i capezzoli duri, vero? certo che è vero, e stamattina non hai neanche messo il reggiseno... "
    "Piantala..."
    "Li stai toccando ora, vero?"
    E' come uno schiaffo, ti accorgi che lo stai facendo, ti sorprendi con le dita che stringono un capezzolo attraverso la stoffa leggera.
    "Ti prego..."
    La tua voce è incrinata, non respiri quasi.
    Hai paura e voglia, il terrore di essere scoperta e la voglia di essere sbattuta li, su quella scrivania ingombra di carte.
    Il gioiello stringe il polpastrello, ricordandoti della sua presenza ad ogni movimento della mano.
    "Ora prendi l'orlo della maglia e tiralo su, scopri il seno..."
    "Tu sei pazzo..." la tua voce è quasi un sussurro, si incrina.
    "Hai già la mano sotto la maglia, vero?"
    Sembra che ti osservi attraverso una telecamera, ma in realtà ti conosce forse meglio di te.
    "Rispondi, amore..."
    "Si... si, ho la mano sotto la maglia, che tocca un capezzolo..."
    "Alza la maglia, e indossa il tuo gioiello, amore."
    "Ti prego, smettila, sto morendo..."
    "Indossalo. Ora"
    Alzi la maglia, la carne si svela scoprendo il capezzolo svettante, turgido, impertinente, che attende come un re la sua corona.
    Ti senti parlare al telefono, come se fosse un'altra a farlo.
    "Lo sto aprendo, non è facile... ecco, ce l'ho fatta... "
    Avvicini il metallo prezioso alla tua carne, poi chiudi gli occhi e premi le parti.
    Si chiude come una tagliola, la fitta è leggera ma il colpo ti fa quasi urlare. Ti trattieni a stento, ti obblighi a rilassarti.
    La pressione non è dolorosa ma le punte tormentano la carne. Il peso del gioiello tira in basso il capezzolo, ti affretti a coprirti per la paura, ma ora la voglia e l'eccitazione ti hanno acceso le gote, tra le gambe il fuoco impazza.
    Hai l'assurda sensazione che i tuoi umori attraversino la gonna per mostrarsi come una macchia di vernice fluorescente.
    Di nuovo la sua voce. Forse era rimasto in silenzo, o forse ora che torni dal tuo viaggio riesci di nuovo a sentirlo.
    "Per favore, non toccarti fino alla pausa del pranzo... penserò io a toglierlo, vuoi?"
    Annuisci, come se lui potesse vederti. Non riesci a parlare, stai sudando.
    Lui ti ha visto, o più probabilmente ti conosce.
    "Bene, amore mio, passeò a prenderti alla solita ora. Ti amo, lo sai?"
    "Ti amo anch'io..." riesci a sussurrare, piano, poi senti il click della fine conversazione.
    Un lungo respiro ti riporta alla realtà, alla scrivania colma di carte, al ficus ed alla porta di legno scuro.
    Solo il morso sul capezzolo testimonia che non hai sognato.
    La voce dall'interfono interrompe i tuoi sogni ad occhi aperti.
    "Signorina, per favore, la pratica di cui parlavamo ieri..."
    "Vengo subito, è qui..."
    Un ultimo respiro, una ravvivata ai capelli, poi prendi la cartellina gialla e ti avvii verso la porta scura, col solito sorriso sul volto, il petto in fuori ed uno strano rigonfiamento sotto la maglia, a ricordarti che la pausa pranzo arriverà.

    Lord Estilger, 2002
  4. .
    Letto con piacere. Sai descrivere molto bene gli aspetti psicologici che regolano il rapporto tra padrone e schiavo. E come ha detto qualcuno, i veri padroni sono prima stati, e nell'intimo continuano ad esserlo, schiavi.
  5. .
    Mi piace tanto, marrana 😏😘😘
  6. .
    The ring come avrebbe dovuto essere
  7. .
    Non ha voglia , pare , di lasciarsi tentare. Non ci sono baci e carezze ,non sento il suo corpo contro il mio,il suo respiro.
    Ma non mi va di prenderle ora. Non mi va. Vieni qui. Ho un' altro tipo di urgenza.
    Invece no, niente , non si smuove. Anzi.
    La sua mano si stampa sul mio culo, di nuovo,di nuovo, di nuovo.
    Con forza, con ...rabbia... Diamine , è arrabbiato?
    Ed io... Io cosa sono?
    ( Sono ancora qui, con te e tu non mi prendi e tu mi sculacci e mi fai male. Arrabbiata. Io sono arrabbiata)
    Ecco, ora inizia il dolore

    ( Per favore fermati)
  8. .
    Ci sono cose a cui ci si abitua e altre no.
    Al tenero fiore tra le gambe di una donna che stai per sculacciare non ti abitui mai (e guai se lo facessi).
    Non so cosa mi prenda però tutto a un tratto: l'unica cosa che voglio fare è farle male. Subito, come se fosse una fame che scoppia inattesa.
    Sui muscoli tesi di lei comincio a calare la mano destra. Il movimento è tangente al cerchio perfetto del sedere e fa lo schiocco di una frusta. 'Non te lo aspettavi eh? Ti agiti ma non mi fermo, voglio che il dolore che viene semplicemente dalla mia mano, senza strumenti di alcun genere, ti faccia sentire che non puoi più sopportare un colpo ancora, che il dolore è davvero troppo'.
    Non mi risponde, pare concentrata a sopportare il dolore.
    Il sesso si apre e si chiude alla scossa di ogni colpo e lei, dopo un bel po'di tempo in cui dignità e sofferenza hanno fatto a botte, fa vincere la seconda e sottolinea con forti 'ahi!' ogni impatto sul suo culo, che prende già un rosso in contrasto con il grigiore del divano e della camera.
  9. .
    Il profumo del lenzuolo così sotto il mio naso è particolarmente intenso. Credo di averglielo raccontato uno dei primi giorni che il profumo delle lenzuola appena messe è uno dei miei preferiti.
    Ma so anche che assolve anche ad un motivo igienico e sorrido della sua rigidità .
    Le sue mani lunghe iniziano ad accarezzarmi lievemente la pelle ,provocandomi brividi di ansia.
    Detesto le attese, non sono mai stata brava ad aspettare.
    Lo sa. E detesto questa paura scoperta,questa vulnerabilità.
    Lo so cosa aspetta. Una confessione, una richiesta,una resa, il pieno controllo della situazione.
    Punire qualcuno consapevole dei suoi sbagli ,che senta,pianga, preghi. Mmm
    Ma no, adesso no.
    Oggi sarà tutta una conquista.
    Incarno invece leggermente la schiena. Sollevo appena il bacino. Allargo le gambe.

    Pronta ,sono pronta.
    Starà a lui decidere a cosa
  10. .
    Ci metto un po' ad aprire la porta per farle salire l'ansia.
    Sa che sono in casa, non andrà via.
    Calmo il mio cuore, non è da dominante avere i battiti troppo veloci. Respiro, apro.
    'Ciao' dice con un sorriso bellissimo.
    'Ripeti correttamente, non siamo a un party'
    Capisce al volo e si fa seria.
    'Buongiorno Gius".
    'Ecco, ora va meglio. Spogliati completamente'.
    Ha un brivido, fa per entrare ma la blocco: 'No, non ti è permesso entrare con i vestiti. Spogliati e passami gli indumenti'.
    'Ma siamo sul pianerottolo di casa tua ed è domenica mattina! Passa gente!' Sento nella sua voce una rabbia che supera l'imbarazzo in intensità.
    'E allora sbrigati' le dico alzando le spalle come a significare che il problema era solo suo.
    Mi guarda con odio e comincia a togliere il soprabito e la camicetta. La dignità ha il sopravvento sulla paura che passi qualcuno: si spoglia lenta e mi passa tutto. Per ultime lascia le mutandine. Quando le toglie resiste alla tentazione di coprire il pube e le appoggia ordinatamente sulle mie braccia già piene di vestiti.
    Conto tre secondi e la faccio entrare.
    È a suo agio nuda. Più di quanto vorrei. Poi si blocca e: "senti, quanto a ieri sera, ecco, io non volevo esasperarti... '. Uno sculaccione fortissimo che risuona nella stanza ferma la conversazione sul nascere. Vedo che ha fatto effetto, sulla pelle nuda e sorpresa. Il dolore le deforma la faccia in una smorfia che diventa subito di rabbia.
    Ma non le do il tempo. La prendo per un braccio e la porto sul divano, costringendola a stare in ginocchio, con il sedere in alto e la faccia schiacciata sul lenzuolo immacolato che avevo steso prima che arrivasse (segue)

    Edited by Gius Carver - 28/4/2024, 11:07
  11. .

    Capitolo 28


    Non si preoccupava minimamente di nascondere quello che stava facendo.
    Con la sinistra manipolava le chiappe di Eloisa e con la destra si accarezzava il clitoride. Aveva una grande voglia di essere penetrata. Aveva socchiuso gli occhi, rapita dalle sensazioni. Respirava forte, ad un certo punto mise a fuoco una delle bocce di ottone della spalliera. Folgorata da un pensiero perverso, girò su sé stessa e con un guizzo la raggiunse.
    Incurante degli occhi inebetiti di Eloisa che la fissavano, la svitò freneticamente. Gli occhi di Eloisa schizzarono fuori dalle orbite, quando la videro tirare lo spago, ed estrarre il fuso d’avorio.

    - Reverendaaa! Cosa mi volete fare?
    - Taci stupida! Mica penserai che è per te.

    Si sciolse il panno di lino, si rimise di schiena alla pediera e la riabbraccio fianco contro fianco. Pelle nuda contro pelle nuda. Le chiappe di Eloisa erano rilassate, ma il mazzetto di spine resisteva ancora imperterrito tra il solco.
    Riprese da dove aveva lasciato. Con la sinistra accarezzava le chiappe attenta a non pungersi e con la destra, con pochi gesti collaudati, si infilò il fuso nella vagina.
    Chiuse gli occhi e riprese la sinfonia da dove l’aveva lasciata. Come un maestro di musica navigato, diresse l’orchestra. La pelle liscia delle chiappe di quella ragazza, le trasmettevano un brivido che le arrivava al midollo spinale. Ogni tanto aveva bisogno di sentirla gridare e allora stringeva un po’ dava qualche colpo con il fuso d’avorio … poi la lasciava, aspettava, dava qualche colpo alla sua vagina, poi stringeva un po’ per farla gridare … poi la lasciava. Le sensazioni del ventre intanto, stavano diventando un fiume in piena. Sempre con gli occhi chiusi si concentrò su quel coso duro che manipolava in sintonia con i lamenti della ragazza.
    Man mano che il respiro si faceva più affannoso, gli strilli di Eloisa aumentavano fino a diventare un unico grido continuo, che si fuse all’unisono con il suo, quando raggiunse l’orgasmo. Gridarono tutte e due insieme, ma per motivi opposti.
    Mentre si stava decongestionando si rese conto che forse, per due biscottini, la penitenza era un po’ esagerata, ma egoisticamente quello che aveva appena vissuto non aveva prezzo.
    L’avrebbe liberata, avrebbe rinunciato al pensiero di tenerla tutto il giorno in castigo, con il culo a sua disposizione. Senti pulsare la mano sinistra.
    Si era punta aveva almeno una spina nell’indice e anche nel medio. Percepì una goccia fredda colarle lungo la coscia destra. Aveva lasciato ancora il fuso dentro
    Si poteva bastare, forse l’avrebbe liberata. Alla fin fine era un buon compromesso.
    Certo però avere il culo di Eloisa a disposizione per tutto il giorno …



    Guglielmo non aspettò di sentire la fine del decimo atto di dolore.
    A dire la verità non aspettò nemmeno la fine del nono.
    Kiun Mi Liì non gli dava nessuna garanzia, avrebbe fatto quello che la baronessa le avesse ordinato. Era quasi certo che la baronessa, una volta che lui fosse uscito, avrebbe interrotto la penitenza, ma si era stancato ed aveva altro da fare.
    Scese direttamente nelle scuderie.
    Girò un po’ a vuoto prima di incontrare di nuovo don Fernando.

    - Allora padre l’avete trovata?
    - Chi?
    - Mia madre l’avete trovata?
    - Ah si! Si abbiamo avuto un colloquio molto intenso.
    - Bene a volte sparisce e neanche io riesco a trovarla … venite vi ho fatto preparare Furia. Eccola! Non è una bellezza?

    Si avvicinò alla cavalla e accarezzandole il muso si lasciò annusare.

    - È meravigliosa … è davvero stupenda!
    - Avete qualcuno che se ne occupi in convento? Vi serve uno stalliere?
    - Uno stalliere in convento? Meglio di no!
    - Di sicuro il posto lo avete, anche il castello aveva le scuderie.
    - Grazie non vi preoccupate, me ne occuperò io stesso grazie.

    Si sbottonò la tonaca fino alla vita, poi con un gesto fluido, salì in groppa. Non era certo un novellino.

    - Tra le cose da fare, per quella cosa che dobbiamo fare, c’è anche da trovare un vestito da donna per …
    - Ci ho già pensato padre. Mia moglie ne ha talmente tanti che neanche se ne accorgerà. Un vestito sobrio e poco appariscente della misura giusta. L’ho già messo da parte.
    - Siete un ragazzo saggio e perspicace, sono sicuro che sarete un buon signore per questa gente, quando vostra madre vi lascerà governare.
    - Grazie padre ho quasi vent’anni ormai sono un uomo.
    - A proposito ha partorito vostra moglie?
    - No padre, le manca ancora qualche settimana, ma non vi preoccupate, voi sarete il primo che inviterò alla festa che terremo. Vi accompagno fuori.

    Prese i finimenti di Furia, poco sopra il morso e li accompagnò fino all’uscita della scuderia.

    Certo con la cavalcatura era tutta un’altra storia. Arrivò al lazzaretto in poco meno di mezz’ora.

    La trovò subito con quella sua stazza giunonica era impossibile non vederla.

    - Buon giorno padre!
    - Buon giorno suor Anna!
    - Sono molto contenta che qualcuno si prenda cura della sorte di Nannarella. Ha dovuto lottare da sola per tutta la vita e sono contento che almeno negli ultimi giorni, qualcuno si preoccupi e si prenda cura di lei.

    Guglielmo rimase muto imbarazzato ma poi le vennero le parole giuste.

    - È per riparare ad un torto sorella.
    - È sempre cosa buona e giusta, porre riparo ai torti commessi. Non è mai troppo tardi!
    - Come sta madre?
    - Purtroppo non c’è più niente da fare … ormai è questione di giorni si sta spegnendo come una candela. Sia fatta la volontà di Dio.
    - Sia fatta la sua volontà!
    - Ho apprezzato moltissimo gli aiuti che ci avete mandato … ne avevamo davvero bisogno …
    - Gli aiuti?
    - Ma siii è venuto il vostro incaricato a portarmi un piccione viaggiatore … ovviamente lo libererò subito, speriamo il più tardi possibile, non appena nostro signore l’accoglierà in cielo. Grazie padre! Grazie per le coperte le lenzuola e le provvigioni … davvero grazie, ne avevamo bisogno.

    Guglielmo riuscì a malapena a mascherare la sua sorpresa.
    Doveva essere stato Fernando o forse Giacomo ad ogni modo quei giovani gli piacevano. Anche se non gli avevano detto niente, era felice di aiutarli.

    - Vi do un’altra buona notizia. Riceverete tutti i mesi una donazione anche da parte mia. Inoltre intercederò anche sulla Baronessa affinché vi aumenti la decima.
    - Grazie padre Il signore ve ne renderà merito.

    Ritornò al convento che era passato da poco mezzogiorno attorno all’ora settima. Andò direttamente da Attila.

    - Buon giorno padre che meraviglia che avete …
    - Me l’ha prestata la baronessa … potete occuparvene per favore?
    - Con grande piacere è il lavoro che ho sempre fatto e che mi piace di più.
    - Adesso ho alcune cose da fare poi tornerò e le troverò una sistemazione nel convento.
    - Non vi preoccupate so già io cosa fare. Voi occupatevi delle vostre incombenze … è meravigliosa … è davvero un a bellezza.

    Entrò in convento senza suonare adoperando le sue chiavi e si diresse subito verso la mensa sperava di trovare ancora qualcosa da mangiare.
    Mangiò un minestrone di verdure e poi si diresse verso lo studio che la badessa adoperava a mo’ di ufficio. Era aperto, ma lei non c’era. Si diresse verso i dormitori. La cella della badessa era la prima del corridoio. Si avvicinò e sentì che non era sola, infatti dalla cella provenivano più voci. Fece per bussare, ma poi sentendo i toni delle voci si incuriosì, ed allungò l’orecchio.
    Qualcuna piagnucolava e si lamentava. Riconobbe la voce della badessa che la redarguiva con tono severo. Era evidente che la stava ammonendo.
    Pensò subito ad una punizione, allungò di più l’orecchio, ma non sentì partire nessun colpo. Aspettò qualche secondo … no non era una punizione o forse aveva già finito.
    Piano piano, cercando di non far rumore, spinse lentamente la porta, che si aprì di una spanna senza fare il minimo rumore.

    - Ma … davvero mi volete tenere qui tutto il giorno? Vi progooo per favoreee non resisto più!
    - Fai silenzio ancora non ho deciso. Finiscila! O vengo lì e ti stringo le chiappe!

    Aprì la porta di un’altra spanna e poi fece capolino senza far rumore.

    La prima ad entrare nel suo campo visivo fu la badessa che quasi nuda, era seduta al tavolo. Indossava solo la cuffia e le calze nere, ed era concentrata a togliersi con uno spillo qualcosa dal dito della mano. La visione di quei fianchi nudi senza i mutandoni, gli provocò subito un guizzo a livello dei testicoli.

    - Mi fa maleee !
    - È una punizione se non ti facesse male che castigo sarebbe?
    - Si ma … ohhh ma …
    - Finiscila biscottino… o vengo li e ti spremo come un limone.

    Si sporse ancora un po’ e ai piedi del letto comparve un culo bellissimo completamente nudo. Non si vedeva chi era il biscottino, perché era chinata altre la sponda del letto, ma dalla voce la riconobbe subito, era suor Eloisa.
    D’altro canto, solo lei poteva essere. Solo lei possedeva un culo di tale perfezione. Ebbe un’erezione immediata.

    Si ritirò facendo un passo indietro, poi con un gesto unico, bussò alla porta e la spalancò entrando.

    La badessa fece letteralmente un salto, con uno scatto si alzò in piedi, poi resasi conto dell’abbigliamento, si risedette cercando di coprirsi il più possibile.

    - Ma che diamine … ma non si bussa?
    - Ho bussato.
    - Ma … come … maledizione …

    Si zittì subito si rese conto di non poter giustificare niente.

    - Voi … cosa … cosa ci fate qui?
    - Ancora non vi siete abituata alla mia presenza eh!
    - Se è per questo! Non mi abituerò mai alla vostra ingombrante presenza.

    Allungò la mano per prendere il camicione che aveva lasciato cadere in terra.

    - Ferma! State ferma! Non siete autorizzata a vestirvi. Spiegatemi cosa state facendo.
    - Lasciatemi vestire …
    - No! Non siete autorizzata. Cosa stavate facendo?
    - L’ho sorpresa a rubare in mensa e l’ho punita. Se non mi sbaglio eravamo rimasti d’accordo che potevo farlo …
    - Si ma dietro mia autorizzazione …
    - Questo punto non era affatto chiaro, voi avevate detto …
    - Beh lo chiariamo subito. Voi siete autorizzata a punire tutte le vostre sottoposte, ma prima mi dovete avvertire.
    - Beh Non era chiaro.
    - Che sia l’ultima volta … e perché vi siete spogliata?
    - Devo proprio rispondervi? A voi? a voi che vi siete spogliato ogni volta?
    - Touché
    - Siete voi che avete sciolto la bestia. Siete voi che avete riesumato i nostri istinti.
    - Touché di nuovo reverenda … mi dichiaro sconfitto.

    In piena erezione Guglielmo intanto si era, per morbosità, avvicinato a Eloisa. Si accorse dei legami e della singolarità della punizione.

    - Cosa le volevate fare? Raccontatemi tutto.
    - Siccome è una recidiva, volevo prolungarle la punizione per tutto il giorno e tenerla qui a disposizione … allora ho pensato alla corona di spine.
    - A disposizione dei vostri capricci?
    - Anche, ma se lo merita.
    - Vedo che l’avete anche sculacciata …
    - Anche … ma è colpa sua non obbedisce!
    - Interessante! Fatemi vedere come fate.
    - Stringi le chiappe!
    - Ooohhh signora ancoraaa…
    - Avanti stringi le chiappe.

    Questa volta, forse anche per la presenza terrorizzante dell’uomo, strillando come un’oca, riuscì ad obbedire e a stringere le natiche attorno al mazzolino di spine.

    - Però è brava ha obbedito.
    - È la prima volta … sta barando, con me non ha mai obbedito.
    - E voi allora cosa facevate?

    Senza dire niente, si alzò dalla sedia, si avvicinò ad Eloisa e con forza le premette le natiche facendogliele serrare attorno alle spine.

    - Bastaaaa pietaaaa bastaaaa …
    - Ma tutto il giorno non è un po’ troppo?
    - Ma io mica sono sempre qua! Sono rientrata da poco per togliermi una spina che mi faceva male sul dito.
    - E vi siete spogliata.
    - È bello entrare e trovare un bel culo che ti aspetta. Volevo approfittarne un po’.
    - In effetti deve essere proprio bello. Posso sculacciarla un po’ anche io?
    - Perché me lo chiedete? Adesso siete voi che comandate.
    - Beh è la vostra punizione mi sembra educato domandarvelo.
    - Naturalmente si. Fatele quel che vi pare.

    Eccitato si avvicinò al culo di Eloisa si accucciò davanti e come se stesse indagando su un meccanismo prese le chiappe e le spinse lentamente a chiudersi. Ovviamente Eloisa non smetteva di gridare soprattutto quando faceva su e giù in maniera asimmetrica.

    - Bello bellissimo, … ma io preferisco il classico.

    Con due dita estrasse il mazzetto di rovi dalla fessura e lo gettò a terra, poi si mise di fianco e cominciò a sculacciarla a mano piena.

    - Io sono un tradizionalista preferisco sentire il suono dei colpi.

    Si concentrò a finire di arrossare quelle natiche impertinenti che sobbalzavano sotto le sue sculacciate.

  12. .
    .
  13. .
    Capitolo 13

    La telefonata

    “Ciao Vale come stai?”
    “Ciao Ele! Avevo voglia di sentirti! Qui tutto bene, Madrid mi piace, però mi mancano le nostre cenette”
    “Uno di questi weekend mi organizzo e vengo a trovarti, però mi devi portare in un posto figo”
    “Qui è pieno di locali fighissimi! Qualche news?”
    “Mmm”
    “Stai uscendo con un tipo?”
    “No, veramente no”
    “E allora racconta!”
    “Senti è una cosa un po’ assurda, promettimi che non lo dirai mai a nessuno”
    “Ho mai spifferato qualcosa? Spara”
    “Hai presente il mio segretario”
    “Non mi dire che state flirtando”
    “Eh, non proprio. Diciamo che è iniziato quasi per gioco. Sai che ho sempre avuto un carattere dominante, in particolare nelle relazioni…”
    “Hai voglia se lo so, gli uomini te li sei sempre messa sotto i piedi”
    “Beh, stavolta però è diverso. Diciamo che ho iniziato ad innalzare sempre di più l’asticella del mio potere e dall’altra parte ho trovato una persona che non soltanto non ha opposto resistenza, ma mi ha come incoraggiata, come se cercasse non so quanto consciamente una persona alla quale sottomettersi senza riserve, o meglio come se avesse sempre aspettato la persona che avrebbe meritato la sua totale obbedienza”
    “E direi che ha trovato pane per i suoi denti” Valentina sì mise a ridere “ma in che senso lo sottometti?”
    “Beh, ad esempio lo punisco se mi rende insoddisfatta, o mi fa arrabbiare e qualche volta lo umilio per puro diletto, per gustarmi il mio potere e lui è servizievole come se fosse il mio lacchè e ormai più che un segretario è diventato un domestico…”
    “Frena, frena, cioè in che senso lo punisci?”
    “Beh, lo frusto”
    “Cosa?!? Stai scherzando? Come? Con cosa? Quante gliene dai?”
    “Beh, mi sono proprio comprata delle fruste, una con tante cordicelle attaccate, si chiama gatto a nove code, poi una frusta da equitazione e un bastone in rattan, è molto flessibile e a giudicare dai suoi lamenti e i segni che lascia deve fare un gran male! Gli ordino in quale posizione mettersi e poi gli dò la lezione che merita!
    Dovresti vedere come è succube dopo che le ha prese!”
    “Eh, ti credo! Ma è una cosa veramente stranissima!”
    “Nel nostro paese sì, ma ho scoperto che in altri paesi non è una cosa altrettanto rara, si chiama spanking disciplinare”
    “Beh, se è una cosa consensuale che c’è di male?”
    “Dovresti vedere il culo che gli faccio! Rosso come un pomodoro e con delle belle strisce rosse. È un’esperienza elettrizzante!”
    “Ti eccita frustarlo?”
    “Da morire. Mi fa sentire potente sentirlo guaire sotto i miei colpi! Poi è un metodo estremamente efficace! Del resto tu conosci altri modi per far capire le cose agli uomini?”
    “Effettivamente no!” Fece Valentina ridendo.
    “Ma non è soltanto efficace in termini pratici. Ha proprio un effetto benefico dal punto di vista relazionale”
    “Intendi che aiuta a definire i rispettivi ruoli?”
    “Non è soltanto quello. Il fatto è che quando mi delude o mi fa arrabbiare la prima reazione sarebbe quella di generare una distanza, punirlo invece mi permette di sfogare la mia frustrazione e quando ho finito mi sento appagata, ma anche lui del resto ne trae dei benefici”
    “Cioè?”
    “Ti potrà sembrare paradossale ma quando commette un errore o assume un comportamento sbagliato questo genera in lui naturalmente un senso di colpa e la punizione lo aiuta a redimersi e sono certa che si senta sollevato dopo averle prese. Certo il culo gli brucerà per qualche giorno e questo lo aiuterà a riflettere sui propri errori, ma il dolore che genererebbero la mia indifferenza e il suo rimorso sarebbero infinitamente più grandi”.
    “Certe volte qualche mio ex lo avrei frustato proprio volentieri!”
    “E se consensualmente aveste raggiunto questo accordo sono certa che la cosa ti avrebbe fatto sentire molto meglio. Quando dopo essere stato punito mi chiede perdono puoi star certa della sua sincerità e io mi sento davvero disposta a perdonarlo senza lasciare strascichi. Quante volte accettiamo delle scuse e alla prima occasione siamo pronte a tirar fuori quella cosa?”
    “Milioni”
    “La punizione invece risolve definitivamente.
    Hai commesso un errore, ma ti sei reso disponibile a pagarne le conseguenze e la prossima volta farai certamente più attenzione”.
    “Su questo ho pochi dubbi! Le tue fruste devono essere un bel deterrente!”
    “Poi ammetto anche che qualche volta lo faccio cadere in trappola e lo frusto non tanto per punirlo, quanto per facilitare il suo apprendimento e nel frattempo divertirmi un po’”
    “Tipo?”
    “Ad esempio l’altro giorno abbiamo fatto un gioco, doveva stirare un sacco di vestiti in un determinato tempo, se fosse riuscito a stirarli tutti perfettamente gliela avrei fatta leccare, altrimenti lo avrei frustato”
    “Qualcosa mi dice che non ha finito per leccartela”
    “Ovviamente no e lo sapevo fin dall’inizio! È finita che gli ho dato duecentodieci frustate sul culo e l’unica cosa che ha potuto leccare sono stati i miei piedi! Ora dovresti vedere come stira bene!”
    “Hahaha ma sei proprio perfida! Ma ti fai leccare anche i piedi?”
    “Oh, si! Pensa che una volta mi aveva fatto arrabbiare e sono uscita a fare una corsa e quando sono tornata gli ho ordinato di leccare e lui l’ha fatto senza fiatare! E non parlo di qualche leccata, me li ha lustrati finché non gli ho ordinato di smettere!”
    “Un leccapiedi nel senso letterale del termine!
    Cosa provi mentre lo fa?”
    “Non so, ma direi che è qualcosa che ha a che fare con la devozione. Sapere che l’uomo che sta lì sotto si sta prostrando unicamente per compiacerti, che è disposto ad annullarsi, a umiliarsi, a soffrire pur di soddisfarti.
    Lo trovo un profondo gesto d’amore”
    “È una prospettiva interessante. Ma qual è stata la volta che nell’umiliarlo ti sei spinta più a fondo?”
    Attimi di titubanza “Una volta gli ho fatto fare il cane!”
    “Hahahah ma cosa vuol dire? Cioè lo hai costretto ad abbaiare?”
    “Non soltanto! Gli ho messo il guinzaglio e pure una coda!”
    “Una coda? Ma come?”
    “Beh, nel culo! Con un plug anale naturalmente…alla fine l’ho portato a fare un giretto in giardino a quattro zampe, ovviamente assicurandomi che non ci fosse nessuno, ma la cosa peggiore è che gli ho fatto fare pipì, proprio come un cane…”
    “ Ma sei tremenda! E lui ha fatto tutto questo senza opporsi?”
    “All’inizio ha esitato un po’, ma è stato facile convincerlo che gli sarebbe convenuto ubbidire…alla fine mi sono sentita in dovere di premiarlo però, credo che per ottenere il massimo grado di sottomissione anche i premi siano importanti, così abbiamo fatto la doccia insieme”
    “Niente di più?”
    “Scherzi, certo che no! Per ottenere di più dovrà sforzarsi moltissimo…”
    “Non oso immaginare…ma ti piace?”
    “Beh sì, è un bel ragazzo, ha una buona cultura e poi sa bene qual è il suo posto”
    “Beh, su questo ci sono pochi dubbi. Quanto vorrei vederti all’opera. Devi tenermi aggiornata”
    “Lo farò! Ora devo proprio scappare!”
    “Ciao Vale!”
    “Ciao Ele! E grazie per esserti confidata con me”
    “A chi altra avrei potuto dirlo”.
  14. .
    "Sei un mucchietto di dolore stamattina".
    Mi abbracci forte , così forte.
    Come fa una persona tanto esile ad essere così forte.
    Non ti rispondo. Non sono sicura che mi piaccia essere vista davvero, mi fa sentire nuda. Ma sono immersa nella tua camicia, nel tuo profumo.

    Ha anche una specie di rouches,gesucri.
    "Vlad sei tu?" ti prendo in giro e alzo gli occhi quel tanto che basta a scorgere le tue labbra che sorridono.
    Quanto è bello il tuo sorriso, quanto è caldo. Sei di una bellezza che quasi mi fa male .
    "Ho attraversato le nebbie del tempo per ritrovarti" mi sussurri.
    La tua voce che si abbassa , le tue labbra vicinissime al mio orecchio, il tuo respiro sul collo.
    " Pensavo il reparto psichiatrico" ti dico per rompere l'imbarazzo della mia eccitazione.
    Sorridi ancora, paziente.
    Mi baci la fronte . Lo sento che vorresti parlare,ma io ho la sensazione che in questo momento mi basterebbe una sola parola a scoppiare.

    Chiudo gli occhi, ancora.
    Mi stringi le mani ,aprendomi i pugni, serrati .
    Le massaggi piano. Mi prendi i polsi e li tieni tra le dita lunghissime, carezzandoli, fino a quando non respiro di nuovo lentamente.
    Cerco il tuo sguardo,finalmente.
    Mi prendo le sfumature del cielo e del mare in tempesta , il blu profondo degli oceani e delle galassie e le sfumature azzurre del cielo d' estate.

    "male..". Quasi lo sussurro.
    Mi stringi, ancora più forte.
    Non sono ancora pronta, penso.

    Ma fuori c'è la primavera ,il tuo sorriso ed i tuoi occhi, di cielo e mare.
    Mordicchio le tue labbra , il mento.
    Una mano si infila tra le mie cosce , come se fosse del tutto naturale .
    Ti fisso . Sei un po' più vicino al mio viso,i respiri si fondono,i nostri occhi sorridono e si sfidano in questo strano gioco di misure prese piano e cose che neanche anni di rapporto spiegherebbero.
    "La vogliamo mettere una gonna? " Mi chiedi con un sorriso che definire da stronzo patentato è poco. "La vogliamo prendere un po' di iniziativa?" Ti dico di tutto rimando prima di rendermene conto.
    Non so neanche bene perché, non direi mai una cosa del genere normalmente

    So che due minuti dopo siamo più dentro nel bosco, dove però ancora chiunque potrebbe vederci e le tue mani sono sui miei seni, tesi da ancora prima del loro tocco.
    Li carezzano ,eppure è una sensazione quasi dolorosa.
    Credo che tu intuisca il mio dubbio perché abbassi un po' la testa, come ogni volta che mi spieghi qualcosa. "è il desiderio a farti male"
    Annuisco.

    Perché allora non fai qualcosa? Perché non lo rompi questo dolore? Perché non mi fai male davvero? Perché non lo usi questo desiderio?
    Sta esplodendo il mio cervello mentre sto zitta, brucia il mio corpo mentre sono ferma.

    Mi baci la fronte. Poi le labbra. Ora stringi un capezzolo tra le dita, in una pressione che diventa mano a mano più forte . Prendi dai miei capelli uno degli elastici e lo giri intorno.
    Ho un po' di male ma soprattutto la sensazione che non tenga.
    "Lo togli a casa. Non lo perdere ".
    Apro le labbra per protestare ma arriva un bacio.

    "Le prime volte vorrei prendermi solo cura di te. Non iniziare subito a darmi motivo di punirti, non ti piacerà essere punita"
    Ma mentre lo stai dicendo la tua mano è finita sulle mie labbra ad intimare il silenzio , i tuoi occhi sembrano diventati di ghiaccio ed io ho le sensazione , anzi la sicurezza che invece mi piacerà proprio un sacco.
    Allungo un bacio appena impercettibile sulle tue dita e tu stai di nuovo sorridendo ,di un sorriso buono.
    Mi dai la mano e siamo tornati.
    Apri lo zaino. Un cestino,delle fragole, un biglietto.
    Mentre torno a casa mi specchio in una vetrina, scorgo un sorriso vero.

    Il cielo fa il pari dei tuoi occhi stamattina.
    È proprio vero che il blu è un colore caldo.
  15. .
    Se sto bene con una persona, io tengo all'esclusività...sarei troppo gelosa altrimenti...

    Differente e' gioco con x y z senza impegni, ma se il rapporto si dovesse portare a un "piano rialzato" allora si, per me l'esclusività diventa importante.
447 replies since 16/12/2019
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